mercoledì 01 Maggio 2024
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Starbucks come manuale di innovazione: bisogna riscoprire l’ossessione della perfezione anche in Italia

Riccardo Luna, La Repubblica: "Quando Starbucks ha aperto a Milano, nel 2018, scrissi che la vera cosa da fare, per i bar italiani, era riscoprire l’ossessione della perfezione. Non è solo un caffè quello che chiediamo ogni giorno, è un pezzo della nostra storia, della nostra cultura; è un momento importante della giornata di milioni di persone, quello che passiamo in un bar"

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Il brand a stelle e strisce sta aumentando i propri punti vendita in tutto lo Stivale e la sua popolarità tra gli italiani è ai massimi storici. Alec Ross, che si è occupato di innovazione nei team di Barack Obama e Hillary Clinton, ha pubblicato su Linkedin un post severo in cui augura a Starbucks di fallire in Italia.

Riccardo Luna, giornalista del quotidiano La Repubblica, va contro questa idea affermando che l’unico modo che i bar l’Italia hanno per vincere contro la sirenetta di Seattle è quello di migliorare ogni giorno la qualità del caffè che, per il momento, non è delle migliori. Il modello di Starbucks servirebbe perciò da ispirazione ad una continua evoluzione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Riccardo Luna.

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Cosa imparare dal successo di Starbucks in Italia

ROMA – Da qualche giorno a Roma c’è un nuovo bar. Non è un bar qualunque e non è in una posizione qualunque: è il primo Starbucks di Roma e sta davanti a Montecitorio, nel cuore della città. Alec Ross, che si è occupato di innovazione nei team di Barack Obama e Hillary Clinton, e da un anno ha scelto di vivere a Bologna dove insegna Economia, ha scritto su Linkedin un post durissimo in cui, in buona sostanza, augura a Starbucks di fallire in Italia.

Dice, Alec Ross, che i bar in Italia sono molto spesso proprietà di famiglie da molte generazioni e quando compriamo un caffè in un piccolo bar “i profitti restano nelle famiglie italiane e non vanno a una multinazionale che vale più di 100 miliardi”. Negli Stati Uniti, dice sempre Ross, la maggior parte dei piccoli bar è scomparsa a causa del successo di Starbucks e noi non dovremmo seguire quel modello.

L’argomentazione è forte, anche perché la storia stessa di Starbucks è invece da manuale dell’innovazione: dal primo bar aperto a Seattle nel 1971 ispirandosi al nome di un marinaio del romanzo Moby Dick, fino al viaggio a Milano di Howard Schultz e la scoperta che nulla era come il caffè italiano e da qui l’idea di riprodurne non solo gli aromi, ma anche il ritmo, i rumori, il rito. Da allora Starbucks ha conquistato il mondo e solo alla fine è arrivato in Italia.

Quando Starbucks ha aperto a Milano, nel 2018, scrissi che la vera cosa da fare, per i bar italiani, era riscoprire l’ossessione della perfezione. Non è solo un caffè quello che chiediamo ogni giorno, è un pezzo della nostra storia, della nostra cultura; è un momento importante della giornata di milioni di persone, quello che passiamo in un bar.

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