martedì 18 Novembre 2025
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Lavazza e Rocco Hunt: a Sanremo un viaggio tra ricordi, musica e caffè, il 13/2

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lavazza hunt Sanremo
L'artista Rocco Hunt (immagine concessa)

TORINO – Molti artisti celebrano nelle loro canzoni il caffè, rito profondamente italiano, simbolo di convivialità, capace di unire le persone evocando memorie ed emozioni in particolare durante la settimana del Festival di Sanremo. Nella nuova canzone dell’artista Rocco Hunt “Mille Vote Ancora”, il caffè diventa metafora del ricordo e del calore di casa, della famiglia e degli affetti, un profumo che sblocca la memoria e riporta a momenti felici.

Lavazza, caffè degli italiani dal 1895, accompagna l’artista in questo viaggio nella memoria. Da 130 anni, il brand ispira storie di eccellenza, creando rituali d’incontro che intrecciano tradizione e futuro.

Come un artista condivide la sua visione e la sua vita con il pubblico, anche Lavazza entra nella quotidianità dei consumatori, non solo dentro la tazzina, ma ispirando le persone e creando momenti di aggregazione capaci di evocare emozioni e ricordi. Nel video clip di “Mille Vote Ancora”, vediamo il caffè Lavazza al centro di un momento conviviale in famiglia.

La tazzina Lavazza (immagine concessa)

Un momento di festa per i fan a Sanremo

Per esaltare il connubio tra caffè e piacere di condividere, Lavazza porta inoltre i fan dell’artista a vivere un momento speciale insieme a lui all’interno del Sony Music Store a Sanremo (Corso Garibaldi 28) nella mattinata del 13 febbraio.

Sarà l’occasione per vivere in maniera unica e conviviale l’eccellenza a colazione con il sistema Lavazza A Modo Mio assaggiando 5 speciali abbinamenti tra espresso, ricettati e diverse varianti di Crioche del pastry chef Marco Pedron.

Per partecipare all’incontro i consumatori potranno iscriversi tramite la piattaforma Eventbrite a partire dall’11 febbraio.

Dopo Sanremo, il viaggio tra Lavazza e Rocco Hunt continuerà nei prossimi mesi, il brand sarà al fianco dell’artista in attività sul territorio che coinvolgeranno tutti i fan e gli appassionati, creando nuove occasioni di socialità e piacere all’insegna del caffè.

La scheda sintetica del Gruppo Lavazza

Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 3 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse. È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi.

La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.

Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati.

Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione dedicata a temi economici, sociali e ambientali, da sempre considerati fondamentali per orientare la strategia aziendale. “Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.

SCA Italy presenta il nuovo format dedicato alla formazione e alle competizioni

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Il logo della Coffee Triathlon (immagine concessa)

MILANO – SCA Italy, chapter italiano della Specialty Coffee Association, presenta un nuovo format totalmente dedicato al mondo del caffè. Un appuntamento imperdibile per professionisti e appassionati, con workshop formativi, competizioni e un’area dedicata alle torrefazioni per esplorare il futuro del settore.

Andrea Lattuada, coordinatore eventi di SCA Italy, ha presentato questo nuovo progetto durante l’ultima riunione dei soci, illustrando un format pensato come un viaggio itinerante. L’obiettivo è duplice: diffondere la cultura del caffè di qualità e scoprire nuovi talenti per le competizioni, grazie a due nuovi coinvolgenti format.

Gli eventi saranno strutturati in due aree principali:

1. Competizioni preselezioni SCA Italy, con gare aperte ai nuovi talenti del settore.

2. Villaggio del caffè, un’arena che ospiterà torrefazioni italiane, offrendo loro la possibilità di far conoscere il proprio brand e i propri caffè specialty direttamente al pubblico.

I primi due appuntamenti

Massa Carrara – Tirreno CT 23-26 febbraio 2025

Torino – Horeca Expo Forum 16-18 marzo 2025

L’iniziativa prenderà il via con due eventi chiave: il Tirreno CT di Massa Carrara e l’Horeca Expo Forum di Torino, due importanti fiere di settore che offriranno la cornice perfetta per workshop formativi, competizioni e networking tra operatori del settore.

L’idea, però, non è fermarsi solo a questi due appuntamenti, ma ampliare il progetto con ulteriori tappe durante l’anno. Ogni evento servirà non solo per diffondere la cultura del caffè di qualità, ma anche come preselezione per il circuito ufficiale di competizioni SCA Italy, che prevede tre tappe di selezione per le sette discipline di gara fino ad arrivare alle finali nazionali.

Le competizioni: un’opportunità per i giovani e gli studenti

Le competizioni sono pensate per offrire un primo accesso al mondo delle gare SCA Italy, con particolare attenzione ai giovani talenti e agli studenti degli istituti alberghieri. Un’occasione unica per mettersi alla prova in un ambiente professionale e formativo, con il supporto di esperti del settore.

Il programma di Tirreno CT (23-26 febbraio 2025)

23 febbraio – workshop formativi

Sessioni dedicate ai protagonisti del settore, con la partecipazione di SCA Italy, aziende e torrefazioni. Tra i temi affrontati: Macchine e tecnologie di estrazione; Pulizia e manutenzione per garantire qualità e costanza; Caffè e metodi di estrazione: tecniche e innovazioni

Un’opportunità unica per approfondire le best practice riconosciute dalla Specialty Coffee Association (SCA) e per sviluppare nuove competenze professionali.

24 febbraio – Coffee Triathlon

Un format di competizione pensato per chi desidera avvicinarsi al mondo delle gare SCA Italy. I partecipanti si sfideranno in tre preparazioni con lo stesso caffè, dimostrando abilità e coerenza.

Il vincitore otterrà un posto garantito per le selezioni ufficiali SCA Italy, propedeutiche alle finali italiane, con viaggio, vitto e alloggio inclusi.

25 febbraio – Latte Art Throw Down 1vs 1

Una sfida ad alto tasso di adrenalina. Due concorrenti che si sfidano a colpi di latte art. Il vincitore otterrà l’accesso diretto a una delle selezioni ufficiali SCA Italy per le finali italiane.

Il logo della Latte Art Throwdown (immagine concessa)

26 Febbraio – Talk: Viaggio attraverso il mondo del caffè

Un open talk per esplorare l’evoluzione del settore, dal produttore al consumatore, con particolare attenzione a sostenibilità, innovazione e nuove prospettive di mercato.

Il programma all’Horeca Expo Forum (16-18 marzo 2025)

Villaggio del Caffè – Torrefattori in esposizione

Durante tutte le giornate, un’arena ospiterà le torrefazioni italiane, dando loro la possibilità di presentare e far degustare i propri caffè ai professionisti del settore.

17 marzo – Coffee Triathlon

Seconda tappa del format competitivo dedicato a chi desidera entrare nel circuito SCA Italy. Tre preparazioni con lo stesso caffè per dimostrare tecnica e coerenza.
Il vincitore si aggiudicherà il posto garantito per le selezioni ufficiali SCA Italy, propedeutiche alle finali nazionali.

18 marzo – Latte Art Throw Down

Un nuovo confronto per aggiudicarsi un posto nelle selezioni ufficiali dei Campionati Italiani Baristi 2026 di Latte Art

Sca Italy: un nuovo modo di vivere il caffè

SCA Italy continua a essere un punto di riferimento per la crescita del settore, unendo formazione, competizione e ricerca per valorizzare il caffè di qualità.

Per informazioni e iscrizioni: events@scaitaly.coffee

Per ospitare uno di questi eventi basta scrivere a events@scaitaly.coffee.

Il caffè come ingrediente di cucina per valorizzare la filiera: l’esempio di Nespresso e lo chef Alessandro Dal Degan

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Lo chef Alessandro Dal Degan (immagine concessa)

La necessità e il dovere di raccontare la lunga filiera spingono aziende e appassionati a cercare nuovi modi per far esprimere al meglio la qualità e l’origine del chicco. Non solo estrazioni alternative del barista, ma anche ingrediente di cucina per un nuovo e più approfondito racconto del caffè: questo è il caso di Nespresso che, insieme allo chef Alessandro Dal Degan, del ristorante La Tana Gourmet e l’Osteria della Tana, ad Asiago, hanno ideato un menu incentrato sul caffè.

Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Alessio Cannata per il portale Linkiesta.

La conoscenza del caffè attraverso la cucina

MILANO – In linea con la necessità di fare cultura sul caffè, l’azienda leader che ha rivoluzionato il mercato del caffè porzionato, Nespresso, sta esplorando nuovi territori di consumo per valorizzare il proprio impegno nella filiera e raccontare i programmi di sostegno nei Paesi di origine del caffè, utili a integrare le pratiche di sostenibilità nelle aziende agricole, oltre che migliorare le rese in termini quantitativi e qualitativi e assicurare migliori condizioni di vita dei coltivatori e delle loro comunità.

La necessità di assicurarsi l’approvvigionamento di caffè a livello mondiale passa dal migliorare le condizioni socio-ambientali dei Paesi di provenienza. Questo impone alle aziende una maggiore responsabilità nel reperimento del chicco, ma deve spingere il consumatore a una presa di coscienza sul valore del caffè.

Tra i vari modi per portare avanti questo racconto, Nespresso, insieme allo chef Alessandro Dal Degan, del ristorante La Tana Gourmet e l’Osteria della Tana, ad Asiago (iI), hanno ideato un menu incentrato sul caffè, partendo proprio dai Paesi di origine della pianta per un percorso di sei portate in pairing con altrettante bevande, con lo scopo di far emergere le caratteristiche uniche che le terre di origine donano alla miscela.

Un modo speciale, attraverso un professionista della cucina attenta al territorio, per rimarcare l’importanza della provenienza dell’ingrediente anche quando si tratta inevitabilmente di Paesi lontani.

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Il maestro gelatiere Fabrizio Fenu insieme allo chef Alessio Signorino per il menù a tema gelato al ristorante Terra di Cagliari

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Il maestro gelatiere Fabrizio Fenu e lo chef Alessio Signorino collaborano per offrire un menù originale in cui il gelato entra nell’alta ristorazione. La cucina potrà essere gustata giovedì 30 gennaio alle 20 al ristorante Terra di Palazzo Tirso a Cagliari. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

Il gelato protagonista del menù

MILANO – L’arte del maestro gelatiere Fabrizio Fenu e dello chef Alessio Signorino per un menu originale e raffinato in un mix tra sapidità e dolcezza, caldo e freddo. Non solo coni o coppette da gustare a passeggio o a fine pasto.

Il gelato entra sempre più nell’alta ristorazione, parte integrante dei piatti per creare un gioco di contrasti e temperature, un’armonia di consistenze e ancor più di sapori nelle diverse portate.

E aggiungere un tocco accattivante anche dal punto di vista estetico. Potrà essere gustato giovedì 30 gennaio alle 20 al ristorante Terra di Palazzo Tirso a Cagliari.

Dal piatto di benvenuto al dessert, il gelato artigianale, territoriale e stagionale con tutta la varietà di gusti, è protagonista, al pari degli altri ingredienti, della carta di proposte studiata a quattro mani e con il supporto del secondo chef di Terra, il romano Valerio Fermani.

Le stuzzicanti e fresche ricette de I Fenu, locale di piazza Galilei a Cagliari insignito dei Tre coni, il massimo riconoscimento per il Gambero Rosso, si accostano alle fantasiose creazioni culinarie di classe di Alessio Signorino, chef di Terra che, a due anni dalla sua apertura a Cagliari, si è già fatto apprezzare e ha conquistato Due forchette del Gambero Rosso e a pochi mesi dall’apertura i Due cappelli dalla Guida L’Espresso.

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Il conduttore Stefano De Martino restaura un tram che potrebbe diventare il nuovo Bar Stella, come il locale del nonno

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Un tram di Napoli (immagine: Wikimedia Commons)

Il presentatore televisivo Stefano De Martino ha comprato un tram: terminati i lavori esterni, ora inizierà la ristrutturazione interna. Il mezzo d’epoca potrebbe diventare un caffè, in omaggio al locale storico del nonno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Luisa Mosello per il quotidiano La Repubblica.

Il nuovo investimento di Stefano De Martino

NAPOLI – Un tram chiamato desiderio. Anzi “Bar Stella”, come il vecchio programma di Stefano De Martino, ma soprattutto come il bar che il nonno del presentatore, volto tv del momento, aveva a Napoli.

Potrebbe essere questa la destinazione finale della vettura dismessa 987 dell’Anm (l’Azienda napoletana della mobilità) datata 1934, acquistata nel 2023 dal conduttore partenopeo, attualmente al timone di “Affari Tuoi” su Rai e della nuova stagione di “Stasera tutto è possibile” su Rai 2.

L’amatissimo showman dagli ascolti record (che secondo indiscrezioni si prepara a lanciare un nuovo programma la prossima estate, probabilmente un game show sempre sulla rete ammiraglia Rai) potrebbe decidere di “condurre”, per così dire, anche lo storico mezzo su rotaie, declinandolo in versione gastronomica, stando alle informazioni più accreditate. Il tram potrebbe quindi diventare un caffè itinerante o un bar sui generis.

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T’a Milano conquista i cuori degli innamorati con la selezione di Boule

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Selezione di Boule (immagine concessa)

MILANO – Considerato un eccellente afrodisiaco, il cioccolato è diventato simbolo dei legami d’amore ai tempi di Luigi XIII, quando la futura consorte si presentò al re di Francia con una scatola in legno contenente dei cioccolatini. Così è nata la tradizione che oggi accompagna gli innamorati nel giorno di San Valentino.

T’a Milano celebra la romantica passione degli innamorati con la selezione di Boule: l’elegante confezione blu svela una selezione di cinque diversi tipi di boule dai gusti assortiti, realizzati artigianalmente dai maestri cioccolatieri del marchio ideato dai fratelli Tancredi e Alberto Alemagna per portare avanti la tradizione dolciaria milanese del bisnonno Gioacchino.

Realizzate con cioccolato Grand Cru proveniente dal Venezuela, le boule sono ripiene di una morbida crema che regala un viaggio di gusto e risveglia le emozioni. Ogni cioccolatino è un’esperienza sensoriale. Quelli al cioccolato al latte, decorati con croccante di biscotto, rivelano un sentore di gianduia e quelli al cioccolato bianco decorati con farina verde di mandorle rivelano un ripieno di pistacchio.

Le sfere di cioccolato al latte racchiudono il sapore dolce dei frutti di bosco, richiamandoli nella finitura rosa ottenuta con farina di mandorle e quelle al cioccolato bianco con ripieno allo yogurt sono decorate con zucchero. Infine, agli amanti del cioccolato fondente sono dedicate le boule decorate con farina di nocciole e cacao, ripiene di crema al cacao.

La Selezione di Boule di T’a Milano sorprende e accompagna i momenti di dolcezza di coloro che hanno trovato la felicità nell’amore.

Confezione da 240 g. Prezzo al pubblico consigliato € 34,00

Ecco il coffee badging: la tecnica per non rinunciare allo smart working

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Alcune persone non vogliono rinunciare allo smart working. Fra le tante tecniche, sta facendo parecchio chiacchierare Oltreoceano il coffee badging. Pratica che consiste nello strisciare il badge, fermarsi alla macchinetta del caffè e poi tornare a casa. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Daniela Faggion per il portale Il Milanese Imbruttito.

Il coffee badging

MILANO – Più si restringono gli spazi per lo smart working, più si allarga la fantasia di chi non vuole rinunciare a quella che sembrava un’evoluzione inarrestabile. Perché quando chiedi alle persone di rinunciare a videocall in mutande, presentazioni spiaggiati nel letto e pause pranzo indisciplinate, stai anche chiedendo ad altre di perdere infinito tempo in auto o sui mezzi, impazzire nella gestione della famiglia e tornare alle inutili riunioni in presenza. Un po’ come la punizione alla classe quando a rompere le palle sono in tre.

Disney, Meta, Apple, ma anche JP Morgan e Amazon, sono solo gli ultimi colossi finiti nei titoli dei giornali per questa decisione. Sulla carta non si capisce proprio tutta questa fretta che hanno scoperto di avere: un conto sono le imprese che producono qualcosa di materiale, per cui i dipendenti devono lavorare con macchine fisse; un altro conto sono le aziende tecnologiche o di consulenza, in cui i dipendenti se la giocano per lo più al computer e quindi, teoricamente, non dovrebbero notare molto la differenza.

Non ci vuole un genio per capire che l’obiettivo sia controllare la produttività, per evitare che a casa le persone si imboschino e facciano altro al posto di lavorare, ma basta aver visto Fantozzi una volta per sapere quanto bene si possa cazzeggiare anche in un ufficio.

Comunque, un botto di gente non ha preso bene la fine dello smart e il ritorno in office, e pare che stia cercando in tutti i modi di evitarlo. Fra le tante tecniche, sta facendo parecchio chiacchierare Oltreoceano il coffee badging. In che cosa consiste? In pratica, molti lavoratori strisciano il badge in ingresso e si fermano tatticamente alla macchinetta del caffè: lì conducono un’intensa vita sociale per farsi vedere e poi… magicamente scompaiono nel nulla, qualcuno addirittura se ne torna a casa direttamente dopo aver pagato pegno alla presenza.

I maghi di questo nuovo sport pare assoldino addirittura colleghi che parlano a loro nome alla macchinetta del caffè, così che la presenza venga anche solo “respirata”, nemmeno vista.

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Matcha: ecco i benefici della bevanda nipponica

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Il tè matcha

Da secoli protagonista della tradizione giapponese, il matcha sta conquistando il mondo per i suoi effetti benefici su corpo e mente. Una bevanda capace di offrire energia, ridurre lo stress e migliorare il sonno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Marianna Peluso per Il Corriere della Sera.

I benefici del matcha

Negli ultimi anni, la bevanda è diventata una delle bevande più trendy e discusse nel panorama globale, celebrato non solo per il suo vivace colore verde e il sapore unico, ma anche per i suoi presunti benefici per la salute. Tuttavia, a catturare l’attenzione di molti è un aspetto in particolare: la caffeina contenuta nel matcha.

A differenza della caffeina tradizionale del caffè, quella del matcha offre una carica di energia più graduale e duratura, grazie alla presenza combinata di altre sostanze benefiche. Ma cosa rende il matcha così speciale rispetto al caffè, soprattutto quando si parla di caffeina? La risposta sta nel modo unico in cui il matcha combina energia e rilassamento, grazie alla sua particolare composizione chimica.

La caffeina della bevanda agisce in modo diverso rispetto a quella del caffè, fornendo una carica di energia più graduale e duratura, senza i picchi e i crolli tipici della tazzina di espresso.

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Milano: apre il marchio di sale da tè giapponesi Kagurazaka Saryo, è la prima volta in Europa

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Il logo di Kagurazaka Saryo

Kagurazaka Saryo, brand di caffetterie del gruppo Aya Company, apre a Milano portando la tradizione giapponese del matcha. Tra dolci artigianali, ramen e tè pregiati, un nuovo punto di riferimento per gli appassionati di gastronomia giapponese a Milano. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Vivian Petrini per Cibo Today.

Kagurazaka Saryo a Milano

Nato come pratica ascetica tra i monaci buddisti cinesi e poi divenuto appannaggio dell’aristocrazia giapponese, il matcha è oggi un ingrediente fondamentale della cultura nipponica, utilizzato per la cerimonia del tè e in una vasta gamma di preparazioni dolci e salate.

Su questa tradizione millenaria ha costruito la propria identità Kagurazaka Saryo, la storica sala da tè e bistrot giapponese che, dopo il successo in Asia e Canada, arriva ora per la prima volta in Europa con un’apertura a Milano. “Vogliamo offrire un’esperienza autentica, che celebri la cultura giapponese del tè e della gastronomia in un contesto raffinato e moderno”, afferma Kinya Oguchi, presidente del gruppo Aya Company di cui fa parte Kagurazaka Saryo.

La storia e il concept di Kagurazaka Saryo

Fondata a Tokyo nel 1985, Aya Company è un gruppo che comprende otto concept tra ristoranti, bar e caffetterie giapponesi e francesi, oltre a un ristorante italiano specializzato nella griglia. Tra i suoi marchi c’è Kagurazaka Saryo, nato nell’ottobre 2003 nel quartiere storico di Kagurazaka, da cui prende il nome.

L’idea alla base del progetto, era quella di creare uno spazio in cui la tradizione del rito del tè nipponico fosse protagonista. “Kagurazaka Saryō è nato dalla volontà di rendere omaggio alla tradizione giapponese del tè giapponese. Fondato da una famiglia appassionata di cultura e gastronomia, l’obiettivo era creare un luogo dove il tè (in particolare il tè matcha) fosse protagonista, accompagnato da dolci e piatti che ne esaltassero la raffinatezza”, spiega Oguchi a CiboToday.

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Barbara Ronchi Della Rocca, esperta di galateo: “Ecco come cioccolata, caffè e tè hanno il potere di cambiare il mondo”

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Barbara Ronchi De La Rocca racconta il mondo dietro tre bevande (foto concessa)
Barbara Ronchi De La Rocca racconta il mondo dietro tre bevande (foto concessa)

MILANO – Non ha bisogno di presentazioni Barbara Ronchi Della Rocca, un volto conosciuto e ormai associato all’universo delle buone maniere che non sono delle semplici regole da rispettare con superficialità, ma un segnale preciso dei tempi, uno specchio della società. Ed ecco che la regina del bon ton, autrice, docente, personaggio televisivo, racconta un caffè, un tè, una cioccolata diversi da quelli che magari si conoscono di solito, attraverso la lente di un excursus storico.

Della Rocca, ci racconta il mondo del caffè, della cioccolata e del tè attraverso il galateo?

“Sul tema ci sarebbe da dire tanto. Innanzitutto, ho sviluppato nel tempo un’attenzione particolare per queste tre bevande, perché ho capito che hanno il potere di cambiare il mondo.

Prima dell’arrivo della cioccolata ad esempio, non c’era un’alternativa che risultasse gradevole da bere in compagnia (eccezione fatta per orzo, tisane, infusi). Quando approda in Europa alla fine del ‘500, prima a Madrid e poi a Torino, avviene un cambiamento importante: se fino ad allora al fine di divertirsi e stare insieme si bevevano vino e birra, con delle conseguenze di ubriachezza e in parte l’esclusione delle donne, con l’ingresso di questi prodotti analcolici e non soporiferi, ma al contrario stimolanti, è nata una nuova modalità di alimentarsi e di stare insieme. Per questo vengono definite bevande da compagnia.

Si sviluppa una diversa accezione dell’incontro. Prima ci si dissetava con l’acqua oppure ci si ubriacava con il vino: ora il focus diventa la condivisione, l’esercizio dell’intelligenza e della galanteria. Viene rimodellata l’immagine del mondo, con la realizzazione di una serie di oggetti per il consumo prima inesistenti, come le tazze da tè, da caffè, da cioccolata, le teiere, le caffettiere, le stesse teiere. Di colpo questi utensili diventano indispensabili.

Per i nobili e i borghesi, possedere un servizio di tazze era uno status simbolo. Nelle doti delle ragazze borghesi addirittura figuravano 2 tazze di porcellana, che rappresentavano un vero e proprio lusso.”

“Si dice spesso che l’Italia sia il Paese dell’espresso”

Ma in realtà è stata soprattutto quello della cioccolata, che arriva subito dopo l’approdo in Europa a Madrid, proprio per via dello stretto legame tra gli spagnoli e i duchi di Piemonte. Siamo stati i secondi ad introdurre questo prodotto, seguiti da Parigi e da Vienna. Il consumo di cioccolata inizia prima dell’alba del ‘600. Anche le spose principesche portano le fave di cacao in giro per l’Europa per impreziosire i loro matrimoni.

Il caffè e il tè arrivano soltanto in seguito. Il secolo del cioccolato è in particolare il ‘600, considerando che le fave vengono importate dall’America centrale e meridionale, da Paesi cattolici. Vengono trasportate dai missionari europei, molti dei quali gesuiti, che oltre creare asili e chiese, organizzavano le coltivazioni di cacao, la raccolta e infine la spedizione della materia prima.

Il caffè invece giunge dall’Africa, specie dall’Etiopia, e per dirla tutta, questo passaggio verso l’Europa avviene in malo modo: in quanto bevanda dei turchi, percepiti ancora come cattivi dopo l’assedio di Vienna, rappresentava un po’ il terrore della cultura cattolica: i turchi vengono sconfitti, scappano e lasciano tende, cavalli e chicchi di caffè che nessuno ancora conosceva.

Soltanto un signore viennese ne ha intuito il valore prima di altri e ha dato vita alla prima bottega del caffè a Vienna. Un altro luogo dove arriva presto in Italia è Venezia, essendo punto nevralgico di mercato.

Il caffè non arriva quindi come il cacao attraverso le missioni, ma attraverso i commerci laici. Grandi mercanti di caffè sono gli olandesi, protestanti. Ecco perché per molto tempo bere cioccolata era prerogativa cattolica, il caffè era invece per laici, intellettuali, scrittori.

Infine si parla di tè: in Italia ha una scarsa diffusione, in quanto appartiene al mondo anglosassone ancora una volta protestante. È curioso che il primo consumo di tè sia quello delle Valli Valdesi, enclave protestante in Piemonte, in cui le donne erano destinate ad essere impiegate come serve in Inghilterra.

Sono state proprio loro che hanno portato nelle case il consumo del tè.

Ma in ogni caso, il tè come bevanda di compagnia e diffuso tra la borghesia, arriva solo nel tardo ‘800.”

Gli strumenti di nuovi riti

“Il cioccolato aveva bisogno di una cioccolatiera, uno strumento simile alla caffettiera che andava però girata continuamente sul fuoco. Le prime che facevano la cioccolata in Spagna erano non a caso le schiave, perché bisognava stare inginocchiate a lungo di fronte alle fiamme per girare la bevanda. Questo era già parte di un rito: poi si versava in tazze diverse, più alte, a tronco di cono o a tubo, strette e allungate in modo da conservarne la schiumosità.

Esisteva un mondo dietro per il servizio: ad esempio le tazze da carrozza erano dotate da un piattino per tenerle ferme durante il viaggio. C’erano anche quelle per uomini che non facessero sporcare i baffi. Non dimentichiamo poi che con la cioccolata arrivano anche i biscotti: la grande diffusione di questo prodotto è legata a questa bevanda di compagnia. Una grande novità anche nel campo della pasticceria.

Mentre invece il caffè ha una storia meno aristocratica: innanzitutto la preparazione era più semplice e veloce. C’erano venditori ambulanti con al collo un fornelletto a legno in cui facevano bollire la bevanda da vendere per strada. Era un consumo meno raffinato. Il caffè non comportava una ritualità e non necessitava l’aggiunta di dolci.

Lo zucchero è arrivato certo subito, in quanto il caffè era molto amaro all’epoca. Il primo ad aggiungerlo è stato Luigi XV a Versailles

E poi resta tutto il tema religioso attorno. Gli ecclesiastici hanno chiesto al papa Clemente XVIII di pronunciarsi contro il caffè, in quanto commercializzato da protestanti. Ma il papa ha invece emanato un breve papale in cui sdoganava questa bevanda. Da qui la svolta: anche i cattolici più osservanti non rischiavano di peccare consumandola.

Vince sulla cioccolata perché è una bevanda, da bere anche prima della comunione – per cui fino al 1960 bisognava essere digiuni dalla mezzanotte -.”

“Il tè arriva in Olanda e in Inghilterra, Paesi che rifiutano la cioccolata per motivi politici – era cattolica e spagnola -.”

“Poi quando l’Inghilterra stabilisce la Compagnia delle Indie, il tè diventa ufficialmente un business. È una bevanda per tutti: gli aristocratici avevano il rito del tè alle quattro, che viene poi spostato alle 5 quando anche questa classe sociale ha iniziato a lavorare.

Anche i poveri però bevevano tè, se riciclato: l’aristocratico lo prendeva e poi metteva da parte le foglie usate, che in seguito venivano rivendute e messe in infusione anche più volte. C’era quindi la possibilità anche per i meno abbienti di berlo anche se non di alta qualità.

Negli anni è diventato un tonico per le classi lavoratrici ed è stato persino sponsorizzato dallo Stato e dalla Chiesa, per vincere la dipendenza da gin: la working class andava al pub, se venivano abituati a bere il tè la sera in famiglia, si riduceva il consumo di super alcolici.

Per gli inglesi tutt’oggi il tè è il punto fondante di qualunque rapporto umano: qualsiasi scambio relazionale inizia con una tazza di tè. Un po’ come noi in Italia con il caffè. Bevanda che però sta colonizzando la tea belt: ultimamente sono stata a Londra, e qui ho trovato tantissimi locali delle bellissime macchine espresso e un buon caffè all’italiana.

Viceversa in Italia non sta succedendo, seppure esista una buona fetta di mercato new age – soprattutto il tè verde, l’aromatizzato – e salutistico. Considerando che il momento del consumo, il bar per quanto riguarda l’espresso, vede il tè svantaggiato. La pausa non è veloce come quella del caffè e il tè ha bisogno di un minimo di tempo per essere gustato.

La cioccolata attualmente sta bene durante il periodo freddo, anche se non è più considerata come una bevanda da compagnia, ma come eccezionale, una coccola da grande freddo.”

Ma cosa si fa e cosa non si fa con queste bevande secondo il galateo

“Il galateo ha rivisto molto il caffè proprio come bevanda da compagnia attuale. Il tè resta legato alla colazione e alla merenda. Il caffè invece ha una serie di possibilità in tutte le fasce orarie. Quindi il galateo si interessa affinché ciascuno di questi momenti sia gestito al meglio: per esempio a colazione, si può servire in una tazza leggermente più grande per macchiarlo. A metà mattina, anche se macchiato, viene offerto in tazzina piccola.

Dopo il pranzo il caffè macchiato appesantisce e rallenta la digestione. Si può riproporre l’aggiunta del latte per un caffè a metà pomeriggio. A cena, a tavola, non deve contenere il latte ma si può proporre nel post pasto con un liquore a correzione. Una di quelle più chic è il liquore al caffè, che ne esalta ulteriormente il profumo.

Accompagnato a seconda dell’ora qualcosa di diverso, con un unico grande no: mai abbinare dei dolci con crema, perché non si sposa bene. Via libera al cioccolato, la menta, qualcosa di secco. Un’altra coccola che sollecito sempre agli ospiti: molti usano il dolcificante, quindi è bene averne a disposizione sempre a casa.

Stesso discorso per un decaffeinato.

E poi, tovagliolino sì, oppure no? A tavola il problema non si pone, ma se offerto da solo, il tovagliolino è obbligatorio se si mangia anche solo un biscottino. Il piattino invece va sempre sotto la tazzina, assieme al cucchiaino. Il caffè all’italiana, l’espresso, va servito in questo modo.

È quello all’americana che si accontenta della mug, ma è un’altra cosa.

Il galateo è poi molto perplesso nei confronti delle superautomatiche a casa: siamo a cena insieme e finito di mangiare si propone il caffè. È bene che arrivino le tazze per tutti nello stesso momento: se si prepara una tazza per volta e si serve una persona per volta, si sottrae la dimensione sociale.

Ci si domanda chi servire per primo. Inoltre, la funzione da padrone di casa viene svilita dall’andare avanti e indietro con la tazza in mano.

Quindi come fare? Se abbiamo una buona macchina, acquistiamo un ottimo thermos, prepariamo le tazze insieme da conservare lì per poterlo versare in un unico giro. Se siamo poi invitati a prendere un caffè, ricordiamo che la visita deve durare massimo un’ora: una finestra di tempo sufficiente per la chiacchiera, che non deve però essere eccessiva.”

Qual è la cosa più bizzarra che ha scoperto attorno alle due bevande legate agli usi e costumi di un tempo?

“Per quanto riguarda il caffè, il napoletano doc versa lo zucchero nel caffè senza girarlo, dolcificando un pochino ma non tanto. In Belgio si mette un cioccolatino nella tazza e poi si versa il caffè. In Africa si prepara il caffè con la moka con le spezie, in Marocco il pepe. In Etiopia, con il sale, perché il caffè per loro è una bevanda tonificante. Questo ci riporta alla cioccolata: per gli abitanti del Messico non era dolce e infatti aggiungevano il peperoncino, il sale. Siamo noi occidentali che abbiamo dolcificato una bevanda che in realtà nasce neutra.”

Questo vale anche per il tè, che in Mongolia e in Tibet viene bevuto con burro e sale. Arrivando da altri Paesi viene poi introiettato nella nostra culturale. Gli svizzeri e i tedeschi, hanno “il matrimonio perfetto”, metà caffè e metà cioccolata nella stessa tazza. Sono popoli a cavallo tra il mondo protestante e cattolico.”

Il capitolo delle sofisticazioni

“Sono stati soprattutto cioccolata, caffè e tè, sofisticati. Erano prodotti di nicchia e allora ci si metteva dentro di tutto: polvere di ghiande, farina di castagne, addirittura polvere di mattone. Infatti nei primi tempi di consumo, nel ‘700, le farmacie vendevano la cioccolata di salute e il caffè di salute, dei medicinali puri. Erano consumi voluttuari. La cioccolata calda si credeva che guarisse la miopia: c’è tutto questo gioco di attribuzione di capacità curative di bevande dolci senza troppi sensi di colpa, giustificando anche la spesa.”