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Action on Sugar lancia l’allarme: troppo zucchero nei beveroni delle grandi catene

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Come reagireste se una mattina, al bancone del bar, la persona di fianco a voi ordinasse un latte macchiato e poi ci mettesse, una dopo l’altra, nella massima tranquillità, 25 bustine di zucchero?

Pensereste a uno scherzo, o chiamereste un’ambulanza anticipando il fortissimo e inevitabile picco glicemico al quale è destinato il vostro vicino?

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Eppure succede tutti i giorni in tante caffetterie e fast food in giro per il mondo: come ha appena dimostrato un’associazione britannica di medici che combattono diabete e obesità sottolineando la diffusione – obiettivamente fuori controllo – dei consumi di zucchero nell’alimentazione quotidiana globale.

La Top 20

Il professor Graham MacGregor di «Action on Sugar», docente di Medicina cardiovascolare al Wolfson Institute of Preventive Medicine di Londra, ha presentato uno studio che ha misurato la quantità di zucchero presente in molte popolari bevande (nel Regno Unito) di catene come Starbucks, Caffe Nero, Costa Coffee e il fast-food Kentucky Fried Chicken.

I risultati sono impressionanti: una “Top 20” delle bevande più zuccherate che vede in testa lo Hot Mulled Fruit (formato Venti, cioè extralarge) di Starbucks che contiene l’equivalente di 25 cucchiaini di zucchero.

Poi il Chai Latte di Costa Coffee (20 cucchiaini), il White Chocolate Mocha di Starbucks (18), la cioccolata calda di Starbucks (15), il Mocha di Kentucky Fried Chicken (15: d’altronde la catena americana vende pollo fritto, non si tratta di un ristorante dietetico), il Mocha Latte Massimo di Costa Coffee (14), e così via, fino al numero 20, la cioccolata calda di Starbucks in porzione media che contiene “solo” (in questa classifica tutto è relativo) 12 cucchiaini di zucchero.

Le proposte dei medici

I risultati sono finiti subito sui media britannici, stamattina alla Bbc già un medico riproponeva un progetto impopolare ma mai accantonato da molti attivisti in Usa e Gran Bretagna: una tassa sullo zucchero raffinato, per combattere l’epidemia di diabete e obesità specialmente infantile e giovanile.

Altre proposte dei medici: sostituire zucchero con dolcificante per i beveroni della “Top 20”, abolire almeno le porzioni extra large visto che lo zucchero raffinato è un alimento che potrebbe tranquillamente essere rimosso dalla dieta senza conseguenze.

Guerra all’obesità

Il Corriere della Sera, quando Michelle Obama lanciò la sua Guerra all’obesità infantile, aveva intervistato David Ludwig del Boston Children Hospital, tra i massimi specialisti americani in materia, che forniva statistiche terrificanti.

Il numero di bambini obesi è raddoppiato negli Usa dal 1980 al 1995, una bimba sua paziente a tre anni pesava 45 chili e a 14 anni 200 kg, gli effetti della sindrome metabolica sul fegato dei bambini obesi sono provocati «dallo stesso meccanismo che produce il foie gras nelle oche».

Nella «guerra all’obesità», spiegava, lo zucchero è il nemico principale, più dei grassi. Un collega del dottor Ludwig, l’endocrinologo Robert Lustig ha pubblicato un best-seller, “Fat Chance”, che definisce lo zucchero raffinato “una tossina” e come tale andrebbe regolamentata dalle autorità sanitarie.

La “Top 20” inglese con quei beveroni zuccherati in quantità non giustificabili da motivi nutrizionali riporta d’attualità la proposta della “sugar tax” e della regolamentazione dell’immissione di zucchero – almeno quando viene utilizzato in quelle quantità – nella nostra alimentazione.

Sono in gioco, soltanto nel Regno Unito, 15 miliardi di sterline all’anno di spese mediche evitabili, e 80mila morti – per diabete e altre malattie – ogni quarto di secolo.

‘La colazione è il pasto più importante della giornata’, recita il più celebre dei moniti. Se in effetti saltarla è una cattiva abitudine da evitare (i motivi sono molti), è altrettanto vero che non bisogna concedersi troppi peccati di gola.

Con questo purtroppo non si vogliono demonizzare cornetti, pasticcini e dolci vari: ad essere sotto esame sono le bevande più classiche e più gustose.

Spesso capita di concedersi un cappuccino, un caffè con panna o cioccolata (o, peggio, con entrambi!) e, all’estero, un prodotto Starbucks.

Ma se ci si ferma a riflettere per un momento, il dubbio dovrebbe sorgere spontaneo: quanto zucchero si sta realmente assumendo?

La compagnia di controllo britannica Action on sugar ha deciso di dare una risposta concreta a questa domanda che continuava ad ‘aleggiare nell’aria’ e il verdetto non è piaciuto a nessuno.

Un cappuccino pieno di schiuma e una spolverata di cacao contiene circa 15-20 cucchiaini di zucchero, un caffè speciale con panna e cioccolato ne racchiude 13-15 e le varietà proposte da Starbucks arrivano addirittura a 25.

Per far capire ancora meglio la portata della questione, Action on sugar ha portato alcuni esempi: queste bevande superano del 35 per cento la Coca-Cola (una lattina intera), la quale a sua volta equivale a 7 biscotti al cioccolato.

L’accusa lanciata contro questi prodotti (e contro i brand che li commercializzano. In Gran Bretagna sono finiti sotto accusa Starbucks, Costa e Caffè Nero) è quella di aumentare il tasso di obesità e di nuocere alla salute dei consumatori.

Un adulto dovrebbe limitarsi ad assumere 6-7 cucchiaini di zucchero al giorno ma queste bevande fanno ‘sballare’ il conto già di prima mattina, col rischio di causare patologie gravi quali il diabete di tipo 2.

L’unica soluzione per il consumatore è quella di sgarrare solamente una volta ogni tanto, mentre i produttori devono impegnarsi a limitare le quantità oppure a servire porzioni ridotte di queste bombe.

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