venerdì 12 Aprile 2024
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Depurare l’acqua con gli scarti del caffè: una soluzione ecologica

Dall'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova arriva un filtro prodotto a partire dai fondi del caffè, che elimina i metalli pesanti e al tempo stesso riduce l'accumulo di rifiuti.

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GENOVA – Un team internazionale di ricercatori, che fa capo all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, ha elaborato una nuova strategia per depurare l’acqua usando i fondi del caffè. Lo speciale filtro spugnoso, assicurano gli scienziati, ha un duplice vantaggio: contribuisce a rimuovere le sostanze tossiche dall’ambiente in modo economico, e consente di ridurre la quantità di rifiuti generata ogni giorno.

NON SI BUTTA VIA NIENTE

Le potenzialità degli scarti del caffè sono state già dimostrate più volte e spaziano in svariati campi: dai fertilizzanti per le piante ai mangimi per gli animali, fino ad arrivare ai biocarburanti. Tuttavia nei fondi si accumulano anche sostanze chimiche, quali acidi grassi e polifenoli, che sono capaci di legare i metalli pesanti e che possono quindi essere impiegate in qualità di agenti depuranti.

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POTABILIZZARE L’ACQUA

L’intuizione del gruppo coordinato dalla ricercatrice Despina Fragouili è stata quella di aggiungere agli avanzi un mix di zucchero e silicone, così da creare un “mattoncino” poroso sufficientemente pratico da usare come filtro.

Gli esperimenti in laboratorio hanno dimostrato che una spugna del peso di 200 milligrammi, grande più o meno come una mandorla, riesce a eliminare il 99% del piombo presente in acqua nel giro di 30 ore. Con una concentrazione di 200 parti per miliardo (ppb), l’efficienza di rimozione si asseta intorno al 50-60%, una percentuale, dice Fragouili, analoga a quella dei più comuni filtri ad azione meccanica presenti in commercio.

PROSPETTIVE FUTURE

Fragouli e colleghi, che hanno pubblicato i risultati della loro ricerca su Sustainable Chemistry and Engineering, sono ora al lavoro per migliorare ulteriormente la “ricetta” del filtro al caffè. E per il futuro stanno già sperimentando nuovi ingredienti, come ad esempio gli scarti dell’industria agroalimentare, le cui proprietà potrebbero servire per fare piazza pulita di altre sostanze inquinanti.

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