martedì 11 Novembre 2025
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Barry Callebaut: secondo sopralluogo del probabile acquirente della fabbrica di Verbania Intra

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Barry callebaut cioccolato unilever
Il logo di Barry Callebaut

Nei giorni scorsi è avvenuta la seconda visita di un’azienda interessata a rilevare la fabbrica di cioccolato Barry Callebaut di Verbania Intra, la cui chiusura è annunciata entro il 30 giugno. Al momento non è noto di quale azienda si tratti ma potrebbe essere una realtà che opera nello stesso settore.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Rai News Tgr Piemonte.

La seconda visita del possibile acquirente per la fabbrica di cioccolato di Verbania Intra di Barry Callebaut

INTRA (Verbanio, Cusio, Ossola) – Nuovo sopralluogo, nei giorni scorsi, da parte del possibile acquirente dello stabilimento di Barry Callebaut di Verbania Intra.

I rappresentanti della stessa azienda che avevano già fatto una prima visita a metà febbraio sono tornati nella fabbrica piemontese della multinazionale svizzera del cioccolato, che ne ha annunciato la chiusura entro il 30 giugno.

Non è al momento noto di quale azienda si tratti.

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Cacao: boom del prezzo della materia prima, ecco come resistono le cioccolaterie artigianali di Milano

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Le fave di cacao (Pixabay licensed)

Oggi la materia prima del cacao costa tre volte più di due anni fa. Il Foglio descrive il viaggio inchiesta fra boutique e laboratori di Milano, per capire come la nicchia del cioccolato fatto a mano ha reagito all’aumento. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Francesco Cocco per il quotidiano Il Foglio.

Il rincaro del cacao e la risposta dei laboratori di Milano

MILANO –  Se ne parla da tempo, anche fra i non addetti ai lavori. Due anni fa, il cacao costava meno di 3 dollari al chilo, oggi più di 8, dopo aver toccato i 12 dollari al chilo a fine 2024. La crisi ha origine principalmente in Ghana e Costa d’Avorio, che ne sono i maggiori esportatori.

Siccità alternata a piogge torrenziali, malattie delle piante e, in Ghana, la sostituzione della coltura del cacao con una devastante caccia all’oro (inteso proprio come il metallo giallo), hanno determinato una situazione problematica per tutta la filiera del cioccolato.

Ma se questo è vero per i grossi produttori industriali, che ricadute può aver avuto un simile cataclisma su una nicchia come quella delle cioccolaterie artigianali? Da questa domanda parte il nostro viaggio fra boutique e laboratori all’ombra della Madonnina.

Charlotte Dusart, cioccolatiera belga a Milano, con negozio vicino a Porta Venezia e laboratorio in zona Lambrate, non si aspettava che il costo del cacao salisse così tanto e così velocemente. “Lo abbiamo gestito all’inizio potendo fare una scorta molto ampia di prodotti al vecchio costo, dopodiché abbiamo dovuto aggiustare i prezzi di alcuni prodotti. Io ho fatto la scelta di tenerli quasi uguali agli altri anni, perché ci tengo tanto ad avere prezzi abbordabili. Alcuni prodotti, come le tavolette che sono fatte interamente di cioccolato, li abbiamo aumentati un po’, mentre i cioccolatini, che contengono ganache, caramello, eccetera, no”.

Un 15-20 per cento di aumento sul prezzo finale, e solo su pochi articoli, ci spiega quindi Dusart. Per il resto, ha puntato ad aumentare il volume di vendita: “Vendiamo a più persone possibile e facciamo i margini così”, si è detta.

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Sicilia: 200 imprese nel settore del caffè tra produzione e vendita, fatturato di 500 milioni

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La Sicilia (foto da Flickr)

In Sicilia sono ubicate circa 200 imprese nel settore del caffè tra produzione e vendita. La concentrazione delle aziende è maggiore nelle province di Catania e Palermo, che contano rispettivamente 102 imprese ciascuna, pari al 51% del totale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Blog Sicilia.

Il settore del caffè in Sicilia

PALERMO- La Sicilia può essere considerata la terra del caffè? In base ai dati recenti, sì. Nell’isola operano attualmente circa 200 imprese nel settore, distribuite tra produzione e vendita. L’industria regionale, che ha radici storiche profonde, genera oggi un fatturato complessivo di circa 500 milioni di euro.

La concentrazione delle aziende è maggiore nelle province di Catania e Palermo, che contano rispettivamente 102 imprese ciascuna, pari al 51% del totale. Le restanti aziende si distribuiscono in modo meno uniforme nel territorio: Trapani ne ospita 23, Messina 20, Caltanissetta 17, Ragusa 14, Agrigento 10, Siracusa 9 ed Enna 5. Insomma, l’oro nero sembra avere oggi una forte presenza siciliana.

Molte realtà imprenditoriali siciliane legate al caffè vantano una lunga storia. Tra queste spicca Caffè Barbera, fondata nel 1870 e attualmente guidata dalla sesta generazione della stessa famiglia. Questa impresa rappresenta un chiaro esempio di continuità familiare e adattamento al cambiamento: elementi che caratterizzano l’evoluzione dell’intero comparto siciliano. Le aziende storiche hanno saputo rinnovarsi, investendo nelle nuove tecniche produttive e nella ricerca della qualità, senza rinunciare al forte legame con la propria tradizione.

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Siracusa: ecco la prima scuola per la formazione horeca sull’Isola

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Una tazzina di caffè (foto concessa)

A Siracusa sorgerà la prima scuola per l’horeca in Sicilia. Un progetto ambizioso, a cui Unigroup s.p.a. ha già iniziato a dare forma acquistando un sito di circa 12 mila metri quadri. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Travelnostop.

La prima scuola per l’horeca in Sicilia

SIRACUSA – Sarà una scuola dedicata al settore horeca in tutte le sue necessità formative quella che sorgerà a Siracusa nel 2026 a opera di Unigroup s.p.a.

Un progetto lungimirante e ambizioso, a cui Unigroup s.p.a. ha già iniziato a dare forma acquistando un sito di circa 12 mila metri quadri, di cui 5.000 saranno utilizzati per dare vita a un centro di formazione professionale di qualità.

“La ristorazione e l’accoglienza siciliana da tempo aspettano una iniziativa di questo tipo perché serve formare più professionisti del settore per supportare il comparto horeca che rappresenta tanta parte del nostro valore economico e turistico” ha raccontato Roberto Cappuccio, presidente di Unigroup a Travelnostop.

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Il Gran Caffè Gambrinus di Montecatini Terme riapre con musica jazz e bistrot

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Il logo del Gran Caffè Gambrinus di Montecatini

Venerdì 18 aprile ha riaperto il Gran Caffè Gambrinus di Montecatini Terme sotto il colonnato liberty dello storico caffè concerto del 1913 degli architetti Bernardini e Giusti. La caffetteria propone colazioni, pranzi e cene accompagnati da eventi musicali e intrattenimento. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Luca Signorini per il portale d’informazione Il Tirreno.

La riapertura del Gran Caffè Gambrinus di Montecatini Terme

MONTECATINI TERME (Pistoia) – Venerdì inizia il nuovo corso – si spera longevo – del Gran Caffè Gambrinus (il nome del locale resta questo, in onore alla tradizione) sotto il colonnato liberty dello storico caffè concerto costruito nel 1913 su progetto degli architetti Bernardini e Giusti.

Da tempo fervevano i preparativi e i lavori in corso per il doveroso restyling all’ambiente, dopo l’esperienza durata pochi anni (dal 2018) del ristorante Foody Farm, poi sparito dalla circolazione come il gemello Fishing Lab all’ex San Francisco sulla salita del Bonfanti, che si è anche scontrato con il periodo nero del Covid.

E dunque alla vigilia di Pasqua torna a ruggire quello che una volta era considerato il salotto buono della città, almeno ai tempi d’oro, frequentato da personaggi del calibro di Nilla Pizzi, poi Gino Bramieri, Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado; e in epoche più recenti diversi appuntamenti della Versiliana (dal 2007) portati qui dallo scrittore Romano Battaglia, e il talk show di Giorgio Panariello “Senti se c’ha un amico”, tra gli ospiti Andrea Bocelli, Gigi D’alessio, Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni, Albano, Roberto Baggio.

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Bar, caffetterie e librerie: l’evoluzione dei terzi luoghi dove nasce la socialità

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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

Dall’agorà ai coworking, dai diner di Tarantino ai parchi urbani: ecco come l’ibridazione tra fisico e digitale ridisegna gli spazi dell’incontro. L’articolo di Ludovica Proietti per il portale Elle Decor spiega perché progettare ancora luoghi di relazione è una necessità per la nostra società. Di seguito riportiamo un estratto dell’articolo.

L’ibridazione tra fisico e digitale nei bar

MILANO – Nel suo saggio The Great Good Place (1989), il sociologo statunitense Ray Oldenburg definisce i terzi luoghi come quegli spazi informali che si collocano tra casa e lavoro – bar, caffè, librerie, piazze – fondamentali per il tessuto sociale e la costruzione di comunità. Spazi sempre esistiti, dall’origine dell’uomo: l’agorà, per i greci, era il posto dove si svolgeva davvero la vita della comunità, così come nella Londra dell’Illuminismo le coffee houses sono diventate vero fulcro del cambiamento sociale.

I cafè del primo Novecento, le discoteche e i circoli negli anni Sessanta, i centri sociali nei Novanta: tutti terzi luoghi capaci di generare dibattito e di essere fulcri di piccoli moti della società. In alcune culture, anche parrucchieri, saloni di bellezza, barbieri diventano terzi luoghi. Luoghi di scambio, di confronto, di appartenenza, dove lo spazio dell’abitare non è mai neutro, ma facilita – plasma o ostacola – le relazioni.

In un’epoca in cui il digitale modifica abitudini e spazi, la riflessione sul concetto di terzo luogo si riattualizza, coinvolgendo anche il mondo dell’architettura e del progetto: come si disegnano oggi gli spazi di relazione? E quali sono i nuovi ambienti ibridi che funzionano da snodo tra fisico e virtuale?

Sicuramente abbiamo imparato a riconoscere i terzi luoghi anche da come venivano disegnati. I bar avevano le loro sale da biliardo mentre i pub banconi e sgabelli alti. Li abbiamo visti diventare icone nel mondo del cinema e della tv: pensiamo al Korova Milk Bar di Arancia Meccanica, il vero covo della banda di Alex DeLarge.

La latteria più distopica del grande schermo, anche fulcro narrativo. Lo sfondo nero, le scritte bianche morbide come gocce di latte, i tavolini a forma di corpo di donna, le luci intense sono tutti elementi di design che giocano un ruolo fondamentale nella dimensione dello spazio.

Le statue di donne nude che servono latte non sono solo scenografia: sono una dichiarazione. Ispirate alle opere di Allen Jones – che però rifiutò l’invito di Kubrick – vennero realizzate da Liz Jones su commissione. Corpi femminili trasformati in oggetti d’arredo: un’estetica disturbante, che racconta la visione del regista sull’erotismo come proiezione di un futuro iper-pop, dove la provocazione diventa norma.

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Treviso: il bar Signore&Signori licenzia il robot cameriere dopo quattro giorni di servizio a causa del pavimento irregolare, il titolare Luca Marton: “Ancora ci chiedono di lui”

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L'intelligenza artificiale (immagine Pixabay)

Il bar Signore&Signori aveva adottato un anno fa un robot come cameriere. Nonostante il successo tra i clienti, il servizio dell’automa è durato solo quattro giorni a causa delle difficoltà derivate dalla pavimentazione irregolare. Il ricordo però è rimasto e alcuni tra gli avventori del locali chiedono ancora del robot.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Riccardo Benedet pubblicata sul portale d’informazione msn.

Il robot cameriere del bar Signore&Signori di Treviso

TREVISO – Quella mattina di un anno fa, in Piazza dei Signori, sembrava l’inizio di una piccola rivoluzione. Al bar Signore&Signori, storico locale nel cuore del centro, era arrivato Bob: non un nuovo cameriere in carne e ossa, ma un robot. Moderno, operoso e silenzioso, programmato per portare con precisione piatti e bevande ai tavoli, aveva destato curiosità e simpatia tra i clienti ancora prima di servire il suo primo caffè.

Peccato che il suo servizio sia durato appena quattro giorni: tra la pavimentazione irregolare e la calca degli avventori, Bob ha dovuto issare bandiera bianca. Eppure, a distanza di più di un anno, qualcuno continua a chiedere di lui, spinto dalla curiosità per quella particolare parentesi hi-tech. “Vengono ancora a chiederci del robot – racconta il titolare Luca Marton come riportato sul portale msn –, anche la settimana scorsa qualcuno l’ha nominato”.

L’idea era semplice: non sostituire il personale, ma alleggerirne il lavoro, rendendo il servizio più veloce e, nelle intenzioni, anche più efficiente.

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Pristina, Kosovo: il prezzo del macchiato passa da 0,70 a 1 euro

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

I bar nel centro di Pristina, capitale del Kosovo, ha aumentato il prezzo dei macchiati in vista dei rincari. Il costo è aumentato da 0,70 centesimi a 1 euro ma in alcune zone è addirittura più costoso. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Insajderi.

Il prezzo del macchiato a Pristina

PRISTINA – Tutti i bar situati nel centro di Pristina, nelle vie “Rexhep Luci” e “Qamil Hoxha”, hanno reso i piccoli macchiati più costosi. Il prezzo è passato da 0.70 centesimi a 1 euro. Il costo è stato aumentato durante il giorno in tutte le mense contemporaneamente. Intanto il macchiato grande continua ad avere lo stesso prezzo di 1 euro. I macchiati sono diventati più costosi in alcune altre zone di Pristina.

Alcuni proprietari del locale hanno raccontato a lajmi.net che in questo modo hanno raggiunto un accordo con l’Associazione dei Gastronomi del Kosovo. Il contatto con questa associazione è stato impossibile oggi.

La conclusione degli accordi per fissare il prezzo tra imprese della stessa concorrenza (tra produttori o grossisti) operanti allo stesso livello economico è sanzionata dalla Legge sulla concorrenza.

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Starbucks apre la prima caffetteria stampata in 3D in Texas vicino alla base SpaceX di Elon Musk, investiti meno di 1,8 milioni

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Il logo di Starbucks

Starbucks aprirà una moderna caffetteria, unica al mondo, in cemento stampato in 3D a Brownsville in Texas. Lo store inaugura il 24 aprile e vicino alla base di lancio di SpaceX dell’imprenditore e politico Elon Musk. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Andrea Maiellano per il portale d’informazione Tom’s Hardware.

Il nuovo Starbucks in cemento stampato in 3D

BROWNSVILLE – A Brownsville, Texas, sta per aprire un punto vendita del brand Starbucks che segna un primato significativo nella storia dell’architettura commerciale contemporanea: si tratta infatti del primo negozio del colosso del caffè realizzato interamente attraverso la stampa 3D in cemento.

L’innovativa struttura, situata a circa 32 chilometri dalla base di lancio SpaceX Starbase di Elon Musk, rappresenta un esperimento commerciale che unisce tecnologia costruttiva all’avanguardia e praticità, essendo configurato esclusivamente come punto di ritiro a piedi o in auto, senza spazi per la consumazione sul posto.

Secondo le informazioni disponibili, il costo di realizzazione di questa struttura futuristica si attesterebbe sotto i 2 milioni di dollari (circa 1,8 milioni di euro), un investimento relativamente contenuto considerando l’innovazione tecnologica impiegata.

Con una superficie commerciale di circa 130 metri quadrati dedicati alla vendita di espresso e altre bevande, la caffetteria rappresenta un importante caso studio di ottimizzazione dei costi attraverso tecniche costruttive avanzate.

La costruzione è stata affidata a Lakeside Commercial Builders, azienda con sede nell’area di Dallas, che ha guidato l’implementazione di questa tecnologia edilizia ancora poco diffusa nel settore commerciale. I media locali hanno documentato l’evoluzione del cantiere attraverso numerosi post su Instagram negli ultimi mesi, generando curiosità tra i residenti dell’area.

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Roberto Calugi, Fipe, sulle recensioni dei locali: “Stop al Far West: mercato inquinato da giudizi online non attendibili”

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Roberto Calugi, Direttore Generale di Fipe

Roberto Calugi, il direttore generale di Fipe Confcommercio, è stato intervistato dal portale d’informazione adnkronos in merito alla questione spinosa delle recensioni sul web di ristoranti, bar e pubblici esercizi. Come rileva una ricerca dell’ufficio studi del ministero per le Imprese e il made in Italy il 70% dei ristoranti viene scelto proprio in base alle recensioni degli utenti.

Roberto Calugi afferma che il mercato è inquinato da giudizi degli utenti non attendibili. Leggiamo di seguito parte dell’intervista al direttore generale di Fipe Confcommercio del portale adnkronos.

Fipe interviene sul tema delle recensioni dei pubblici esercizi

MILANO – “Le recensioni sui ristoranti e più in generale sui locali quali bar, pizzerie, pub, sono fondamentali, soprattutto per le nuove le nuove attività”. E’ quanto afferma il direttore generale di Fipe Confcommercio, Roberto Calugi, intervistato dall’adnkronos, in rappresentanza di 120mila tra ristoranti, bar, pizzerie, pub, pasticcerie, gelaterie, aziende della ristorazione commerciale e catering.

“Io sono un convinto sostenitore delle recensioni. Il problema è che, se continua così, nessuno ci crede più. E’ del tutto evidente che si inflaziona la qualità delle cose che vengono postate. Si tratta di un tema ‘veramente importante’ in quanto, “come rileva anche una ricerca dell’ufficio studi del ministero per le Imprese e il Made in Italy, – spiega Calugi sempre su adnkronos – ormai il 70% dei ristoranti viene scelto proprio in base alle recensioni degli utenti”.

“Da stime dei nostri associati le valutazioni spostano circa il 30-35% del fatturato di un’attività di ristorazione, – sostiene Calugi su adnkronos – ma non solo in maniera negativa, anche positiva”.

“Noi non siamo contro le recensioni, siamo assolutamente a favore ma contrari alle false recensioni, sia positive che negative. Oggi il mercato è inquinato da un numero importante di recensioni non attendibili e sul web si scatena il Farwest”.

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