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Lo scrittore-fenomeno Toshikazu Kawaguchi torna in libreria con il nuovo romanzo “Quando il caffè è pronto”. Gli addetti ai lavori ne parlano come l’esordio di fiction straniera più di successo degli ultimi 4 anni, tradotto in oltre 40 Paesi. Leggiamo di seguito un estratto dell’intervista di Riccardo De Palo per Il Messaggero.
Il nuovo romanzo dello scrittore Toshikazu Kawaguchi
MILANO – Il giapponese che vende il caffè agli italiani si chiama Toshikazu Kawaguchi. È un signore di 52 anni, dalla faccia simpatica e con una risata contagiosa. “Mi chiedono spesso – dice scoppiando a ridere al telefono – perché non ha scelto il tè?”.
E invece la serie di romanzi inaugurata nel 2020 con Finché il caffè è caldo (tutti Garzanti) ha venduto oltre un milione di copie, in 77 edizioni successive. Gli addetti ai lavori ne parlano come l’esordio di fiction straniera più di successo degli ultimi 4 anni, tradotto in oltre 40 Paesi. Kawaguchi, di passaggio a Roma per presentare il suo ultimo romanzo, Quando il caffè è pronto, il quinto della serie, dice di non essere ancora riuscito a capire la ragione del suo successo.
Potenza del passaparola?
“Forse sì. Oppure, quello che ha colpito maggiormente la fantasia degli italiani potrebbe essere l’idea di base di questi romanzi, ambientati in un locale giapponese: che si possa tornare a rivivere il passato, per il tempo di un caffè. E poi, si tratta pur sempre di una bevanda dell’anima, per gli italiani: questo potrebbe avere suscitato simpatia nei miei confronti”.
Come è nata l’idea?
“Tutto è iniziato quando volevo scrivere una pièce teatrale, e sono partito da questo titolo. Mi veniva in mente come un haiku, una forma di poesia antica. Finché il caffè è caldo. Ci sono migliaia di storie in cui si può viaggiare nel tempo, e modificare i fatti avvenuti. Io invece ho immaginato che si potesse tornare nel passato ma senza poterlo cambiare”.
È vero che ha trovato la forza di finire il romanzo dopo avere parlato con un suo amico che stava morendo?
“Sì, purtroppo è andata proprio così. Avevo un amico del cuore, una persona che aveva un tumore e che è venuta a mancare nel giro di quattro mesi. Quattro giorni prima che morisse, sono riuscito a vederlo. Ero molto in difficoltà con la scrittura, non riuscivo ad andare avanti. Ma lui mi fece coraggio, mi disse: “tu riuscirai comunque”. Allora, ho capito che anche io avrei potuto morire in qualunque momento. E ho trovato la forza di continuare, l’ho fatto per lui”.
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