lunedì 06 Maggio 2024
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Horeca: per le bevande a bar e ristoranti nel 2020 un crollo generale del 38,42%

Il 2020 lascia in eredità anche altri temi su cui riflettere. A cominciare dal ruolo dei grossisti di bevande. “Abbiamo avuto la piena consapevolezza, - spiega Lucio Roncoroni, direttore Cda - toccandolo con mano sulla nostra pelle, delle conseguenze dell’essere, come categoria, degli ‘invisibili’ e di quanto questo stato, abbia pesato e stia pesando, non solo per non essere stati minimamente considerati in un piano ‘ristoro’ da parte del governo ma per il fatto stesso che con l’invisibilità ci viene negata anche la dignità del nostro ruolo imprenditoriale”

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MILANO – Il consumo delle bevande legato al settore dell’horeca e dei distributori ha accusato il colpo di un 2020 spietato per colpa del Covid. I consumi sono stati trascinati in basso a partire dal primo lockdown e i risultati di questo stop si traducono in numeri preoccupanti: affrontiamo il tema dall’intervista di Simone Pazzano su repubblica.it al direttore del Consorzio di distributori Cda, Lucio Roncoroni.

Bevande e consumi: un anno devastante

Numeri difficili da mandar giù, riflessioni ormai improrogabili e progetti per il futuro da discutere e affrontare insieme. Sono questi i temi caldi che il 2020 ha rovesciato, in maniera del tutto improvvisa, sul tavolo dei distributori di bevande e, più in generale, dell’universo horeca. Difficoltà del tutto imprevedibili solo un anno fa e di cui si può tirare un primo bilancio con la chiusura del 2020. Lo abbiamo fatto con le parole di Lucio Roncoroni, direttore del consorzio di distributori Cda, e con i numeri forniti dalla sua associazione di imprese, che con 100 soci è leader di mercato, in quanto copre il 18% del settore e serve 83mila pubblici esercizi.

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La pesante eredità del 2020: i numeri

Il 2020 lascia in eredità alla distribuzione all’ingrosso di bevande numeri impietosi. Il canale horeca registra -38,42% di fatturato rispetto al 2019, che si traduce in una perdita da 174 milioni di euro, e -29,43% sui volumi consegnati rispetto all’anno precedente (persi 114 milioni di litri). Nel dettaglio, il canale bar ha segnato -35% in fatturato, la ristorazione -40% e il serale/notturno -45%. Se si analizzano le attività, il numero dei locali che nel corso del 2020 non hanno acquistato rispetto all’anno 2019 è il seguente: bar -10,38%, ristorazione -7,46%, locali serali e notturni -15,84%. Con un dato davvero impietoso: secondo i numeri del Consorzio Cda i punti di vendita del canale horeca che nel corso dell’anno non hanno riaperto sono quantificabili nel totale in -11,85%.

Nel complesso, il trend di fatturato per le bevande ha segnato un significativo -38,42%. Ecco il dettaglio per categoria merceologica:

– Succhi di frutta -42,08%
– Birre -41,80%
– Vini -36,07%

– Vini speciali -31,43%

– Energy Drinks -41,61%
– Acque -41,40%
– Bibite gassate -36,24%
– Bibite piatte -34,61%
– Superalcolici -35,81%

– Aperitivi monodose -35,07%
– Aperitivi e vermouth -30,38%

Non solo numeri, le riflessioni della categoria

Questo il dato numerico, ma il 2020 lascia in eredità anche altri temi su cui riflettere. A cominciare dal ruolo dei grossisti di bevande. “Abbiamo avuto la piena consapevolezza, – spiega Lucio Roncoroni – toccandolo con mano sulla nostra pelle, delle conseguenze dell’essere, come categoria, degli ‘invisibili’ e di quanto questo stato, abbia pesato e stia pesando, non solo per non essere stati minimamente considerati in un piano ‘ristoro’ da parte del governo ma per il fatto stesso che con l’invisibilità ci viene negata anche la dignità del nostro ruolo imprenditoriale”.

Tante realtà imprenditoriali che hanno bisogno di fare squadra, secondo il direttore del Consorzio Cda, perché per quanto possano essere di qualità, se prese singolarmente, le loro voci non ottengono lo stesso risultato che conquisterebbe un coro collettivo. “Abbiamo sempre ostentato il fatto di essere ‘filiera’ horeca, ma non siamo stati in grado di operare realmente come filiera. Chi produce, chi distribuisce, il canale horeca si sono mossi in maniera singola senza un benché minimo tentativo di organizzare un piano comune”.

E l’anno appena concluso ha messo sul tavolo di questo “piano comune” questioni ormai improrogabili

Ne è consapevole Lucio Roncoroni: “Sono venuti alla ribalta temi, che seppur non sconosciuti sino al 2019 non avevano nel nostro mercato il valore che la pandemia ha fatto emergere. Mi riferisco ad argomenti come il digitale e la comunicazione, la sostenibilità, l’e-commerce. Fattori che hanno evidenziato quanto sia importante il gap culturale e organizzativo della nostra categoria”.

Una situazione che ha portato realtà imprenditoriali come quelle rappresentate dal consorzio Cda a confrontarsi sulle capacità di analisi, pianificazione e organizzazione, rispetto non solo al contingente, ma in proiezione futura. Macro-temi che, come sottolinea Roncoroni, hanno fatto emergere la necessità di nuove figure professionali da inserire nelle aziende e, con loro, la necessità di rivedere in buona parte il modello di business.

Dell’anno appena trascorso restano quindi numeri, impietosi, e tante domande bisognose di una pronta risposta: “I talenti e le competenze che erano alla base del nostro operare prima della pandemia saranno ancora validi nel futuro? In che misura potremo di nuovo metterli in campo e in che misura invece saremo costretti a ricercare nuovi talenti e nuove competenze?”, afferma Roncoroni con l’obiettivo di aprire un confronto proficuo per tutti i player del comparto.

Per resuscitare i consumi di bevande nei diversi canali, guardare al futuro

“Del 2020 non possiamo né dobbiamo buttare via tutto, faremmo un grosso errore. Del 2020 dobbiamo cogliere la potenza distruttiva ma fare nostra la grande opportunità che la pandemia ci sta offrendo, quella del cambiamento. La pandemia non ci ha chiesto il cambiamento, ce lo ha imposto. A noi la capacità di saperlo costruire. Se non ora, quando?” conclude il direttore del Consorzio CDA.

 

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