venerdì 12 Aprile 2024
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L’indagine sul fuoricasa: il bar diurno soffrirà di più in termini di liquidità

La ricerca, è stata realizzata nelle ultime due settimane di aprile e nella prima settimana di maggio, non appena le norme per la ripartenza della fase 2 sono state delineate dal Governo italiano ed il calendario della possibile ripartenza definito

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MILANO – Il fuoricasa ha subito un grave colpo dal virus e il lockdown: in questa Fase 2 di ripresa, prima con il take away e il delivery e, a partire dal 18 maggio direttamente all’interno dei locali messi in sicurezza, qual è la prospettiva di ripresa di questo mercato? Ad aiutare i lettori a comprendere il futuro del settore, un’analisi condotta da Formind, una società di consulenza aziendale. La riportiamo dal sito formind.it.

Fuoricasa: qual è il futuro nella convivenza col virus

Il viaggio nel mercato del fuoricasa si completa con la ricerca sugli esercenti che operano nel canale. La ricerca è stata condotta nell’ambito degli operatori che compongono il panel del MindforHoreca, lo strumento di rilevazione sistematica del mercato del fuori casa realizzato da Formind.

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La ricerca ha fornito risposte circa i tempi di riapertura ed il numero di esercizi a rischio, la loro capacità finanziaria dopo la fase di lockdown, il relativo indice di liquidità, le principali aree di criticità; l’impatto dei costi nella fase 2, le aspettative promozionali alla ripartenza, il nuovo conto economico e il possibile impatto sui prezzi al consumo.

La ricerca, è stata realizzata nelle ultime due settimane di aprile e nella prima settimana di maggio, non appena le norme per la ripartenza della fase 2 sono state delineate dal Governo italiano ed il calendario della possibile ripartenza definito.

Il primo dato che emerge è che mediamente il 70% degli esercizi commerciali tenderà a riaprire prima possibile

Vi è tuttavia una forbice molto ampia, che varia tra il 45% delle discoteche e l’85% del bar notturno. Un numero significativo di esercenti dichiara che posticiperà l’apertura slittando la propria ripartenza dopo la stagione estiva e molti operatori soprattutto gli albergatori rimanderanno la ripartenza al prossimo anno.

In quest’ultima categoria lo scenario è molto variabile, le strutture che avevano un target cliente significativamente orientato sul turismo straniero non prevedono una riapertura nell’immediato.

Fuoricasa: altro segnale di difficoltà che emerge è il peggioramento della liquidità

Si delinea un incremento dei giorni credito significativo, con un aumento dell’esposizione media per la filiera tra il 15% ed il 20%, ed un aumento delle esposizioni oltre i 60 giorni per circa il 50% degli operatori.

Emergono ulteriori incertezze nell’ambito delle criticità indagate: procedure di sanificazione non delineate e costose, forte preoccupazione per le norme che regoleranno l’erogazione del servizio, non solo per i costi degli adeguamenti, ma soprattutto per le limitazioni che queste misure imporranno alle consuete rotazioni.

Significativa la preoccupazione per la prevedibile flessione della domanda al consumo fuoricasa

Che viene misurata dagli esercenti con un’ampia forbice tra le diverse tipologie, ma vede concordi gli operatori nell’identificare una stima media di flessione del 50%. Se incrociamo questo dato, con la propensione al consumo rilevata nell’ indagine sul consumatore, “Voglia di fuori casa” dove andranno e cosa consumeranno gli italiani”. Erogata la scorsa settimana, dove lo stesso dato sul consumatore indicava come ben il 53% degli italiani non era propenso a riprendere nel prossimo futuro la frequentazione del canale fuori casa, abbiamo una proiezione molto delineata su quello che potrebbe essere lo scenario dei consumi nel prossimo periodo.

In quest’ottica l’aumento significativo dei costi fissi dovuti alla fase 2, raggiunge incrementi a 2 cifre, molto diversi a seconda delle differenti tipologie di esercizi commerciali. Il picco massimo viene rilevato nelle strutture alberghiere con un incremento dei costi fissi del 36%.

La combinazione di questi elementi determina un rischio concreto di non riapertura per circa 50.000 attività

Che trova il suo apice nel mondo della ristorazione, -24% degli esercizi, categoria molto coinvolta sia nella riduzione delle rotazioni che nell’aumento dei costi di riorganizzazione.

Sarà il Bar diurno l’attività che soffrirà maggiormente in termini di liquidità, in questo caso le caratteristiche intrinseche dell’impresa, molto spesso a carattere familiare, di ridotte dimensioni e di relativa breve storicità di gestione, ne determinano la maggiore difficolta finanziaria con un peggioramento dei giorni credito medi di oltre il 20%.

La complessità del quadro che emerge dalla ricerca, fornisce altresì il possibile scenario di aumento dei costi per le singole categorie di esercenti, determinando un dato previsionale minimo di aumento medio del 6%, anche questo con una forbice di ben del 10 punti a seconda delle diverse categorie di esercizi commerciali.

Gap considerevole che la categoria ha necessità di ammortizzare almeno in parte, in quanto non sembrerebbero sussistere grandi margini di saving, essendo di norma attività che difficilmente hanno aree di sovradimensionamento. Dove i maggiori costi sono determinati dai canoni di locazione e dal costo delle maestranze.

Ciò determina un’aspettativa di recupero sulle condizioni commerciali significativa, aspettativa con la quale la filiera distributiva ed industriale sta già impattando in termini di proposte commerciali.

Al momento questa aspettativa sembra dettata da una reale necessità

Questo non vuol dire che il circuito troverà la filiera industriale e distributiva disponibile ad intraprendere una strada di maggiore competitività, anche perché sia industria che distribuzione stanno ancora contando i danni di questi ultimi due mesi. Pertanto lo scenario più accreditato è di possibile un aumento dei prezzi al consumo, che si profilerà con un ordine medio tra il 3% ed il 6%, dipenderà da quanto l’esercente sarà in grado di recuperare in termini di competitività commerciale.

Se consideriamo che la pandemia ha interessato il nostro paese dal mese di febbraio, che è di norma il periodo in cui le aziende di produzione apportano i loro aumenti al mercato, dovremo aggiungere un’ulteriore margine di aumento a quanto emerso dall’indagine. Ci potremmo quindi trovare di fronte ad aumenti dei prezzi al consumo variabili tra il 5% ed il 10%…. ciò rappresenterà un brusco benvenuto per il consumatore, che alla riapertura si ritroverà a fare i conti con sensibili aumenti in poco meno di tre mesi dall’ultima volta in cui aveva consumato sul canale.

Uno scenario di questo tipo rischia di rappresentare un’ulteriore freno ai consumi con il quale il canale dovrà confrontarsi

Anche in virtù sia di una minore propensione del consumatore sia di un variato potere di acquisto, che come emerso nella indagine “Voglia di fuori casa” dove andranno e cosa consumeranno gli italiani” coinvolge il 39% dei consumatori italiani.

Ulteriori spunti saranno presentati durante il programmato il convegno “Proiezioni del mercato del fuori casa anno 2020” durante il quale, Formind fornirà le proiezioni del mercato del fuori casa anno 2020. Il convegno si svolgerà inmodalità webinar nei giorni 27-28-29 maggio avrà la durata di circa un’ora e come di consueto sarà riservato ad ogni singola azienda per lasciare spazio ad approfondimenti. Sarà possibile prenotare la partecipazione attraverso il nostro sito www.formind.it .

 

 

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