lunedì 17 Novembre 2025
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Transizione 5.0 per il vending, Massimo Trapletti, Confida: “Importante occasione per il settore”

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Massimo Trapletti, presidente di Confida (immagine concessa)

MILANO – Si parla di un tema importante per l’evoluzione della distribuzione automatica: la possibilità di usufruire del Piano Transizione 5.0 per questo canale di somministrazione, che potrebbe rappresentare un punto di svolta significativo, tuttavia ancora in fase di definizione.

La distribuzione automatica è infatti attualmente in attesa dell’interpretazione del Ministero delle Imprese e del made in Italy, richiesto con forza dall’Associazione di categoria Confida durante gli Stati Generali dello scorso novembre, che favorirebbe l’accesso delle imprese di gestione al credito d’Imposta.

Da fonti ministeriali si apprende che il chiarimento richiesto da Confida dovrebbe essere pubblicato nel mese di marzo. Ottenerlo, è fondamentale per poter avere accesso al credito d’imposta del provvedimento Transizione 5.0 al fine di poter portare innovazione da un lato, e dall’altro semplificare gli ostacoli burocratici che rendono difficile sfruttare questo beneficio fiscale.

Su IlSole24Ore, il Presidente Confida Massimo Trapletti si è pronunciato in questo modo:

“Negli ultimi due anni, la diminuzione degli incentivi dell’Industria 4.0 ha ridotto la vendita delle Vending Machine che sono fabbricate in Italia ed esportate in tutto il mondo. Pertanto, l’accesso ai nuovi incentivi del piano Transizione 5.0 rappresenta un’importante occasione per il settore del vending a patto che si riescano a superare le difficoltà burocratiche e interpretative necessarie per accedervi.

Nonostante queste sfide la distribuzione automatica sta vivendo una vera e propria rivoluzione digitale: il 30% delle oltre 830mila vending machine presenti in Italia è dotato di app di pagamento e molte delle macchine di nuova generazione sono dotate di schermi touch (+ 20% solo nell’ultimo anno).

Queste macchine sono interconnesse con l’azienda di gestione, il che permette non solo una migliore efficienza operativa ma anche una significativa riduzione dei consumi energetici, grazie all’utilizzo di gas più sostenibili e a un miglior isolamento termico“.

Lecce: Antonio Quarta inaugura la replica di Porta Rudiae per non vedenti

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Antonio Quarta con in mano il caffè alla leccese (immagine concessa)

Domenica 16 febbraio è stata inaugurata la riproduzione in 3D dell’antica Porta Rudiae,  una delle tre porte che danno accesso al centro storico cittadino di Lecce. Al taglio del nastro hanno preso parte la presidente del Santa Croce, Giusi Greco, il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, il presidente provinciale dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, Salvatore Peluso, e l’imprenditore del caffè, Antonio Quarta, sponsor dell’iniziativa.

Leggiamo di seguito l’articolo completo di Toti Bellone pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno.

L’inaugurazione della replica di Porta Rudiae a Lecce

LECCE – Donata dal Lions Club Lecce Santa Croce alla Città del Barocco, la quarta Porta tattile destinata a non vedenti, ipovedenti e dislessici, e con le informazioni in italiano ed inglese scaricabili da un QR code, anche ai turisti. Si tratta della riproduzione in 3D dell’antica Porta Rudiae, che prende il nome dall’omonimo centro archeologico messapico-romano, ubicato sulla strada per San Pietro in Lama, distante dal capoluogo salentino solo pochi chilometri.

L’installazione è stata inaugurata nella piazzetta intitolata al cavaliere del lavoro, Gaetano Quarta, antistante la stessa antica Porta, innalzata nel 1703 sulle rovine della preesistente del XV secolo. Fra gli altri, al taglio del nastro, hanno preso parte la presidente del Santa Croce, Giusi Greco, il sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, il presidente provinciale dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, Salvatore Peluso, e l’imprenditore del caffè, Antonio Quarta, sponsor dell’iniziativa.

La riproduzione tattile di Porta Rudiae, segue le altre tre donate negli anni scorsi dallo stesso Lions Club Lecce Santa Croce. In ordine: Porta San Martino, andata distrutta nel 1830, e le esistenti Porta San Biagio e Porta Napoli.

Vale aggiungere, che la quarta Porta tattile è stata installata accanto alla colonna in marmo donata a Lecce dalla Città di Roma nel 1936, per ricordare il più illustre cittadino di Rudiae: il poeta Quinto Ennio (239-169 avanti Cristo), considerato sin dall’antichità, il padre della Letteratura Latina.

Dersut Caffè insieme alla Ca’ del Poggio Run per l’evento benefico

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Dersut caffè e Ca’ del Poggio Run: il valore condiviso della solidarietà (immagine concessa)

CONEGLIANO (Treviso) – Venerdì scorso presso il Museo del Caffè Dersut, parte dei ricavi della seconda edizione della Ca’ del Poggio Run sono stati donati in beneficenza alla Fondazione maria Antonietta Bernardi e all’Associazione Zuppa di Sasso, per un totale di 3.600€. I presidenti delle 7 squadre organizzatrici ed il presidente onorario ci tengono a sottolineare che uno degli scopi principali della Ca’ del Poggio Run è fare del bene al  territorio, anche attraverso contributi diretti.

L’evento è stato arricchito dalla visita del Museo del Caffè, illustrato dall’amministratrice delegata di Dersut Caffè, l’avvocato Lara Caballini di Sassoferrato, che dalla prima edizione di questa corsa è partner dell’evento e main sponsor.

In questo periodo, e per tutto il mese di febbraio, la collezione stabile del Museo, composta dall’esposizione storica di tostatrici, macinadosatori e macchine da caffè, è affiancata dalla mostra “Eco-rete sostenibile by Ricrearti”, iniziativa che mira alla creazione di nuovi prodotti utilizzando materiali che non sono più necessari per la produzione industriale o la comunicazione aziendale, e sono pertanto destinati allo smaltimento.

Un approccio innovativo, finalizzato a ridurre gli sprechi e a promuovere un’economia circolare, che ha particolarmente colpito gli ospiti della Ca’ del Poggio Run.

L’edizione 2024 dell’evento tra le colline coneglianesi, caratterizzata dalla partecipazione di oltre duemila runners, va così in archivio con successo, dando appuntamento al 2025: la terza edizione della Ca’ del Poggio Run si correrà il 19 ottobre, ancora nel segno di sport, territorio e solidarietà.

Morning Miles: ecco il caffè ispirato al maratoneta Eliud Kipchoge

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kenya Eliud Kipchoge
La bandiera del Kenya

È stato ispirato a Eliud Kipchoge, uno tra i maratoneti più amato della storia, e con chicchi raccolti sugli altipiani del Kenya, il nuovo caffè Morning Miles. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Jacopo Gandorla pubblicato sul portale d’informazione Runner’s World.

Il caffè Morning Miles ispirato a Eliud Kipchoge

MILANO – Un tris davvero perfetto: corsa mattutina, doccia e caffè “Morning Miles”, da oggi questa non è solo la routine giornaliera di Eliud Kipchoge, ma può diventare anche la tua. Certo non farai allenamento sugli altipiani di Iten e non terrai il passo degli atleti keniani, ma in compenso potrai “consolarti” (e coccolarti) con il nuovo caffè di re Eliud.

Dal Kenya infatti è arrivata una gustosa novità per gli amanti della running e dell’espresso: Morning Miles, il caffè prodotto da NN Running, la squadra di corsa professionistica più forte del mondo, ispirato a Eliud Kipchoge.

Il nuovo caffè ispirato a Kipchoge

Una miscela di caffè pensata per runner “creata – si legge – per alimentare ogni passo, sia che si tratti di caricarsi prima di un allenamento” o di recuperare al termine della corsa. Questa nuova bevanda è realizzata con chicchi provenienti dal Kenya, raccolti precisamente dai contadini locali ad un altezza compresa tra i 1400 e i 2100 metri, dove Kipchoge e tutto il team di NN Running corre quotidianamente.

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Sammontana gelati cede la milanese Lizzi prodotti da forno al gruppo belga Vandemoortele

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Ludovico Mantovani e Andrea Ancarani, founding partner e associate director di Pirola Corporate Finance (immagine concessa)

MILANO – Pirola Corporate Finance ha assistito la società di investimento Investindustrial e il gruppo del settore alimentare Sammontana gelati in qualità di Monitoring Trustee nell’operazione di cessione di Lizzi, azienda milanese specializzata nella produzione di prodotti da forno, al gruppo belga Vandemoortele.

L’attività di Pirola Corporate Finance si inserisce nel più ampio mandato di monitoraggio relativo all’adempimento delle misure correttive richieste dall’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) dopo l’operazione di concentrazione effettuata lo scorso anno da Investindustrial e Sammontana Finanziaria con l’unione tra Forno d’Asolo e Sammontana e la creazione di un player leader nel settore del gelato e dei prodotti da forno surgelati.

Pirola Corporate Finance ha agito in qualità di Monitoring Trustee – in coordinamento con la società di consulenza francese Advolis Orfis e lo studio legale BonelliErede – con un team composto da Ludovico Mantovani (Founding Partner) e Andrea Ancarani (Associate Director).

Dalla Sicilia a New York con il sogno del gelato artigianale: ecco la storia di Francesco Realmuto

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Francesco Realmuto ha scommesso sull’introduzione del gelato artigianale made in Italy a New York. Tutto è partito vent’anni fa, quando l’imprenditore lasciò il mondo dei preziosi come intagliatore di diamanti per approdare nel settore del gelato. Oggi Realmuto gestisce il gruppo che ha fondato con ben cinque differenti realtà al suo interno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Sara Abello per il quotidiano Balarm.

La storia di Francesco Realmuto

NEW YORK – È conosciuto come colui che ha introdotto il gelato artigianale italiano a New York, del resto Francesco Realmuto ne è stato il pioniere a Manhattan in un’epoca in cui se da una parte era più facile invertire la rotta della propria vita, dall’altra a puntare su un prodotto sconosciuto ai più come il gelato lo si faceva comunque correndo un bel rischio.

In Francesco però, la nostalgia di casa e una sana dose di golosità sono state fautrici di una tanto grande quanto meritata fortuna. Vent’anni fa ha lasciato il mondo dei preziosi per approdare in quello del gelato, a suo modo pregiato quanto quello dei diamanti che tagliava fino a quel momento.

Ne ha fatto davvero tanta di strada dalla fine degli anni ottanta ad oggi, a capo di un gruppo nel settore della ristorazione che ha fondato a New York, e per il quale ha scelto di circondarsi di tante maestranze siciliane proprio come lui, originario di Baucina.

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Milano: nel Nodo Bar, il nuovo locale ibrido che unisce musica e mixology

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Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)

Nodo Bar è un luogo d’aggregazione, uno spazio che unisce musica, cibo e mixology. Posizionato nel cuore del quartiere di Nolo, nord di Loreto, a Milano, si apre a tutta la collettività. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Martina Di Iorio per il portale d’informazione Elle Decor.

Nodo Bar, ecco il locale ibrido a Milano

MILANO – La geografia dei locali di Milano si sta popolando di luoghi ibridi, a cavallo tra più sistemi, che uniscono sempre di più i mondi creativi della musica, della letteratura e della grafica con la ristorazione.

È il caso di Nodo Bar, un nuovo locale nel quartiere di Nolo – nella zona nord-est della città -, da molto tempo, ormai, nelle mappe di chi cerca atmosfere meno mainstream. Nodo Bar si può ben iscrivere in questa descrizione: cocktail bar, bistrot, spazio eventi, ma anche luogo di ritrovo dove si possono ascoltare dj set e musica dal vivo.

Dietro questo nuovo indirizzo posizionato in Via Marco Aurelio 8 c’è infatti un collettivo di ragazzi che si sono distinti, a Milano, in diversi ambiti creativi. Soprattutto nel mondo del management musicale, tratto distintivo che sono riusciti a portare anche dentro Nodo. Qui infatti è riduttivo definirlo un semplice cocktail bar perché Nodo raccoglie e promuove i giovani che cercano uno spazio per esprimersi e farsi conoscere.

C’è la nuova sede di Radio Raheem, una Web radio underground meneghina, a cui si aggiunge un palinsesto di eventi musicali, incontri, letture e talk che gravitano intorno a diversi argomenti.

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Cacao: com’è possibile salvare la produzione dal cambiamento climatico

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Le fave di cacao (Pixabay licensed)

Il cambiamento climatico ha rappresentato un grande ostacolo per la produzione del cacao. Uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Oxford, della Westlake University, in Cina, dell’Universidade Estadual de Santa Cruz, in Brasile, e dell’Università di Göttingen, in Germania ha cercato nuove soluzioni al problema (è possibile leggerlo qui). Per saperne di più, leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul Quotidiano dei Contribuenti.

Il cambiamento climatico e la produzione di cacao

MILANO – Il cambiamento climatico pone rischi significativi per la produzione di cacao a livello globale, ma è possibile adottare delle soluzioni di gestione agricola in grado di proteggere le colture e aumentarne la produttività.

Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment, condotto dagli scienziati dell’Università di Oxford, della Westlake University, in Cina, dell’Universidade Estadual de Santa Cruz, in Brasile, e dell’Università di Göttingen, in Germania.

Il team guidato da Acheampong Atta-Boateng, ha analizzato i rischi e le potenziali minacce per le piantagioni di cacao, scientificamente noto come Theobroma cacao. Considerata una coltura essenziale per quattro-sei milioni di piccoli agricoltori nei tropici, il cacao sostiene l’industria del cioccolato, valutata per oltre 100 miliardi di dollari all’anno. I ricercatori hanno lavorato in Brasile, Ghana e Indonesia, che insieme rappresentano il 33 per cento della produzione mondiale di cacao.

Gli scienziati hanno valutato i fattori che influenzano la resa delle piantagioni, scoprendo che l’aumento dei tassi di impollinazione rispetto ai livelli attuali potrebbe aumentare la resa del 20 per cento. Allo stesso tempo, riportano gli autori, i siti in cui le temperature erano fino a sette gradi più elevate erano associate a rendimenti del 20-31 per cento più bassi. Questi dati, commentano gli studiosi, sottolineano la vulnerabilità delle regioni agli effetti dei cambiamenti climatici.

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Domori vince la Tavoletta d’oro per il Criollo Chuao 70%

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Domori vince la Tavoletta d'oro (immagine concessa)

MAGLIE (Lecce) – Si è svolta sabato 15 febbraio, nell’ambito dell’evento I cioccolati del Mediterraneo (Maglie, Lecce – 15,16 febbraio) la 23a edizione del Premio Tavoletta d’oro, il più autorevole riconoscimento al cioccolato di qualità in Italia. Domori si è confermata tra i vincitori dell’edizione 2025, aggiudicandosi il primo premio nella prestigiosa categoria Monorigine: Domori ha vinto con la tavoletta Criollo Chuao 70%, confermando ancora una volta l’eccellenza di uno dei tratti più distintivi della sua storia e della sua produzione, il Criollo, di cui Domori è coltivatore diretto nelle piantagioni in Venezuela ed Ecuador.

Il Chuao è una tra le varietà più raffinate di Criollo: si distingue per le note di nocciola, dulce de leche, lucuma e mamey con una leggera acidità, grande dolcezza e rotondità.

I giudizi degustativi vengono assegnati secondo le schede di valutazione ideate dalla Compagnia del Cioccolato, la più importante associazione nazionale di settore, che riunisce degustatori professionali, giornalisti di settore, esperti e raffinati gourmet. Nel corso di quest’anno, i degustatori della Compagnia hanno assaggiato oltre 1300 referenze di cioccolati italiani in commercio, suddivise in 16 categorie.

Dopo un’accurata selezione condotta nei panel territoriali, 95 referenze hanno superato la prima fase di valutazione, ottenendo un punteggio superiore all’85% e accedendo alla selezione finale.

L’azienda di None (Torino), parte del Polo del Gusto, si distingue per il suo impegno nella valorizzazione delle varietà più pregiate di cacao, tra cui il Criollo, una delle più rare e preziose, che Domori coltiva direttamente in Venezuela ed Ecuador.

Le Tavolette d’Oro rappresentano i più autorevoli premi al cioccolato di qualità in Italia ed i giudizi degustativi sono assegnati secondo le schede di valutazione ideate da Compagnia del Cioccolato. Ogni anno il Premio individua i migliori cioccolatieri italiani, assegnando riconoscimenti alle produzioni artigianali e alle piccole industrie in un’ampia selezione di prodotti, in ben 16 categorie diverse, che vanno dal fondente al fondente d’origine, dal latte al gianduia, solo per citarne alcuni.

Guido Gobino tra i protagonisti di CioccolaTò 2025 a Torino

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La nuova collezione Guido Gobino (immagine concessa)

TORINO – Guido Gobino sarà tra i protagonisti di CioccolaTò 2025, la grande kermesse torinese che si prepara ad accogliere gli amanti del cioccolato con una nuova edizione ricca di incontri, degustazioni ed esperienze dedicate all’eccellenza artigiana. Dal 27 febbraio al 2 marzo, presso lo stand A28 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, i visitatori potranno immergersi in un viaggio sensoriale alla scoperta delle specialità che hanno reso celebre la produzione di Guido Gobino: dai classici Giandujotti e Cremini fino alle ultime innovative ricette, il tutto all’insegna della qualità e della ricerca delle materie prime.

Oltre all’esperienza diretta presso lo stand, Guido Gobino parteciperà a tre appuntamenti imperdibili, dialogando con i maestri del settore, per esplorare la storia, l’evoluzione e le sfide del mercato e scoprire i segreti di un’arte che affonda le proprie radici nella storia torinese:

• La grande tradizione torinese del cioccolato – Sabato 1 marzo, ore 11:00 – Museo del Risorgimento

• Vestito d’oro come un re: il cioccolatino più amato dai torinesi – Sabato 1 marzo, ore 16:00 – Polo Culturale delle Rosine

• Il prezzo del cioccolato – Domenica 2 marzo, ore 11:00 – Museo del Risorgimento
Il 2025 segna un traguardo importante per la Cioccolateria Artigiana: 30 anni del Tourinot, il celebre cioccolatino di soli 5 grammi che Guido Gobino ha creato nel 1995 reinterpretando il Giandujotto in chiave contemporanea.

Oggi il Tourinot è disponibile in cinque varianti – Classico, Maximo, Maximo +39, N.10 e Bianco – ciascuna con una sua identità distintiva, capace di esaltare la ricchezza della nocciola e del cacao in un equilibrio perfetto di sapori.

Le Botteghe di Torino

  • Via Cagliari 15/b
  • Via Lagrange 1/A
  • Corso Vittorio Emanuele II 72

Le Botteghe di Milano

  •  Corso Giuseppe Garibaldi 35
  • Corso Magenta 36

La Cioccolateria Artigiana Guido Gobino si caratterizza dalla costante aspirazione e tendenza alla realizzazione di un cioccolato di eccellenza, prodotto nel rispetto della tradizione torinese con uno sguardo rivolto al futuro. La pregiata qualità del suo cioccolato nasce dal connubio di creatività, gusto e passione.

La sua è una storia lunga sessant’anni e contraddistinta da un’attenta selezione delle materie prime, da una lavorazione all’avanguardia, da una sperimentazione ininterrotta con il fine di raggiungere una qualità assoluta. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti ed è distribuito in 52 Paesi, dal Giappone agli Emirati Arabi Uniti, dagli USA alla Francia, dalla Cina all’Australia.

Dal 2021 Guido Gobino è affiancato dal figlio Pietro che ha portato un nuovo spirito innovativo e, oltre a rimarcare la sensibilità verso le tematiche ambientali, ha contribuito alla pubblicazione del primo Bilancio di Sostenibilità, quale strumento per testimoniare l’impegno dell’azienda nella divulgazione di una strategia d’impresa responsabile.

Nell’autunno del 2020, in occasione del 25° anniversario del Tourinot, viene presentato “5 grammi di felicità”, il libro scritto da Giuseppe Culicchia ed edito da Slow Food Editore che racconta la storia del celebre Tourinot, il Giandujotto di Torino. Nel gennaio 2019 l’azienda sigla un accordo di licenza pluriennale con Armani/Dolci per la produzione e la distribuzione in tutto il mondo della linea Armani/Dolci by Guido Gobino. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.