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Nuova indagine sulla sicurezza alimentare punta il dito contro le capsule di caffè

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MILANO – Allarme sicurezza alimentare per il caffè in capsule: a lanciarlo è un’indagine condotta da quattro associazioni di consumatori europee (tra le quali l’italiana Altroconsumo), di cui sono ora note le conclusioni. I risultati? Non propriamente incoraggianti.

Sui 76 campioni di imballaggi di vario genere analizzati (capsule del caffè, tovagliolini colorati, borse di carta per il pane e forme per i muffin), uno su sei contiene ammine aromatiche primarie. E si sospetta che alcune di queste sostanze possano provocare il cancro).

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Tutti inoltre contengono filtri UV (contenuti in inchiostri e smalti, anch’essi sospettati di essere cancerogeni oltre che interferenti endocrini) e in 21 casi su 76 è stato dimostrato che possono trasferirsi al cibo contenuto nell’involucro.

Tutti dati che vanno naturalmente verificati, tanto con riferimento alla sicurezza delle capsule che agli altri prodotti analizzati. Anche perché – come osserva Federico Formica su Repubblica – la maggior parte delle sostanze rilevate non è mai stata valutata dall’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare. Perché ne stabilisca eventualmente un limite per la tutela dei consumatori.

L’incognita degli inchiostri

In particolare, gli inchiostri utilizzati per colorare gli involucri rappresenterebbero un mondo pressoché sconosciuto. Secondo il rapporto del Beuc sono circa 5000 le sostanze usate per produrli. Ma nel 90% dei casi ci sono dati tossicologici insufficienti.

“Significa che, ad oggi, non è possibile stabilire in modo esauriente se sono pericolosi o no per l’uomo” spiega il rapporto.

“Questi studi dimostrano che il packaging alimentare di carta e cartone non è sicuro come sembra” è il commento di Monique Goyens, direttrice generale del Beuc, l’organizzazione che riunisce le principali associazioni di consumatori europee. Che continua: “Per proteggere la salute dei cittadini è necessario che l’Unione Europea stabilisca regole ferree. È preoccupante che la carta, il secondo involucro alimentare più utilizzato dopo la plastica, sia utilizzata senza alcuna rete di sicurezza”.

Ogni stato membro è libero di legiferare in materia ma il risultato, sottolinea il Beuc, è una gran confusione. Alcuni Paesi lo hanno fatto ma a testimoniare la grande frammentazione c’è uno studio del Joint Research Centre. Esso sostiene che delle oltre 1700 sostanze regolate da questi nove stati, solo il 9% è presente nella legislazione di tre o più stati membri.

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