martedì 26 Agosto 2025
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Massimiliano Dona parla dritto al consumatore di caffè: “Non esiste un prezzo medio che possa essere definito equo e valido in Italia”

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Massimiliano Donà (foto concessa)
Massimiliano Donà (foto concessa)

MILANO – Massimiliano Dona: “Avvocato, giornalista, creator, divulgatore ed esperto dei diritti dei consumatori.” Così si racconta lui stesso sul suo sito. In realtà è un personaggio ben noto al pubblico social e televisivo, per la sua continua attività di tutela del cliente finale (non a caso, è anche presidente dell’Associazione Consumatori.it).

Su queste pagine, prova a dare qualche risposta a chi consuma e acquista caffè con una certa frequenza al bar e al supermercato.

Dona, parliamo di prezzo dell’espresso al bar: in Italia quando supera l’euro, il consumatore storce il naso e si sente quasi truffato. Ma è davvero assurdo, facendo dei brevi calcoli sui valori reali di mercato, aumentare di 20 centesimi o più la tazzina?

“Le attese sul prezzo del caffè da parte del consumatore sono molto variabili a seconda di dove lo si acquista. E’ ovvio che se lo si prende in Galleria a Milano o in Piazza San Marco a Venezia nessuno si aspetta di pagarlo 1 euro. In centro città di solito lo si paga di più rispetto alla periferia, in pasticceria costa di più rispetto a un semplice bar, se lo si consuma al tavolo può costare di più rispetto a quando lo si consuma al banco serviti dal cameriere.

Insomma, non esiste un prezzo medio che possa definirsi equo e valido in tutta Italia. Il consumatore ne è consapevole. Persino quelle classifiche che vengono ripetutamente pubblicate con il prezzo del caffè delle diverse città, non hanno alcun valore statistico, dato che l’Osservatorio prezzi del Mimit, come chiarisce il ministero stesso sul suo sito, si basa su dati Istat che, avendo l’obiettivo di misurare le variazioni dei prezzi e non il livello assoluto, non monitora in ogni città lo stesso tipo di caffè.

Quindi, se in una città il caffè comunemente consumato è quello corretto, l’Istat monitora quello. Ovvio che abbia un prezzo maggiore rispetto a un semplice espresso, rilevato magari altrove.

Quanto all’aumento, il discorso cambia. Un rialzo, deciso oggi, di 20 centesimi sarebbe del tutto ingiustificato. Infatti, è vero che il caffè è rincarato ma ricordiamo che un espresso si fa con 7 grammi di miscela, ossia con un chilo di caffè si fanno 142 tazzine. La materia prima, insomma, incide molto poco sul costo finale, mentre il prezzo dell’energia è calato rispetto ai picchi del terzo trimestre 2022. Anche lo zucchero, dopo il picco raggiunto nell’agosto del 2023, costa da allora il 20,5% in meno.”

Come commenta il sistema dei finanziamenti e del comodato d’uso? Quanto influenza la qualità e il prezzo proposto al cliente finale?

“Il barista ha la possibilità di acquistare un’attrezzatura ricorrendo a un prestito o prendendola in comodato d’uso. Ma, nel valutare la convenienza dell’operazione, talvolta purtroppo obbligata, deve considerare se i vincoli a cui si sottopone mettono a rischio la sua indipendenza e la qualità del suo servizio. Insomma, se poi è costretto per anni ad acquistare un caffè troppo caro e di scarsa qualità, allora non ha fatto un buon affare.”

Dona, quando si entra in un bar o in un supermercato, a cosa deve fare attenzione il consumatore quando acquista il caffè?

Al rapporto qualità prezzo. Ad esempio, a seconda del proprio gusto, alla miscela utilizzata: robusta o arabica? Al supermercato, poi, deve guardare il prezzo al chilo, dato che il caffè è, purtroppo, uno di quei prodotti che ha subito la pratica scorretta della shrinkflation, una riduzione del peso dai tradizionali 250 ai 225 grammi fatto per mascherare l’aumento del prezzo.”

Sulla base di un decreto ministeriale del 1973 non esiste un obbligo di legge che porti i torrefattori a specificare dettagli come origine, percentuali, descrizioni aromatiche del caffè: ma per il consumatore cosa sarebbe più corretto segnalare nell’etichetta dei pacchetti al supermercato?

Dona: “Più informazioni ci sono, meglio è, specie se si tratta di elementi oggettivi. Se non ci sono obblighi, nulla vieta ai produttori di inserire lo stesso maggiori indicazioni. Il consumatore, quindi, nel valutare il rapporto qualità prezzo, deve anche considerare l’etichetta e la completezza delle informazioni riportate sulla confezione, che sono perlomeno un indice di serietà della ditta oltre che l’elemento più importante per valutare la bontà di un prodotto prima del suo acquisto e del suo assaggio.”

Pagamenti digitali, altra nota dolente nei bar italiani: il gestore può davvero impedire al consumatore di pagare un espresso con il bancomat?

“No, è vietato dalla legge. Rischia una sanzione amministrativa pecuniaria di 30 euro, + il 4% del prezzo del caffè. Ricordiamo, anche, che è considerata una pratica commerciale scorretta richiedere un sovrapprezzo per un pagamento elettronico.”

Oggi quanto incidono inflazione e rincari nelle tasche del consumatore e quindi sui consumi di un bene popolare come il caffè?

“Rispetto al caffè acquistato in negozio e fatto a casa, in un anno la spesa di una famiglia è pari mediamente a 178 euro. Se consideriamo l’ultimo rincaro tendenziale del caffè comunicato dall’Istat, +19,5% su marzo 2024, l’aumento della spesa è pari a 34 euro e 70 cent su base annua. Non è poco.”

Il caffè macchiato non dovrebbe costare leggermente di più dell’espresso, dato che si usa un ingrediente in più? Il consumatore lo sa?

Il consumatore lo sa, ma sa anche che un buon barista che vuole fidelizzare il cliente può anche decidere di non fargli pagare qualcosa in più per un goccio di latte. Insomma, il caffè, un po’ come i salatini sul bancone, possono servire al barista per attirare persone nel locale, invogliandoli poi ad acquistare anche altro, un po’ come si fa con i prodotti civetta al supermercato.”

Il New York Times: “Volete far sclerare gli italiani? Basta aumentare il prezzo della tazzina di caffè espresso”

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New York Times
Il Gran Caffè Gambrinus di Napoli, citato nell'articolo del NYT (Credits: Wikimedia Commons, foto di Gennaro Fusco)

MILANO – Se volete far “sclerare” gli italiani, aumentate il prezzo dell’espresso: così titolava, qualche giorno fa, un’indagine del New York Times, realizzata dalla giornalista Patricia Mazzei, che ha viaggiato attraverso lo stivale sondando gli umori di esercenti e consumatori, a fronte dei rincari subiti dal prezzo della tazzina al bar. Dall’articolo emerge un dato che renderà probabilmente invidiosi i lettori americani, viste le somme che sono abituati a sborsare per gli elaborati beveraggi serviti nelle catene di oltreoceano.

Il prezzo medio dell’espresso in Italia – stando a una recente analisi di Assoutenti – rimane tra i più bassi in assoluto in Europa: appena 1,16 euro, che tradotti in moneta americano fanno 1 dollaro e 36 centesimi.

A titolo di raffronto, un espresso da Starbucks costa 3,75 dollari (3,2 euro).

Tutto ciò, nonostante il prezzo della tazzina sia aumentato – secondo la stessa fonte – dell’11,5% negli ultimi due anni. Un rincaro più che giustificato, visto il lievitare dei costi della materia prima e di molte altre voci di spesa dei torrefattori e degli esercenti.

Il fatto è – scrive Mazzei – che gli italiani considerano il caffè al bar una tradizione e un rituale quasi sacro. E hanno sempre dato per scontato che il prezzo della tazzina rimanesse basso, lamentandosi anche per rincari nell’ordine di pochi centesimi.

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The Rag unisce il gelato allo specialty, ad Avellino: “Tutto è partito dall’affogato al caffè”

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Il team The Rag (foto concessa)
Il team The Rag (foto concessa)

ATRIPALDA (Avellino) – Si entra da The Rag, gelateria e specialty coffee ad Atripalda, in Piazza Umberto I: qui, lo chef Gian Paolo Capaldo ha realizzato il suo sogno. Partendo da appena 8 posti a sedere in una sala dedicata a momenti di degustazione, da un laboratorio di produzione di grandi lievitati e confetture, un progetto un po’ di nicchia, quasi elitario, lo ha definito lui stesso, arriva la decisione di aprire il locale al pubblico, come gelateria.

Prima solo laboratorio di produzione di grandi lievitati da zero, di confetture, marmellate, biscotteria.

The Rag si è evoluto: come ci è arrivato agli specialty coffee, occupandosi di lievitati e gelato?

“Dopo il primo anno di prova, abbiamo deciso di allargare un po’ l’offerta collaborando con Mauro Cipolla di Orlandi Passion, che ha sposato subito la nostra voglia di fare qualcosa di diverso che fosse anche in linea con la filosofia su cui si fonda la gelateria. Abbiamo spinto quindi il momento della colazione la mattina, per ora soltanto nel fine settimana per capire come reagiscono i clienti, proponendo un espresso diverso da quello che si trova in zona. A breve inseriremo anche varie estrazioni alternative.

In seguito abbiamo deciso di stringere un rapporto anche con Le Piantagioni del Caffè, che ci ha convinti come azienda. Abbiamo voluto inserire qualcosa di insolito: dopo aver assaggiato quattro o cinque referenze, abbiamo selezionato da Orlandi una miscela media (100% Arabica), che è più facile da comprendere senza acidità estreme.

È un caffè molto buono, che mette a proprio agio, che usiamo come prima referenza da far provare al cliente che non conosce gli specialty. Lo vendiamo un euro 50 e siamo gli unici della zona, ma fin qui stiamo raccogliendo più o meno dei buoni riscontri. In effetti i nostri clienti sono già selezionati, abituati a costi più elevati per quanto riguarda il gelato, tuttavia c’è ancora qualcuno che entra per la prima volta e rimane interdetto.

All’interno di The Rag (foto concessa)

Dall’altra parte del bancone, cerchiamo sempre di spiegare, venire incontro, addirittura lo offriamo e di solito i clienti ritornano. Se poi sono disposti ad ascoltare, approfondiamo il racconto, facendo loro guardare il chicco del caffè, facendoglielo annusare. Abbiamo a che fare con una materia prima che possiede un determinato valore e noi cerchiamo di attribuirgli il prezzo giusto.

Continuando con la proposta, abbiamo un altro 100% Arabica, il Lab 106, che risulta meno cremoso e con un’acidità leggermente spiccata, de Le Piantagioni così come la loro monorigine (che venderemo sui due euro). Questi sono i due step successivi per un consumatore più curioso, più educato.

Stiamo affrontando il discorso con i piedi di piombo e attualmente siamo ancora in fase di rodaggio, dobbiamo prendere le giuste misure.”

Ma in un locale come il vostro, il caffè era comunque una necessità?

Tutto è partito dal fatto che volevo creare l’affogato al caffè, quindi dalla necessità di acquistare una macchina per l’estrazione dell’espresso: le persone a quel punto però avrebbero chiesto di berlo e per questo motivo non abbiamo voluto pensare ad un sistema a cialde, ma ad un’attrezzatura che potesse reggere il confronto con la qualità di tutto il resto dei nostri prodotti.

Risultato finale: oggi abbiamo l’affogato servito nella tazza da cappuccino, con il caffè a scelta del cliente tra le nostre proposte. Abbiamo anche il gelato al caffè con la miscela di Orlandi forte, perché ci serviva più scuro.

Facciamo il gelato al caffè espresso: prepariamo quindi la tazzina, massimo 25 grammi ad estrazione – in un chilo di gelato ci stanno 10 espressi con il forte – per evitare l’ossidazione e lo usiamo subito per la ricettazione. Questa è stata una delle nostre scommesse più belle: il gelato al caffè era quello che costava di più dall’inizio, perché volevamo evitare di usare le paste di gelateria al caffè, né tanto meno uno che fosse infuso nel latte.

Certo con la nostra tecnica bisogna stare più attenti all’acidità, come nei grandi lievitati: nel panettone al caffè usavamo il decaffeinato, partendo proprio dai grani, o da una macinazione turca molto fine.

Per quanto riguarda la macchina, alla fine ho scelto una Cimbali completamente automatica, l’S15. Questo perché si possono impostare a monte i tempi di estrazione, la dose per l’espresso, e in questo modo qualsiasi operatore può soltanto premere un pulsante. Abbiamo sempre avuto una Cimbali automatica, anche nel negozio di mio padre di ferramenta, dall’M100 all’ultima che abbiamo da The Rag.

Da quando avevo sei anni, premevo un pulsante e avevamo la stessa costanza in tazza.

Poi lo stesso grinder è integrato nella macchina e ci dobbiamo soltanto occuparci di settarlo soprattutto per contrastare il cambio dell’umidità. Teniamo al massimo 150 grammi di caffè in macchina e il resto lo conserviamo in contenitori ermetici per evitare che ossidi troppo velocemente.

In tutto siamo in 5, tra laboratorio e caffetteria. per scelta ruotiamo e ci occupiamo di ogni aspetto a turno.”

E il cacao?

“Come cioccolato abbiamo deciso di usare il prodotto di Belcolade, che si occupa di un cioccolato più ricercato senza però essere respingente per un’acidità troppo elevata. Da The Rag pensiamo che il cioccolato debba essere un momento di gioia, anche quando si parla di fondente.

Con Belcolade ho trovato la risposta che cercavo, insieme al progetto Cacao trace: per ogni chilo acquistato da loro, una parte viene devoluta ai farmers alle origini. Con questo sistema hanno costruito case, scuole, una rete idrica.

Attualmente lo usiamo nel gelato: la scelta del cioccolato e non del cacao è particolare, ma l’abbiamo fatta perché il risultato finale è più buono. Risulta più difficile dal punto di vista dei grassi contenuti: la sua struttura nei gelati, rischia di rassodarsi eccessivamente. Il gusto però è completamente diverso e questo ci basta per continuare così. Lo inseriamo anche nei lievitati, tipo nella Colomba e il panettone.

Facciamo una ganache di panna al cioccolato, con una piccola parte di burro, per conferire il gusto di cioccolato al lievitato. “

Avete sofferto dell’aumento dei prezzi?

Abbiamo dovuto alzare i prezzi per il consumatore finale, cercando in alcuni casi di applicare un aumento distribuito su tutta l’offerta, facendo una media. Pensiamo che soltanto il cacao è aumentato dell’80% rispetto l’anno scorso. Il caffè allo stesso modo ha subito degli aumenti e quindi abbiamo dovuto reagire alla cosa.

Il burro di cacao è quasi impossibile da acquistare, arriva a 150 euro al chilo. Fortunatamente ne usiamo un chilo all’anno circa, però stiamo parlando di cifre altissime.”

Altri progetti di The Rag?

“Più avanti venderemo anche delle confezioni per il consumo domestico. Abbiamo attualmente il pacchetto da 250 grammi e a richiesta maciniamo regolando a seconda dell’estrazione. Qualcuno ha chiesto le cialde e abbiamo passato la palla direttamente a Mauro Cipolla.

Penseremo più avanti di estendere la colazione al resto della settimana. L’obiettivo finale è arrivare dopo la stagione estiva, in autunno-inverno quando il gelato si ferma, a portare avanti lo specialty e la prima colazione per trainare il locale.”

HostMilano: l’arte bianca protagonista tra innovazione e tradizione

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hostmilano
L'arte bianca a HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Farina, acqua, lievito – e un mondo che cambia. In un’ospitalità sempre più trasversale, l’arte bianca si conferma al centro di una trasformazione che coniuga gusto e innovazione. A HostMilano 2025, l’area MIPPP – Milano Pane Pizza Pasta si rinnova per raccontare come il settore risponda alla domanda di prodotti artigianali, salutari con tecnologie e soluzioni sempre più evolute.

La manifestazione presentata da Fiera Milano, punto di riferimento globale per tutto il mondo horeca, dedicherà ampio spazio a questo universo, non solo con la presenza dei protagonisti dell’industria, ma anche con un ricco programma di contenuti esperienziali.

Un’evoluzione che arriva in un momento chiave per il settore: secondo una ricerca di Grand View Research, il mercato globale delle attrezzature per bakery ha già raggiunto i 14 miliardi di dollari e continuerà a crescere con un tasso annuo del 6,7% fino al 2030.

A spingere il comparto sono le nuove esigenze dei consumatori: pizze gourmet, basi biologiche, proposte gluten free e una crescente attenzione alla qualità nutrizionale. Una tendenza che porta con sé una vera e propria rivoluzione tecnologica: le aziende rispondono con soluzioni che parlano il linguaggio della digitalizzazione, dell’efficienza energetica, della sostenibilità e del controllo qualità.

Pronti a trasformare in business le nuove abitudini di consumo

A raccogliere e amplificare questa spinta sarà proprio l’area MIPPP, rafforzata anche dalla collaborazione con il Consorzio SIPAN, che porterà a HostMilano 2025 i più importanti produttori italiani di tecnologie per la panificazione.

Il tutto sarà completato da Bakery Square, un’arena dinamica pensata per ospitare eventi, formazione e spettacolo. Tra i momenti clou, il Panettone World Championship, vera celebrazione dell’eccellenza dolciaria, e il Campionato Europeo della Pizza, che vedrà competere le migliori scuole e tecniche del continente.

Con MIPPP e Host 2025, Fiera Milano conferma la propria capacità di fare sistema, unendo le eccellenze della filiera e offrendo una piattaforma unica per interpretare il presente e progettare il futuro dell’Arte Bianca. L’appuntamento è a Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre 2025.

Approfitta subito delle tariffe Early Bird per acquistare il tuo accesso: le tariffe preferenziali saranno disponibili solo fino al 17 settembre prossimo.

Asean Coffee Federation introduce Acap, il nuovo protocollo per valutare il caffè

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Da sinistra: Mr. Dave Lim (Technical Director, Asean Coffee Institute), Justin Metcalf (Chief education officer, Asean Coffee Institute), Victor Mah (President, Asean Coffee Federation and Asean Coffee Institute), and Steven Tan (Executive Director, Asean Coffee Federation and Asean Coffee Institute)

GIACARTA — L’Asean Coffee Institute (Aci), gruppo commerciale composto da associazioni nazionali del caffè in 10 Paesi del Sudest asiatico, sotto la leadership dell’Asean Coffee Federation (Acf), ha annunciato lo scorso maggio il lancio dell’ACF Coffee Appreciation Protocol (Acap), un innovativo sistema di valutazione del chicco.

Acap integra in modo completo tutti gli aspetti del caffè ed è pronto a ridefinire come il chicco venga apprezzato, insegnato e celebrato a livello globale.

“Il sud-est asiatico ha sempre avuto una grande rilevanza per caffè. Con Aci e Acap, stiamo prendendo il controllo su come il nostro caffè venga valutato e compreso sulla scena globale”, ha affermato Victor Mah, presidente dell’Asean Coffee Federation. “Si tratta di un grande traguardo nel nostro percorso per definire l’eccellenza del caffè attraverso la lente dell’Asean e condividerla con il mondo.”

Un viaggio unificato del caffè: il caffè dalla piantagione alla tazza

Acap è più di un sistema di qualità: è un movimento culturale ed educativo. Introduce sei moduli, ciascuno che traccia il viaggio completo del caffè:

(1) Apprezzamento tecnico (Acap-TA): qualità del caffè verde dalla piantagione alla torrefazione

(2) Apprezzamento descrittivo (Acap-DA) e (3) apprezzamento della torrefazione (Acap-RA): comprendere e creare il sapore nel lato consumatore

(4) Apprezzamento della preparazione (Acap-BA) e (5) Apprezzamento percettivo (Acap-PA): presentare il sapore e comprendere la ricettività del mercato alla fine del consumatore

(6) Apprezzamento delle competenze (Acap-SA): integrazione delle competenze del caffè per la formazione e le competizioni

Con ampie applicazioni dai laboratori professionali di caffè al mercato dei consumatori, ogni modulo fornisce un profilo di sapore, un’opinione e o un punteggio.

“Acap porta chiarezza e fiducia ai professionisti del caffè a ogni livello: dagli agricoltori ai baristi,” ha affermato Justin Metcalf, chief education officer di Aci. “Li equipaggia con una struttura e un linguaggio condiviso per celebrare il caffè dell’Asean in tutto il mondo.”

Per supportare il lancio di Acap, Aci sta utilizzando la ricerca scientifica ed espandendo la sua piattaforma di formazione per supportare i moduli Acap. L’obiettivo è fornire agli artigiani del caffè competenze integrate tramite un numero ottimale di corsi:

  • Un nuovo corso integrato di apprezzamento del caffè Farm-to-Cup ACF (precedentemente chiamato “A Grader”)
  • Corsi per farm hand: torrefazione e gestione del caffè
  • Asean Coffee Flavour Sphere – una mappa dei sapori che utilizza frutta, spezie e ingredienti familiari in tutta l’Asia
  • Strumenti innovativi come il scentible sensory Kit che concretizza la flavour sphere, e l’app Cpin, che digitalizza i moduli Acap e traccia le opinioni sul caffè

La prima sessione di formazione di Acap si terrà a Singapore dal 16 al 18 luglio 2025, in concomitanza con SIGEP Asia 2025, dove più di 10 formatori di ACF Coffee Appreciator saranno certificati.

“Acap è un sistema vivente, pratico, comunitario, inclusivo e in continua evoluzione,” ha affermato Dave Lim, direttore tecnico di Aci. “Stiamo abbracciando le voci dei praticanti sul campo, e invitiamo il mondo a unirsi a noi.”

La scheda sintetica dell’Asean Coffee Institute

L’Asean Coffee Institute, fondato nel 2021 dalla Asean Coffee Federation, ha sede a Singapore con un ufficio regionale a Kuala Lumpur. Organismo ufficiale di educazione sul caffè, fornisce certificazioni, strumenti sensoriali e formazione sostenibile lungo tutta la filiera.

Barry Callebaut registra forte calo del volume delle vendite, 1,6 milioni di tonnellate di cioccolato, -6,43%, e rivede al ribasso le previsioni per la terza volta

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Barry callebaut cioccolato unilever
Il logo di Barry Callebaut

ZURIGO – Barry Callebaut, il principale produttore mondiale di cioccolato di alta qualità, ha registrato una diminuzione del volume delle vendite e ha rivisto al ribasso le sue previsioni per la terza volta dall’inizio dell’anno. Nei primi nove mesi dell’anno fiscale 2024/25, l’azienda ha venduto 1,6 milioni di tonnellate di cioccolato, con un calo del 6,3% rispetto all’anno precedente.

Questo risultato ha superato la diminuzione media del 5,1% prevista dagli analisti. Tuttavia, a seguito dell’aumento dei prezzi del cacao, il fatturato è aumentato in modo significativo, raggiungendo i 10,9 miliardi di franchi svizzeri (circa 10 miliardi di euro), con un incremento del 50%.

In valuta locale, l’aumento è stato ancora più elevato, pari al 57%. Questo è stato ottenuto principalmente grazie a un modello di prezzo flessibile, il quale ha permesso all’azienda di trasferire l’aumento dei costi delle materie prime ai propri clienti.

“Negli ultimi 18 mesi, la nostra industria ha affrontato una discontinuità e volatilità senza precedenti,” ha dichiarato Peter Feld, ceo del Gruppo Barry Callebaut, in una nota. “Coerentemente con il nostro modello commerciale, abbiamo riportato gli aumenti dei prezzi del cacao ai nostri clienti. Nel frattempo, gli acquirenti stanno gestendo gli aumenti dei prezzi al consumatore finale, causando interruzioni nel B2B a breve termine, che hanno avuto un impatto sui nostri volumi”.

Peter Feld aggiunge: “Il terzo trimestre è stato influenzato dalla nostra priorità di mantenere i volumi nel settore Global Cocoa. Stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri clienti per sviluppare soluzioni più economiche, sfruttando la forza complessiva del nostro portafoglio di soluzioni complete per il cioccolato. Allo stesso tempo, il nostro programma di investimenti BC Next Level sta aumentando la nostra agilità e resilienza alla volatilità dei prezzi dei semi di cacao, con un’enfasi sull’ottimizzazione dei ritorni e sulla riduzione della leva finanziaria.”

Il bilancio di Barry Callebaut

Il settore global chocolate ha registrato una diminuzione del volume delle vendite del -5,1%, in un mercato generale del cioccolato in declino, secondo Nielsen (-3,0%). Il mercato ha registrato il suo calo più grande in un decennio nel terzo trimestre (-4,2%), con i volumi di global chocolate che sono diminuiti del -6,2%.

Lo sviluppo dei volumi per i food manufacturer (-5,8%) è stato ancora influenzato dalla volatilità del mercato e dai cambiamenti nei comportamenti dei clienti. Sono diminuiti anche i volumi nel settore gourmet (-1,7%), ma il canale si è dimostrato più resistente, con una forte crescita in AMEA e America Latina.

Nel terzo trimestre, l’attività gourmet ha registrato un -6,4% nei volumi, con una volatilità trimestrale dovuta alla fase di acquisti da parte dei clienti.

Guardando alle performance regionali nel Global Chocolate, l’America Latina (+8,3%) è stata la principale contribuzione positiva alla performance dei volumi, sostenuta da soluzioni innovative per i clienti.

Asia Pacifica, Medio Oriente e Africa (AMEA) hanno visto sia una crescita positiva (+0,5%) che un calo negativo nel terzo trimestre (-2,2%), poiché la forte crescita in India, Medio Oriente e Indonesia è stata compensata da una performance negativa in Cina e nel Pacifico meridionale.

I volumi sono diminuiti in Europa Centrale e Orientale (-5,5%), influenzati da un ambiente difficile per i clienti, in particolare in Turchia. Il Nord America ha riportato una diminuzione dei volumi del -5,8%. I nuovi clienti acquisiti sono stati più che compensati da un ambiente di domanda difficile, dall’aumento dei clienti a Toluca, Messico, e da ulteriori incertezze legate alle tariffe, portando a un calo dei volumi del -12,3% nel terzo trimestre. Lo sviluppo dei volumi in Europa Occidentale (-6,8%) è stato significativamente influenzato dall’adattamento dei clienti ai prezzi elevati e volatili dei fagioli di cacao, nonché dalla razionalizzazione degli SKU.

Il settore Global Cocoa ha registrato una diminuzione del volume delle vendite del -11,3%, con un calo del -22,6% nel terzo trimestre. Il settore ha subito un impatto negativo dalla domanda di mercato a causa degli aumenti significativi dei prezzi dei semi di cacao, in particolare in AMEA, CEE e America Latina. I volumi sono stati anche influenzati dalla priorità data ai segmenti ad alto ritorno nel settore Cocoa e da Global Chocolate, in un ambiente con vincoli di fornitura.

Nel complesso, il Gruppo Barry Callebaut ha registrato un volume di vendite di 1.602.458 tonnellate, in diminuzione del -6,3%, per i primi nove mesi dell’anno fiscale 2024/25. Il volume delle vendite è diminuito del -9,5% nel terzo trimestre, poiché l’ambiente di mercato altamente volatile ha influenzato il comportamento dei clienti, con incertezze tariffarie particolari in Nord America, oltre all’impatto della priorità data al settore Global Cocoa.

I ricavi delle vendite sono ammontati a 10.946,7 milioni di franchi svizzeri, con un aumento del +56,7% in valute locali (+49,5% in CHF). La crescita è stata alimentata dal passaggio con successo degli aumenti significativi dei prezzi del cacao, che Barry Callebaut gestisce attraverso il suo modello di prezzi cost-plus per la maggior parte del suo business.

Previsioni

A causa delle condizioni di mercato senza precedenti, il Gruppo rivede le sue previsioni per il volume dell’anno fiscale 24/25, ora prevedendo una diminuzione a una sola cifra per il global chocolate e una diminuzione a doppia cifra per il Global Cocoa. Ciò si traduce in una diminuzione complessiva del volume di circa il -7% e un aumento a una cifra medio-alta dell’EBIT ricorrente in valute locali per l’anno fiscale 24/25.

Evoluzione dei prezzi delle principali materie prime

Durante i primi nove mesi dell’anno fiscale 2024/25, i prezzi di mercato terminali per i semi di cacao sono aumentati significativamente, spinti da vari fattori. I prezzi sono aumentati da un prezzo iniziale di 5.332 GBP a un massimo di 9.425 GBP, per poi chiudere il periodo a 6.453 GBP per tonnellata al 31 maggio 2025. In media, i prezzi dei semi di cacao sono aumentati del +43% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

I primi mesi della raccolta 2024/25 hanno visto ottimi  arrivi di semi di cacao in Africa occidentale e in altre origini non africane, ma le condizioni meteorologiche avverse nella parte finale del periodo hanno influenzato la raccolta di metà stagione.

I prezzi globali dello zucchero sono stati mediamente inferiori del -17% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, a causa del miglioramento dei fondamentali in molte delle regioni esportatrici, tra cui il Brasile, il più grande produttore mondiale. In Europa, i prezzi dello zucchero sono diminuiti in media del -33%, a causa dell’aumento delle superfici dedicate alla barbabietola da zucchero per la campagna 2024/25, che si conclude a settembre. Questa espansione ha portato a un mercato più fornito rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

I prezzi del latte sono aumentati mediamente dell’+1% rispetto all’anno precedente. Le scorte globali di latte sono rimaste equilibrate grazie a una crescita limitata dell’offerta di latte e una solida attività di esportazione, escludendo il rallentamento legato alle tariffe nel commercio con gli Stati Uniti. Di conseguenza, i prezzi, pur essendo più elevati rispetto all’anno scorso, sono rimasti generalmente stabili a livelli elevati.

Caffè: Monica Sciajno, direttrice generale della Città Metropolitana di Torino, abbassa il prezzo della tazzina per i dipendenti dell’amministrazione

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Monica Sciajno, nuova direttrice generale della Città Metropolitana di Torino, ha deciso di abbassare di 10 centesimi il prezzo del caffè al bar per il i dipendenti dell’amministrazione pubblica, passando da 1,30 a 1,20 euro. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Lo Spiffero.

La nuova politica del caffè di Monica Sciajno

TORINO – Alla Città Metropolitana di Torino il buongiorno si vede dal… bar. Monica Sciajno, fresca di nomina come direttrice generale, ha deciso di fare il suo esordio con un provvedimento destinato a finire negli annali della amministrazione pubblica: dal 15 luglio, il prezzo del caffè al bar interno cala di 10 centesimi, passando da 1,30 a 1,20 euro. Un’operazione che ha già scosso Wall Street, rianimato il mercato dei futures e fatto tremare i distributori automatici di mezza Italia.

La comunicazione, inviata puntuale alle 14:05 del 14 luglio, è perfetta nella sua sobrietà istituzionale: “Si tratta di un piccolo segnale di attenzione che ho concordato con Gerla 1927 e che confido possa esserVi gradito.” Firmato: la direttrice Generale Monica Sciajno. Insomma, non proprio un piano Marshall, ma un piccolo passo per la Dg, un grande sorso per i dipendenti.

Nel frattempo, fuori dai corridoi climatizzati di corso Inghilterra, la realtà scotta più di una moka dimenticata sul fuoco. Secondo l’International Coffee Organization, il prezzo del caffè è salito alle stelle per effetto dei cambiamenti climatici, delle speculazioni sui mercati globali e delle nuove normative Ue contro la deforestazione. I raccolti crollano, le scorte si assottigliano, i costi di trasporto lievitano.

E il risultato è servito in tazzina: l’espresso al bar ha superato in molte città italiane l’1,50 euro, con punte di 1,90 a Milano, e il temuto “caffè da 2 euro” ormai appare alle porte. Ma alla Città Metropolitana no. Lì si va in controtendenza. Mentre il resto del mondo stringe la cinghia – o meglio, la paletta da zucchero – i dipendenti dell’ente possono brindare alla nuova era a colpi di arabica scontata.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Il consumo di caffè in gravidanza non è dannoso: il nuovo studio

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Una tazza di caffè americano (immagine: Pixabay)

Una nuova ricerca dell’Università del Queensland a Brisbane in Australia ha concluso che il consumo di espresso durante la gravidanza non è tanto dannoso quanto si potrebbe pensare. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione dell’Ansa.

Il consumo di caffè in gravidanza

MILANO – Bere caffè durante la gravidanza può non essere dannoso quanto finora ritenuto. Una nuova ricerca australiana ha escluso legami tra il suo consumo e uno stentato sviluppo neurologico del nascituro.

Mentre gli studiosi dell’Università del Queensland, guidati dalla ricercatrice Gunn-Helen Moen dell’Istituto di ricerca biomolecolare, raccomandano che le donne continuino a seguire l’opinione medica corrente, il loro studio indica che molte ricerche passate possono aver portato a risultati attribuibili ad altri fattori non considerati, come il fumo o l’alcool durante la gravidanza.

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Il maestro gelatiere Eugenio Morrone presenta la granita al cetriolo per combattere il caldo

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La granita di Eugenio Morrone (immagine concessa)

ROMA – Estate torrida e città bollenti, l’afa in Italia sta battendo ogni record. Per combattere il caldo estivo ecco il piacevole refrigerio proposto da Eugenio Morrone, campione del mondo di gelateria. Fresca, dissetante e poco calorica, arriva la granita al gusto cetriolo, mela smith, menta peperita e limone verdello, rinfrescante e decisamente healty con una percentuale di zucchero ridotta addirittura del 40% rispetto al gelato.

La ricetta di Eugenio Morrone

Morrone la ripropone alla messinese: “consistenza morbida, sapore intenso, con cristalli di ghiaccio teneri al palato e consigliamo di gustarla con le nostre artigianali brioche col tuoppo” – commenta il campione del mondo di gelateria.

La scelta dei gusti – che si possono trovare nelle location della Capitale già premiate con i Tre Coni dal Gambero Rosso, Il Cannolo Siciliano al Pigneto e da Fior di Luna a Trastevere – segue il corso della stagionalità e tra le scelte più gettonate troviamo il pesto di mandorla, pistacchio, more di gelso, fragola, melone, cocomero e limone.

Morrone lancia la nuova tendenza dell’estate, tanta innovazione nel mix delle materie prime utilizzate mediante una preparazione attenta e scrupolosa per cui alcune granite vengono realizzate a mano attraverso la catena del freddo mentre altre con macchine antiche.

Sostenibilità e filiera corta, il pluripremiato gelatiere ha mantenuto anche per le granite lo stesso concept con cui ha reso grande il gelato artigianale italiano in questi anni: prodotto attento alla sperimentazione e sorbetti a basso contenuto di zucchero (-30%).

Lavazza entra nella storia di Wimbledon con Jannik Sinner: dal 2019, il colosso di Torino non smette di sostenere il campione

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Jannik Sinner nella campagna di Lavazza

MILANO – Tutti ne stanno parlando: la vittoria di Jannik Sinner è un’altra svolta storica segnata su Carlos Alcaraz. Quattro set, prima vittoria italiana a Wimbledon. Un amore sul campo tra il giovane campione del tennis e Lavazza, azienda che da anni sostiene l’atleta – già quando appena diciassettenne si posizionava al 140° del rancking Atp – e da 15 anni è il caffè ufficiale dello stesso torneo (insieme al Roland Garros, l’US Open, l’Atp Finals, Shanghai e Madrid).

Sinner e Lavazza spingono sulla vittoria epocale

Il successo ottenuto nella partita conclusiva contro Carlos Alcaraz è uno di quei momenti che segneranno lo sport italiano. E appena dopo la recente delusione della sconfitta di Parigi, Sinner conquista l’erba inglese.

Una finale persa in terra di Francia che però non ha avuto l’amaro sapore del fallimento: è proprio questo che fa la differenza con un vero campione, la voglia di apprendere dagli inciampi di carriera per potersi migliorare. Almeno così ha dichiarato lo stesso Sinner in una vecchia intervista, ringraziando poi dopo la vittoria ovviamente il suo team, la sua famiglia che lo hanno portato a realizzare il sogno di Wimbledon.

Il supporto di Giuseppe Lavazza non si è fatto attendere, così come ha dichiarato al Sole 24 Ore:

“Volevamo sponsorizzare un giocatore italiano, giovane, ci interessava dare questo segnale di attenzione e un nostro collaboratore molto esperto ci ha detto dovete puntare su Jannik. Gli altri possono diventare bravi però secondo me lui è fenomenale”.

La partnership con il brand risale al 2019, diventata presto un’associazione diretta tra questo marchio e il tennista altoatesino. E oltre alla pubblicità, fondamentale anche la creazione della community dei Carota Boys – il fanclub di Sinner.

Il tennis si prende lo spazio del calcio nel cuore degli italiani in queste giornate, tutti riuniti attorno al rito della partita e dell’espresso Lavazza. Numeri uno del tricolore, in quattro set (dopo tre ore con il punteggio di 4-6 6-4 6-4 6-4) due nomi ben noti in tutte le famiglie dello Stivale, hanno riscritto la storia nazionale, probabilmente nelle cucine, magari con una moka per tenere accesa la tensione del gioco davanti alla televisione.

L’italiana del caffè e del tennis, ha vinto Wimbledon. Di fronte agli occhi dei principi del Galles, William e Kate, che poi hanno premiato il tennista.