Condividi con noi le tue storie legate al caffè scrivendo a direzione@comunicaffe.it.
MILANO – In chiusura dell’inchiesta che ha voluto indagare il ruolo del latte vaccino e delle bevande vegetali all’interno di bar e caffetterie di oggi, la testimonianza della Queen della Latte Art, che da anni ormai promuove le bevande vegetali in giro per i locali italiani, Chiara Bergonzi.
Bergonzi: latte, bevande vegetali e specialty
“Sicuramente com’era previsto già da anni fa, l’utilizzo della bevanda vegetale è salito drasticamente. Entro il 2026 è stimato che una proposta su due sarà sicuramente di questo genere. Per quanto riguarda invece il latte vaccino, si registra ancora un consumo molto elevato di quello più commerciale, senza che si sia verificato ancora uno spostamento verso quello di nicchia che proviene dalla fattoria.
Gli specialty coffee shop tendono più a concentrarsi sulle bevande alternative, mentre il bar tradizionale resta ancora focalizzato sul latte vaccino industriale.
D’altra parte posso testimoniare che anche in questi luoghi più legati ad un’offerta classica, si sta scoprendo l’avena, la mandorla, il cocco. Son ritornati tanto i ricettati, e sono in molti a constatare ormai che un menù non può funzionare esclusivamente sull’uso di coloranti e di sciroppi, ma si deve diversificare con altri prodotti come ad esempio i super food.
Attualmente ho notato che anche Autogrill sta inserendo nell’offerta questo tipo di offerte, come le caffetterie di tendenza. Si sta andando finalmente oltre il solo cappuccino: ora l’esigenza è quella di spostarsi su proposte più internazionali anche nei bar tradizionali”.
Corsi di latte sono ancora richiesti: la formazione è la più gettonata.
Bergonzi continua: “Tuttavia, è chiaro che nei corsi di latte art il focus non è incentrato sulla qualità della bevanda, perché la maggior parte di quella che viene impiegata va buttata allo scopo principale di allenarsi a tracciare le figure o al montaggio.
La bevanda vegetale in ogni caso è sdoganatissima, è un trend molto forte. Questo nonostante il costo maggiore rispetto al latte vaccino: i consumatori lo cercano, perchè vogliono una soluzione più healthy anche senza guardare al prezzo. In sostanza, se fa bene, se è buono, si supera lo scoglio dei centesimi in più.
Fondamentale quindi per i gestori, puntare su questi prodotti. Senza fermarsi soltanto alla soia.”