venerdì 12 Aprile 2024
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Ecco il sip-shop: il bar-lavanderia in Uk

Sarah Jane Adams: "Volevamo rendere il locale accogliente e familiare. Il nostro obiettivo era far diventare piacevole una faccenda domestica noiosa e credo proprio che ci siamo riuscite."

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MILANO – Sarah Jane Adams e Dee Anderson sono le proprietarie della Laundry and Latte, un’attività commerciale che crea un mix originale tra bar e lavanderia a gettoni. Laundry and Latte si trova in Uk, più precisamente a Brentwood, la città d’origine di Sarah e Dee. Riportiamo di seguito l’articolo di Camilla Curcio pubblicato su Tag43.

Laundry and Latte: la fusione tra bar e lavanderia

BRENTWOOD – Fare il bucato non è il massimo del divertimento ma Sarah Jane Adams e Dee Anderson, amiche e socie in affari, hanno dato il via a una rivoluzione che promette di trasformarlo in un passatempo piacevole. Originarie di Brentwood, cittadina dell’Essex, le due imprenditrici si sono lanciate in un progetto insolito ma dalle premesse interessanti. Dallo scorso autunno, infatti, si occupano della gestione della Laundry and Latte, un business che combina, in una sola attività commerciale, un bar e una lavanderia a gettoni. 

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Ed ecco che, tra una centrifuga e l’altra, i clienti si concedono un momento di relax, sorseggiando un cappuccino caldo o un calice di vino, mentre attendono che i loro panni siano puliti e ben stirati.

“Volevamo rendere il locale accogliente e familiare”, ha spiegato Adams in un’intervista al Guardian, “il nostro obiettivo era far diventare piacevole una faccenda domestica noiosa e credo proprio che ci siamo riuscite.”

“Qualche giorno fa, ad esempio, una mamma è arrivata trafelata e stanca dopo una settimana particolarmente stressante.”

“Poi, ha notato che avevamo anche la licenza per vendere alcolici, si è seduta, ha ordinato qualcosa da bere e ha aspettato con calma che la macchina terminasse il lavaggio”.

Laundry and Latte è soltanto l’ultimo dei prodotti di una tendenza che, di recente, sembra aver riscosso grande successo, soprattutto nel Regno Unito: quella del business dei negozi ‘sip and shop’.

Nel tentativo di offrire al pubblico un’esperienza che vada ben al di à della semplice sessione di shopping, grandi catene e piccole botteghe indipendenti offrono alla clientela la possibilità di usufruire dei loro servizi e, contemporaneamente, concedersi un buon caffè o un lauto aperitivo.

Un’iniziativa volta a scoraggiare l’e-commerce

Una strategia intelligente per rimpolpare i fatturati e scoraggiare la concorrenza dell’e-commerce, diventata ancora più temibile con la pandemia.

I pacchetti messi a disposizione da boutique, parrucchieri, estetisti e librerie sono diversi: c’è chi, oltre a una consumazione, propone intrattenimento con jam session di band e deejay che suonano dal vivo poco lontane dai camerini di prova, consulenze e tutorial di make up, panel con scrittori e reading.

Un fenomeno che, a detta di un gruppo di ricercatori assoldati dal cda del centro commerciale londinese Westfield, entro il 2025 potrebbe diventare la normalità, soprattutto grazie all’intraprendenza delle giovani generazioni.

Prima di Adams e Anderson, a Berkhamsted, nell’Hertfordshire, è arrivata Haylee Benton che, col suo Hanako, ibrido tra un fioraio e un bar, ha incuriosito i concittadini.

L’ibrido tra fioraio e bar

“All’inizio, la gente era parecchio confusa”, ha confessato, “tutti pensavano fosse solo ed esclusivamente un bar e i fiori fossero stati messi lì come decorazione. Poi il concept ha iniziato a essere più chiaro e ad attirare sempre più curiosi”. Il successo dell’idea è dovuto all’intuizione di Benton che, notando un gap nel mercato, ha deciso di colmarlo.

“Chi aveva il desiderio di gustare un ottimo champagne mentre la commessa prepara un bouquet non poteva soddisfarlo”, ha sottolineato, “così sono arrivata io.”

“Da un anno, ho a che fare con un repertorio di clienti variegato: da uomini che pensano a un omaggio floreale per le loro partner mentre si riscaldano con un caffè bollente a madri e figlie che, in un pomeriggio tutto dedicato a loro, partecipano ai nostri workshop. Andare oltre la semplice compravendita, questo è il nostro obiettivo”.

E c’è anche chi, spinto dal desiderio di osare, ha deciso di aprire la propria attività addirittura durante il lockdown. È il caso di Chrissy Ryan, proprietaria del BookBar, nato nella City nel 2021.

Caffè e libri

Una libreria che di tradizionale ha ben poco e che, oltre agli scaffali pieni di volumi, propone un book club (a oggi frequentato da più di 200 membri), meeting con gli autori e una scelta interessante di vini e varietà di caffè da tutto il mondo.

“Abbiamo aperto in un periodo delicato, eravamo obbligati a proporre qualcosa di innovativo per avere successo”, ha precisato Ryan.

Mentre le persone si aggirano tra una sezione e l’altra alla ricerca del romanzo perfetto, la possibilità di consumare un drink, scambiare quattro chiacchiere con lo staff e ricevere anche consigli le spinge a far diventare abitudine quella che era nata come una visita casuale.

Ovviamente, c’è stato anche chi, davanti all’exploit della formula ‘sip and shop’, ha iniziato a storcere il naso.

Per David Wilson, ad esempio, ambassador della no profit Alcohol Change UK, che opera da anni nell’assistenza di chi soffre di dipendenza da alcol attraverso campagne di sensibilizzazione, i rischi che questa nuova moda potrebbe generare non sono pochi e non andrebbero sottovalutati.

Soprattutto alla luce del numero record di decessi che, in Inghilterra e Galles, l’abuso di alcolici ha causato negli ultimi due anni.

“Sappiamo tutti che l’alcol rende le persone impulsive e l’assenza di freni fa spesso sì che facciano acquisti azzardati, creando danni più o meno grossi alle proprie finanze”, ha concluso.

“È importante che, da un lato, i proprietari non perdano il controllo della situazione, accecati dal solo impulso di guadagnare e, dall’altro, i clienti non si facciano ingannare da tutto il contorno patinato. Alla fine, al di là dei benefit personali, rimane comunque marketing”.

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