giovedì 11 Aprile 2024
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Le ceneri di Renato Bialetti sono state seppellite nella sua Moka

A Casale Corte Cerro l’originale addio all’imprenditore che ha reso celebre la caffettiera nel mondo

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di VINCENZO AMATO*
OMEGNA (Verbano-Cusio-Ossola) – Una Moka davanti all’altare (FOTO), una di quelle con il classico «omino con i baffi» che dal Dopoguerra hanno fatto il giro del mondo. All’interno però non c’erano miscele di caffè, ma le ceneri di colui che quelle caffettiere le ha fatte conoscere in ogni angolo del pianeta.

È con un gesto altamente simbolo che martedì 16 febbraio a Casale Corte Cerro è stato celebrato il funerale di Renato Bialetti, una figura legata in modo indissolubile a quella della Moka. Proprio alla sua caricatura si rifà l’omino coi baffi, una geniale idea di marketing degli Anni 50, celebrata anche da Carosello.

L’anziano imprenditore cusiano – 93 anni – era morto giovedì ad Ascona. Oggi è tornato per l’ultima volta nel suo paese d’origine, la frazione di Montebuglio del comune di Casale Corte Cerro, a pochi chilometri dalla città di Omegna dove la caffettiera è stata creata dal padre Alfonso e per decenni è stata prodotta.

Sono stati i figli Alessandra, Antonella e Alfonso a decidere di collocare le ceneri del padre nella «sua» Moka. Poi la caffettiera con le ceneri di Bialetti è stata tumulata nella tomba di famiglia al cimitero di Omegna, collocata a fianco della moglie Elia.

Il successo della caffettiera
Il successo di Bialetti – conquistato a prezzo di grandi sacrifici personali – lo fece diventare un esempio per altri artigiani del lago d’Orta diventati poi a loro volta imprenditori. Una vita costellata da episodi quasi leggendari come l’incontro con il magnate greco Aristotele Onassis a Montecarlo, negli Anni Sessanta, che lui stesso amava raccontare.

Da allora di caffettiere ne sono state costruite quasi 300 milioni di esemplari. Renato Bialetti è rimasto al comando della sua azienda sino al 1986 quando la cedette alla Faema che a sua volta l’ha ceduta alla famiglia Ranzoni di Brescia.

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