sabato 04 Maggio 2024
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Nestlé VS Vergnano: il colosso svizzero vince per ora al tribunale di Torino

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MILANO – Non si è concluso con il giudizio di primo grado il processo al Tribunale di Torino in seguito alla denuncia di Nestlé che nei mesi scorsi aveva avviato una causa contro Caffè Vergnano: i giudici hanno dato ragione al marchio svizzero ma la sentenza lascia spazio anche all’azienda torinese. Dunque proseguirà la guerra in tribunale tra Nestlé e Caffè Vergnano per la vendita delle capsule che possono utilizzare le macchine da caffè Nespresso.

Nestlé e Caffè Vergnano ancora in lotta

Come è noto il confronto è seguito alla vendita, da parte dell’azienda torinese, delle proprie capsule da caffè dallo scorso settembre 2011 con il marchio Éspresso 1882 ma che mostravano sulla confezione la scritta “compatibili con le macchine Nespresso”. La vicenda era stata avviata in febbraio da Nestlè: una causa contro Caffè Vergnano per violazione di brevetti Nespresso e l’utilizzo, ritenuto illegittimo, del marchio reso celebre anche dalla pubblicità con protagonista l’attore George Clooney.

Il colosso svizzero chiedeva l’inibizione “di qualsiasi attività di produzione, commercializzazione e promozione delle capsule Éspresso 1882, il sequestro del materiale pubblicitario a esse collegato e il loro ritiro dal commercio”. Tutte richieste che il tribunale non ha accolto. Nel corso del dibattimento Caffè Vergnano ha ribadito le proprie ragioni, già annunciate alla presentazione delle proprie capsule compatibili, ottenendo una sentenza che, come indica una nota della stessa azienda “non rileva alcuna contraffazione del marchio e dei brevetti Nespresso”, oltre a “non evidenziare ipotesi di concorrenza sleale a carico di Vergnano”. Tuttavia il tribunale ha dato ragione anche a Nestlé.

Il motivo?

L’etichetta usata da Vergnano con la dicitura “compatibili con le macchine Nespresso” supera i limiti consentiti dall’uso del marchio Nespresso. Per questo motivo il tribunale ha disposto “il ritiro dal commercio di tutte le confezioni di prodotto e di qualsiasi altro materiale che riproduca il marchio Nespresso” nelle modalità sopracitate, disponendo inoltre una penale di mille euro “per ogni violazione successiva accertata del presente provvedimento”.

La sentenza, fatta pubblicare da Nespresso sui quotidiani La Stampa e La Repubblica – la Nestlé potrà chiedere il rimborso della spesa a Caffè Vergnano – autorizza inoltre Nestlé e Nespresso Italia “a procedere alla descrizione di tutta la documentazione commerciale, pubblicitaria e contabile e ogni altro documento pertinente e inerente i prodotti oggetto della campagna pubblicitaria Èspresso effettuata con l’associazione del marchio Nespresso”.

Immediato il ricorso di Vergnano “Sull’unico punto a sfavore” disposto dal tribunale, ovvero sulla dicitura apposta sull’etichetta di Èspresso

Tuttavia, anche in caso di decisione in favore di Nestlé, Caffè Vergnano ha precisato che potrà inserire il nome Nespresso sopra le proprie etichette scrivendo, per maggior precisione, “compatibili con le macchine Citix, Lattissima, Pixi ed Essenza, di produzione Nespresso”. Ma ricorrerà anche Nespresso Italiana. L’azienda che ha sede in Galleria San Babila a Milano, si è si detta soddisfatta perché “il Tribunale ha riconosciuto che Vergnano ha adottato metodi di concorrenza sleale nella vendita delle proprie capsule e ha violato i marchi registrati di Nespresso”.

Tuttavia Martin Pereyra, market director di Nespresso Italiana, ha annunciato comunque un ricorso alla Corte d’appello perché, pur rispettando il giudizio della tribunale, “riteniamo che il ragionamento logico del giudice relativamente ai brevetti Nespresso non sia corretto”.

“Nespresso – ha proseguito Pereyra – deve competere con almeno 50 aziende, che offrono caffè porzionato nel mercato globale, di cui 9 soltanto in Italia. Abbiamo avviato un’azione legale solo nei confronti di quei pochi che riteniamo abbiano violato i nostri diritti. Trattandosi di una azione legale in corso, in questa fase non abbiamo altro da aggiungere”.

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