lunedì 06 Maggio 2024
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Crisi in Italia, analisi Coldiretti: molti rinunciano alla colazione al bar

Sulle tavole degli italiani è già iniziata Giù i consumi alimentari (-1,5%): più pasta e meno carne Addio colazione al bar, si preferiscono caffè e biscotti a casa L'Italia neosobria riscopre l'orto e la cucina domestica ‎

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ROMA – La crisi taglia i consumi e cambia il menu degli italiani che hanno già attuato la spending review a tavola dove portano piu’ pasta (+3 per cento) e meno bistecche (-6 per cento), con una flessione media dei consumi alimentari in quantità stimata pari all’1,5 per cento. E’ quanto emerge nel rapporto della Coldiretti su “La crisi cambia la spesa e le vacanze degli italiani”, illustrato dal presidente Sergio Marini sulla base dei dati relativi ai primi cinque mesi del 2012 elaborati da Coop Italia per l’Assemblea Nazionale della Coldiretti. In occasione della divulgazione dei dati Istat sui consumi delle famiglie.

Crisi e cambio di consumo: l’analisi

Ad essere ridotti in quantità – sottolinea la Coldiretti – sono anche gli acquisti di pesce (-3 per cento) e ortofrutta (-3 per cento), mentre salgono quelli di pane (+3 per cento) e leggermente di carne di pollo (+1 per cento). Se ben il 43 per cento degli italiani ha ridotto rispetto al passato la frequenza dei negozi tradizionali, una percentuale del 29 per cento ha invece aumentato quella nei discount, mentre il 57 per cento ha mantenuto stabili i propri acquisti nei supermercati secondo l’indagine Coldiretti/Swg.

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“Il fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali determina anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “per contrastare lo spopolamento dei centri urbani va segnalata l’importanza della rete di vendita degli agricoltori di Campagna Amica che può contare nei paesi e nelle città su 5.326 aziende agricole, 753 agriturismi, 1.028 mercati, 178 botteghe per un totale di 6.532 punti vendita, ai quali si aggiungono 131 ristoranti e 109 orti urbani (www.campagnamica.it)”.

Una opportunità per i produttori e per i consumatori che – conclude Marini – va anche a sostegno della storia, della cultura e della vivibilità dei centri urbani.

Stop a bar per la crisi

La colazione latte (+2%) e biscotti (+3%) La crisi cambia le abitudini degli italiani che dicono addio alla tradizionale colazione al bar e scelgono di farla a casa aumentando gli acquisti di caffè macinato (+1 per cento), latte (+2 per cento), biscotti (+3 per cento) con il miele che cresce del 4 per cento e le fette biscottate addirittura del 5 per cento. Giù caramelle (-6%) e liquori (-3%)

La spending review a tavola taglia gli stravizi alimentari delle famiglie italiane con una tendenza al risparmio che colpisce grandi e piccoli come dimostra il taglio in quantità degli acquisti che varia dal -6 per cento delle caramelle al -3 per cento dei liquori. Ad essere ridotti in quantità per la crisi sono anche gli aperitivi (-4 per cento), i prodotti a base di cioccolato (-3 per cento), le bibite (-7 per cento) e i dessert (-10 per cento). Boom fai da te: più farina (+8%) e uova (++6%) Con la crisi torna il “fai da te” casalingo con l’aumento record degli acquisti in quantità di farina (+8 per cento), uova (+6 per cento) e burro (+4 per cento).

Preparare in casa il pane, la pasta, le conserve, lo yogurt o le confetture, oltre ad essere divertente e salutare, aiuta – sostiene la Coldiretti – a risparmiare garantendosi la qualità degli ingredienti utilizzati. Una passione che sta coinvolgendo un numero crescente di italiani, come dimostra l’analisi Coldiretti/Swg dalla quale si evidenzia che, a causa della crisi, la metà degli italiani (50 per cento) ha rinunciato o diminuito l’acquisto di pietanze pronte o di piatti pronti surgelati rispetto al passato. Secondo l’analisi, un italiano su tre (33 per cento) prepara piu’ spesso rispetto al passato la pizza in casa, il 19 per cento piu’ frequentemente fa addirittura il pane, il 18 per cento marmellate, sottoli o sottaceti, il 13 per cento la pasta e l’11 per cento i dolci, rinunciando ai dessert confezionati i cui acquisti scendono non a caso del 10 per cento.

Ma un numero crescente di italiani non si accontenta della preparazione casalinga dei cibi e si dedica addirittura alla coltivazione

Quasi una famiglia italiana su tre dispone di un orto (30 per cento) e il 13 per cento coltiva ortaggi in terrazza, veranda o sul davanzale, secondo la Coldiretti. “Ricostruire il rapporto che lega il cibo che portiamo ogni giorno a tavola con il lavoro necessario per coltivarlo nel rispetto dei cicli della natura è un passo importante per un Paese come l’Italia che ha bisogno di riscoprire la propria identità per tornare a crescere”, ha affermato il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che la Coldiretti è impegnata nel progetto Educazione alla Campagna Amica che ha coinvolto nell’ultimo anno scolastico ben 100mila scolari e studenti nelle fattorie didattiche e nelle aule scolastiche con analisi sensoriali, prove del gusto e coltivazione di orti. Slalom tra sconti per 6 italiani su 10 sono costretti a fare lo slalom tra gli sconti ben sei italiani su dieci che vanno a caccia di offerte speciali tra le corsie dei supermercati più che in passato mentre circa la metà dei consumatori (49 per cento) fa addirittura la spola tra diversi negozi per confrontare i prezzi più convenienti. Tra le tendenze emergenti si evidenzia l’aumento di quanti acquistano prodotti locali (40 per cento), scelgono solo frutta e verdura di stagione (50 per cento), ma soprattutto – precisa la Coldiretti – scelgono i prodotti che costano meno (50 per cento).

Nella top five dei prodotti alimentari più in promozione sugli scaffali

Ci sono l’olio di oliva (il 55 delle vendite), i succhi di frutta (il 43 per cento delle vendite) i vini tipici (il 40 per cento delle vendite), la pasta (il 36 per cento delle vendite) e le conserve di pomodoro (il 32 per cento delle vendite) mentre lo sconto medio sui prezzi oscilla tra il 30 e il 35 per cento per i diversi prodotti. Da 51% italiani stop agli sprechi a tavola Piu’ della metà degli italiani (il 51 per cento) ha messo in atto la propria spending review a tavola riducendo o annullando lo spreco di cibo rispetto al passato. Tra coloro che hanno ridotto lo spreco il 66 per cento lo ha fatto facendo la spesa in modo più oculato, il 43 per cento riducendo le dosi acquistate, il 54 per cento utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 45 per cento guardando con più attenzione alla data di scadenza, secondo l’indagine Coldiretti/Swg.

“In Italia a causa degli sprechi dal campo alla tavola viene perso cibo per oltre dieci milioni di tonnellate e la tendenza al risparmio è quindi uno dei pochi effetti positivi della crisi”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che in Italia “gli sprechi alimentari fanno perdere un valore annuale stimato pari a ben 37 miliardi di euro in grado di garantire l’alimentazione per 44 milioni di persone”. A finire nella spazzatura è circa il 30 per cento del cibo acquistato, soprattutto frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati che vengono sempre piu’ spesso salvati dal bidone con il ritorno piu’ frequente in tavola dei piatti del giorno dopo: dalle ottime polpette di carne alle frittate di pasta per riutilizzare gli spaghetti del giorno prima e ancora la pizza rustica per consumare le verdure avanzate avvolgendole in una croccante sfoglia, ma anche la classica panzanella per recuperare anche il pane e le macedonie di frutta. Un ritorno ad un passato piu’ povero che ha dato pero’ origine a gustose ricette diventate simbolo della cultura enogastronomica del territorio come – conclude la Coldiretti – la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta. Vacanze: pranzo al sacco per 1 italiano su 3 vacanze con pranzo al sacco per un italiano su tre (33 per cento) che rispetto al passato ha deciso di evitare il ristorante e di cucinare o preparare da solo i cibi da portare in spiaggia, una percentuale quasi doppia rispetto allo scorso anno quando erano appena il 19 per cento.

Secondo l’indagine Coldiretti/Swg tra i cibi da spiaggia più gettonati nella crisi

Figurano la frutta (74 per cento), i salumi (67 per cento) e i formaggi (57 per cento) con il pane (70 per cento), ma non manca chi sceglie le verdure (33 per cento) o piatti pronti (22 per cento) come pasta e riso freddo, pasticcio e lasagne. Appena l’8 per cento – continua la Coldiretti – preferisce la carne in scatola, il prodotto simbolo delle gite degli anni 60, mentre tra le bevande oltre all’acqua (77 per cento), i succhi di frutta (29 per cento), la birra (28 per cento) e il vino (15 per cento). In aumento – precisa la Coldiretti – sono anche le paninoteche ed i take away che piu’ del passato sono preferiti rispetto al ristorante dal 30 per cento degli italiani. La tendenza a prepararsi il cibo da soli non riguarda in realtà solo le vacanze ma – continua la Coldiretti – si sta consolidando anche nei comportamenti quotidiani degli italiani durante la pausa del lavoro: il 27 per cento prepara a casa merende e pranzi al sacco in misura superiore rispetto al passato.

E aumenta anche il numero di coloro che cercano e confrontano su internet le offerte più convenienti per le proprie villeggiature

Con sconti che riguardano soprattutto pacchetti turistici e viaggi aerei. In molti, inoltre, acquistano direttamente su internet le proprie vacanze e da oggi è possibile scaricare gratuitamente la up “iTerranostra” per trovare l’agriturismo dei sogni sia da tablet che da iPhone.

Con semplici ricerche, partendo dalla posizione in cui ci si trova e mettendo la meta preferita è infatti possibile avere in tempo reale tutte le informazioni necessarie sugli agriturismi di Campagna Amica presenti nei paraggi e avere anche la possibilità di collegarsi direttamente ai loro siti per avere tutti i recapiti e prenotare direttamente la vacanza. Filetto addio: tagli minori per 4 italiani su 10 piu’ di quattro italiani su dieci (43%) hanno iniziato ad acquistare tagli alternativi di carne, meno conosciuti e più economici, per risparmiare o semplicemente per creare nuove ricette.

Con la crisi – sottolinea la Coldiretti – ben il 35 per cento degli italiani ha cominciato ad acquistare tagli diversi per risparmiare

Mentre l’8 per cento dichiara di scegliere tagli differenti per creare nuove ricette. Appena il 5 per cento – continua la Coldiretti – sceglie solo tagli pregiati mentre la metà (50 per cento) non ha cambiato il proprio comportamento di acquisto nei consumi di carne. Si tratta – afferma la Coldiretti – del risultato delle nuove strategie messe in atto dal consumatore per risparmiare senza rinunciare alla qualità, ma anche di un ritrovato desiderio di fantasia nel creare e rielaborare nuove ricette in cucina.

E’ infatti importante proprio in un momento come questo – sottolinea la Coldiretti – valorizzare anche i tagli minori di carne nella consapevolezza che, per esempio, del bovino non esiste solo la richiestissima fiorentina, ma ci sono altre parti dal sapore caratteristico che appartengono alla tradizione culinaria italiana come per esempio i famosissimi bolliti piemontesi, la squisita faentina (pancia tagliata a fette e cotta alla griglia), la lingua salmistrata e la trippa in umido amata dall’intero centro sud della nostra penisola.

I tagli meno pregiati del bovino da poter utilizzare in cucina – continua la Coldiretti – sono tantissimi, si va dal collo, taglio di terza categoria dalla carne gustosissima (ottima per bolliti o stracotti, ma anche per preparare polpette e ragù), alla punta di petto, taglio molto economico che può essere usato per preparare buoni arrosti, ma anche gustosissimi brodi.

E ancora dal campanello, che è un piccolo taglio molto apprezzato per fare bistecche da cuocere sulla brace, ma anche per spezzatini, stracotti e stufati a cui aggiungere del vino, pomodoro e verdure, al geretto, detto anche muscolo, che – conclude la Coldiretti – risulta particolarmente adatto per la preparazione di ossibuchi e stufati. Basta scatole: 30% italiani acquista sfuso Il 30 per cento degli italiani risparmia sull’imballaggio e acquista prodotti alimentari sfusi in misura superiore al passato.

Secondo l’indagine Coldiretti/Swg l’acquisto di prodotti alimentari sfusi è la nuova frontiera del consumo sostenibile

Che consente di conciliare la necessità di risparmio con quella di ridurre l’impatto ambientale e la produzione di rifiuti. Oltre la metà dello spazio della pattumiera nelle case è occupato – sottolinea la Coldiretti – da scatole, bottiglie, pacchi con i quali sono confezionati i prodotti della spesa e che generano complessivamente 12 milioni di tonnellate di rifiuti, il 40 per cento della spazzatura che si produce ogni anno in Italia.

L’agroalimentare, con oltre i 2/3 del totale, è – precisa la Coldiretti – il maggior responsabile della produzione di rifiuti da imballaggio. Oltre all’impatto ambientale l’imballaggio ha una incidenza notevole sui prezzi, sia in quanto componente sempre piu’ rilevante del costo del prodotto sia per il fatto che aumenta il peso da trasportare. Nell’alimentare spesso il costo dell’imballaggio supera quello del prodotto agricolo in esso contenuto, come nel caso dei fagioli in scatola dove la confezione incide per il 26 per cento sul prezzo industriale di vendita, mentre per la passata in bottiglia da 700 grammi si arriva al 25 per cento, per il succo di frutta in brick al 20 per cento e per il latte in bottiglia di plastica sopra il 10 per cento.

Gli imballaggi – continua la Coldiretti – pesano dunque sulle tasche e sull’ambiente, ma è possibile abbatterne la diffusione grazie a nuove tecnologie distributive che si stanno diffondendo nei supermercati e nelle piazze anche per sostenere le vendite dirette effettuate dagli agricoltori. Aumento iva costa un mld a tavole italiani Il previsto aumento dell’Iva costerebbe agli italiani oltre un miliardo solo per le spese alimentari con effetti depressivi sui consumi a tavola che già fanno segnare un preoccupante calo. L’aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento – sottolinea la Coldiretti – colpirebbe alcuni prodotti di largo consumo come l’acqua minerale, la birra e il vino, ma anche specialità come i tartufi mentre se l’intervento interessasse anche quello dal 10 al 12 per cento potrebbero essere colpiti dalla carne al pesce, dallo yogurt alle uova, ma anche il riso, il miele e lo zucchero.

I prezzi dei prodotti alimentari al dettaglio aumenterebbero in media di un punto percentuale con picchi dell’1,8 per cento per carne, prosciutto e pesce, secondo uno studio Ref per Centromarca con effetti insostenibili – afferma la Coldiretti – sull’inflazione e sull’andamento dei consumi. “Un ulteriore aumento dell’Iva sarebbe insostenibile per gli effetti sui consumi in una fase in cui la mancanza di liquidità e di fiducia ha già portato ad una contrazione della spesa” – ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “la manovra rischia di alimentare il circolo vizioso: l’ aumento dell’Iva fa calare i consumi e la produzione che a loro volta significano piu’ disoccupazione e debito pubblico”.

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