lunedì 06 Maggio 2024
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IL CASO – Spot del caffè con l’acqua alta di Venezia si ritorce contro Lavazza che lo aveva diffuso

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VENEZIA — Piazza San Marco invasa da un’acqua alta a dir poco eccezionale ma loro, elegantissimi in abito da sera e incuranti della furia della natura, amoreggiano. Seduti a un tavolino (che stranamente non galleggia) con a fianco una tazza di caffè Lavazza.

Piazza San Marco: lo spot Lavazza solleva il malcontento

Non si sono ancora placate le polemiche contro i turisti che con 148 centimetri di marea l’11 novembre si sono tuffati in piazza con tanto di costume da bagno addosso, che a Venezia si torna a gridare allo scandalo.

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Che le pubblicità siano il cruccio di molti veneziani – siano esse maxiaffissioni o immagini come questa di Lavazza apparsa sul settimanale tedesco «Die Zeit» – non è una novità.

Questa volta però la trovata ha mandato su tutte le furie la città

Il problema è il messaggio che viene dato di Venezia e, soprattutto, dell’acqua alta. La campagna pubblicitaria parrebbe destinata solo al pubblico tedesco. Tra i più affezionati turisti del litorale, e proprio per questo i veneziani si sono indispettiti ancora di più.

L’azienda sarebbe cioè colpevole di portare fuori dai confini nazionali un’immagine scorretta dell’ex Serenissima. Alla scoperta dunque della pubblicità, è scoppiata l’ira sui social network con messaggi di indignazione sulla bacheca Facebook di Lavazza.

In Piazza San Marco non si scherza con l’acqua

«Per Venezia l’acqua alta è una tragedia e voi la trasformate in un’immagine glamour e patinata – si legge tra le decine di messaggi – se il Po inondasse Torino, pubblichereste un’immagine analoga con piazza Statuto allagata?».

E ancora, «La vostra pubblicità è insulsa e insensibile. In quanto scherza su un evento che colpisce un’intera comunità e danneggia una città patrimonio dell’Umanità».

Tra le accuse di «caduta di stile » spicca il messaggio di don Natalino Bonazza. Parroco della chiesa di San Salvador.

«L’acqua alta è un disagio per chi vive e lavora a Venezia, è un flagello per i monumenti a cominciare dalle chiese, in primis la basilica di San Marco.

Trasformare il fenomeno in un’attrazione a uso turistico e commerciale risulta disgustoso e insultante. Così state mancando di rispetto alla città e vi meritate come minimo un boicottaggio. Da un’azienda italiana non ci si aspetta una caduta di stile del genere».

Facebook a parte, l’immagine non trova il plauso nemmeno delle categorie economiche che di turismo vivono

«Fatto salvo che ognuno è libero di comunicare come vuole – dice Antonello De’ Medici, di Federturismo e direttore dell’hotel Europa e Regina. – questa pubblicità danneggia Venezia e di conseguenza ogni gestore di locali o alberghi deciderà che caffè utilizzare».

De’ Medici però preferirebbe non boicottare Lavazza ma promuoverne un impegno in città

«Se le vendite dell’azienda decollano, avremo trovato qualcuno che finanzia i restauri di San Marco: lasciasse qualche centesimo per ogni tazza di caffè venduta, sosterrei questa pubblicità ». Di fatto, per il direttore, «Lavazza si è candidata a diventare sponsor di Venezia».

Ed è l’idea che lancia anche Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione veneziana albergatori (Ava)

«Sarebbe opportuno che ora l’azienda finanziasse qualcosa – spiega -. Venezia è usatissima nel mondo. Mi piacerebbe che quando la si utilizza a fini commerciali si destinasse un po’ di proventi alla città. Il caso Lavazza, decisamente di cattivo gusto, deve aprire una riflessione su questo fronte ».

Sorride alla provocazione il sindaco Giorgio Orsoni: «Non ho visto la campagna pubblicitaria, lasciatemi il tempo di vederla per indignarmi anch’io», scherza.

Infine, Alberto Nardi, presidente dell’associazione dei commercianti di piazza San Marco: è preoccupato per l’incapacità di comunicare al mondo cos’è davvero l’acqua alta

«Se ne dà una doppia lettura – commenta – una prima tragica e una seconda che fa di Venezia una Disneyland. Il nodo è che siamo succubi del turismo, comunichiamo male e finisce che arrivano immagini offensive.

Ormai Venezia è il palcoscenico di un teatrino quotidiano».

Fonte: Corriere del Veneto di Gloria Bertasi*

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