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Osservatorio De’Longhi: abitudini di consumo

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De’Longhi, leader mondiale nella produzione di macchine da caffè, in occasione della Giornata Internazionale del Caffè, che si è tenuta lo scorso 1° ottobre, ha comunicato i dati de l’Osservatorio De’Longhi, uno studio dedicato all’importazione e torrefazione di caffè in Italia ed alle sue abitudini di consumo.

Il consumo di caffè nel Mondo, negli ultimi anni, è cresciuto del +2%, diventando il secondo prodotto più commerciato, preceduto solamente dal petrolio.
L’Europa si conferma il 1° consumatore al Mondo e l’Italia si classifica al 2° posto, dopo la Germania, per l’importazione di caffè e al 9° posto per consumo con un valore pro capite annuo di 5,6kg, in calo del -3,8% rispetto al 2014.

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Dal 1645, quando proprio in Italia – a Venezia – nacque la prima caffetteria europea, il caffè si diffuse ad una velocità straordinaria, tanto che già nel 1700 era conosciuto e apprezzato soprattutto presso le classi agiate e nobili. E da allora il gesto di bere una tazza di caffè è diventato sempre più parte integrante della vita di tutti.

Ma quali sono le abitudini di consumo, le scelte di bevanda o le preferenze di preparazione degli italiani?

Il 97% degli italiani beve caffè – che sia espresso, americano, cappuccino o macchiato – 1 o più volte al giorno mentre solo il 3% delle popolazione non consuma bevande a base di caffè.
In media gli italiani bevono circa 4 caffè al giorno di cui solitamente 2 a casa, 1 al bar e 1 in ufficio, principalmente in 3 momenti della giornata: colazione, metà mattina e fine pasto/cena.

“Ma ci sono grandi differenze tra i modi di consumo – afferma Gabriella Baiguera, una tra le massime esperte di caffè italiana – Nel Nord Italia, ad esempio, si bevono per lo più l’espresso nelle versioni normale, lungo o ristretto e per la maggior parte zuccherato. Se macchiato la preferenza si orienta sul latte caldo o con latte e cacao (marocchino) in vetro. D’estate al Nord si scelgono espresso shakerato con zucchero o con liquore alla vaniglia o amaretto.

Per quanto riguarda la tostatura sono amate le medie, con una percentuale di caffeina non troppo elevata (solitamente Arabica 80% e Robusta 20%). Nel Centro e Sud Italia, – prosegue Gabriella Baiguera – invece, si predilige la tostatura tirata di miscele ricche di Robusta, fermata appena prima del punto di bruciatura, che da come risultato un caffè dal gusto intenso e corposo. Al sud si beve prevalentemente un espresso ristretto, in tazzina molto calda, zuccherato e accompagnato da un bicchierino di acqua ghiacciata da bere, prima del caffè, per sopportarne la temperatura e, dopo per amplificarne il gusto e la persistenza. Al Centro invece si preferisce il ristretto, a volte macchiato.”

“Anche tra uomini e donne c’è differenza nella scelta della tipologia da consumare – racconta Gabriella Baiguera – le donne scelgono più spesso una miscela Arabica mentre gli uomini di Arabica e Robusta. Inoltre il 77,7% delle donne preferisce bere un macchiato o un cappuccino (soprattutto a colazione) mentre solo il 23,7% degli uomini aggiunge latte all’espresso e mentre le donne sospendono il consumo nel primo pomeriggio, gli uomini bevono caffè fino a tarda notte”.

Ma l’eccellenza del caffè in Italia ha una punta di diamante anche nei torrefattori che investono nell’acquisto dei sacchi migliori di semi crudi, cotti poi in forni tradizionali a tamburo o in moderni forni a convezione d’aria, e confezionati poi in chicchi per il consumo.
Le torrefazioni italiane si classificano al 2° posto al Mondo per volumi di caffè in grani torrefatto ed esportato in gran parte nei paesi del nord d’Europa.
Sul territorio nazionale sono presenti oltre 2.900 imprese, tra torrefazioni e commercio al dettaglio di caffè torrefatto in Italia, che occupano oltre 9.400 persone.

Le torrefazioni producono un fatturato di vendite (dati 2015) di 3,3 miliardi di euro di cui 1,2 miliardi (+11%) di euro destinati all’esportazione.

La prima regione per numero di imprese è la Lombardia con 421 locali ed attività tra torrefazioni e commercio al dettaglio di caffè, mentre la prima per numero di addetti totali è il Piemonte con 1.482 lavoratori.

Considerando tutte le regioni, la classifica vede al 2° posto la Sicilia con 320 attività, al 3° posto la Campania con 299, al 4° posto Toscana con 272 e al 5° posto il Lazio con 246. A seguire Emilia Romagna (233), Piemonte (221), Puglia (207), Veneto (157), Marche (113), Liguria (77), Abruzzo (70), Calabria (64), Friuli-Venezia Giulia (61), Sardegna (41), Basilicata (33), Umbria (29), Molise (21), Trentino – Alto Adige (19), Valle D’Aosta (5).

Per quanto riguarda le persone impiegate, subito dopo Piemonte troviamo al 2° posto l’Emilia Romagna con 1.135 addetti, al 3° posto la Lombardia con 990, al 4° posto la Campania con 889 e al 5° posto il Veneto con 882. A seguire Friuli Venezia Giulia (801), Sicilia (624), Toscana (593), Lazio (506), Puglia (425), Marche (255), Liguria (239), Calabria (220), Abruzzo (110), Molise (84), Trentino-Alto Adige (66), Sardegna (63), Valle D’Aosta (60), Umbria (43), Basilicata (31).

A casa gli italiani prediligono ancora la preparazione con la moka (87%), utilizzando il caffè già macinato. A seguire la preferenza si orienta sul consumo di caffè in capsule e il caffè in chicco è ancora una nicchia in Italia, mentre all’estero e in Nord Europa c’è un grande mercato per quello in grani. I veri intenditori, infatti, scelgono una macchina superautomatica che è da prediligere perché il caffè in grani viene macinato al momento del consumo mantenendo così inalterate le sue qualità e il complesso aromatico.

I dati della grande distribuzione italiana

Nella GDO le vendite di caffè a valore sono in crescita per capsule (21,3%), stabili per il caffè macinato moka e in calo per il macinato espresso (-2,8%), per le cialde (-5,8%), come per il caffè in grani (-1,3%) e il caffè solubile (-3,5%).

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