domenica 14 Aprile 2024
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Sofia Bufi: «A 12 anni gestivo già un bancone da sola e servivo 1.500 clienti a Biassono»

Una ragazza, una mamma, una barista, un'imprenditrice quasi per genetica: ecco la voce femminile di chi ha deciso di lavorare nel settore per pura passione e che poi ha voluto assumersi il ruolo di rappresentante dell'intera categoria

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BIASSONO (Monza) – La Barista sfigata: un nickname che vuole sdrammatizzare la vita di una ragazza che per passione ha deciso di investire il suo tempo e le sue energie a fare il mestiere dietro al bancone, al servizio dei clienti.

Una missione che ha ereditato dalla sua famiglia, insieme alla quale gestisce un bar ristorante in provincia di Monza. Sofia, questo il suo vero nome, ha inoltre deciso di riunire tramite la sua pagina facebook e instagram, le tante voci ed esperienze di chi come lei, ha scelto di lavorare in questo settore.

La Barista Sfigata, nel suo dna, il bar

“Mi presento, sono Sofia conosciuta sul web come La Barista sfigata. Ho 25 anni e oltre alla barista faccio la mamma di Ariel, 2 anni e mezzo di uragano. Vivo e lavoro in Provincia di Monza. Gestisco un bar ristorante, che è la mia seconda casa, insieme alla mia famiglia da 11 anni ormai.

Ma in passato, prima ancora dell’attuale locale, mio padre ha lavorato sempre in questo settore, in quanto chef.

La Barista sfigata: sono nata dietro al bancone praticamente

A 12 anni gestivo un bancone da sola e servivo 1500 persone durante i concorsi nel nostro vecchio locale e galoppavo anche nella sala ristorante senza mai lamentarmi perché io volevo stare lì ed ero davvero felice.

Odiavo la scuola e amavo il bar. Penso di essere nata per fare questo, perché non saprei fare nessun altro mestiere.

Il personaggio sul web

Feci delle ricerche per vedere se qualcuno avesse avuto questa idea prima di me, e per mia fortuna io ero la prima, quindi mi sono tuffata a capofitto in questo progetto.
Per anni ho interagito con i miei followers in anonimo, non mi sono mai fatta vedere. Infatti il mio logo è stato creato apposta, sono io girata di spalle dentro una tazza da cappuccio.

Il logo

Vi chiederete perché?

Non l’ho mai fatto per un riscontro personale, l’ho fatto per dare voce a chi una voce non ha in questo Paese. Centinaia di migliaia di ristoratori, baristi e camerieri hanno usato la mia pagina come valvola di sfogo.

Prendiamo in giro quei clienti che non hanno rispetto del nostro lavoro, che compiono azioni molto fastidiose senza rendersene conto, che rubano oggetti dal bagno; che trattano le bariste donne come se tutto a loro fosse dovuto. Ecco, sono argomenti seri che io ho deciso di trattare sotto una chiave comica per rendere tutto più leggero.

La donna barista non viene quasi mai rispettata come l’uomo

E’ difficile trovare qualche cliente che apprezzi il nostro mestiere o che, addirittura, capisca che il nostro è un lavoro vero e proprio come tutti gli altri. Facciamo orari devastanti, non abbiamo weekend liberi, serate libere. Quello che abbiamo è il nostro amato bancone bar e nessuno può toccarcelo.

Non è facile per noi andare al lavoro alcuni giorni con il sorriso. Quando dentro sei tutto fuorché felice, ma lo facciamo perché non vendiamo un semplice caffè. Stiamo dando il nostro tempo, il nostro amore.

La Barista sfigata: non siamo robot

E se ogni tanto sbagliamo è perché siamo umane, non perché abbiamo il ciclo. Perché abbiamo gli stessi diritti di arrabbiarci di un uomo, e abbiamo il diritto di esserlo senza venire giudicati da nessuno.

Certo, non tutti i clienti sono così: ci sono clienti che ti riempiono il cuore, che ti portano sempre un pensiero, che ti portano un semplice sorriso. Sono quelli che ci danno la forza per alzare la serranda ogni mattina.

Grazie alla mia pagina web ho trovato una famiglia immensa, ma ho trovato anche persone che si sono permesse di offendermi e insultarmi per il semplice fatto di essere donna. Per fortuna ormai ho una corazza cosi grande che nulla mi scalfisce più. Blocco la persona e continuo il mio lavoro.

Un episodio spiacevole

Era una domenica di maggio, durante un evento affollatissimo con migliaia di persone da. C’era una coda chilometrica per un semplice caffè. Io correvo come una matta tra bancone, cucina, sala e la cassa. Sentivo clienti che offendevano le mie ragazze, clienti che ci auguravano la morte, clienti che mi seguivano come sanguisughe per avere un tavolo. Ma il meglio doveva ancora arrivare.

Mentre gestivo la cassa, è arrivato il turno di 3 signori. Uno di loro ha iniziato a lamentarsi con me per la lunga fila. Ho chiesto scusa cercando di sdrammatizzare ma lui è diventato ancora più arrogante al punto che ho deciso di non servirlo. Ho restituito a lui i suoi 3 euro per i caffè, indicandogli il bar di fronte per consumare. Non l’avessi mai fatto.

Lui ha preso il nostro porta bigliettini da visita e me lo ha scaraventato addosso. Non so come, ma ho avuto la prontezza di spostarmi e a pelo mi ha schivato. In quel momento mio padre è uscito per puro caso dalla cucina e per la prima volta l’ho visto prendere a calci un uomo e cacciarlo dal locale.

Ma non finisce qua. La sera tornata a casa stremata, ho ricevuto un messaggio sulla pagina del locale in cui venivamo minacciati di denuncia. Ho risposto a tono: anche se forse non avrei dovuto, si è spaventato cosi tanto che poi è sparito per sempre.

Invece, parlando di ricordi positivi, non ne ho uno in particolare, ne ho tantissimi

Nuove persone conosciute, nuove amicizie create, amori che sono nati e finiti tutti malissimo. Ma almeno ho ricavato l’amore della mia vita, Ariel che sa già fare questo lavoro meglio di me.

Comunque ragazze meglio prenderla sul ridere. Cerchiamo di essere sempre positive perché siamo più belle e ignoriamo chi non ci rispetta.

Sofia, La Barista sfigata

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