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Said: la fabbrica di cioccolato più antica di Roma compie 100 anni

Ci sono oltre 60 tipi di cioccolatini da Said, per tutti i gusti. I cioccolatini più venduti? "Il cremino, quello al pistacchio e quello al peperoncino", specifica una dipendente della fabbrica

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Aperti dal 1923, quest’anno Said festeggia il suo primo secolo con l’apertura di un negozio a Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita, dopo aver già conquistato DubaiDoha e Londra. Leggiamo di seguito la storia e le origini dell’azienda familiare di successo che ha saputo sopravvivere al Covid e alla guerra grazie all’articolo di Alessandro Rosi per Il Messaggero.

Said a Roma celebra i 100 anni

ROMA – Si esce sporchi di cioccolata da Said, la più antica fabbrica di cioccolato a Roma. “Cospargiamo i nostri piatti con la cioccolata perché devi sporcarti”, spiega il titolare Fabrizio De Mauro. Un piacere irresistibile, anche per le persone più attente. “Una sera abbiamo avuto come ospite una signora che era il vice sindaco di Roma all’epoca. È entrata qui che sembrava una regina, tutta sulle punte. Com’è uscita? Con le dita piene di cioccolato”.

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Aperti dal 1923, quest’anno spengono 100 candeline festeggiate con l’apertura di un negozio a Riyad (la capitale dell’Arabia Saudita), dopo aver già conquistato Dubai, Doha e Londra. “Quando abbiamo aperto in Inghilterra ci hanno detto che la nostra cioccolata era tra le più vendute nella capitale”, svela Carla, sorella di Fabrizio. Un’azienda familiare, che affonda le proprie origini in Puglia.

La famiglia De Mauro

“Mio nonno aveva quattro fratelli – racconta Fabrizio –. Avevano i nomi delle vocali. Aldo, Ebbe, Ildo, Oscar e Ugo. Erano di Foggia. Di questi 5 fratelli, solo due sono venuti a Roma: mio nonno Aldo e Oscar (che era il padre del glottologo Tullio e del giornalista dell’Ora di Palermo Mauro, rapito e mai più ritrovato). Era un chimico”. Mestiere che ha aiutato la fabbrica di cioccolato, dove un tempo si vendeva anche altro. “All’epoca producevamo le caramelle, e le ricette (e le analisi chimiche) erano supervisionate da lui”.

Il nome e il fascismo

Said, però, non sempre si è chiamata così. Originariamente aveva un nome diverso: Saie, ovvero società anonima italo-elvetica. Perché?

“Mio nonno aveva un socio svizzero ebreo e avevamo una sede a Berna – spiega Fabrizio –.  Nel momento in cui la tensione sociale è iniziata a salire con la guerra, il socio ebreo non è venuto più in Italia. Poi, durante il Ventennio fascista, Mussolini ha proibito le collaborazioni con paesi neutrali o nemici. Di conseguenza la Saie è diventata Said, società, prima anonima poi azionaria, industria e dolciumi”.

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