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La ricerca del Mario Negri: 3-4 tazzine al giorno raddoppiano l’apporto di polifenoli

Nell'ultimo booklet “Caffè e salute”, scritto in collaborazione con l'Irccs diretto da Silvio Garattini, gli esperti promuovono i benefici della bevanda più amata dagli italiani, almeno nelle persone senza problemi di salute. In particolare nel nostro Paese, dove frutta e verdura fanno parte della dieta, «3-4 tazzine di caffè raddoppiano l'apporto di sostanze antiossidanti»

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MILANO – Nelle persone sane il caffè, a dosi moderate di 3-4 tazzine al giorno, non fa male alla salute, anzi potrebbe avere alcuni effetti benefici. Lo si afferma in “Caffè e Salute”, l’ultimo booklet scaturito dalle ricerche dell’Irccs Istituto di ricerche farmacologiche `Mario Negri´ di Milano. Nei Paesi del Nord Europa, dove il consumo di frutta e verdura è scarso e quello di caffè alto; vi si legge – il caffè è l’ alimento che fornisce all’organismo la maggior parte degli antiossidanti; in Italia, dove frutta e verdura fanno parte della comune dieta, 3-4 tazzine di caffè ne raddoppiano l’apporto.

Mario Negri: i risultati dello studio

«Bisogna non fare confusione tra effetti della caffeina e del caffè – dice Alessandra Tavani, capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche presso il Mario Negri – La caffeina della tazzina di caffè è ritenuta responsabile della diminuzione del senso di fatica, dell’aumento della vigilanza e dell’ aumento della motilità intestinale. Inoltre, a dosi appropriate, potenzia gli effetti antidolorifici dell’ aspirina». Altri componenti del caffè (fra cui i polifenoli) potrebbero avere, secondo la ricercatrice – effetti favorevoli prevenendo l’insorgenza di malattie cardiovascolari, cirrosi epatica, e dei tumori del cavo orale, del fegato, dell’endometrio e forse del colon-retto.

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Dati recenti mostrano che il caffè sembra essere associato a una diminuzione di mortalità totale, anche se i risultati devono essere confermati

Tornando alla caffeina, davanti ad essa non tutti gli individui sono uguali: una volta ingerita, alcuni la eliminano velocemente, altri lentamente. Questi ultimi sono coloro che sostengono di non dormire se prendono il caffè dopo le 17. Altri riferiscono tachicardia. «È bene che chi non tollera la caffeina; avverte Tavani – si astenga dal consumo di caffè oppure utilizzi caffè decaffeinato». Quanto all’interazione coi farmaci, l’unica sostanza per cui quella col caffè è pericolosa è l’efedra e i suoi derivati, efedrina e pseudo-efedrina, che può provocare, in qualche caso, tachicardia, ipertensione, aritmia cardiaca ed emorragie intracraniche, eventi talvolta gravi, anche mortali. «Consumando 3-4 tazzine al giorno, una persona sana può godere del piacere di bere un buon caffè senza temere per la propria salute».

Parola di Alessandra Tavani, capo del Laboratorio di epidemiologia delle malattie croniche dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano

Nell’ultimo booklet “Caffè e salute”, scritto in collaborazione con l’Irccs diretto da Silvio Garattini, gli esperti promuovono i benefici della bevanda più amata dagli italiani, almeno nelle persone senza problemi di salute. In particolare nel nostro Paese, dove frutta e verdura fanno parte della dieta, «3-4 tazzine di caffè raddoppiano l’apporto di sostanze antiossidanti».

«Non bisogna fare confusione tra effetti della caffeina e del caffè – avverte Tavani – La caffeina della tazzina di caffè è ritenuta responsabile della diminuzione del senso di fatica, dell’aumento della vigilanza e dell’aumento della motilità intestinale. Inoltre la caffeina a dosi appropriate potenzia gli effetti antidolorifici dell’aspirina, aumentandone la biodisponibilità.

Altri componenti del caffè, fra cui i polifenoli – ricorda l’esperta – potrebbero avere effetti favorevoli prevenendo l’insorgenza delle malattie cardiovascolari, del tumore del cavo orale/faringe, del tumore del fegato, della cirrosi epatica, del tumore dell’endometrio e forse del tumore del colon-retto.

Dati molto recenti mostrano che il caffè sembra essere associato a una diminuzione di mortalità totale, anche se i risultati vanno confermati». Ma cosa succede alla caffeina quando viene ingerita? «Parlando di persone adulte e sane, escludendo le donne in gravidanza – continua Tavani – la caffeina ingerita entra in circolo in circa 30 minuti, viene assorbita al 99% nel giro di un’ora, non si lega alle proteine plasmatiche, ha il suo picco massimo di concentrazione dopo 2 ore dall’assunzione e i suoi livelli plasmatici vengono dimezzati in 3-4,5 ore».

Ma non tutti sono ugualmente sensibili alla caffeina:

«Esistono metabolizzatori lenti e metabolizzatori veloci, sembra che questo dipenda dalle caratteristiche genetiche della persona», riferisce la ricercatrice del Mario Negri. «Naturalmente – puntualizza – chi elimina la caffeina lentamente risente di più e più a lungo dei suoi effetti. Sono le persone che sostengono di non dormire se prendono il caffè dopo le 17, o che riportano altri effetti forti dopo aver bevuto il caffè. Altre persone riferiscono di avere tachicardia. E’ bene che chi non tollera la caffeina si astenga dal consumo di caffè oppure utilizzi caffè decaffeinato che contiene quantità trascurabili di caffeina», suggerisce Tavani.

Quanto alla possibile interazione con i farmaci, «dal punto di vista teorico vi sono numerose interazioni della caffeina con diversi medicinali, soprattutto quelli attivi sul sistema nervoso centrale. Tuttavia, per la maggior parte dei farmaci non vi sono evidenze di rilevanza clinica dell’interazione, eccetto per consumi molto alti di caffè (oltre 4 tazzine al giorno), che sono sconsigliabili in ogni caso. L’unica sostanza per la quale l’interazione con il caffè è pericolosa è l’efedra e i suoi derivati, efedrina e pseudo-efedrina».

Questo mix «può provocare, in qualche caso, tachicardia, ipertensione, aritmia cardiaca ed emorragie intracraniche, eventi talvolta gravi se non addirittura mortali. Ciò nonostante, prima di eliminare la caffeina, conviene eliminare l’efedrina anche perché, se si assume efedrina, non si deve eliminare solo il caffè, ma anche le bevande a base di cola, quelle energetiche (energy drink) e i farmaci contenenti caffeina».

Mario Negri: in conclusione, ecco la ricetta degli scienziati

«In base alle conoscenze attuali, in una persona sana e non sensibile alla caffeina, dosi moderate di caffè, come 3-4 tazzine al giorno che corrispondono per il caffè espresso e moka a circa 240-300 milligrammi di caffeina, assunti durante l’arco del giorno, non nuocciono alla salute, ma possono apportare benefici tuttora in attesa di conferma.

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