martedì 26 Agosto 2025
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Export brasiliano ancora in calo a giugno, ma i volumi degli ultimi 12 mesi superano i 45,5 milioni di sacchi

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export brasiliano Brasile Cecafé
Il logo di Cecafé

MILANO – Nuova forte battuta d’arresto per l’export brasiliano, che segna a giugno, ultimo mese dell’annata brasiliana di raccolto 2024/25, una flessione del 27,9% rispetto a un anno fa, secondo i dati mensili diffusi da Cecafé. Ciò non ha impedito al Brasile di chiudere i 12 mesi del 2024/25 con un volume delle esportazioni tra i più elevati della sua storia e con entrate valutarie da record.

Il mese scorso, il Brasile ha esportato 2.606.422 sacchi di caffè in tutte le forme: oltre un milione di sacchi in meno rispetto a giugno 2024.

In caduta libera gli imbarchi di caffè verde, che subiscono un calo del 30,7%, a 2.301.143 sacchi: forti cali sia per gli arabica (-26,9%) che per i robusta (-42,2%).

(fonte: Cecafé)

In lieve ripresa (+4,2%), in compenso, le vendite all’estero di caffè trasformato.

(fonte: Cecafé)

Le esportazioni in tutte le forme dall’inizio dell’anno solare sono in flessione di oltre un quinto (-20,5%) risultando pari a 19.411.359 sacchi.

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I giornalisti sono i più grandi caffeinomani tra i lavoratori con 3,62 tazze consumate al giorno: il sondaggio di Pressat

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bar giornali governo malalbergo
I giornali al bar (immagine: Pixabay)

MILANO – I giornalisti e i lavoratori nel settore dei media sono in cima alla lista dei più grandi consumatori di caffè con una media impressionante di 3,62 tazze al giorno: a rivelarlo è il nuovo sondaggio di Pressat su 20.000 individui provenienti da diverse professioni.

I risultati del sondaggio

A seguire ci sono i professionisti del settore sanitario, tra cui medici e infermieri, che hanno riportato un consumo medio di 3,60 tazze al giorno, a dimostrazione della natura impegnativa dei turni e le lunghe ore che devono affrontare.

Troviamo poi gli agenti di polizia, con una media di 2,52 tazze al giorno, seguiti dai conducenti (2,50) e dai dirigenti aziendali (2,40).

Anche il personale di supporto IT ha registrato un consumo elevato, con una media di 2,39 tazze al giorno. Dall’altro lato della scala, elettricisti, marketer e professionisti della pubblicità hanno riportato tassi di consumo significativamente più bassi, con una media di circa 1,3 tazze al giorno o meno.

Anche gli idraulici e i lavoratori di teleselling hanno riportato un’assunzione modesta di caffeina, rispettivamente di circa 1,28 e 1,23 tazze.

In tutte le professioni, il 20,32% dei rispondenti ha dichiarato di avvertire un effetto significativo quando saltano la consueta assunzione di caffè.

“Questo è il secondo sondaggio che conduciamo per analizzare e identificare le professioni che consumano più caffè. I giornalisti erano già al primo posto precedentemente, con i lavoratori del settore sanitario che sono passati dal quinto al secondo posto. I risultati non sono stati sorprendenti, soprattutto considerando l’emergenza del coronavirus e i tagli al budget del NHS. Ci aspettavamo che coloro che lavorano in prima linea, come medici, infermieri e personale sanitario, sarebbero stati in cima alla lista, ma i giornalisti sono ancora i re e le regine dei bevitori di caffè” ha dichiarato Max Forrest di Pressat.

Sebbene i giornalisti e il personale dei media siano quelli che bevono più caffè al giorno, i professionisti dell’area marketing spendono di più, con una spesa settimanale media di €13,27. Seguiti da vicino dai professionisti della pubblicità (€12,98), elettricisti (€12,96), agenti di polizia (€12,88), idraulici e lavoratori del settore (€12,82), dirigenti aziendali (€12,72) e giornalisti/personale dei media (€12,66).

Le professioni più inclini a preferire il latte vegetale, come il latte d’avena, nel loro caffè includono agenti di polizia (21,99%), dirigenti aziendali (21,98%) e idraulici o lavoratori del settore (20,93%). Anche gli insegnanti (20,25%) e il personale del commercio al dettaglio (20,24%) hanno mostrato una forte inclinazione verso le opzioni non lattiero-casearie.

Questo cambiamento suggerisce che le alternative vegetali non sono più confinate a settori tradizionalmente attenti alla salute o creativi, ma stanno guadagnando terreno in una vasta gamma di professioni, riflettendo forse tendenze alimentari più ampie e una crescente consapevolezza riguardo considerazioni ambientali e sanitarie.

Ogni persona è influenzata dalla caffeina in modi diversi. Molti sono altamente sensibili agli effetti stimolanti e cognitivi e devono regolare l’assunzione di conseguenza.

La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti considera sicuri 400 milligrammi di caffeina al giorno per la maggior parte delle persone: ciò equivale a circa quattro o cinque tazze di caffè.

La European Food Safety Authority ha raggiunto conclusioni simili, con l’eccezione di un limite raccomandato più basso per le donne in gravidanza.

Metodologia del sondaggio

Il sondaggio è stato condotto online dal principale servizio di distribuzione di comunicati stampa del Regno Unito Pressat tra 20.000 lavoratori (dipendenti a tempo pieno, liberi professionisti, proprietari di imprese e autonomi, di età pari o superiore a 18 anni) tra gennaio e marzo 2025.

Specialty coffee in via d’estinzione oppure no? Due indagini a confronto

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mercati del caffè
crediti per la foto: PR Consulting Global

MILANO – Lo specialty coffee è un trend ancora in crescita, oppure sta perdendo terreno ulteriormente rispetto a nuove tendenze come le ricette a base latte con novità tipo il Matcha? Due report messi a confronto raccontano due realtà in contrapposizione: il primo arriva dall’autorevole National Coffee Association (NCA, l’associazione dei torrefattori Usa), che ha indagato le abitudini di consumo degli adulti negli Stati Uniti negli ultimi 14 anni.

L’altro invece è uno spunto di riflessione ripreso da Coffee Intelligence che già nel titolo mette sotto i riflettori la fase critica che gli specialty stanno affrontando nel 2025.

Specialty coffee, a che punto siamo delle famose waves?

Partiamo proprio dai dati emersi dal report NCA: la crescita dello specialty indica più genericamente la popolarità della bevande negli Stati Uniti. A confermarlo è il rapporto National Coffee Data Trends (NCDT) uscito nella primavera 2025, che ha mostrato che il 66% degli americani ha bevuto un caffè nell’ultimo giorno precedente l’intervista del sondaggio.

Tuttavia, così come fa giustamente notare Coffee Intelligence, questo è stato un anno molto duro per lo specialty, dovuto ai prezzi da record in Borsa: i futures dell’arabica sono saliti a circa 4,41 dollari per libbra all’inizio del 2025 e questo, assieme alle ondate di forte siccità, alle precipitazioni irregolari che hanno colpito sia il Brasile che il Vietnam, hanno determinato una contrazione dell’offerta.

Da una parte quindi lo specialty deve fare i conti – letteralmente – con un nuovo contesto economico, un mercato che dà sempre meno margini, dei consumatori che cambiano gusti e ricercano altre soluzioni (il Matcha è uno su tutti) e infine anche lo switch verso l’home barista: molti stanno preferendo stare a casa propria anche per via dello smartworking e della forte inflazione che pilota le persone al consumo domestico – che spesso però significa altri prodotti, come il caffè solubile -.

Dall’altra parte non si possono ignorare le informazioni riportate da NCA: il 64% dei giovani tra i 25 e i 39 anni ha bevuto specialty nell’ultima settimana, ovvero più di qualsiasi altro gruppo anagrafico.

I risultati hanno anche evidenziato che il metodo di preparazione nell’ultima settimana è il drip coffee.

Secondo il rapporto, il tipo di tostatura preferito dagli adulti americani è medio, con il 62% che l’hanno apprezzato ed un aumento del 35% rispetto al 2020.

Il rapporto ha anche rilevato hanno maggiori probabilità di andare a bere lo specialty fuori casa (35%) rispetto a chi beve quello più standard (20%).

Non è ben chiaro quindi se lo specialty stia scomparendo come tendenza a livello globale, o se viceversa si tratta solo di una fase critica e quindi un’opportunità in ogni caso di crescita per quello che è nato come una nicchia.

E’ senz’altro vero però che sta affrontando un periodo di transizione, dovuta sia alle condizioni del mercato stesso, sia da altri cambiamenti (pensiamo anche soltanto alla fine dei due decenni di gestione del programma Q Grader da parte del Coffee Quality Institute (CQI), all’introduzione del Coffee Value Assessment che ha messo in discussione il sistema di valutazione basato sul punteggio).

Le prospettive probabilmente non sono chiarissime, ma di sicuro lo specialty e volendo anche il caffè commerciale, non possono restare uguali a se stessi se vogliono continuare a restare prodotti competitivi sul mercato.

In realtà una panoramica di questo genere, con lo specialty al centro della discussione, lo ha fornito Prunella Meschini, che dal suo punto di vista di micro roaster a stretto contatto con le origini, ha sottolineato gli effetti collaterali dell’aumento dei prezzi in Borsa sugli specialty – che sono paradossalmente destinati a calare di qualità -.

Sempre sul tema, con occhio particolare sull’interesse delle nuove generazioni e di conseguenza dei torrefattori anche italiani, verso superfood e ingredienti come il matcha, ne aveva ben parlato anche Marco Pizzinato.

Gianni Cocco, Caffetteria Gourmet: tutto quello che un barista vorrebbe sapere e non ha mai chiesto

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La copertina di Caffetteria Gourmet, firmata da Gianni Cocco
La copertina di Caffetteria Gourmet, firmata da Gianni Cocco

MILANO – La promessa sta già nel titolo “Caffetteria Gourmet” – edito da italiangourmet – e se poi l’autore non è altro che l’esperto del chicco Gianni Cocco, il risultato pare essere assicurato: in un libro, immagini che fanno venire l’acquolina in bocca si affiancano alle parole che, come recita il sottotitolo, vanno dalla tazzina alla ricetta finale.

Caffetteria Gourmet, tecniche e strumentazioni tutti insieme con un pizzico di creatività

Lo chiarisce subito Gianni Cocco, nella prefazione: Caffetteria Gourmet è dedicato a tutti gli addetti ai lavori, dall’imprenditore al barista, al responsabile di punti vendita.

Il know-how sviluppato in tanti anni sul campo, da dietro al bancone a dietro lo schermo televisivo, condiviso con chi vuole aprirsi al mondo della caffetteria gourmet. Ovviamente ricordando una cosa fondamentale: “La tecnica non è nulla se manca la fantasia e non c’è il controllo della parte creativa”.

Ispirazione, inventiva e preparazione: tutto questo si trova nelle 269 pagine di Caffetteria Gourmet.

Si parte da sua Maestà l’Espresso – con nozioni su cosa siano i possibili metodi di lavorazione del chicco, dal lavato alla fermentazione – che va preparato come si deve: come usare la macchina espresso, regolare la granulometria, la temperatura e tutte le variabili che influiscono sul risultato finale in tazza, senza tralasciare l’acqua e la pulizia delle attrezzature.

Un approfondimento è dedicato ai drink al caffè, scenografici e gustosi, ricchi di dettagli, dosi e ingredienti per delle soluzioni che si prestano a diversi momenti della giornata e sono sia calde che fredde (così si possono coprire tutte le stagioni).

Ci sono delle idee che già si conoscono ma che vengono sapientemente spiegate da Gianni Cocco, come il classico Espresso Martini e poi delle ricette che non ti aspetteresti abbinate all’espresso, come la Pina Colada.

Ma siccome la caffetteria gourmet non può essere solo fatta di espresso, ecco il capitolo sui filtrati

Compaiono concetti come single origin, giusta ratio tra caffè e acqua, tempi di infusione, turbolenza: dopo un excursus introduttivo su quali sono le estrazioni alternative si entra nel vivo della pratica con le ricette calibrate su diversi metodi.

Tra V60 e Clever, compare anche la tradizionale italianissima moka, pronta per gettarsi nel mondo della mixology – Gianni Cocco la usa per il cocktail con il tuorlo – : qui trionfano le tante varianti del cold brew – alcuni persino cammuffati da birra serviti con una spessa schiuma in un calice apposito – e anche proposte vegane per il cappuccino.

Nella caffetteria gourmet non possono mancare cacao e tè

Perché un’offerta che sia completa non può prescindere da queste altre due materie prime, che si prestano alla creatività di Gianni Cocco, che le trasforma in tazze a dir poco golose e ovviamente che attraggono la vista.

Dopo una vasta spiegazione sulla storia e la cultura dietro a cacao e tè, scendendo nel dettaglio delle loro origini, lavorazioni e tipologie, arriva la carrellata di immagini e preparazioni alcoliche e non.

Per concludere in bellezza, Gianni Cocco si esibisce nella sua conoscenza dell’uso delle spezie e soprattutto delle bevande vegetali, un altro trend che una caffetteria gourmet deve saper padroneggiare al meglio per venire incontro alle esigenze di una fascia di consumatori in crescita.

Ultima parte del libro: focus sul sifone

Strumento che non deve mancare nel kit del barista professionista, in quanto è ciò che rende possibile la realizzazione di tutte le ricette con una texture innovativa. E’ tutto un gioco di consistenze, che però bisogna saper governare per ottenere spume sia calde che fredde.

Arrivati alla chiusura del libro, la voglia di trovare un locale che rispecchi tutte queste aspettative è altissima: una lettura più che consigliata a tutti gli operatori che vogliono fare un salto in avanti per la propria offerta.

Caffetteria Gourmet, edito da italiangourmet, è acquistabile qui, al costo di 48 euro e 30.

Il consumo di caffè favorisce il benessere dell’intestino: gli studi

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Il caffè avrebbe effetti positivi sul microbiota e sull’intestino. Secondo alcuni studi la tazzina d’espresso potrebbe svolgere un ruolo protettivo contro diverse malattie come il diabete di tipo 2 e le steatosi epatiche non alcoliche. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione adnkronos.

I benefici del caffè sull’intestino

MILANO – Oltre l’aroma, c’è di più. Il caffè oltre ad essere l’immancabile compagno del risveglio è anche ‘amico’ del microbiota e quindi del nostro benessere fisico. A ragionare sul legame tra la bevanda e il nostro microbiota è l’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione all’Università Lum.

“I batteri del nostro intestino sembrano gradire gli effetti della bevanda più consumata al mondo, dopo l’acqua – spiega l’immunologo all’Adnkronos Salute – Le influenze del caffè sul microbiota intestinale possono avere importanti implicazioni per la salute umana. Questo perché, secondo alcuni studi il caffè potrebbe svolgere, verosimilmente attraverso una selezione di batteri ‘buoni’, un ruolo protettivo contro alcune malattie come il diabete di tipo 2 e le steatosi epatiche non alcoliche”.

“Se pure è vero che la comprensione di questi effetti è stata favorita da studi recenti, pubblicati su riviste scientifiche assai qualificate, altrettanto vero è che tanto ancora c’è da esplorare nel mondo sommerso, complesso ed intrigante del microbiota che, con discrezione, governa e condiziona nel bene e nel male le fasi della nostra vita”, aggiunge.

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Moka Challenge 2025: a HostMilano torna la sfida con Bialetti, 21/10

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Il logo Moka Challenge (immagine concessa)

MILANO – Martedì 21 ottobre 2025, HostMilano diventerà il cuore pulsante del caffè all’italiana con una delle competizioni più attese dell’anno: il Moka Challenge 2025, un evento esclusivo all’interno del Villaggio del Caffè (Padiglione 18), coordinato da Aicaf con il supportodi Altoga – Associazione nazionale torrefattori e Grossisti alimentari.

Una gara che unisce tradizione, precisione e passione

A rendere unica l’edizione di quest’anno è la prestigiosa collaborazione con Bialetti, azienda italiana icona del Made in Italy, conosciuta in tutto il mondo per l’invenzione della Moka Express e per la produzione dei suoi caffè. Per l’occasione, l’azienda sarà sponsor tecnico ufficiale con la nuova Moka Exclusive e con un blend selezionato, espressione della ricerca e dell’esperienza della torrefazione Bialetti.

La gara

Saranno 12 i competitor che avranno l’onore di accedere alla competizione, dove dovranno misurarsi con la preparazione perfetta di una Moka, utilizzando esclusivamente:

• la Moka Exclusive Octagonal Induction ;
• un caffè monorigine o il blend selezionato da Bialetti.

Ogni concorrente presenterà tre tazze, accompagnate da uno speech tecnico, una mise en place curata e una narrazione. L’obiettivo? Convincere la giuria di tre esperti specializzati in analisi sensoriale, calibrati secondo protocollo Aicaf, che decreteranno il vincitore del titolo di Moka Maker of the Year 2025.

Un progetto firmato Aicaf

L’evento è ideato e coordinato da Aicaf – Accademia italiana maestri del caffè, punto di riferimento nazionale nella formazione sensoriale e professionale nel mondo del caffè. Il coordinatore dell’Aicaf sarà presente per seguire tutte le fasi della competizione, garantendo qualità, rigore e un’atmosfera unica.

Premiazioni

Le premiazioni si terranno nel pomeriggio, sempre all’interno del Villaggio del Caffè. Saranno assegnati i seguenti riconoscimenti:

• 1° classificato – Mocha Maker of the Year 2025
• 2° classificato
• 3° classificato

Segna la data:

Martedì 21 ottobre 2025

Dalle ore 9:30 fino al pomeriggio

HostMilano – Villaggio del Caffè, evento Altoga (Pad 18)

Un appuntamento imperdibile per gli amanti del caffè, i professionisti del settore e – più in generale – per tutti coloro che riconoscono nella moka non solo uno strumento, ma un simbolo della cultura italiana e del rituale della preparazione del caffè.

Tokyo: ecco le caffetterie e i locali sostenibili della città

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tokyo giappone nescafé
Tokyo (immagine: Pixabay)

La cultura del caffè di Tokyo è molto sviluppata con locali sparsi nel paesaggio urbano ideati per tutte le necessità. Per qualcosa fuori dal coro, ecco come alcuni caffè sostenibili della capitale nipponica offrono qualcosa di più di un allettante menù. Questo è il caso del Wakuni Shoten, che incarna la sostenibilità sin dal design, del Café Lauren, dove i clienti possono ordinare i fiori oltre che un cappuccino e il secondo negozio di Iconic Stage a Shin-Marunouchi che porta nel cuore di Tokyo prodotti sostenibili a chilometro zero.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Go Tokyo.

Le caffetterie sostenibili a Tokyo

TOKYO – Wakuni Shoten offre l’opportunità di godersi un caffè o uno spuntino leggero in un locale dall’aspetto originale situato lungo la tranquilla via dei negozi di Aoba, nel quartiere di Higashi-Murayama. L’architetto Kengo Kuma, famoso in tutto il mondo, ha guidato la scelta del design che incarna la sostenibilità come punto cardine.

L’accattivante facciata presenta lastre di copertura in rame patinato, un tempo parte di un santuario di Hiroshima, che riflettono la luce solare da diversi angoli nel corso della giornata, creando un effetto piacevole.

All’interno, travi di supporto del negozio originario – una tabaccheria – si combinano con mobili e arredi realizzati artigianalmente. Ciò è frutto dell’ingegno di Tomokazu Uchino, un artigiano della lamiera determinato a rivitalizzare questa strada in cui egli stesso è cresciuto. Goditi una bibita assaggiando qualcosa di dolce e saporito mentre ammiri l’artistico arredo sostenendo la comunità locale. È anche possibile acquistare alcune delle opere di Uchino, come le cornacchie “origami”, realizzate in metallo.

Un caffè che ridà ai fiori il soffio vitale

Aperto nel gennaio 2024, Café Lauren è il prolungamento del negozio di fuori secchi Ethica, nei pressi di Asakusa. Scegli tra la sua collezione di caffè e tè, magari mentre ti fai un leggero spuntino. Prova il curry fatto in casa o la sontuosa torta di carote mentre ti rilassi nella rustica atmosfera delle magnifiche vetrine di Ethica.

I fiori saranno effimeri per natura, ma i fiori di Ethica sono essiccati a macchina permettendo di preservarne le forme e i vibranti colori anche per sei mesi e rendendoli così perfetti come regalo. L’utilizzo di rimanenze di magazzino di produttori o rivenditori aiuta a sostenere la filiera di approvvigionamento riducendo la “perdita di fiori” che sarebbero altrimenti stati scartati. I clienti possono venire qui per ordinare dei fiori, guardare le vetrine o semplicemente godersi l’atmosfera.

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Max Fabian è il nuovo Presidente dell’European Coffee Federation: “Un onore e un onere condiviso con una squadra molto forte”

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Il presidente e amministratore delegato di Demus, Massimiliano Fabian: oggi è il presidente dell'Ecf, l'European coffee federation, l'associazione che riunisce le associazioni nazionali degli operatori del caffè (immagine concessa)

MILANO – Max Fabian è stato appena nominato Presidente dell’European Coffee Federation (ECF), una voce che riunisce il commercio e l’industria europea legata al caffè, che rappresenta il 90% di tutto il caffè trasformato ed esportato dall’Unione Europea. Fondata nel 1981, l’ECF rappresenta l’intero spettro della filiera europea, dai trader di caffè verde, ai torrefattori, dai produttori di caffè solubile, ai decaffeinatori e ai magazzinieri.

Sotto questo enorme cappello oggi sono riunite 16 associazioni nazionali e 46 membri aziendali, rappresentativi di oltre 750 aziende in tutta Europa, dalle piccole e medie imprese più dinamiche ai grandi player su scala globale. Insieme, gestiscono circa 2,7 milioni di tonnellate di caffè all’anno, l’equivalente di 40 milioni di sacchi da 60 kg.

In questa cornice, s’inserisce Max Fabian, noto presidente dell’azienda produttrice di decaffeinato Demus, past president del Consiglio internazionale dell’ICO e prima ancora vice presidente dell’European Coffee Federation (EFC) stessa.

Ora, presidente.

Fabian, così, a caldo: cosa rappresenta questa nuova carica per lei nell’EFC?

“Innanzitutto, un onore. Perché l’ECF negli ultimi anni si è affermata come l’Organo di rappresentanza principe dell’industria del caffè in Europa, considerando poi che la maggior parte della legislazione sul caffè è proprio europea e non nazionale. Di conseguenza, la presidenza di un ente così rilevante non può che darmi grande soddisfazione.

A questo si aggiunga che la squadra su cui posso contare è molto forte e, dunque, so di mettermi alla guida con estrema serenità, sostenuto da una validissima segretaria generale, Eileen Gordon Laity, e da tutto il team del Comitato di Presidenza, dall’Executive Board e da tutti gli ulteriori Comitati: tutti lavorano in maniera molto competente ed efficiente.

Esser oggi Presidente, quindi, è un onere che però assumo consapevole di esser circondato da un gruppo di lavoro solido, fino alla prossima Assemblea elettiva (che avverrà non oltre il maggio 2026) che deciderà se confermarmi o meno in questa carica.

Ora ho assunto questo ruolo da vice presidente rappresentante dei decaffeinizzatori e degli spedizionieri, con una posizione positivamente neutrale.”

Che cosa ha in mente di fare alla guida dell’EFC?

Fabian: “Ovviamente continuare nella logica di quello che si è fatto fino ad oggi. Di fatto, non dobbiamo attuare nessuna rivoluzione, ma continuare a seguire le evoluzioni della normativa europea del caffè nell’interesse del settore. Massima attenzione agli aspetti ESG, verso cui siamo particolarmente sensibili. Continueremo in questo senso, monitorando questo tema e anche verificando la fattibilità delle legislazioni a livello ambientale, sociale ed economico.

Il mio lavoro sarà sempre condiviso con l’Executive Board e col Consiglio, in sinergia, eventualmente valutando prospettive di collaborazioni ulteriori: arrivando dalla precedente esperienza interna all’ICO, potrei pensare a come e se l’ECF possa ulteriormente interagire con enti delle Nazioni Unite, ovviamente previo comune accordo.

Questa è un’Organizzazione che rappresenta grandi realtà e quindi ci muoveremo sempre insieme e con la dovuta attenzione.”

Il tema caldo dell’EUDR e poi dei dazi – per non parlare dei prezzi alle stelle – come si sta muovendo o si muoverà l’EFC?

“Ci sono forti cambiamenti tra i punti di vista a livello politico: il triumvirato europeo (Parlamento, Consiglio e Commissione) non ha posizioni convergenti, neppure sull’EUDR. Di certo siamo d’accordo che si debba combattere la deforestazione – anche se io non sono convinto che il caffè sia una commodity che abbia contribuito in maniera sostanziale a questo fenomeno – ma l’implementazione deve essere messa in pratica in modo che porti benefici effettivi.

Per esempio, le sanzioni proposte sono eccessivamente pesanti e sproporzionate rispetto ad eventuali responsabilità da parte delle aziende. La burocrazia in essere andrebbe il più possibile semplificata. Naturalmente questo è il mio pensiero e nell’ECF alcuni membri hanno già investito per questo in maniera importante. Bisogna cercare di rendere il regolamento efficace per i suoi scopi, senza inutili aggravi.

In tutto questo, ovviamente l’ECF tiene informati e aggiornati gli associati, prendendosi carico dei vari aspetti vigenti e in evoluzione. Affianca le imprese per permettere loro di reagire in tempo alle novità normative.

Al di là di queste, annualmente facciamo il punto della situazione nei vari Paesi in cui andiamo a fare la nostra assemblea annuale, per meglio capire cosa succeda. Naturalmente ci relazioniamo anche con i Paesi produttori, facendo sempre la massima attenzione nel mantenerci in contesti pre-competitivi di mercato.”

Rapporto Ecf 2025: così l’Italia si conferma il secondo importatore europeo di caffè verde, con un volume di 10,5 milioni di sacchi nel 2024

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import europeo Ecf
Il logo della Federazione europea del caffè

MILANO – Import europeo in ripresa, ma sempre lontano dai livelli pre-pandemici, con Germania e Italia che rafforzano la loro leadership, mentre il livello delle scorte rimane sempre molto basso: così lo European Coffee Report 2024/25, il prezioso compendio statistico redatto dall’European Coffee Federation (Federazione europea del caffè  o Ecf in acronimo) giunto quest’anno alla sua quarantaduesima edizione.

I dati del rapporto evidenziano un significativo incremento delle importazioni di caffè verde dell’Europa occidentale – voce comprendente i 27 paesi dell’Ue, più Uk, Svizzera, Norvegia e Islanda – che è cresciuto, l’anno scorso, dell’8,1% rispetto al 2023 attestandosi a 55.124.694 sacchi, di cui 48.278.322 sacchi (+9,2%) importati dall’Unione Europea.

La Germania si conferma il massimo importatore europeo tornando – dopo la flessione accusata l’anno precedente – sopra la soglia del milione di tonnellate.

L’import tedesco è stato infatti pari, nel 2024, a 17.681.347 sacchi, contro poco più di 15 milioni nel 2023, con un incremento del 17,8% da un anno all’altro.

Segue, a notevole distanza, l’Italia: il nostro paese ha infatti importato, l’anno scorso, 10.567.337 sacchi di caffè verde, con un incremento del 2% rispetto al 2023

Calano invece le importazioni del Belgio, che diminuiscono del 3,8%, a 4.476.273 sacchi. In netta ripresa (+12,2%), in compenso, l’import della Spagna, che risale a 4.312.332 sacchi.

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Torrefazione San Salvador: a Roma la famiglia Pinci tosta caffè a legna da ormai oltre 100 anni

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L'esterno della torrefazione San Salvador (immagine concessa)

ROMA – La famiglia Pinci occupa un posto di rilievo nella storia del vasto panorama delle torrefazioni nella Città Eterna. Tutto è iniziato nel 1901 quando Luigi Pinci si addentrò nel mondo del chicco per la prima volta. Da allora, i membri della famiglia si sono succeduti per alimentare e conservare la tradizione. Ancora oggi, la torrefazione San Salvador utilizza la stessa tostatrice a legna con i medesimi metodi di lavorazione che trasudano passione per la qualità del caffè (ne abbiamo parlato qui in relazione all’articolo del The Guardian). Si tratta di un procedimento lungo e manuale che regala una fragranza aromatica unica nel suo genere.

Tra le numerose e strette vie che costellano la capitale, è impossibile non notare la torrefazione e caffetteria San Salvador situata nel quartiere Garbatella.

La storia della torrefazione San Salvador di Roma

Martina, la nuova generazione, al bancone insieme alla mamma Elisabetta e lo zio Claudio, ci racconta nel dettaglio la storia: “Il mestiere del torrefattore nella nostra famiglia va avanti dal 1901 con il mio trisnonno Luigi, il quale iniziò questa occupazione per una grande azienda. Successivamente tramandò quest’arte a suo figlio, il mio bisnonno, il quale allestì una torrefazione tutta sua in una vecchia drogheria che gestiva insieme alla moglie. Da lì è diventata un’occupazione generazionale. Dopo tanti anni il palazzo è stato demolito e la mia famiglia ha dovuto cercare un altro posto dove continuare il lavoro. Nel 1968 la torrefazione ha trovato il suo spazio in Piazza Attilio Pecile dove ci troviamo tutt’ora”.

Il nonno Luigi Pinci insieme alla nonna Rita (immagine concessa)

La torrefazione segue dagli anni ’70 sempre lo stesso metodo di lavorazione con la tradizionale macchina tostatrice a legna che raggiunge una temperatura tra i 200 e i 220 gradi. Anche le miscele di caffè sono state tramandate nel corso degli anni e sono le stesse: la famiglia le ha tramandate con passione e amore.

Tostare il caffè rimane tuttavia sempre compito del nonno Luigi (che porta lo stesso nome del bisnonno), 86 anni, che ancora si dedica al processo di tostatura insieme alla moglie Rita.

“Nel corso degli ultimi anni mio nonno Luigi inventò una nuovo caffè chiamata Il Moschettiere che ad oggi è la punta di diamante dei nostri prodotti. Si tratta di un 100% Arabica. Questo è l’unico vero cambiamento per quanto riguarda il caffè” spiega Martina.

C’è di più: data la vasta popolarità della torrefazione è stato deciso di introdurre dieci anni fa una caffetteria, in maniera tale che i clienti potessero direttamente degustare il caffè. Nel bar viene utilizzata una macchina Nuova Simonelli.

Luigi Pinci al lavoro (immagine concessa)

“La torrefazione e la caffetteria sono completamente a gestione familiare” precisa Martina, “Dalla lavorazione del caffè ai pacchetti che vengono venduti direttamente qui in torrefazione, alla manutenzione delle attrezzature, alla caffetteria: tutto gestito da noi”.

Un espresso viene 1,20 euro. La torrefazione si è adattata a cause dei rincari delle materie prime. Il caffè continua ad aumentare perciò non è ancora definitivo. Ovviamente cerchiamo di mantenere il prezzo fino a quando possiamo. È difficile fare previsioni. La miscela scelta per il banco è Il Moschettiere. Il nostro prezzo è davvero contenuto poiché con solo 1,20 euro è possibile gustare un Arabica 100% di ottima qualità” chiarifica Martina.

Il menù della torrefazione

Oltre alla miscela del Moschettiere, la torrefazione San Salvador offre inoltre un menù vario. Ogni 3/4 mesi è possibile trovare diversi caffè specialty che possono essere degustati sia in tazzina o disponibili per la vendita sciolti. Esattamente come le quattro miscele principali disponibili. Si può comprare il caffè all’etto al banco, come era uso nelle vecchie drogherie, e la torrefazione può macinarlo per tutti i diversi tipi di estrazione: dall’espresso, alla moka, all’americano e così via.

L’interno di San Salvador (immagine concessa)

Martina aggiunge: “Ultimamente abbiano notato che le persone si stanno avvicinando di più alla moka e al caffè in filtro, quest’ultimo soprattutto in relazione allo specialty. I clienti mostrano una maggiore attrazione verso il mondo del chicco. Il nostro prezzo per un caffè specialty in tazzina è di 2,20 euro. Sono caffè selezionati di provenienza Arabica tostati in monorigine”.

Passiamo ora all’offerta food: “Dal punto di visto del cibo, dal dolce al salto, ci riforniamo da laboratori selezionati personalmente da noi. I dolci e le torte vengono presi in pasticceria. Per il salato abbiamo una vetrina frigo con un vasto assortimento di panini e tramezzini”.

La torrefazione a legna (immagine concessa)

È presente inoltre l’opzione di prendere primi e secondi piatti provenienti direttamente dal laboratorio da cui si rifornisce la torrefazione per il reparto salato. Basta mandare un messaggio alla torrefazione tramite il gruppo broadcast chiuso, la quale invia l’ordine al laboratorio, aspettare e, infine,  andare a prendere il proprio piatto. Molte utile per chi lavora in ufficio, rivela sempre Martina.

Cultura e caffè

Inoltre sono presenti eventi di degustazioni che uniscono l’elemento culturale con quello enogastronomico. Grazie a DG Experience, la torrefazione San Salvador offre degustazioni di caffè in miscela e specialty offrendo spiegazioni sul mondo del chicco (dall’origine alla parte tecnica).

In più c’è la parte culturale: la torrefazione San Salvador è stata parte del tour della Garbatella. Vengono organizzati anche tour privati.

Martina conclude: “Ci stiamo adeguando ai tempi e alle mode del momento che prevedono momenti di degustazione, donando ai nostri clienti, e ai più curiosi, anche un elemento culturale per esplorare la storia di Roma anche grazie al caffè”.