giovedì 11 Aprile 2024
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In Costa d’Avorio un San Valentino senza cacao: il divieto di Alassane Ouattara

È stato un San Valentino amaro anche per il presidente uscente che dopo il furto di 12 milioni di euro alla Banca centrale dei Paesi dell’Africa Occidentale (Bceao), si ritrova al verde

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Alassane Ouattara, il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale della Costa d’Avorio, ha vietato l’esportazione di cacao per costringere il suo rivale Laurent Gbagbo a lasciare il potere creando gravi disagi. Leggiamo di seguito l’articolo pubblicato sul portale d’informazione Rinascita.

Il divieto di esportazione di cacao in Costa d’Avorio

MILANO – È da poco passato San Valentino, per alcuni la festa dell’amore, per molti quella del cioccolato. E chi dice cioccolato dice Costa d’Avorio, il primo produttore di cacao al mondo. Ma non è stato un dolce San Valentino per il Paese africano chiuso nella morsa di una crisi politica che sta soffocando l’economia ivoriana.

Il divieto di esportazione di cacao, imposto da Alassane Ouattara, il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, per costringere il suo rivale Laurent Gbagbo a lasciare il potere, ha creato gravi disagi: le riserve di fave, ferme nei porti, sta facendo salire il prezzo di vendita sui mercati mondiali.

E se si pensa che le produzioni di cacao e caffè contribuiscono al 40% delle entrate derivanti dalle esportazioni e al 20% del prodotto interno lordo, si comprende bene che il divieto, in vigore fino al 23 febbraio, ha paralizzato l’economia del Paese.

Un veto che potrebbe essere prorogato. In un’intervista concessa al Financial Times, Ouattara ha affermato di voler continuare a far leva sulle sanzioni economiche per costringere Gbagbo a rinunciare alla presidenza.

È stato un San Valentino amaro anche per il presidente uscente che dopo il furto di 12 milioni di euro alla Banca centrale dei Paesi dell’Africa Occidentale (Bceao), si ritrova al verde, non potendo più contare sulle esportazioni di caffè e cacao e soprattutto sulle banche, che nei giorni scorsi hanno sospeso tutte le attività. Ma Gbagbo non demorde e spara gli ultimi proiettili di una cartucciera ormai scarica.

I suoi avvocati hanno querelato la Corte di giustizia della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao) per aver proclamato Ouattara vincitore delle elezioni presidenziali del novembre scorso. Secondo i legali del presidente, la Cedeao “ha valicato i limiti che hanno portato alla sua costituzione, che ha per unico scopo la gestione e l’integrazione economica dei paesi della regione”.

Lo scontro

L’accusa sostiene inoltre che “ogni paese africano è sottomesso agli impegni dell’Onu e dell’Unione Africana che prevede e specifica la sovranità di ciascun Paese entro le sue frontiere”. Immediata la reazione di Ouattara che ha ricordato come “il mandato di Gabbo è scaduto nell’ottobre del 2005 ed è solo grazie ad accordi internazionali e alla Cedeao che è rimasto al potere fino al ad ora”.

Insomma, il braccio di ferro tra Ouattara e Gbagbo continua con scambi di accuse e di misure restrittive, che tirano in ballo anche Paesi esterni alla questione ivoriana. In un comunicato letto all’emittente televisiva alla Rti, il presidente uscente ha denunciato “l’ingerenza grave e inammissibile” dell’ambasciatore Usa ad Abidjan, Philipp Carter, negli affari interni ivoriani.

Di recente, il diplomatico ha dichiarato che a breve l’esercito interromperà il suo sostegno a favore di Gbagbo, prevedendo “un’uscita di scena pacifica e onorevole” per il capo di Stato. Intanto, prosegue nel silenzio più totale la missione dei cinque presidenti di Burkina Faso, Ciad, Sudafrica, Tanzania e Mauritania, scelti dell’Unione Africana per trovare una soluzione alla crisi, che il 20 febbraio si riuniranno a Nouakchott per prendere decisioni “vincolanti”. Non tace invece la Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale che ha duramente criticato le “soluzioni di compromesso” proposte da alcuni Paesi africani, come il Sudafrica, al presidente Gbagbo.

“Nel caso in cui Gbgabo dovesse rifiutare di lasciare il potere, allora la Cedeao farà ricorso ad altre misure, compreso l’uso legittimo della forza” ha sostenuto il presidente della Commissione Cedeao, James Victor Gbeho, chiedendo “posizioni coerenti” da parte di tutti i Paesi africani.

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