sabato 13 Aprile 2024
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Trieste, l’appello alle istituzioni da parte dei gestori di locali storici

Sos lanciato dopo l’addio ad arredi e attività dell’antica pasticceria Pirona «Ci serve aiuto per mantenere questi gioielli». Pochi i vincoli della Soprintendenza.

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TRIESTE – Pirona, tutt’altro che un caso isolato. Il caso degli arredi della pasticceria Pirona, “sfrattati” dall’antico locale, venduti e ora in attesa di trovare collocazione? In futuro potrebbe anche ripetersi.

Sono molti infatti i locali storici cittadini sprovvisti di vincoli posti dalla Soprintendenza e capaci di scongiurare fini ingloriose come quella fatta dagli interni di largo Barriera.

La Bomboniera di via XXX Ottobre, fondata addirittura nel 1836, non gode per esempio di alcuna tutela.

«È vero – spiega la titolare Francesca Chifari che, con il marito, gestisce da 17 anni il gioiellino con i mobili e i vetri in stile Liberty e l’originale forno a legna -. Ma visto che nessuno ci ha mai dato un centesimo per conservare le bellezze di questo locale, credo sia giusto che la nostra attività commercialmente non abbia vincoli».

È evidente infatti che eventuali tutele da parte della Soprintendenza rischiano di rendere più complicato un domani convertire, vendere o trasformare il locale.

«Ovvio che per la città e la sua storia sarebbe bene tutelare certe meraviglie – commenta Chifari -. Se però non ci sono fondi ad hoc per sostenere chi con amore, e con grande sforzo economico, si dedica alla sopravvivenza di questi patrimoni, è giusto che i proprietari possano disporne senza limiti».

E così se un giorno i titolari decidessero di vendere gli arredi e di trasformare il locale in una rosticceria o in una rivendita di cover per telefonini (come potrebbe accadere appunto alla Pirona), niente e nessuni potrebbe impedirlo.

Drogheria Toso

Tra le realtà storiche che hanno tenuto praticamente intatti gli arredi e molti dettagli dell’attività, ma non sono comunque finiti sotto la “protezione” della Soprintendenza, rientra anche la drogheria Toso.

Quella rivendita aperta nel 1903 da Vittorio Toso e gestita oggi dalla famiglia Kosmina, con i suoi cassetti, i banconi, le scaffalature color beige potrebbe sparire da un giorno all’altro senza che nessuno possa dire nulla.

«Sarebbe bello se la Regione o lo Stato “adottassero” in qualche modo questi tesori. Dando anche un supporto economico per la conservazione almeno degli arredi», osserva Francesco Kosmina, il più giovane della famiglia entrato ormai ufficialmente a far parte della squadra che porta avanti la drogheria.

Che aggiunge: «Ma visto che questo non accade eventuali tutele della Soprintendenza per noi rappresenterebberp un problema. Noi amiamo questo locale. Io mi impegno con onore a portare avanti l’attività mantenendola il più possibile intatta. Ma il mondo cambia, e se tra decenni commercialmente fossi costretto a fare delle scelte diverse, non vorrei avere dei vincoli».

Insomma la conservazione di quei beni è riposta tutta nella volontà, la passione e negli sforzi economici dei proprietari.

Caffè Tutelati

I Caffè tutelati. La tutela della Soprintendenza vincola invece l’Antico Caffè San Marco. E parte degli arredi del Tommaseo e del Torinese.

Al Tommaseo godono ad esempio di tutela gli stucchi, gli specchi, i basamenti dei tavolini. Sono stati sostituiti invece il bancone e i lampadari. Che però nella scelta hanno dovuto trovare comunque il benestare della Soprintendenza.

«Ci spettano onori e oneri -, commenta Claudio Tombacco, titolare del Tommaseo -. Per garantire il mantenimento di questi locali servirebbero dei fondi. E non solo dei vincoli».

«Io ora devo fare dei lavori, – spiega Alexandros Delithanassis, titolare del San Marco -. Vanno ristrutturati ad esempio i servizi igienici. E, ovviamente, rispettando i vincoli è tutto più complesso. Degli aiuti sarebbero una garanzia per poter riservare a queste bellezze il corretto mantenimento».

Sottolineando come Trieste goda di appellativo di “Città del caffè” anche grazie alla presenza dei caffè storici, Matteo Pizzolini, titolare dell’Antico Caffè Torinese sostiene che «la città nei giorni scorsi ha perso un pezzo importante della sua storia» .

Libreria Saba

La Libreria Saba. «Ma se Pirona, a meno che non accada un miracolo, è ormai persa, vediamo almeno di amare, tutelare e frequentare gli altri locali storici. Evitando il rischio di perderne degli altri».

Un rischio che, per fortuna, non corre invece l’antica Libreria Saba.

Nel 2004 la Soprintendenza vincolava la destinazione d’uso dei locali, nel 2012 un secondo decreto l’ha dichiarata “Studio di artista”.

Laura Tonero

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