sabato 11 Maggio 2024
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Addio solubile, avanti le capsule: cambia il mercato oltremanica

Consumi di solubile in calo del 4%, più che raddoppiate le vendite di capsule e cialde. E intanto, il nuovo colosso Jacobs Douwe Egberts intacca la supremazia di Nestlé nel canale alimentare

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MILANO – Addio solubile, benvenute capsule. Le cifre del più recente report di Mintel sul mercato UK del caffè fotografano una realtà in forte evoluzione quanto a metodi di preparazione, tipologie di prodotto e abitudini di consumo.

Un primo trend evidente è il declino dei consumi di solubile, che ha subito un’ulteriore accelerazione nell’anno in corso. Tra il 2012 e il 2014, le vendite sono diminuite del 3,8% scendendo a 782 milioni di sterline (1,074 miliardi di euro).

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Il solubile rimane, di gran lunga, il tipo di caffè più consumato dai britannici e continua a costituire oltre il 70% del mercato a valore. Ma la frequenza di consumo sta rapidamente calando.

La percentuale di consumatori quotidiani è infatti scesa, quest’anno, ad appena il 21% del campione significativo intervistato da Mintel, contro il 30% dell’anno scorso. E tale percentuale crolla addirittura all’8% nella fascia dei giovanissimi.

La tendenza è ormai consolidata e, secondo le proiezioni di Mintel, le vendite di solubile si ridurranno a 700 milioni di sterline entro il 2020.

In flessione, sebbene meno marcata, anche vendite di caffè torrefatto, passate dai 187 milioni di sterline del 2012 ai 183 milioni (251 milioni di euro) del 2014. Ma in questo caso incide soprattutto la guerra dei prezzi ingaggiata dai colossi della grande distribuzione e, in parte, le stesse dinamiche deflattive.

Festeggiano invece i sempre più numerosi produttori di caffè porzionato. Le vendite sono più che raddoppiate: dai 56 milioni di sterline del 2012 ai 120 milioni (165 milioni di euro) dell’anno passato. Ormai un consumatore su cinque possiede una macchina funzionante a cialde o capsule – sostiene il report – mentre le caffettiere tradizionali perdono terreno.

“Chi frequenta assiduamente bar e caffetterie difficilmente si riabitua al solubile, anche nell’uso domestico quotidiano” spiega Douglas Faughnan, analista di Mintel.

Della stessa opinione anche Stephen Rapoport, fondatore di Pact Coffee, un servizio online, che consente di ordinare i migliori caffè a domicilio: “Il solubile non è che un’imitazione sbiadita del vero caffè. Ha un gusto mediocre e non procura praticamente alcun valore aggiunto al produttore. Dopo aver assaporato l’aroma e il profumo di una buona tazza di caffè fresco di tostatura nessuno vuol più sentire parlare di solubile”.

Intanto, le grandi manovre in atto nell’industria mondiale del caffè si riflettono anche sul mercato di oltremanica, rimettendo in gioco la tradizionale supremazia di Nestlé. Nescafé rimane leader di mercato nel segmento del solubile (35% di share) – con le referenze Original, Gold e Speciality. Ma la neocostituita JDE (Jacobs Douwe Egberts) è un nuovo “formidabile competitor”, che la tallona ormai da vicino.

I britannici dimostrano sempre maggiore interesse anche per i metodi di preparazione originali, come il cold brew, dove il caffè macinato finissimo viene lasciato in infusione in acqua a temperatura ambiente, per 12 ore.

L’infuso concentrato, così ottenuto, viene successivamente diluito e servito (generalmente) freddo. Proposto inizialmente da poche caffetterie artigianali della c.d. Third Wave, il cold brew è entrato da poco anche nel menu di Starbucks, che lo ha lanciato in occasione del più recente London Coffee Festival.

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