mercoledì 01 Maggio 2024
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Il piacere di bere il caffè aumenta l’attività cognitiva e non soltanto la caffeina: lo studio portoghese

Nuno Sousa, tra gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Behavioral Neuroscience: "È opinione comune che il caffè aumenti la vigilanza e il funzionamento psicomotorio, ma quando si arriva a comprendere i meccanismi alla base di un fenomeno si aprono strade per esplorare i fattori che possono modularlo e i potenziali benefici di quel fenomeno stesso"

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Il consumo di caffè aumenta l’attività di parti del cervello coinvolte nella memoria di lavoro, nel controllo cognitivo e nel comportamento orientato agli obiettivi: non si ottiene lo stesso effetto con la caffeina. In uno studio, in coloro che avevano bevuto caffè è anche aumentata la connettività nelle aree deputate alla visione e al controllo esecutivo. Questo non è accaduto ai partecipanti che avevano assunto solo caffeina. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Laura Cuppini per il Corriere della Sera

Gli effetti del caffè

MILANO – Per molte persone la giornata comincia solo dopo il caffè del mattino. Lo si beve, oltre che per piacere, anche per svegliarsi ed essere più produttivi. Ma da cosa dipende questo effetto? Alcuni ricercatori dell’Università del Minho di Braga (Portogallo) si sono chiesti se consumare caffeina pura porti agli stessi risultati o se invece sia proprio la tazzina di caffè, nel suo insieme, ad essere una sorta di placebo (ovvero, in farmacologia, una sostanza che viene somministrata soprattutto per gli effetti psicologici che può avere sul paziente).

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“È opinione comune che il caffè aumenti la vigilanza e il funzionamento psicomotorio — ha spiegato Nuno Sousa, tra gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Behavioral Neuroscience —, ma quando si arriva a comprendere i meccanismi alla base di un fenomeno si aprono strade per esplorare i fattori che possono modularlo e i potenziali benefici di quel fenomeno stesso”.

Risonanza magnetica

Gli scienziati hanno reclutato persone che bevevano almeno una tazza di caffè al giorno e hanno chiesto loro di astenersi dal mangiare o bere bevande contenenti caffeina per almeno tre ore prima dell’esperimento. Hanno intervistato i partecipanti per raccogliere dati personali e poi li hanno sottoposti a risonanza magnetica funzionale: una prima e una 30 minuti dopo aver assunto caffeina o bevuto una tazza di caffè.

Durante le scansioni di risonanza magnetica, ai partecipanti è stato chiesto di rilassarsi e lasciar vagare la mente. I ricercatori hanno scoperto che l’attività del cosidetto default-mode network, ovvero la “modalità di base” del cervello (insieme di circuiti neurali che si attivano quando non siamo impegnati a svolgere compiti specifici) era diminuita sia dopo aver bevuto caffè sia dopo aver assunto caffeina, il che indica che il consumo di entrambi rende le persone più pronte a passare dal riposo al lavoro.

Tuttavia in coloro che avevano bevuto caffè è anche aumentata la connettività nelle aree deputate alla visione e al controllo esecutivo, parti del cervello coinvolte nella memoria di lavoro, nel controllo cognitivo e nel comportamento orientato agli obiettivi. Questo non è accaduto ai partecipanti che avevano assunto solo caffeina.

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