mercoledì 19 Novembre 2025
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Autogrill ottiene la certificazione UNI/PdR 125:2022 per la parità di genere

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autogrill cometa dufry
Il logo Autogrill

MILANO – Autogrill, leader nella ristorazione per chi viaggia e parte di Avolta, ha ottenuto la certificazione UNI/PdR 125:2022 per la parità di genere, un riconoscimento che testimonia l’impegno dell’azienda nel creare un ambiente di lavoro equo, inclusivo e diversificato, favorendo l’adozione di politiche per la parità di genere, migliorando la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro e a posizioni di leadership, e al contempo favorire la genitorialità di uomini e donne attraverso iniziative per la conciliazione dei tempi vita e lavoro.

Autogrill con la certificazione UNI/PdR 125:2022 per la parità di genere

“E’ un importante riconoscimento del nostro impegno a livello aziendale, che testimonia come per noi sia fondamentale garantire a tutti la possibilità di perseguire le proprie scelte professionali e di vita, e di avere pari opportunità di realizzarsi, creando così un modello di business basato sull’inclusione sociale”, commenta Massimiliano Santoro, ceo Italy F&B di Avolta.

Santoro aggiunge: “Questa certificazione non rappresenta per noi un punto di arrivo, ma un percorso di crescita continuo con cui, guidati dai valori di equità e inclusione, ci impegniamo anno dopo anno a migliorare attraverso azioni concrete e misurabili, nella convinzione che il benessere delle nostre persone e l’abbattimento delle barriere sul posto di lavoro contribuiscano alla crescita professionale di ogni individuo, all’innovazione e al successo di un’impresa”.

La certificazione per la parità di genere, che rappresenta il quinto dei 17 obiettivi fissati dall’ONU per lo sviluppo sostenibile e il focus della Missione n. 5 del PNRR italiano (inclusione e coesione), non solo misura e certifica lo stato della parità di genere delle aziende, ma imposta anche un sistema di miglioramento progressivo e continuo grazie a specifici indicatori quali-quantitativi, misurati anno dopo anno, al fine di raggiungere quattro principali obiettivi: rafforzare il ruolo femminile, l’inclusione sociale, favorire la genitorialità e la conciliazione dei tempi vita-lavoro.

Offrire pari opportunità nel mondo del lavoro è da sempre una missione prioritaria per Autogrill, dove oggi il 68,6% dei dipendenti è donna. L’azienda crede che lo sviluppo di un modello culturale che promuove la parità di genere, oltre a creare valore sociale, sia la base per lo sviluppo di un business sempre più sostenibile, impegnandosi attraverso iniziative ad hoc, in linea con il framework di sostenibilità Journey Sustainably On.

Tra queste, ad esempio, l’adesione dal 2012 a Valore D, associazione italiana di grandi imprese che si pone l’obiettivo di promuovere e sostenere concretamente la leadership femminile, e l’adesione al progetto Il Giorno Dopo Ucraina, grazie al quale quattro donne ucraine in fuga dalla guerra sono state inserite a lavorare in alcuni punti vendita Autogrill.

Tra i progetti più recenti, inoltre, anche la partnership con Includere per crescere, iniziativa promossa da ELIS, ente non profit che promuove progetti di innovazione e formazione insieme a grandi gruppi e start-up, che si prefigge di integrare nelle aziende persone con esperienze professionali pregresse che, a causa di un bisogno o una fragilità, sono escluse dal mondo del lavoro.

La Certificazione UNI/PdR 125:2022 emessa da IMQ, certificatore internazionale, individua 6 precise aree tematiche su cui, attraverso specifici KPI qualitativi e quantitativi, vengono misurate le aziende. Le aree hanno pesi diversi tra loro e sono: cultura e strategia (15%), Governance (15%), processi HR – recruiting, salary review, sviluppo, formazione, work life balance, genitorialità – (10%), opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda (20%), equità remunerativa per genere (20%) e, infine, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro (20%).

Per accedere alla procedura di certificazione, è richiesta la costituzione di un Comitato Guida che si riunisce periodicamente, la messa a terra di una Politica della Parità di Genere, la definizione di una figura responsabile, con competenze organizzative e di genere, che coordini l’adozione della Politica in azienda e la creazione di una precisa strategia: azioni che Autogrill ha già realizzato e che sono parte integrante della politica aziendale.

La certificazione UNI/PdR 125:2022 ha una validità di tre anni ed è soggetta a monitoraggio annuale da parte dell’Organismo di Certificazione.

Ernst Knam lancia la nuova versione del cioccolato di Dubai

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

La richiesta del cioccolato di Dubai aumenta e le operazioni di marketing lo rendono una nicchia per tenere alto il prezzo. E mentre aumentano i raggiri sul web, un maestro come Ernst Knam lancia UniKa, il mix di cioccolato e cultura mediorientale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Lorenzo Cresci per il quotidiano La Repubblica.

Il cioccolato di Dubai di Ernst Knam

MILANO – Alla fine, ecco il cioccolato di Dubai. La creazione di Ernst Knam non è solo garantita dalla firma d’autore, ma è un’esplosione di sapori fin dal primo morso. Si chiama UniKa, “è un mix di cioccolato e cultura mediorientale”, scrive il popolare maestro pasticciere. E, soprattutto, sta facendo impazzire il web grazie al suo sapore inconfondibile e quel ripieno cremoso al pistacchio, che si mescola alla croccantezza della pasta kataifi (ovvero quei fili di pasta dolce molto utilizzati nella pasticceria turca, conosciuti anche come capelli d’angelo).

Attenzione però. Perché se quello firmato dal pasticciere tedesco è un prodotto prestigioso e prelibato, in rete si stanno moltiplicando le truffe, con vendite in pieno stile “mattone nella valigia”. Ovvero, si effettua l’ordine e non arriva nulla. Le denunce si susseguono, per questo bisogna prestare grande attenzione quando ci si affida all’acquisto online.

Un passo indietro: sono bastati tre anni per far diventare l’invenzione dell’imprenditrice britannico-egiziana Sarah Hamouda in un vero e proprio fenomeno. Fondatrice di “Fix Dessert Chocolatier” a Dubai, Hamouda ha raccontato che durante la gravidanza era alla ricerca di una ricetta per soddisfare le sue voglie. Trovandola.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Domori presenta la collezione di San Valentino 2025

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Latta cuore con cuor di criollo (immagine concessa)

NONE (Torino) – Per celebrare San Valentino, Domori quest’anno punta su due meravigliose eccellenze del suo mondo: la dolcezza del gianduja e la raffinatezza del cacao criollo. Questi elementi rappresentano la massima espressione della qualità assoluta Domori e sono al centro delle proposte per una ricorrenza speciale, dedicata a tutti gli innamorati, compresi, naturalmente, gli innamorati del cioccolato.

Cuore al gianduja

Un omaggio alla tradizione, il Cuore al gianduja unisce una morbida consistenza al gusto avvolgente del classico gianduja. Questa dichiarazione d’amore in versione dolce si presenta in una confezione innovativa ed elegante, ispirata a una busta da lettera. Inoltre, grazie al QR code sulla confezione, è possibile aggiungere un messaggio d’auguri personalizzato per rendere il regalo ancora più unico.

Novità: confezioni in latta a cuore Domori

La nuova scatola di latta a forma di cuore è la grande novità della collezione San Valentino 2025. Dal design raffinato color bordò, con pattern Domori, è elegante, divertente, ecologica e riutilizzabile. Un cuore fatto per restare.

Disponibile in due varianti:

• Latta cuore con giandujotti classici, per chi ama i sapori classici e golosi.

• Latta cuore con cuoricini al criollo 70%, realizzati con il cacao più raro e pregiato al mondo. I cuoricini Criollo sono acquistabili anche sfusi, per chi desidera creare un assortimento personalizzato

Tante altre idee Domori per un regalo speciale e goloso. Tante idee straordinarie dalla regalistica Domori: la collezione San Valentino si arricchisce di proposte uniche, pensate per stupire e deliziare.

• Quantum Fondente: Un regalo prezioso, da veri intenditori. L’iconica tavoletta Quantum Fondente, realizzata con cacao fine della Tanzania al 68%, si accompagna a un elegante tagliere in legno naturale completo di coltello da cioccolato, per un’esperienza gourmet da condividere.

• Le latte Domori con frutta ricoperta: Amarene, nocciole piemontesi e filetti d’arancia canditi, ricoperti di finissimo cioccolato, confezionati in latte dai colori vivaci – rosso, arancio, verde. Da gustare, riutilizzare e collezionare!

• Le scatole di cioccolatini della tradizione: Un omaggio agli innamorati di un tempo! Il più classico dei regali, senza tempo. Bellissime e preziose le confezioni Grandi Classici N. 6 (420 gr) e Grandi Classici N. 8 (580 gr), dalla delicata veste grafica floreale, di grande impatto. All’interno cioccolatini assortiti della tradizione piemontese: cremini classici, al pistacchio, giandujotti, napolitains.

I prodotti sono disponibili sull’e-commerce, presso il negozio in Piazza San Carlo a Torino e presso i rivenditori ufficiali.

Iginio Massari Alta Pasticceria celebra San Valentino con i nuovi dolci

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Iginio Massari per San Valentino (immagine concessa)

BRESCIA – L’amore si gusta con il cuore e con il palato. Anche quest’anno Iginio Massari Alta Pasticceria celebra San Valentino con proposte esclusive dedicata agli innamorati: un’esplosione di sapori, colori e forme che raccontano l’essenza più dolce dell’amore. Disponibile sullo shop online, nelle pasticcerie e nei pop-up Store, la Torta di San Valentino di Iginio Massari Alta Pasticceria a forma di cuore in edizione limitata si basa sulla ricetta della torta Paradiso, rivisitata dalla Famiglia Massari senza intaccarne la sua essenza e semplicità, con un’attenta lavorazione del burro chiarificato e una sottile nota aromatica di maraschino.

L’offerta di Iginio Massari Alta Pasticceria per San Valentino

Sempre in edizione limitata, l’offerta per gli innamorati comprende il Cremino di San Valentino, al gusto lampone dal cuore di mandorle crude e vaniglia, e la Crostata di San Valentino, a forma di cuore con confettura extra di lamponi e mele, in equilibrio con la base di frolla Milano arricchita con vaniglia e miele d’acacia. Entrambi i prodotti sono disponibili online, nelle pasticcerie e nei Pop-Up Store.

Immancabili le Praline San Valentino a cuore, in edizione speciale da 9 e 20 pezzi: cuori di cioccolato bianco con ripieno alla nocciola e cuori di cioccolato al lampone con ripieno alla mandorla e vaniglia. Il ripieno è impreziosito da pralinato alla nocciola e pralinato alla mandorla: disponibili online, nelle pasticcerie e nei Pop-Up Store.

Le Gelée a forma di cuore, invece, sono ricoperte interamente da cristalli di zucchero, in un bouquet aromatico ai gusti fragola e fragola con panna: disponibili in edizione limitata online, nelle pasticcerie e nei pop-up store.

Nelle sole pasticcerie, nei giorni immediatamente prima di San Valentino, saranno disponibili la monoporzione e Torta Setteveli di San Valentino, dalla base croccante di cereali estrusi e cioccolato fondente, mousse al cioccolato fondente 72%, cuore di crema leggera alle nocciola e con veli sottili di cioccolato fondente, glassa a specchio al cacao nero, decorazione nocciole caramellate e oro edibile.

Sempre nelle pasticcerie ecco la monoporzione e torta vaniglia e lampone: una bavarese alla vaniglia, pan di Spagna inzuppato con bagna al lampone, gelèe al lampone, base di sablé alle mandorle e finitura con lamponi freschi, petali di rosa cristallizzati e oro edibile.

Il maritozzo in edizione limitata (immagine concessa)

Infine, nelle pasticcerie e nei Pop-Up Store arriva il Maritozzo in edizione limitata per San Valentino. La sorpresa è rappresentata da una confettura melampo e una mousse al lampone con limone candito e cannella.

Sul sito è disponibile l’elenco completo degli indirizzi delle pasticcerie di Brescia, Milano, Verona, Torino, Firenze e Roma e dei Pop-Up Store attivi in tutta Italia.

Coupe du Monde de la Pâtisserie 2025: l’Italia in gara si ispira a Leonardo Da Vinci

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(Coupe du Monde de la Pâtisserie 2025 ©Christophe Pouget)

LIONE – L’emozionante finale della grande competizione internazionale Coupe du Monde de la Pâtisserie 2025 si tiene ogni due anni a Lione, all’interno del salone Sirha. Sul palco il 24 e 25 gennaio si sono giocati il titolo ben 18 Paesi, tra cui l’Italia che ha gareggiato durante la prima giornata di venerdì 24. Il team italiano 2025 è composto da Vincenzo Daloiso, Raimondo Esposito e Alessandro Fiorucci, diretto dal team manager Lorenzo Puca. Con loro sempre presente il presidente del Club, Alessandro Dalmasso.

L’Italia alla Coupe du Monde de la Pâtisserie 2025

La squadra si è presentata alla competizione mondiale dopo un lungo e intenso percorso, seguito anche da un team tecnico composto da Giuseppe Amato, Francesco Boccia, Emmanuele Forcone e Andrea Restuccia.

L’edizione 2025 ha visto come tema il patrimonio nazionale, che ha offerto ai candidati l’opportunità di declinare le peculiarità del proprio Paese e della propria cultura, attraverso elaborate creazioni di pasticceria, sublimando non solo un know-how artistico e tecnico, ma anche la ricchezza gastronomica e culturale della loro nazione.

L’Italia ha così combinato abilità tecnica, piglio artistico e spirito di squadra, portando al centro uno dei geni italiani per eccellenza: Leonardo Da Vinci.

E nelle creazioni portate in gara – dessert gelato, dessert da ristorazione, e lo “show del cioccolato”, novità dell’edizione 2025, con la grande chiusa del buffet finale – tutta l’ispirazione viene proprio dal genio vinciano.

Il dessert gelato “The Da Vinci Code” era ispirato alla particolare abilità leonardesca nel creare codici e intricati meccanismi di movimento: il risultato, visivamente impattante e elaborato, è un mix di tecnica e precisione. Il dessert replica fedelmente il “Cryptex”, oggetto descritto come creazione ispirata a Leonardo da Vinci: appare infatti nel romanzo “Il codice da Vinci” di Dan Brown ed è una sorta di dispositivo segreto, una cassa cilindrica contenente un messaggio nascosto.

Il dessert da ristorazione ha reso onore al limone di Amalfi, scelto dal Team come rappresentativo delle grandi materie prime italiane. Unito a zafferano e nocciole, si è così creato un fil rouge che percorre più di un’eccellenza del nostro Paese, in un affresco estetico e gustativo che ben riassume la particolare cifra stilistica della grande pasticceria italiana.

La forma è quella sinuosa e delicata di una nuvola, dal bianco predominante, in un dolce vellutato anche alla vista e che richiama con grande eleganza una delle maggiori ispirazioni di Da Vinci, ossia il cielo e la misteriosa bellezza dei suoi elementi. In tutta la sua raffinata semplicità, sembra quasi sfidare la gravità, regalando un’esperienza sensoriale che unisce estetica e suggestione.

Lo show del cioccolato, nuova prova 2025, ha preso le mosse dagli studi e dalle ricerche di Da Vinci sulle “macchine volanti”, in particolare il dirigibile, in quest’occasione riprodotto fedelmente in cioccolato. Il risultato in gara è stato un originalissimo “street food dessert”, gustoso, interattivo e facile da consumare, non necessitando di posate, ma al contempo elegante e raffinato grazie a una presentazione mai banale – i ragazzi del team vestiti da aviatori, “Volare” di Domenico Modugno in sottofondo, una nuvola dotata di magnete come base che ha letteralmente fatto fluttuare nell’aria il dolce – e particolarmente brillante.

Grande momento conclusivo, l’allestimento del buffet finale, un tavolo che racchiude tutte le preparazioni di gara e le sculture in ghiaccio, cioccolato e zucchero. Proprio quest’ultima ha dato vita a un grande colpo di scena: nel trasporto al tavolo – che riportava un’elaborato meccanismo a ingranaggi, ancora una volta in pieno stile vinciano – si è frantumata, privando così della sua importante presenza l’affresco finale.

Amaury Guichon – presidente onorario e della giuria di degustazione, nonché rinomato Maestro famoso per le sue straordinarie capacità nella lavorazione del cioccolato – ha ugualmente elogiato l’allestimento del Team Italia, raccontando come la rottura della statua di zucchero abbia letteralmente spezzato il cuore della giuria. Nonostante ciò, il parere sulla resa complessiva è stato positivo, trovando il tutto impressionante e accurato nei dettagli più minimi; insomma, un vero capolavoro.

A chiusura di questa edizione della Coupe du Monde de la Pâtisserie 2025, il presidente del Club Italia, Alessandro Dalmasso, dichiara: “siamo molto fieri di come la nostra squadra si è comportata in gara e del grande e impegnativo lavoro portato avanti nei mesi con tutto il Club, così come siamo contenti di tutti i complimenti ricevuti per le innovazioni apportate, fra gusto e tecniche, anche rispetto alle nazioni che hanno raggiunto il podio. Adesso è tempo di ripartire a lavorare con sempre tanto entusiasmo e serietà, per incantare nuovamente la prossima giuria!”.

La scheda sintetica del Team Italia 2025

Vincenzo Daloiso, pugliese classe 1996, ha mosso i primi passi nella pasticceria di famiglia e la passione per la pasticceria lo ha sempre accompagnato nei suoi viaggi e nelle sue esperienze. Queste motivazioni hanno continuato a stimolarlo portandolo nel mondo dei concorsi, dove durante il SIGEP dello scorso anno ha vinto il Campionato Italiano di Pasticceria Seniores 2023.

Raimondo Esposito, originario campano, negli anni ha saputo farsi spazio con maestria nel panorama dolciario, conquistando l’oro ai Campionati di Cucina Italiana nel 2018 a Rimini e l’argento alla Coupe d’Europe du Sucre 2023.

Alessandro Fiorucci, pasticcere romano classe 1991, è nutrito da una profonda passione e una forte tensione verso la formazione tecnica. Secondo classificato al Campionato Italiano di Pasticceria Seniores 2023, organizzato da Conpait a Sigep.

Un lavoro di squadra, ad ampio respiro

Doveroso è il ringraziamento agli sponsor ufficiali, grandi realtà di settore che con il Club Italia credono nell’eccellenza dell’alta pasticceria tricolore: Capfruit, Corman, Debic, DRG Comunicazione, Eridania, GEDI Online, Gelecta, Illy, Ilsa, Irinox, Molino Dallagiovanna, SIGEP World, Silikomart, Zanolli.

Così come il pensiero e il grazie del Team vanno ai soci fondatori del Club Italia: Agrimontana, CAST Alimenti, Conpait, Pasticceria Internazionale, Valrhona.
Un grazie speciale anche agli sponsor tecnici che mettono a disposizione strumenti, ingredienti e materiale per il miglior svolgimento degli allenamenti e della gara: Ariete Fattoria Latte Sano, Bravo, Dynamic, Eurovo, Iceland, Sirman, Testo, Volcke Aerosol Italy.

Gli intenti del Club Italia

Su volontà di Gabriel Paillasson, fondatore nel 1989 della Coupe du Monde de la Pâtisserie, nell’aprile 2000 è stato istituito il Club Italia della Coupe du Monde de la Pâtisserie, con la finalità di selezionare, preparare ed accompagnare la squadra e la delegazione italiana a Lione.

Tutte le attività di promozione, selezione ed allenamento sono possibili grazie al sostegno e alla collaborazione di più protagonisti che credono nell’iniziativa, in primo luogo i soci fondatori del Club Italia, nonché partner: Agrimontana, CAST Alimenti, Conpait, Pasticceria Internazionale (Chiriotti Editori), Valrhona.

Ditta Artigianale c’è, a Milano durante l’apertura di sabato 25 Francesco Sanapo dice: “Sogno di avviare altre caffetterie per crescere in questa metropoli”

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Francesco Sanapo, la felicità di fronte al bancone di Ditta Artigianale a Milano
Francesco Sanapo, la felicità di fronte al bancone di Ditta Artigianale a Milano

MILANO – Dopo Firenze, lo specialty di Ditta Artigianale sbarca finalmente a Milano, in Corso Magenta 31: la notizia era già nota su queste pagine, se n’era parlato al termine del 2024. E adesso Francesco Sanapo non soltanto ha fissato la magica data d’apertura, sabato 25 gennaio, ma è già in prima linea ad accogliere i clienti all’ingresso.

Nonostante ancora non sia ufficialmente accessibile al pubblico, l’imprenditore, barista, coffee hunter, cup taster, roaster – e molto altro ancora – si confronta con gli avventori convinti di potersi già accomodare per consumare. Spiega a ciascuno dell’imminente inaugurazione, offre loro un espresso, racconta Ditta Artigianale, spiega il caffè.

Fa insomma, quello che già da tantissimi anni con coerenza ed instancabile energia è sotto gli occhi di tutti: cultura del buon caffè.

Un’emozione forte cambiare contesto, certo Ditta Artigianale aveva prima varcato i confini fiorentini raggiungendo il Canada, ma questo passo ha un sapore forse un po’ diverso.

E lo conferma lo stesso Francesco Sanapo, che descrive un mix di emozioni: “Mi sento emozionato, agitato, felice, ansioso” e lo dice però sorridendo, illuminato dal sole che penetra potente dalle sette grandi vetrine di Ditta Artigianale, all’angolo con Via Bernardino Buttinone e Via Terraggio.

Ditta Artigianale
Il segnale rosso al centro della cartina indica Corso Magenta 31 dove si trova la prima caffetteria di Ditta Artigianale a Milano

Una bellissima giornata per partire.

Gli ingredienti sono gli stessi del successo di Ditta Artigianale

Per espresso il blend Mammia Mia a un euro e 80 in single shot e a due in double e poi una single origin a rotazione mensile per i vari caffè filtro. Sulla carta si nota anche la differenza di prezzo, 20 centesimi, tra un classico espresso e un macchiato.

Ci saranno poi soluzioni più legate alla stagionalità e i signature coffee. Un nome su tutti che già attiva la papille gustative: il Coffeemisù con espresso e tiramisù miscelate sapientemente in un unico drink accompagnato da crema di mascarpone e biscotto.

Orari d’apertura che accontentano tutti, dall’appassionato della colazione al brunch sino alla pausa pranzo, dall’aperitivo sino alla cena: le serrande si alzano alle 8 del mattino e si abbassano alle 23, sette giorni su sette.

Ditta Artigianale
Il segale rosso indica il punto preciso dove apre Ditta Artigianale con maggiori dettagli

E’ proprio Francesco Sanapo che apre le porte dell’ultimo dei sette store Ditta Artigianale, in Corso Magenta 31, a pochi passi da Piazza Cadorna e dalla stazione Nord. Perché proprio ora e qui a Milano?

“Arrivando qui usciamo dalla nostra confort zone di Firenze e Milano è la città più ambita per esporre il proprio brand, in quanto più reattiva, capace di prendere un’idea e condividerla il più possibile.

Lo spazio luminoso di Ditta Artigianale a Milano

È più internazionale e pronta rispetto ad altri luoghi d’Italia. È certo anche una città molto molto complessa, la competizione è elevata: da una parte questo è un bene perché ci spinge a fare meglio, a dare il massimo, per vincere.

Milano è una scelta quasi naturale e la ricerca della location è stata strategica: questo spazio è luminoso, in un punto nevralgico della metropoli. Abbiamo visto più di 70 location in circa un anno e mezzo-due. È un passaggio che prende tanto tempo perché è necessario osservare diversi aspetti: nel business plan la location è la prima cosa, dopo aver studiato il quartiere in cui si trova.

Per un format come il nostro, rientrare in una premium location su Milano, era difficile: qua in Corso Magenta l’affitto si avvicinava a quello che paghiamo già a Firenze. A volte alcuni luoghi qui erano insostenibili e ci ha reso impossibile selezionarlo per una potenziale apertura.

Qua in Corso Magenta 31, con circa 200 metri a disposizione, si sono uniti tutti i puntini. I lavori veri e propri poi sono durati tanto: dovevamo aprire prima a settembre, poi a novembre, ma il cantiere ha subito qualche intoppo.”

Si chiacchiera con la vista della Victoria Arduino Maverick personalizzata per Ditta Artigianale.

Il personale di Ditta Artigianale qui a Milano? Ce ne parla?

Il personale in azione con la Victoria Arduino

“Sono molto orgoglioso dei ragazzi che abbiamo qui, siamo una decina in tutto. Abbiamo formato molti di loro, trovati a Milano e poi portati da noi a Firenze per arrivare qui oggi già capaci di servire bene lo specialty. È difficile ancora reperire nuove risorse perché è un mestiere difficile e sono tanti i competitor che cercano la stessa tipologia di professionista. Ma sono felice del risultato”.

Aspettative di questo approdo?

Ancora qualche dettaglio interno e riconoscibile dell'ultimo Ditta Artigianale
Ancora qualche dettaglio interno e riconoscibile dell’ultimo Ditta Artigianale

“Prima non eravamo pronti, ma ora lo siamo. Sogno di aprirne altri, uno, due, dieci, creando uno sviluppo capillare su Milano. Se ce la faremo, dipende tanto dal successo di questo primo punto.”

Ditta Artigianale a Milano funzionerà e perché?

“Mi auguro che ce la faremo, perché ci mettiamo tutta la nostra passione, conoscenza, per un lavoro come quello dell’ospitalità. Non solo caffè: il pane di Dalmasso, la pasticceria in parte di nostra produzione, in parte del pastry chef Mancini. Diamo qualità in un ambiente bello.”

In una città come Milano in cui l’offerta, persino di specialty, non manca, perché Ditta dovrebbe essere quel quid in più?

“Non so se siamo qualcosa in più o di diverso. Vogliamo condividere però sempre lo specialty con più persone, con tutti, fuori dalla nicchia, raggiungendo la signora Agnese così come i giovani studenti. Ci auguriamo di riuscirci.

Cosa oggi ho in più dei miei competitor? Non saprei, ma sicuramente ci impegniamo al massimo per raccontare quello che facciamo.”

Il tema prezzo è un problema anche a Milano? L’espresso è a un euro e 80

“Penso che a Milano questo prezzo possa essere adeguato e che non costituirà un motivo di lamentela.”

Ma lei ha parlato di un cafè, un locale anni ’50: in che senso?

Il nuovo e l’antico in Ditta Artigianale

“Gli infissi sono stati ripresi dagli originali, come molte parti dell’arredamento: ho cercato di rispettare lo stile liberty del quartiere e inserirci lo stile di Ditta Artigianale. Ho preso ispirazione dalla storia per combinarla con la nostra modernità.”

Dalle otto alle 23, dalla colazione al post aperitivo

“Si inizia quindi con la colazione, con un buon espresso e brioche, ma anche un filtro con scrumble eggs, oppure uno yogurt con un cold brew. La scelta non manca. Per pranzo ci saranno i piatti speciali per il daily week menu, con il club sandwich, il nostro bestseller.

Poi ci sono i signature coffee drink, che io apprezzo tantissimo. Li ho studiati insieme ai nostri baristi che hanno sposato l’idea della coffeexology, la mixology insieme al caffè, per un’offerta analcolica che valorizzi il prodotto caffè anche durante la parte diurna, in cui l’alcol si beve meno.”

Altri punti su Milano, quando?

“Non so con esattezza, ma spero di farlo in maniera sostenibile senza pressioni temporali. Voglio farlo, guardando ai prossimi sei mesi.”

Il caffè di Ditta è protagonista anche nei pacchetti per l’uso domestico, come il merchandising e alcune attrezzature già all’ingresso.

Cosa particolare, scritto sul menu nei tavoli, il divieto di usare il laptops durante il pranzo e nei fine settimana. Spiega Sanapo: “Facciamo ospitalità, non siamo un ufficio e qua le persone vengono per bere e mangiare.”

I NOSTRI LUTTI – Giorgio Trombetta, patron di Caffè Trombetta e presidente del Gruppo Gros, si è spento a Roma: aveva 92 anni

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Giorgio Trombetta (dall'archivio di Andrea Ciravegna)

Giorgio Trombetta, patron dell’omonima torrefazione capitolina e presidente del Gros, Gruppo romano supermercati, è venuto a mancare venerdì 24 gennaio a Roma all’età di 92 anni. Trombetta ha lasciato un segno indelebile nella lunga storia dell’economia italiana. Andrea Ciravegna, crudista della Caffè Verde Europe srl di Roma, ha voluto ricordare l’amico Trombetta e le sue imprese nell’imprenditoria romana e italiana ripercorrendone la lunga carriera. Leggiamo di seguito la sua storia.

Addio a Giorgio Trombetta

di Andrea Ciravegna

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Lo striscione di saluto steso a Roma, al funerale, da alcuni dei dipendenti del Supermercati Gruppo Gros di cui Giorgio Trombetta era il presidente

ROMA – Giorgio Trombetta è stato un grande imprenditore. Ha sviluppato negli anni l’attività di torrefattore iniziata nel 1890 dal nonno Vittorio, poi allargata dal padre Dario nel negozio drogheria con annessa torrefazione di Via Marsala a Roma, di fronte alla Stazione Termini.

Appena diplomatosi prese in mano le redini della torrefazione e quasi subito costruì un moderno stabilimento vicino a Pomezia.

L’imprenditore romano Giorgio Trombetta (immagine concessa)

L’aperta visione imprenditoriale lo portò in pochi decenni a raggiungere livelli di commercializzazione sia a livello non solo territoriale sia su tutto il territorio nazionale.

Non pago dell’importanza raggiunta nel settore del caffè torrefatto volle creare dei supermercati all’ingrosso, acquistandone alcuni in proprio e associandosi con altri formando il Gruppo Gros di cui è stato per anni il presidente.

Nel 1994 si volle levare uno sfizio rilevando il Bar Canova nel cuore della Città Eterna , in piazza del Popolo, considerata, insieme a Piazza in Lucina, uno dei salotti cittadini più belli della capitale.

Dall’archivio storico di Andrea Ciravegna: sulla destra Aldo Ciravegna, console generale del Costa Rica in Italia, Giovanni Danesi, Dario Trombetta e Berardo. Tutti accanto alle rispettive consorti. In fondo, sulla sinistra, il fratello di Ciravegna, Gianni, coevo di Giorgio (immagine concessa)

All’inizio del secolo erano pochi i torrefattori operanti a Roma. Dal mio archivio storico mi piace allegare una fotografia che inviai a Giorgio Trombetta pochi anni orsono scattata in occasione della ricorrenza dell’anniversario della Repubblica del Costa Rica laddove sulla destra appare mio padre Aldo, console generale in Italia, Giovanni Danesi, Dario Trombetta e Berardo. Tutti accanto alle rispettive consorti. In fondo sulla sinistra s’intravede mio fratello Gianni, coevo di Giorgio, scomparso diversi anni fa, con il quale condivideva una grande amicizia.

 

                                                                                                    Andrea Ciravegna

Michele Curto, presidente BioCubaCafè: “Lo scopo è migliorare la catena del chicco e proporre un caffè forestale internazionale”

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Michele Curto presidente BioCubaCafè
Michele Curto, il presidente di BioCubaCafè (immagine concessa)

RIMINI – Nello stand di BioCubaCafè a SIGEP, si è parlato di progetti strategici per la produzione caffeicola cubana: un’operazione che è diventata sempre più un punto cruciale per lo sviluppo economico del settore locale e che vede coinvolti diversi attori, tra i quali anche la Fondazione Lavazza. Per saperne di più abbiamo intervistato Michele Curto, presidente BioCubaCafè.

Michele Curto, cominciamo dall’origine: che cos’è BioCubaCafè

“BioCubaCafè nasce come una visione condivisa da tre attori: il primo è la Fondazione Lavazza che ormai da anni ha individuato in Cuba una potenziale storia di caffè, un diamante grezzo che siamo andati via via pulendo. Il secondo è rappresentato dalla nostra esperienza come agenzia no-profit che fa incontrare sartorialmente buone idee con buone pratiche e infine il Gruppo agroforestale cubano.

Cuba ha una visione olistica della foresta e il produttore cubano sia di caffè, di cacao, di miele, è allo stesso tempo protettore della foresta.

BiocubaCafè nasce per mettere insieme queste parti per efficientare la catena di caffè, armonizzarla, ridarle dignità, riorganizzarla, proporre un caffè forestale sul mercato internazionale.”

Ma cos’è il caffè forestale di Cuba? È un’espressione strana.

“A Cuba invece non si sente un’espressione diversa. È uno dei Paesi che ha riforestato di più al mondo: è passato dal 12,5% nel 1959 al 42% nel 2022. Nell’arco di 60 anni, costantemente la copertura forestale ha conquistato spazio tanto da occupare tutte le aree libere del Paese, grazie ad una politica che è stata accelerata dopo la conferenza di Rio De Janeiro, sul clima del 1992.

Qui si sono aggiunte ultimamente e si trovavano ancor prima, diverse produzioni di caffè inserite all’interno di un sistema naturale, ad ombra, a livelli: ci sono piante basse, medie, alte, le autoctone. Il tipo di riforestazione cubana è interessante rispetto a quelle all’europea che solitamente vengono fatte con 4 specie di alberi, mentre i farmer cubani hanno usato una matrice di 173 specie arboree.

Questo a dimostrazione di un’attenzione molto forte, connaturata nella loro relazione con questi boschi, con la biodiversità. Il caffè e il cacao vivono in simbiosi con la natura e le comunità. “

Curto, com’è la presenza italiana a Cuba sul caffè e cacao?

“Questo è il progetto più rilevante del Paese. BioCubaCafè è un’impresa mista cubana, a capitale partecipato, una probabilmente tra le più importanti e tra le più giovani, che ha organizzato la Fiera del caffè. Ci sono tanti italiani che hanno aperto dei ristoranti, imprenditori piccoli che hanno avviato il proprio bar: in questo contesto BioCubaCafè nasce anche per esportare il caffè verde nel mondo e per organizzare il consumo locale.

Stiamo per esempio realizzando l’impianto di torrefazione più tecnologicamente avanzato del paese grazie ad una partnership composta da grandi nomi italiani, come IMF, WEGA, Goglio che ci stanno accompagnando insieme alla Fondazione Lavazza per guidare il mercato interno. Ai cubani piace il caffè, è un Paese consumatore.”

Anche l’Italia lo è. Il caffè di Cuba com’è, che interesse ci può essere dall’Italia per questo caffè?

Curto: “E’ come la sua gente, caratterizzato da note dolci, molto amabile. Tanto che l’iTierra! Cuba realizzato da Lavazza è un prodotto che sta su 40 mercati e che piace dal Nord al Centro Europa e a Singapore, così come in Italia e in Francia è apprezzato moltissimo. Questo grazie alla componente mista che ci permette di raccontare meglio il caffè cubano: un Turchino, un’Arabica molto pulita.

Arriva molto bene dalla produzione: in 8 ore passiamo dal campo alla depolpatura. Uno standard certificato attraverso il nostro sistema di filiera, primo blockchain di Lavazza e di Cuba. Poi passa attraverso un sistema di pulitura con dei lettori ottici e infine avviene il tocco finale, passando nelle mani di 82 donne che si occupano dell’ultima selezione.

A questa si accompagna una buona Robusta con aroma di cioccolato, frutta secca, un ottimo corpo. Infine un 10% di Robusta che noi fermentiamo con dei lieviti e che svolge un ruolo di legame tra i due prodotti per un risultato eccezionale, moderno, che piace.

Sulle tecniche di post processo come BioCubaCafè stiamo lavorando molto. Adesso abbiamo realizzato alla straordinaria storia del rum cubano, il primo leggero del mondo nato a Santiago de Cuba in quella che è la più antica ronera del mondo e i barili più antichi. Abbiamo realizzato un invecchiato al rum con una tecnica tutta nostra.

Il caffè viene fatto riposare per oltre 100 giorni in questi contenitori con una tecnica di rotazione segreta, che crea una bevanda straordinaria. Ancora non sappiamo se sarà messo in vendita, ma a SIGEP l’abbiamo portato per farlo assaggiare a chi ha partecipato con noi alla Fiera.”

Nel San Loi Martinez, vice ministro dell’agricoltura di Cuba: “La produzione si aggira tra le 8 e le 10mila tonnellate, vogliamo inserirci nel mercato mondiale”

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Nel San Loi Martinez, vice ministro dell’agricoltura di Cuba
Nel San Loi Martinez, vice ministro dell’agricoltura di Cuba (immagine concessa)

RIMINI – Nel bel mezzo della Fiera di Rimini, SIGEP 2025, le occasioni di incontro si moltiplicano e permettono di far combaciare i due estremi di una filiera frastagliata e complessa come quella del caffè. È stato il momento per confrontarsi con il vice ministro dell’agricoltura di Cuba, Nel San Loi Martinez per fare il punto su un Paese produttore che ha le sue peculiarità.

Martinez, quale futuro vede per il caffè di Cuba?

“Innanzitutto Cuba è stato in passato un grande produttore di caffè. Ha avuto una grande produzione negli anni ‘70 che è stata per lo più dedicata al consumo interno. Oggi c’è di nuovo la visione verso l’esportazione di questo prodotto, in un momento in cui il consumo di caffè locale è diminuito perché i giovani preferiscono altre bevande: l’idea quindi è quella di continuare a investire nella produzione di caffè sul piano della qualità e non della quantità.

Siamo qui con BiocubaCafè, impresa mista tra il Gruppo Agroforestal di Cuba, entità statale, Lavazza e AICEC – Agenzia di scambio economica e culturale con Cuba -. Obiettivo futuro, posizionare il caffè cubano sul mercato, attraverso la sua alta qualità.”

Qual è l’importanza di questa collaborazione internazionale per il futuro del caffè di Cuba?

“Già da tempo abbiamo lavorato come Ministero dell’agricoltura con varie agenzie di cooperazione straniere e a breve dovremmo collaborare anche con l’Agenzia italiana di cooperazione allo sviluppo per dei progetti che possano permettere a donne e giovani del Paese di rimanere nelle campagne e dedicarsi ad un’agricoltura che sia sostenibile e consenta di non dover abbandonare il proprio territorio.

Cuba è un Paese che si è mostrato in grado di poter acquisire molte conoscenze e per questa ragione sono importanti le collaborazioni a livello internazionale e ottenere maggiori riconoscimenti.”

Alcuni dati rispetto a livello di produzione del caffè cubano?

“Il caffè cubano sta passando in questo momento ad una produzione tra le 8 e le 10mila tonnellate e l’idea è quella di inserirsi sul mercato internazionale con volumi pari a circa duemila tonnellate.”

Ci sono progetti a sostegno dei piccoli produttori di caffè?

“Questa impresa mista pone attenzione proprio sui produttori per permettere loro di procedere con il lavoro in modo sostenibile sia per le persone che per l’ambiente. Il capitale umano è una risorsa fondamentale per Cuba, ed è quasi obbligato al rispetto della foresta: esistono dei programmi di semina del caffè con una cura particolare.

Inoltre Cuba resta nel corridoio degli uragani, fenomeno peggiorato con il cambiamento climatico e per questo si stanno pensando a nuove strategie specifiche per affrontarlo: solo quest’anno sono avvenuti due passaggi dell’uragano, uno di questi ha colpito in particolare le zone di coltivazione di caffè.

Nonostante questo, più dell’80% delle piante colpite sono state recuperate grazie a questi programmi dedicati alla difesa dell’ambiente.”

C’è un interesse dei giovani verso il mercato del caffè, per la produzione e l’esportazione?

“Sì, i giovani che vivono in questi territori rurali per la maggioranza si dedica alla produzione di caffè. L’apertura economica del Paese negli ultimi anni, motiva le nuove generazioni a continuare nella coltivazione di questa materia prima: grazie all’esportazione e ad alcune dinamiche messe in atto da BioCubaCafè, è possibile aspirare ad un futuro in cui molti più giovani e donne si dedicheranno a questa attività.

Dandoci la garanzia che nei prossimi 25 anni queste coltivazioni verranno seguite dalle nuove generazioni.”

Ico: per ospitare la sede si candida anche la Svizzera, mercati a nuovi massimi storici

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Il logo dell'Ico

MILANO – Stabilire una timeline certa per la decisione sulla sede dell’Ico. Lo ha chiesto qualche settimana fa il governo svizzero, attraverso la sua ambasciata a Londra, con una comunicazione all’indirizzo della direttrice esecutiva. Dopo l’Italia, anche la Svizzera ha avanzato, lo scorso luglio, la sua candidatura a ospitare la sede dell’Organizzazione internazionale del caffè, successivamente all’annuncio del governo britannico di non volere più sostenere le spese per l’attuale quartiere generale londinese alla scadenza del contratto di locazione.

Anche la proposta elvetica è decisamente solida. Oltre a vantare una netta supremazia negli scambi globali (il 55% circa dei commerci mondiali di caffè verde fa capo ad aziende svizzere), la Svizzera è sede di numerose istituzioni internazionali.

Ginevra è la seconda sede dell’Onu dopo New York. Sempre a Ginevra hanno inoltre la propria sede centrale – tra le altre – l’Organizzazione mondiale del commercio, l’Organizzazione internazionale del lavoro e numerose organizzazioni non governative.

Il governo svizzero è altresì disposto ad accollarsi parte delle spese per l’affitto della sede, nonché a fornire un contributo una tantum per le infrastrutture degli uffici e il personale.

La Svizzera propone all’Ico la seguente roadmap:

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