sabato 04 Maggio 2024
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Oropuro, torrefazione che porta l’espresso napoletano in Piemonte

Il direttore commerciale Falanga: "La nostra filosofia è diffondere la cultura del vero espresso che si fa solo a Napoli città ed è riconosciuto e celebrato in tutto il mondo per la sua bontà"

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TORINO – Che l’espresso sia una bevanda che unisce tutti attorno a un unico rito, dal nord al sud dell’Italia, è un dato di fatto confermato anche dall’ultima candidatura presentata all’Unesco e che è attualmente in attesa del riconoscimento da Parigi: un solo dossier, tante espressioni che hanno in comune la tradizione.

Sulla stessa scia è il progetto di Oropuro, azienda che ha sede a Rosta, nel torinese, che si è posta l’obiettivo di riunire nella sua offerta il gusto del meridione con quello del nord: i fondatori di origini campane, portano le loro radici su in Piemonte, sposando la tradizione artigianale con una visione rivolta alle tendenze future. Leggiamo la storia dietro questa scelta, dall’articolo di Luisa Mosello su repubblica.it.

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Oropuro, il ponte tra nord e sud nel caffè

Non solo Napoli. O meglio “come a Napoli”, anche in Piemonte. È il biglietto da visita di chi considera il caffè talmente prezioso da definirlo “Oropuro” come si chiama l’azienda che ha sede a Rosta, nella cintura torinese, che punta a offrire non un semplice prodotto ma un simbolo di emozioni di gusto che possono unire realmente l’Italia, da Nord a Sud. Ancor di più in un momento “d’oro” per tutti i coffee-lover al settimo cielo per la recente candidatura di questa eccellenza a patrimonio mondiale dell’umanità. “Sono profondamente onorato di portare un vessillo di orgoglio della mia terra nel mondo, a cui neanche l’Unesco è rimasto indifferente” sottolinea a Il Gusto il direttore commerciale Isidoro Falanga.

Lui ha origini campane, come il fondatore della torrefazione, Francesco Ferrara

Che ha voluto creare un legame fra Torino, la città in cui è cresciuto con la cultura partenopea delle sue radici. Affondando nei ricordi e nelle suggestioni d’infanzia incarnate nelle parole del nonno che ogni domenica a fine pranzo riuniva la famiglia attorno a una tazzina fumante piena di tradizione e poesia. E diceva al nipote: “Vedi Francè, questo è oro puro”.

“Ci siamo incontrati nell’autunno del 2020 – continua Falanga che il riferimento al prezioso metallo ce l’ha anche nel nome di battesimo -. In in questo difficile periodo storico segnato da una pandemia globale e, nonostante le difficoltà del momento, dopo pochi mesi abbiamo dato vita con caparbietà al progetto. La nostra filosofia è diffondere la cultura del vero espresso che si fa solo a Napoli città ed è riconosciuto e celebrato in tutto il mondo per la sua bontà, ricreando un caffè dall’aspetto di una cioccolata calda in tazza.

Nel nostro marchio il cuore che si vede riprende i manici della coccumella, la tradizionale caffettiera napoletana. Per realizzare un prodotto unico nel suo genere, ci siamo ispirati alla tradizione artigiana partenopea che, rispetto ai blend prodotti in Italia e nel mondo, prevede la scelta e il bilanciamento di sei tipologie di caffè provenienti dal Brasile, dalla Colombia, dal Guatemala, dall’Uganda, dall’India e dal Vietnam”.

Oropuro, un omaggio senza frontiere, che parte dalle falde del Vesuvio e arriva sotto la Mole Antonelliana, a quella che non è semplicemente una bevanda ma un rito

“Una vera e propria religione che si fonde con secoli di cultura che porta a un rapporto di amore e passione.

Una delle curiosità che mi piace sempre raccontare è la scoperta casuale della tostatura artigianale che utilizziamo dovuta a un errore culinario diventato una prelibatezza durante la fase della “cotta”. Di che errore si tratta? È un segreto, naturalmente“, sottolinea il direttore commerciale di Oropuro Caffè. E chiude con una considerazione sulla realizzazione di una buona tazza di caffè in ogni suo aspetto: “Sembra una cosa semplice eppure in pochi ci riescono. La difficoltà consiste nella continua evoluzione dei mercati, nelle loro richieste che diventano sempre più specifiche.

Questo costringe i produttori ad adeguare tutte le loro azioni marketing ma soprattutto di produzione ed impiantistica. Proprio quest’ultima assorbe molte energie finanziarie. Tante aziende medio piccole si sono rifugiate nei prodotti di qualità con produzioni artigianali. Questo meccanismo ha sì garantito la sopravvivenza, ma non l’espansione oltre la loro nicchia. Occorre invece anticipare le tendenze e restare al passo con i tempi come vogliamo fare con il nostro progetto, conservando le tecniche tradizionali di torrefazione con una visione futuristica, utilizzando sistemi innovativi e all’avanguardia, nel rispetto totale dell’ambiente”.

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