sabato 04 Maggio 2024
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Generazione Z: ecco quali sono le abitudini alimentari dei più giovani

Luigi Odello, presidente del Centro Studi Assaggiatori e segretario accademico dell’International Academy of Sensory Analysis, vede nei dati dell’indagine una grande opportunità per la società in generale e per le imprese del food: “Vista la proverbiale curiosità della generazione Z sarebbe sufficiente impiegare le scienze sensoriali per creare una cultura del cibo, utilizzando ovviamente gli strumenti adatti e i canali di comunicazione utilizzati da questi giovani"

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MILANO – La famosa generazione Z, costituita da giovani di età compresa tra i 13 e i 24 anni, rappresenta un campione sempre più interessante per l’industria alimentare in quanto ormai copre un buon 30% della popolazione mondiale e, affacciandosi all’età adulta, è ormai in grado, anche in campo alimentare, di condizionare le scelte di acquisto delle famiglie di origine.

Le abitudini alimentari della generazione Z

Se guardiamo alle statistiche che si ritrovano sul web, il quadro complessivo di quella che viene definita Dieta Z è piuttosto inquietante, in quanto appare costituita in buona parte da junk food e cibi pronti al consumo.

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Ma è veramente così? Quali sono gli strumenti di scelta che forniamo ai nostri ragazzi che stanno entrando nella fascia adulta? E soprattutto con quale consapevolezza si approcciano alle scelte alimentari?

Per rispondere ad alcune di queste domande, tra il 30 dicembre 2023 e il primo gennaio 2024 Webboh (community numero 1 in Italia sul target GenZ, che conta oltre 1,7 milioni di utenti solo su Instagram) ha condotto due sondaggi sulle abitudini di questo segmento di popolazione e la consapevolezza alimentare in un periodo dell’anno in cui il cibo rischia di rappresentare più un’ossessione che un bisogno.

I dati scaturiti dall’indagine sono stati sottoposti per un commento alla professoressa Francesca Venturi, direttrice del master in “Scienze sensoriali per un’alimentazione sana e consapevole” che sarà inaugurato il prossimo 18 gennaio all’Università di Pisa.

L’accademica ha così commentato: “Il primo punto che credo valga la pena di sottolineare è l’elevato bisogno di informazioni in merito alla corretta alimentazione espresso dall’89% degli utenti, con addirittura un 34% che riterrebbe opportuno inserire l’educazione alimentare nei programmi scolastici. Un’altra nota positiva è data dalla percentuale molto bassa di persone che ricorrono regolarmente a bevande energetiche, dolcificanti e snacks come sostituti dei pasti o per aumentare la concentrazione. Non si può non notare, però, un complessivo 32% di utenti che non ha chiaro il significato di dieta mediterranea.”

Luigi Odello, presidente del Centro studi assaggiatori e segretario accademico dell’International academy of sensory analysis, vede nei dati dell’indagine una grande opportunità per la società in generale e per le imprese del food: “Vista la proverbiale curiosità della generazione Z sarebbe sufficiente impiegare le scienze sensoriali per creare una cultura del cibo, utilizzando ovviamente gli strumenti adatti e i canali di comunicazione utilizzati da questi giovani”.

Odello aggiunge: “Non per nulla abbiamo messo a punto l’Officina della comunicazione sensoriale con l’obiettivo di fare sentire l’aroma dove non c’è (sul web, per esempio) incuriosendo e portando la gente verso esperienze qualificanti per quanto giocose.”

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