domenica 21 Aprile 2024
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Mumac online: tour in programma dal primo gennaio sul canale facebook

Ad accompagnare Foglia in questo tour virtuale sarà Enrico Maltoni, collezionista e autore di Coffee Makers, l’enclicopedia della caffettiera. "Attraverseremo le sei sale del Mumac, ognuna pensata come espressione di un’epoca — dice Foglia —. Si parte dagli albori quando l'espresso nasce come bevanda d'elite e di consumo al tavolo; segue il Primo dopoguerra con le nuove macchine alimentate a gas ed elettricità, ma anche con il carbone."

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MILANO – La realtà online ha un ruolo chiave in questo prolungato periodo pandemico, andando in soccorso di tutte le attività che offline non possono continuare le loro opere: ne è un esempio pratico il museo della macchina del caffè di Gruppo Cimbali, il Mumac, che noi abbiamo imparato a conoscere ed esplorare nel corso degli anni e che oggi, si ritrova a confrontarsi con l’ostacolo del virus. Leggiamo come ha reagito adattandosi al contesto, dall’articolo di Lorenza Cerbini su ilcorriere.it.

Mumac diventa spazio virtuale

Il mondo in una tazza di caffè. Lungo, ristretto, macchiato, i chicchi preziosi come l’oro, e nella polvere si cela persino il futuro. Il presente invece sta penalizzando i coffe lover le cui giornate sono normalmente scandite dal rito della tazzina di caffè bevuta al bar. Il Covid-19 li sta mettendo duramente alla prova, costringendo ad abbandonare la gioia del bancone per un take-away frettoloso. Come compensare? È il Gruppo Cimbali che viene in aiuto proponendo l’esperienza virtuale #portechiuseluciaccese #museichiusimuseiaperti.

Triestespresso

Un tour in programma dal primo gennaio sul canale facebook di Mumac

(https://www.facebook.com/mumacespresso), il museo d’impresa di quest’azienda milanese che dal 2012 racconta la storia delle macchine per il caffè espresso (di cui è leader mondiale) con questo luogo dedicato. «Abbiamo 300 macchine di cui oltre 100 esposte, dalle origini ad oggi», dice Barbara Foglia, responsabile del museo. Ed elenca alcune meraviglie. «L’origine delle macchine per caffè espresso è da far risalire a due invenzioni nate sull’onda della modernità, a Torino e a Milano, tra fine Ottocento e inizio Novecento.

La Angelo Moriondo e la Pavoni Ideale furono pensate per essere posizionate direttamente sul banco e per servire un caffè espresso, cioè fatto al momento e velocemente per il cliente. Dal design elegante, si integrano con lo stile Liberty del periodo. In un settore in pieno sviluppo, Cimbali si impose sul mercato negli anni Trenta con la Rapida, una macchina a sviluppo verticale e funzionante a vapore, dal design razionalista. Più vicini ai giorni nostri, mostriamo gioielli di puro design come la Cornuta firmata da Gio Ponti e la Pitagora dei fratelli Castiglioni, unica macchina ad aver vinto il Compasso d’Oro».

Accolti da un espresso

Ad accompagnare Foglia in questo tour virtuale sarà Enrico Maltoni, collezionista e autore di Coffee Makers, l’enclicopedia della caffettiera. «Attraverseremo le sei sale del Mumac, ognuna pensata come espressione di un’epoca — dice Foglia —. Si parte dagli albori quando l’espresso nasce come bevanda d’elite e di consumo al tavolo; segue il Primo dopoguerra con le nuove macchine alimentate a gas ed elettricità, ma anche con il carbone.

Nel Secondo dopoguerra si impone la tecnologia a leva, e l’espresso viene caratterizzato dalla crema caffè con cui lo conosciamo oggi. Negli Anni ’60-’70 entra in ogni bar. Gli Anni ’80-’90 sono caratterizzati dal boom dei consumi a livello globale. Nel nuovo Millennio, la tazzina diventa un prodotto high tech». Nella realtà il Mumac «è un luogo inaspettato e vivo – dice Foglia — . Chi varca la soglia viene accolto con un espresso. Ogni anno ospitiamo circa seimila visitatori».

Un museo pensato nei particolari

«Il Mumac è stato inaugurato nel 2012 per celebrare cento anni di storia. Propone non solo i principali brand dell’azienda, La Cimbali e Faema, ma anche tutti i marchi che hanno rappresentato le pietre miliari di un intero settore del made in Italy. È il frutto dello studio V12 di Valerio Cometti, ingegnere e designer di fama internazionale e dell’architetto Paolo Balzanelli di Arkispazio. Ne hanno curato la progettazione, dal logo agli spazi. Nel 2017 è seguito un restyling curato dallo studio di architettura Traverso-Vighy e dall’Officina di design Gruppe Gut. Tutto vuole ricordare il caffè: dai muri color “espresso” con murales dedicati alla filiera, alle doghe rosse dell’esterno morbide e avvolgenti».

Un luogo con tante curiosità da scoprire

«Molti credono che l’espresso sia napoletano, non è così. La sua storia è legata allo sviluppo delle ferrovie, all’industrializzazione di fine Ottocento e al vigore dell’imprenditoria piemontese e milanese», spiega Foglia. «Fu in occasione dei preparativi per l’Esposizione Generale del 1884 al Valentino che Angelo Moriondo, proprietario del Grand-Hotel Ligure nella centralissima piazza Carlo Felice a Torino, ebbe l’idea di mettere a punto una macchina per il caffè istantaneo che soddisfacesse una clientela sempre più presa dalla frenesia dei tempi moderni: la macchina era capace di produrre velocemente e «in presenza del pubblico» una o più tazze di caffè. Una vera rivoluzione. Peccato che Moriondo si limitò a costruire pochi prototipi di macchine destinati esclusivamente ai propri locali di Torino, condannando così la geniale invenzione all’oblio. Fu il milanese Luigi Bezzera a inventare il gruppo erogatore per caffè espresso, simile come aspetto a quello che conosciamo oggi, applicato alla Pavoni Ideale nel 1905».

Il Gruppo Cimbali è detentore del marchio Faema che acquisì fama negli anni Sessanta legandosi al ciclismo eroico di Vittorio Adorni e Hendrick Van Looy. Non solo. Nelle foto d’epoca, il marchio primeggia su una maglia gialla di leader del Tour de France, quella indossata da Eddy Merckx. «Nel 2015, si è tenuta la mostra “Faema la storia e il mito” per celebrare le sette decadi di vita del marchio. Partecipò anche Merckx che quell’anno compiva proprio settant’anni».

Una Mumac Academy che guarda al futuro

Un quartier generale complesso quello del Gruppo Cimbali con sede a Binasco, hinterland milanese. «Abbiamo uno spazio espositivo polifunzionale per le mostre temporanee dedicate ai brand. In questo momento è allestito La Cimbali Technology Heart Human Mind Lab, un percorso esperienziale tra radici, presente e futuro del marchio. Abbiamo un auditorium che può contenere fino a 150 persone, un archivio storico e una biblioteca con 1.300 volumi che contiamo di digitalizzare entro il 2022. E per chi voglia saperne di più abbiamo una nostra Academy, dove diffondiamo la cultura del caffè e formiamo professionisti e appassionati. Insomma, siamo in un vero e proprio hub culturale dedicato a questa bevanda e alle macchine che la preparano». Un viaggio quello all’interno del Mumac utile per stimolare i sensi. È il momento di una pausa. Pausa caffè!

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