venerdì 12 Dicembre 2025
Home Blog Pagina 16

L’Oriente supera l’Italia nella pasticceria, Iginio Massari: “Hanno più fame di successo”

0
pasticceria
La Cina sul podio (immagine concessa)

Oggi la pasticceria internazionale vede ai vertici professionisti artigiani cinesi o giapponesi. Ad esempio, nell’edizione 2025 del World trophy of professional tiramisù, ha trionfato Aya Okada, 29 anni, della prefettura di Ishikawa in Giappone (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Lorenzo Cresci per La Repubblica.

La pasticceria orientale conquista anche l’Italia

MILANO – Leggete gli ultimi titoli di articoli pubblicati sui concorsi legati al mondo della pasticceria: “Cina il Paese Campione del mondo di pasticceria 2025”; “Il miglior gelato del mondo? Lo fa una artigiana di Taiwan”; “Campionato mondiale del tiramisù: vince il Giappone (con una creazione a forma di pianoforte)”. Che cosa si nota? La provenienza: tutti professionisti orientali, protagonisti in eventi internazionali, che siano a Roma o a Palermo.

Perché oggi la pasticceria internazionale vede ai vertici professionisti artigiani cinesi o giapponesi?

“Ricordo quando Paul Bocuse in un incontro con me e Gualtiero Marchesi a Lione disse queste parole: ‘Quando gli italiani scopriranno il valore dei prodotti del loro territorio, non ci sarà più spazio per nessuno’. Alla luce dei risultati degli ultimi concorsi mi pare evidente che quel valore lo stiano scoprendo anche gli stranieri. In generale credo che gli orientali abbiano più fame di successo. Probabilmente è ora di nuovi stimoli anche per gli italiani”. Parole che il maestro Iginio Massari rilascia al Gusto, analizzando quanto sta accadendo.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Milano: il nuovo trend dei mignon nelle pasticcerie

0
duomo di Milano rivoire esselunga martesana bar ribot iter disney+ verdi specialty savini
Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)

Il trend dei pastry chef più quotati si orienta sempre di più verso una sorta di modellismo, esibendo nano-tortine da ingollare in un boccone. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Valerio M. Visintin per il quotidiano Il Corriere della Sera.

Le pasticcerie a Milano

MILANO – Allarme rosa a Milano: si stanno restringendo i pasticcini. Magari fossero tutte così dolci e promettenti, le emergenze cittadine, direte voi. Ma, una volta tanto, concediamoci il lusso di un’inchiesta del tutto rassicurante, senza conseguenze, se non sul nostro giro vita.

La pasticceria mignon, dicevamo, sta diventando ancora più mignon. Il trend dei pastry chef più quotati si orienta sempre di più verso una sorta di millimetrico modellismo, esibendo nano-tortine da ingollare in un sol boccone. Un progresso estetico che, per altro, attenua i sensi di colpa di noi golosi.

Da Vittorio Selection in corso Matteotti – boutique dolciaria della premiatissima ditta Cerea – la vetrinetta delle pastarelle sembra la teca di un gioielliere, nella quale sfilano miniature di Montblanc, Sacherina e Smeraldino (una goduria di cioccolato, amaretto e crema di pistacchio). Non si sa se divorarle o mettersele all’anulare. Almeno, dopo il primo assaggio. Poi, il dubbio svanisce ed è complicato smettere di ingollarle.

Naturalmente, anche le confezioni non sono più le stesse di qualche anno fa. Il vecchio cabaret cartonato sta andando in pensione, sostituito da levigatissimi cofanetti di design, chiamati box, perché la lingua egemone non è più il francese.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Selecta, vending, si ristruttura e licenzia fino a 60 dipendenti a Kirchberg nel canton Berna

0
selecta
Il logo Selecta

L’azienda leader nel settore dei distributori automatici Selecta si ristruttura per far fronte al calo della domanda causato da pandemia e telelavoro. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione RSI.

La ristrutturazione di Selecta

KIRCHBERG – Selecta, azienda leader nel settore dei distributori automatici in Svizzera, licenzia. La società sta ristrutturando la divisione della ristorazione ed entro febbraio 2026 verranno soppressi tra 50 e 60 posti di lavoro in vari reparti, ma soprattutto nella sede di Kirchberg nel canton Berna.

Lo ha confermato il ceo di Selecta Beat Welti al Blick, che ha anticipato la notizia.

La riorganizzazione ridurrà circa 40 posizioni a tempo pieno, mentre sono previste nuove assunzioni per creare strutture più efficienti.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Gelati Ferrero, 140 milioni per il nuovo polo tecnologico ad Alzira

0
Il logo della Ferrero

Lo stabilimento Ice Cream Factory Comaker di Alzira diventerà il polo tecnologico dei gelati Ferrero, con un investimento di 140 milioni di euro. Acquisito nel 2019, l’impianto sarà ammodernato e automatizzato entro il 2030, mentre dal 2026 inizierà la produzione per altri marchi e programmi di formazione per i dipendenti. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato su La Gazzetta Di Alba.

Gelati Ferrero, investimento da 140 milioni per ampliare lo stabilimento di Alzira in Spagna

ALBA – Lo stabilimento Ice cream factory comaker di Alzira, nella regione di Valencia in Spagna, diventerà il polo produttivo e tecnologico dei gelati del gruppo Ferrero che ha presentato un progetto di espansione industriale legato a un investimento da 140 milioni di euro.

Ferrero aveva acquisito il controllo dell’impianto nel 2019 e aveva già adottato diverse migliorie avviando una nuova linea di produzione e una fabbrica per la copertura dei gelati con il cioccolato.

Ora arriva un ulteriore ampliamente, a lungo termine, che si concluderà nel 2030 con il funzionamento a pieno regime delle nuove linee progettate assieme al completo ammodernamento della struttura adottando automazione e tecnologie per migliorare efficienza, sostenibilità e qualità.

Nelle intenzioni del gruppo dolciario albese c’è anche la conclusione, ad Alzira, nel corso del 2026, della produzione di gelati per altri marchi e l’avvio di programmi di formazione destinati ai dipendenti per poi inserirli nelle nuove mansioni richieste dal polo tecnologico.

Per leggere l’articolo completo basta cliccare qui.

Pausa caffè: su TikTok il trend dell’inverno tra pumpkin spice e gingerbread

0
caffè
Pumpkin spice latte (immagine concessa)

MILANO – Con l’arrivo dell’inverno, cresce la ricerca di esperienze calde, avvolgenti e rilassate in pieno spirito hygge, la filosofia nordica che celebra il piacere delle piccole cose attraverso rituali quotidiani all’insegna del comfort e del benessere. È in questo scenario che nasce il trend TikTok del Coffee Cozy Winter, che trasforma la pausa caffè da abitudine “al volo”, in un’esperienza lenta e multisensoriale.

I video mostrano tazze fumanti in ambienti raccolti dalle luci soffuse: un immaginario che spinge molti a ricercare la stessa atmosfera anche nei coffee shop, diventati il nuovo punto di incontro della Gen Z, che, sempre più orientata alla sober curiosity, sostituisce l’aperitivo serale con un caffè al pistacchio o un pumpkin spice latte.

I caffè diventano i nuovi luoghi di socialità contemporanea, un’evoluzione culturale che si riflette anche sul mercato. Nel 2025, l’82% degli italiani ha scelto bar e caffè per le proprie pause[1], a conferma di quanto il consumo fuori casa resti un pilastro della cultura nazionale. Cambia, tuttavia, il modo di viverlo: i giovani cercano esperienze personalizzate, attenzione alle materie prime stagionali e di qualità, e nuove ricette ispirate ai trend social.

Secondo le analisi di SumUp, fintech globale specializzata nei pagamenti digitali, stanno crescendo i locali capaci di interpretare queste nuove tendenze, combinando atmosfere “cozy”, proposte esperienziali e soluzioni innovative. Un’evoluzione che passa anche dalla digitalizzazione: l’Osservatorio Bar & Caffè Cashless di SumUp rileva che nel 2025 i pagamenti digitali in bar e caffetterie sono aumentati del +42% rispetto all’anno precedente. In questo contesto, SumUp ha selezionato le bevande che più rappresentano il nuovo gusto del caffè in versione invernale, trasformando i coffee shop in veri spazi di benessere urbano.

“TikTok si conferma un vero barometro dei gusti stagionali, e il trend del Coffee Cozy Winter ne è la prova più evidente. Per i bar e i caffè, osservare queste dinamiche non è solo una questione di stile, ma di strategia concreta: significa capire come il pubblico vive il momento del caffè – tra estetica, benessere e social sharing – e trasformarlo in un’esperienza contemporanea”, spiega Umberto Zola, responsabile online sales per l’Europa di SumUp. “Monitorare queste tendenze permette ai merchant di rinnovare l’offerta, sperimentare con ricette stagionali e format creativi e valorizzare l’esperienza del cliente attraverso strumenti digitali e soluzioni di pagamento integrate”.

Il classico autunnale: pumpkin spice latte – Segna l’inizio della stagione fredda: il pumpkin spice latte sfrutta ingredienti di facile reperibilità, come la zucca (fresca o in purea), disponibile nei mercati e supermercati. Con la sua combinazione di cannella, chiodi di garofano e panna montata, anticipa il mood natalizio e incarna il concetto di “comfort in a cup”. Su TikTok domina i mesi di ottobre e novembre, ma la sua popolarità si estende ormai a tutto l’inverno, diventando un must-have nei menù stagionali di bar e grandi catene internazionali di coffee shop.

Il gingerbread latte richiama il gusto iconico delle feste – Speziato, profumato e intramontabile: il gingerbread latte è il simbolo per eccellenza dell’inverno. Ispirato ai biscotti di pan di zenzero, unisce caffè espresso, latte caldo e note di cannella, zenzero e noce moscata. Sui social è tra le ricette più replicate, complice la sua estetica natalizia e il richiamo immediato all’infanzia. Nei bar come a casa, è la bevanda che trasforma ogni pausa in un momento di dolce comfort, soprattutto durante le festività.

La semplicità che conquista la Gen Z è l’Honey Cinnamon Latte – Equilibrato e naturale, il Honey Cinnamon Latte reinterpreta la tradizione del caffè speziato con un tocco più leggero. L’unione tra miele e cannella addolcisce l’espresso senza coprirne l’aroma, offrendo un comfort sofisticato e genuino. In un periodo in cui le bevande invernali sono spesso associate a ingredienti alcolici – come vin brulé, irish coffee o bombardino – questa versione “clean” riflette la ricerca di semplicità e benessere in chiave sobria, sempre più cara ai giovani.

Il gusto italiano che diventa social: il caffè al pistacchio – Tra le proposte più amate dagli italiani, il caffè al pistacchio rappresenta l’incontro tra tradizione e prodotti locali: che sia espresso o cappuccino, il sapore intenso del pistacchio si fonde con il caffè creando una bevanda che unisce cremosità e carattere, trasformando ingredienti tradizionali in esperienze innovative per chi ama reinterpretare le tendenze internazionali in chiave italiana. È ormai una delle ricette più condivise online, simbolo di come la cultura del caffè sappia evolversi restando fedele al piacere del gusto.

Golden milk come benessere in tazza – Il Golden milk, italianizzato Latte d’Oro, propone una declinazione salutista della pausa caffè: a base di latte caldo e curcuma, spesso accompagnato da spezie come zenzero e cannella, offre un’alternativa aromatica e benefica. Le sue origini affondano nella tradizione ayurvedica, dove questa bevanda è apprezzata per le proprietà antinfiammatorie e depurative della curcuma, considerate un vero toccasana per il corpo e la mente. Cresce l’interesse online per le bevande healthy, e il Golden Latte diventa, così, un simbolo di benessere e innovazione, perfetto per chi cerca gusto ed equilibrio anche nei mesi più freddi.

Chai latte, una rivisitazione che conquista l’inverno – Alternativa al caffè per chi desidera una pausa calda e speziata, il Chai latte combina tè nero, latte e miscele aromatiche di spezie orientali. Negli ultimi anni si è affermato come una delle bevande più amate della stagione invernale, continuando a collezionare consensi grazie al suo equilibrio tra energia e comfort. La rivisitazione della classica bevanda indiana si conferma su TikTok come un’opzione versatile e conviviale, ideale per i coffee shop che vogliono offrire varietà senza rinunciare all’atmosfera cozy.

Il Christmas Coffee è l’emblema del Natale – Più che una ricetta, il Christmas Coffee è un mood, un invito a trasformare ogni tazza in una piccola celebrazione dell’inverno. Dalla base classica dell’espresso o del cappuccino nascono infinite varianti creative: c’è chi aggiunge sciroppo d’acero e panna montata, chi decora con mini marshmallow tostati o briciole di biscotti alla cannella, chi osa con una colata di cioccolato fondente e granella di zenzero. Il risultato è una bevanda scenografica e avvolgente, perfetta da condividere sui social e da gustare nei coffee shop più attenti alle nuove tendenze. Il Christmas Coffee è, in fondo, l’essenza del Coffee Cozy Winter: dolce, caloroso e capace di unire tradizione e creatività in un solo sorso.

Metodologia

La selezione è stata effettuata analizzando i contenuti TikTok con il maggior engagement, misurato in like, visualizzazioni, commenti e condivisioni, per individuare le ricette più rappresentative delle tendenze invernali che guidano innovazione e offerta nei bar e nei coffee shop.

La scheda sintetica di SumUp

SumUp è l’azienda leader a livello mondiale nel settore della tecnologia finanziaria, con l’obiettivo di democratizzare il settore dei pagamenti digitali e consentire a tutte le imprese, di qualsiasi dimensione, di costruire un’attività di successo. Fondata nel 2012, SumUp è oggi il partner finanziario di oltre 4 milioni di esercenti in 37 mercati nel mondo, aiutandoli ad avviare, gestire e far crescere la loro attività.

Partita dal mondo dei pagamenti, oggi SumUp supporta i propri clienti attraverso tre pilastri principali: pagamenti, POS e conto & carta. Attraverso la sua SuperApp, SumUp offre ai commercianti un conto aziendale gratuito, soluzioni di anticipo di cassa, un negozio online e strumenti per la fatturazione, oltre alla possibilità di accettare pagamenti di persona e a distanza, perfettamente integrati con i terminali per carte e i registratori di cassa POS di SumUp.

Con l’intento di valorizzare il proprio successo per rendere il mondo un posto migliore, SumUp si è impegnata a donare l’1% dei propri ricavi a sostegno di cause ambientali e supporta progetti educativi e imprenditoriali a livello globale. È stata inoltre riconosciuta come Top Global Employer per la comunità LGBTQ+ dallo Stonewall Workplace Equality Index. Per maggiori informazioni, visita il sito web.

[1] YouGov

Osservatorio Food Court: la Gen Z rappresenta la clientela più assidua nei centri commerciali

0
food court
L'Osservatorio Food Court (immagine concessa)

MILANO – La terza edizione dell’Osservatorio Food Court fotografa un settore in significativa evoluzione, sostenuto da nuovi progetti di sviluppo e restyling da parte dei landlord dei centri commerciali e del travel retail, nonché da nuove aperture di locali ad opera delle catene di ristorazione.

Al momento, infatti, permane una domanda ancora inespressa di spazi disponibili, che apre nuovi scenari di crescita. Parallelamente, le indagini di IPSOS DOXA e IULM hanno contribuito a mettere a fuoco le modalità di frequenza e le motivazioni di visita, esaminando sia la sfera della scelta consapevole sia quella dell’inconscio grazie al primo test in field di Neuromarketing che si è tenuto il 29-30 settembre presso la principale food court di Oriocenter.

Per il terzo anno consecutivo, tale studio ha visto protagoniste le principali associazioni di settore, CNCC (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali) con il patrocinio, ATRI (Associazione Travel Retail Italia), Assofranchising, Confimprese e Federfranchising in qualità di partner. Confermata IPSOS DOXA come partner scientifico, a cui si è affiancata da inizio 2025 l’Università IULM di Milano con il Centro di ricerca di Neuromarketing e Psicologia dei Consumi.

Nel complesso hanno partecipato oltre 50 realtà tra associazioni, partner scientifici, società sponsor (CIGIERRE, PARMA PROMENADE e ORIOCENTER), gestori di centri commerciali e spazi travel retail, e brand della ristorazione a catena.

Centri commerciali: investimenti e performance

Il cluster dedicato ai centri commerciali comprende 12 società di gestione per un totale di 346 asset under management, con 124 food court dichiarate.

L’83% dei player ha investito in nuove aree ristorative o nel restyling di quelle esistenti negli ultimi tre anni, mentre il 38% prevede la realizzazione di ulteriori food court entro il 2027: 13 progetti già definiti, pari a 23.800 mq di Gla complessiva, con una media di oltre 1.800 mq per asset. All’interno del campione CNCC, la ristorazione è la seconda merceologia per numero di punti vendita (circa 1.550 unità per 250.000 mq di GLla) e la terza per fatturato complessivo, che supera 1,1 miliardi di euro annui, con una produttività media di 4.500 euro/mq.

I trend di fatturato mostrano un settore ancora dinamico: +15,8% nel 2023, lieve crescita (+0,8%) nel 2024, e una contrazione prevista dello 0,7% nel 2025.

Le nuove food court si confermano un driver strategico: per il 75% degli operatori, il fatturato al mq di un brand risulta più elevato in food court rispetto alla posizione in galleria, mentre il turnover degli operatori nelle aree ristorative si ferma al 5%, indice di stabilità del mix e coerenza con la domanda dei visitatori.

Travel retail: flussi elevati e modelli consolidati

Nel travel retail, le food court rappresentano un’infrastruttura commerciale essenziale. Gli aeroporti e le grandi stazioni coinvolti nell’analisi registrano in media 56 milioni di viaggiatori l’anno per asset. Dove presenti, le food court coprono circa il 9% della GLA commerciale, con aree che superano mediamente i 2.200 mq e tassi di occupancy superiori al 98 per cento.

Il tenant mix premia sia le eccellenze territoriali che le grandi insegne italiane ed estere: 26% sono brand locali, 48% nazionali e 26% internazionali. La capacità di presidiare momenti di consumo diversificati e intercettare un pubblico eterogeno e ad alta propensione alla spesa fa delle food court ubicate nel travel retail uno dei segmenti più performanti del mercato.

Food brand: sviluppo della rete e nuovi modelli

Il campione dei brand food evidenzia una presenza crescente nelle food court: la prima apertura risale in media al 2011, a dimostrazione di un contesto di mercato ancora giovane. Nel 2025 ogni insegna apre mediamente tre nuovi punti vendita in food court, con una previsione di sei aperture per il 2026.

La distribuzione geografica mostra una forte concentrazione nell’Area Nielsen 1 (93% delle insegne), seguita dall’Area 2 (74%), mentre il Centro-Sud mostra valori più contenuti.

Il format medio dei punti vendita in food court misura 153 mq, con modelli di business orientati per il 52% al fast casual, per il 26% al fast food e per il 22% al casual dining. Il price point riflette un mercato accessibile: il 63% dei brand si posiziona tra 10 e 20 euro, mentre il 30% resta sotto i 10 euro.

Il tempo medio di permanenza del consumatore conferma la fruizione rapida del servizio: il 52% si trattiene meno di 30 minuti, il 48% tra 30 e 60. Sul fronte economico, l’incidenza del rent sul fatturato si attesta al 12%, mentre gli oneri di gestione pesano per un ulteriore 6%.

L’81% delle insegne lamenta un aumento dei canoni nel 2025, mediamente intorno al 10 cento.

Il ruolo della domanda e le criticità per i brand

Le food court italiane si confermano un luogo di consumo trasversale, con un target primario formato principalmente da famiglie (44%) e professionisti (33%). Visto l’elevato livello di competition, il 52% dei brand adotta strategie di pricing dedicate o promozioni specifiche per questo canale.

In termini di performance, il 44% dei punti vendita in food court registra risultati migliori rispetto al resto della rete, un dato che scende però drasticamente nella fascia serale: solo il 19% rileva trend positivi contro un 48% che segnala contrazione, segno che la vocazione principale di questi spazi resta legata al pasto centrale della giornata. Tra le principali criticità, il 44% degli operatori lamenta una disponibilità insufficiente di unità commerciali per sostenere pienamente i piani di sviluppo: segnale di un mercato con un forte potenziale di crescita.

La survey sul consumatore condotta da Ipsos Doxa (In totale, sono state realizzate 1.501 interviste online)

Frequenza visita delle food court nei centri commerciali

La Gen Z rappresenta la clientela più assidua delle food court. Circa la metà dei più giovani vi si reca più volte al mese (“high frequency”), rispetto al 37% del totale frequentatori. L’età incide quindi in modo significativo. La cadenza visita di “queste piazze” della ristorazione diminuisce con l’avanzare degli anni: se la Gen Z si distingue per l’elevata frequentazione, circa la metà dei Boomers, all’opposto, si reca nelle food court ogni 2-3 mesi o ancora più raramente.

La maggior parte dei consumatori visita la food court nell’arco dell’intera settimana, weekend incluso (51%) o nei fine settimana/festivi (33%).

Il restante 16% le frequenta nei feriali. La generazione di appartenenza discrimina anche nella scelta dei giorni di visita. I Boomers si caratterizzano per la maggiore presenza nei giorni feriali: il 30% contro percentuali molto più basse di tutte le altre generazioni (Gen Z 8%, Millennials 10% e Gen X 14%).

Trasversali a tutte le generazioni sono invece i due driver che spingono a frequentare le food court: varietà dell’offerta e rapidità del servizio (citati da circa 8 frequentatori su 10). La Gen Z percepisce maggiormente le food court come “luoghi di incontro” (c’è un bel movimento – 51%). L’opportunità di socializzare è un importante fattore di attrattività in questa generazione (versus il 42%/43% di Millennials e Gen X e il 31% dei Boomers).

Occasioni di consumo nelle Food court dei centri commerciali

Rispetto ai pasti principali, il pranzo (43%) è un’occasione di consumo nettamente più frequente della cena (15%). Le food court attraggono poi per fare un break/spuntino (26%), mentre sono meno diffusi l’aperitivo o la colazione (rispettivamente, il 9% e il 7%). Le occasioni di consumo variano anche in base agli accompagnatori: in coppia si tende a frequentare le food court soprattutto per cena o aperitivo, in famiglia più per il pranzo, mentre da soli per la colazione o un break.

L’occasione influisce anche sui tempi di permanenza. Circa due terzi degli intervistati trascorre in media 30 minuti nella food court; ma la durata scende sotto la mezz’ora per colazione o break, mentre tende ad allungarsi oltre i 30 minuti in occasione della cena. La durata di permanenza per un’ampia maggioranza è quindi un momento di relax, in cui consumare in tranquillità in base alle esigenze del momento.

Scelta del locale e tipologia di cucina preferita

Nella scelta dei locali, i frequentatori delle food court si dividono equamente (50%/50%): metà è fedele agli stessi locali; l’altra metà ama cambiare.

Questo comportamento non varia tra le generazioni e sembra quindi legato a preferenze personali: c’è chi cerca sicurezza e ambienti familiari versus chi è guidato dalla curiosità e dalla voglia di nuove esperienze. In termini di preferenze gastronomiche la cucina tradizionale (cucina tipica, pizzerie, enoteche) è nettamente prevalente (69%), soprattutto tra i più adulti e maturi (Gen X e Boomers). Fra i giovani emerge una maggiore eterogeneità.

Cosa piace di più e cosa di meno delle Food Court

Nel complesso, le valutazioni delle Food Court delineano un quadro positivo. La soddisfazione overall (media 7,3) registra un’ampia quota di giudizi molto positivi (48% voti da 8 a 10) e solo una ridotta minoranza assegna voti insufficienti (12%). Piacciono molto i prezzi senza sorprese, la varietà di scelta del locale (consumare dove vuoi), la professionalità del personale – metà e oltre dei frequentatori esprime la massima soddisfazione (voti 8-10). Seguono, a poca distanza, le valutazioni sulla qualità dei prodotti e la pulizia dei locali. Per circa 3 consumatori su 10, la food court rappresenta una vera e propria destinazione, a prescindere dalle altre attività offerte dal centro commerciale.

Il test pilota condotta dal Behavior and Bran Lab IULM

Il progetto ha previsto un test pilota condotto dal Behavior and Brain Lab IULM per analizzare l’esperienza dei visitatori all’interno della Food Court di Oriocenter.

L’approccio ha combinato strumenti tradizionali e neuroscientifici come eye-tracking per misurare l’attenzione visiva, EEG per valutare engagement e memorizzazione, biofeedback per rilevare l’attivazione emotiva e questionari per cogliere il giudizio consapevole. Il percorso dei visitatori è stato analizzato attraverso mappe di flusso e mappe emotive, con un focus sui diversi ristoranti, sui materiali di comunicazione e sugli elementi presenti nella food court (menu, vetrine, schermi digitali).

Principali risultati:

● L’esperienza nella food court genera emozioni positive e intense, con un impatto rilevante sul coinvolgimento
● L’area più centrale produce una valenza emotiva più alta e un’esperienza più stimolante
● I brand più noti attivano emozioni più elevate anche senza prodotti esposti
● I ristoranti con vetrine e prodotti visibili ottengono maggiore attenzione, memorizzazione ed emozione rispetto a quelli con soli menu
● Gli schermi digitali sono molto più efficaci dei materiali cartacei.
● L’engagement neurofisiologico è un predittore della scelta: il ristorante poi scelto ha un engagement del +76% rispetto agli altri
● L’area è percepita come accogliente e piacevole, sebbene rumore e sovrastimolazione siano elementi critici per una parte dei visitatori
● Suggerimenti ricorrenti: maggiore varietà (es. opzioni vegetariane/vegane), gestione del rumore, più separazione tra i ristoranti, più prodotti visibili.

Vincenzo Russo, coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing IULM:
“Lo studio pilota del Behavior and Brain Lab IULM dimostra come l’esperienza dei consumatori sia guidata da processi spesso inconsapevoli: ciò che attira l’occhio nei primi secondi, ciò che suscita emozione e ciò che rimane impresso si traduce direttamente nelle scelte finali”.

Russo aggiunge: “Nell’area food court di Oriocenter, elementi come schermi digitali, prodotti esposti e ambienti immersivi aumentano il coinvolgimento. Questi risultati evidenziano l’importanza di progettare gli spazi commerciali non solo per essere visti, ma per essere vissuti emotivamente. I dati neuroscientifici ci mostrano che quando l’esperienza è positiva, diventa anche più memorabile e più efficace nel guidare il comportamento d’acquisto”.

Sedentarietà: i flavonoidi proteggono la salute vascolare, lo studio dell’Università di Birmingham

0
Flavonoidi in mele, tè e cacao benefici per difendere la circolazione

Stare seduti per ore non fa bene alla circolazione, ma una mano può arrivare dai flavonoidi: quei composti presenti in mele, tè, frutti di bosco e cacao. Secondo una nuova ricerca dell’Università di Birmingham, consumarli un paio d’ore prima di un periodo di sedentarietà aiuta a preservare la funzionalità dei vasi sanguigni di braccia e gambe. Leggiamo in seguito una parte dell’articolo pubblicata sul sito della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Biologi.

Flavonoidi in mele, tè e cacao benefici per difendere la circolazione

ROMA – Per proteggere la salute vascolare può essere utile assumere cibi e bevande a base di flavonoidi come mele, tè, frutti di bosco e cacao. Secondo una ricerca dell’Università di Birmingham, questi cibi possono essere benefici per la circolazione di chi sta seduto per periodi piuttosto lunghi.

La sedentarietà, infatti, compromette la funzionalità vascolare e questa, di conseguenza, porta a un aumento di malattie cardiache, ictus e infarti. I ricercatori hanno mostrato come consumare alimenti a base di flavonoidi – almeno un paio di ore prima di restare seduti – preserva la funzionalità dei vasi sanguigni di braccia e gambe.

Nello specifico, lo studio ha monitorato il consumo di una bevanda a base di cacao su quaranta giovani sani che non hanno dimostrato un deterioramento della funzione vascolare.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.

Caffè Molinari: ecco la storia della torrefazione nata nel 1804

0
molinari
Il logo di Caffè Molinari

Alberto Molinari racconta la storia della torrefazione nata nel 1804 a Modena fino al gennaio del 2022, quando l’azienda verrà ceduta al gruppo tedesco Tchibo Holding GmbH. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Giovanni Tosatti per La Gazzetta di Modena.

La storia del Caffè Molinari

MODENA – Dal Bar Molinari alla prestigiosa torrefazione, Alberto Molinari si racconta: dopo secoli di attività familiari arriva una svolta grazie al suo genio. È il 1804, gli Estensi sono appena stati cacciati da Napoleone e a Modena sorge la camera di commercio: è questo il momento in cui Giuseppe apre una bottega di salumi in via Canalino dando inizio a più di due secoli di storia imprenditoriale firmata Molinari.

Passa il tempo e la gestione dell’azienda viene affidata ai fratelli Emilio e Alberto: è il primo ad occuparsi del bar, che da tempo ormai è un’istituzione a Modena e vanta di grande successo, ma è Alberto a dedicarsi al processo di evoluzione fino alla torrefazione.

È il 1965, e gli operai della Fiat di Modena lamentano una scarsa quantità di pause nelle quali peraltro la distribuzione di bevande avviene mediante thermos che non le mantengono sufficientemente calde: Alberto risponde a questa problematica con l’invenzione di un carrello che consente a the e caffè di rimanere a temperatura per più di 2 ore, sfruttando il poliuretano, materiale pressappoco sconosciuto all’epoca nell’industria alimentare. Il carrello incrementa notevolmente la qualità dell’ambiente lavorativo, a tal punto da insediarsi gradualmente in numerosi stabilimenti su tutto il territorio.

È il 1969, arriva il caldo e compaiono i distributori automatici, ma ci sono i fondi necessari per concretizzare il progetto della torrefazione. Inizia dunque un nuovo capitolo di grandi soddisfazioni, difficoltà e successi che vede il Caffè Molinari aprirsi anche al commercio estero con più di sessanta paesi sotto l’attenta supervisione di Alberto fino al gennaio del 2022, quando l’azienda verrà ceduta al gruppo tedesco Tchibo Holding GmbH.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Firenze, addio alla Gelateria Ciolli: chiude dopo 70 anni uno storico simbolo di Coverciano

0
Gelateria Ciolli Firenze (immagine Il Reporter)

Un’altra insegna storica si spegne: la Gelateria Ciolli abbassa la saracinesca dopo oltre 70 anni di coni, panna e ricordi di quartiere. Punto fermo tra Coverciano e Campo di Marte, l’ex latteria degli anni Trenta aveva mantenuto intatto il suo fascino vintage, tutto formica, acciaio e carapine old school. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicate su Il Reporter.

La Gelateria Ciolli chiude: addio a un negozio storico di Firenze

FIRENZE – Firenze perde un altro esercizio commerciale storico: chiude la Gelateria Ciolli, un punto di riferimento per gli abitanti di Coverciano e Campo di Marte dopo oltre 70 anni di coni e coppette. Nata come latteria negli anni Trenta, dal 1952 all’attività iniziale si era affiancata anche la produzione di gelato e in seguito di semifreddi.

Da allora lo stile del Ciolli non era cambiato: varcare la soglia della bottega di via Ramazzini, davanti al cinema Fiorella di viale d’Annunzio, significava fare un balzo indietro nel tempo, tra arredi in formica e acciaio, i banconi vintage originali e le carapine usate anche quando questi recipienti non erano di moda, ma rappresentavano il miglior modo per conservare il gelato.

Adesso l’insegna luminosa a caratteri corsivi (anche lei originale degli anni ’50) si è spenta. “Motivi gestionali” ha spiegato Fabio Piattoli, figlio di Carlo che dal ’66 rilevò la gelateria dalla famiglia Ciolli per lavorarci fino alla sua scomparsa, nel novembre 2024. L’attività ora è in vendita.

La notizia della chiusura della Gelateria Ciolli ha fatto il giro di Firenze. Numerosi i commenti sui social. “Era il profumo della mia infanzia”, “Un pezzo di storia della nostra Coverciano”, “La panna gelato era paradisiaca“, ricordano in molti sui gruppi Facebook di Campo di Marte e Coverciano. In questi giorni sarebbero già arrivate alcune proposte d’acquisto per rilevare l’attività. La speranza di molti è che chi subentrerà sappia preservare gli arredi storici e l’atmosfera d’altri tempi che si respirava nella bottega.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.

MIG Experience 2025: Longarone torna capitale del gelato tra innovazione, formazione e gusti d’eccellenza

0
Presentata MIG Experience 2025 a Palazzo Piloni (immagine concessa)

LONGARONE (BELLUNO) – Le molte declinazioni del gelato, insieme ai maestri gelatieri, tornano protagoniste a Longarone con MIG Experience 2025. Un evento di tre giorni che chiama a raccolta numerosi gelatieri dall’Italia e dall’Europa, e non solo.

“Oggi, nella Sala Piloni, del Palazzo della Provincia di Belluno, abbiamo presentato MIG Experience 2025: un viaggio, un’esperienza che vogliamo proporre, come Longarone Fiere Dolomiti, nel mondo del gelato.

Un mondo del gelato che vogliamo sia conosciuto e visitato dai professionisti del settore, ma anche dagli appassionati, grandi e piccini – sottolinea Chiara Bortolas del Consiglio di Amministrazione della Fiera –.

Saranno giorni in cui Longarone torna a essere la capitale del gelato e in cui si potranno assaggiare tutti i gusti: da quelli del benessere a quelli vegani, a quelli delle agrigelaterie, ma soprattutto quelli del territorio, realizzati con prodotti DOP e IGP”. Sarà in particolare lo stand della Regione del Veneto ad offrire un ricco programma che metterà in vetrina le rinomate eccellenze venete.

Sull’evento è intervenuto da remoto il Presidente della Provincia, Roberto Padrin: “Un evento unico e insostituibile. È chiaro che, in questi anni, è cambiato molto: l’anno scorso abbiamo seguito una strada, quest’anno si è cercato di specializzarla ancora di più. Oltre alle aree dedicate alle aziende sponsor, ci saranno una serie di iniziative che vanno a qualificare questo settore che è strategico per il territorio bellunese e per Longarone Fiere”.

Un programma dedicato alla formazione

Infatti, MIG Experience ha anche un ricco programma dedicato alla formazione, rivolto sia a chi il gelato già lo fa, sia a chi lo farà prossimamente, quindi alle scuole alberghiere e di trasformazione alimentare. “Inoltre – aggiunge Bortolas – c’è poi un importane progetto, il primo itinerario che mira a collegare le gelaterie di tutta Europa, che si chiama Gelato on the Road: anche qui avremo modo di assaggiare e conoscere chi il gelato lo produce in varie realtà europee e lo porta a Longarone”.

A portare la voce delle categorie in sala c’erano i rappresentanti bellunesi di Appia CNA e Confartigianato. Per Marta Poletti “sarà una MIG Experience innovativa, anche per l’apertura verso nuovi gusti e nuove esperienze nel mondo del gelato e non solo. Infatti, Appia CNA vuole essere presente assieme alla CNA Agroalimentare nazionale e alla CNA del Veneto: una presenza assolutamente importante da parte della nostra associazione, che vuole esserci, proprio come suggerisce anche il titolo del nostro evento Cibo è spettacolo, per celebrare il gelato e non solo”.

Le attività

L’incontro, previsto per domenica alle 15, sarà incentrato sull’innovazione dell’artigianato attraverso l’AI, lo storytelling e il turismo. Sarà presentata inoltre la ricerca “Il Gelato Artigianale in Italia” e a seguire una tavola rotonda, lo spettacolo “Dietro le quinte del dolce” e dulcis in fundo le degustazioni.

Mentre per Franco De Col “la presenza di Confartigianato Alimentazione Nazionale all’interno di MIG Experience è storica e anche quest’anno ci saremo. Il lavoro che è stato fatto dall’associazione è quello di coinvolgere i giovani: un lavoro che, insieme alla maestria dei nostri artigiani, metterà alla prova i ragazzi di due istituti, il CIVIFORM di Cividale del Friuli e la rete dell’ENGIM Veneto. Nei tre giorni, attraverso la collaborazione con i ragazzi, svilupperemo un programma ricco e anche sperimentale, perché il gelato è bello raccontarlo, ma è bello anche gustarlo”.

La collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche

Ad evidenziare la collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, è intervenuta da remoto Francesca Gorini dell’Ufficio Stampa di Roma, spiegando i gusti del benessere che si potranno assaggiare nell’area dedicata e i contenuti del convegno di lunedì pomeriggio che vedrà protagonista il primo gruppo di ricerca italiano sulla Neurogastronomia: “Ci saranno anche dei gusti arricchiti con collagene, con alghe, con omega 3.

E qual è l’obiettivo? È quello di indagare come queste molecole possano addirittura migliorare la comunicazione neuronale, svolgendo per esempio un’azione sulla memoria e, più in generale, sul sistema cognitivo. In qualche modo, si vuole capire come questi alimenti possano migliorare le funzioni cognitive e svolgere anche un’azione di prevenzione. È un campo di ricerca pionieristico.

Ci sarà naturalmente anche l’assaggio, ma soprattutto avremo con noi gli scienziati che ci spiegheranno come queste molecole agiscono. L’obiettivo è quindi capire che cosa la ricerca scientifica può offrire al mondo del gelato”.

Le parole di Chiara Bortolas

In chiusura Chiara Bortolas ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno collaborato a questa edizione di MIG Experience e in particolare “le Associazioni di categoria, che ci sono state accanto e che, ancora una volta, saranno protagoniste di alcuni momenti formativi durante i tre giorni. E tutti gli sponsor e i partner che hanno voluto essere presenti a Longarone per tracciare un percorso e capire dove sta andando il mondo del gelato artigianale e quali saranno le tappe future, pronti a rilanciarci con una nuova esperienza alla MIG 2026”.

Con MIG EXPERIENCE 2025, Longarone conferma il suo ruolo centrale per il gelato: non solo una vetrina espositiva, ma un luogo di confronto, crescita collettiva e promozione di nuove idee che guardano al futuro del settore.

Per informazioni e dettagli sul programma www.mostradelgelato.com.