venerdì 12 Aprile 2024
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Brasilia fallisce: dopo più di 30 anni di attività, sepolta dai debiti

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MILANO – La Brasilia, l’azienda di Retorbido (Pavia) e il collegato impianto “Gino Rossi” di Pontecurone (Alessandria), attiva da più di 30 anni e tra i maggiori costruttori di macchine professionali per il caffè e di componenti, è fallita. Lo ha stabilito la sentenza depositata in cancelleria lunedì pomeriggio e firmata dai giudici Ciampi, Lupo e Fontana della seconda sezione del Tribunale civile di Milano. Il gruppo industriale di Retorbido e Pontecurone era stato portato in tribunale da 56 lavoratori che non ricevevano lo stipendio da mesi. Ora, secondo la sentenza, la Brasilia è stata considerata in stato di insolvenza, non in grado di fare fronte ai debiti.

Brasilia chiude dopo anni da leader

Nella sentenza i giudici hanno ritenuto che la proprietà, rappresentata dalla famiglia Rossi, «non abbia più credito di terzi e mezzi finanziari propri per soddisfare regolarmente e con mezzi normali le proprie obbligazioni». La decisione del Tribunale è stata presa in tempi rapidi perché l’udienza prefallimentare si era svolta giovedì scorso, dopo l’istanza presentata da 56 lavoratori, su un totale di circa 180 della Brasilia, 74 alla Gino Rossi, fusa per incorporazione lo scorso giugno con la Brasilia, per gli stipendi non ricevuti. Quindi non è stata una notizia improvvisa ma determinata da una situazione già deteriorata da tempo per una situazione paradossale. Perché la produzione era ferma, nonostante non mancassero gli ordini sia dall’Italia sia dall’estero, per mancanza di materie prime dato che la proprietà non riusciva a trovare il necessario sostegno delle banche, neppure di quelle locali.

L’altro aspetto della vicenda, quella che ha portato al fallimento, erano i dipendenti senza stipendio da 8 mesi, se si escludono la tredicesima e acconti versati negli ultimi mesi

Proprio la settimana scorsa l’azienda aveva versato l’ultimo di 200 euro. Di fatto i dipendenti hanno dato l’ultimo colpo ad una azienda già in una situazione difficile, senza la possibilità di far ripartire la produzione. La sentenza consente ora al sindacato di preparare la richiesta per un anno di cassa integrazione straordinaria, per garantire ai lavoratori una minima tutela salariale. Per questo i sindacati hanno anche fatto appello si sindaci della zona perché “aiutino gli operai”.

I sindacati incontreranno i lavoratori in azienda, per spiegare che cosa sta succedendo. Dopo la sentenza è stato incaricato come curatore fallimentare l’avvocato Davide Lambicchi di Milano. Sarà lui che nei prossimi giorni arriverà negli uffici di Retorbido per esaminare le carte della Brasilia per cercare di salvare quello che è possibile. Il legale preparerà anche l’inventario di tutti i beni dell’azienda e metterà i sigilli allo stabilimento Avrà tempo perché l’udienza per l’esame del totale dei debiti accumulati e l’ammissione dei creditori è stata fissata per l’11 settembre alle 10,30. Infine un altro aspetto che la sentenza apre è quello sul futuro della Brasilia. Perché ci sono già alcuni imprenditori del settore interessati alle due fabbriche e il cui arrivo potrebbe essere ora più facile di quanto non fosse prima.

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