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Milano Design Week 2019 festeggia Thonet, la sedia dei caffè viennesi

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MILANO – Più che semplici sedie sono veri e propri beni culturali, icone immortali di eleganza e funzionalità, che dai caffè viennesi dell’Ottocento, passando attraverso il Bauhaus, sono arrivate fino a noi: stiamo parlando delle celeberrime sedie Thonet, che quest’anno festeggiano i 200 anni dalla loro nascita. E lo fanno in grande stile. Nel cuore di Brera, durante la Milano Design Week 2019, andrà infatti in scena una retrospettiva da non perdere, curata dallo studio Besau Marguerre, che include i classici in legno curvato e tubolare d’acciaio, insieme ad alcune interpretazioni contemporanee.

Come scrive Elisa Zagaria – sul sito Elle Décor – sicuramente vi sarete accomodati sopra in un bar o in una sala d’attesa, in un’area lounge o a casa di un amico. Perché da sempre Thonet è sinonimo di incontro e condivisione, valori essenziali della quotidianità che resistono all’usura del tempo e si proiettano con decisione nel futuro.

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Ma dove comincia questa storia?

A scolpire con le sue mani esperte la prima di una infinita serie di sedie è l’ebanista Michael Thonet, che nel 1891 fonda la sua falegnameria a Boppard sul Reno. I suoi mobili raffinati e sottili, creati con tecniche all’avanguardia, attirano presto l’attenzione, ben oltre i confini di quella piccola città. Tanto che il cancelliere Clemens von Metternich, sedotto dal suo talento, lo convince a trasferirsi a Vienna.

Qui per Thonet si schiudono porte impensate, tra cui quelle del Palazzo Liechtenstein, che viene chiamato ad allestire. Forte dei contatti accumulati e del sostegno che lo circonda, nel 1849 il falegname dà vita a una nuova impresa, e i suoi mobili cominciano ad inondare i migliori caffè e luoghi pubblici della città.

A fare da apripista è il glorioso caffè Daum sul Kohlmarkt

Meta prediletta della Vienna aristocratica e militare, che Thonet adorna nel 1950 con le sue poltrone n. 4. È un successo immediato, che un decennio più tardi approda sul proscenio internazionale. Merito della cosiddetta sedia in paglia di Vienna, la n. 14, antesignana di quei mobili da montare a casa che presto conquisteranno il mercato.

La nuova sedia Thonet è prodotta in serie, scomposta in singoli pezzi combinabili tra loro, che una volta confezionati occupano poco spazio e possono essere facilmente riassemblati dal cliente. Ma soprattutto ha una caratteristica che la rende unica: il legno incurvato. Thonet ha messo a punto una tecnologia innovativa, capace di piegare il massello di faggio, ed è dunque in grado di produrre sedie ad un ritmo pressoché industriale.

Questa invenzione straordinaria gli permette di esportare le sue creazioni in tutto il mondo. E col moltiplicarsi degli ordini, si moltiplicano anche le fabbriche. Il marchio Thonet si sparge in punti strategici dell’Europa, dove non solo c’è una forte domanda, ma abbondanti materie prime e infrastrutture idonee a trasportare ovunque i suoi mobili.

La sedia in legno curvato diventa uno status symbol

Emblema di un’élite colta ed elegante che si intrattiene e si incontra nei momenti di pausa e convivialità. Ne è testimonianza il dipinto Al Moulin Rouge, che Henri de Toulouse-Lautrec realizza nel 1892, dove le caratteristiche sedie ricurve allietano un gruppo di personaggi di gran classe. Anche Matisse incorpora una di queste sedie, la n. 20, in uno dei suoi quadri.

Senza contare le mille cartoline che a inizio novecento raccontano una storia glamour, vissuta tra sale da ballo, casinò e grand hotel. Tutta l’Europa più à la page si adorna di mobili Thonet, da Londra a Venezia, fino a Berlino; anche il cinema li vuole nei suoi set, e per soddisfare la richiesta negli anni 20 le falegnamerie producono all’impazzata, fino a 18mila sedie al giorno. Ma l’azienda guarda già avanti, oltre il legno che l’ha resa ricca e famosa.

Dal legno all’acciaio

Nel 1930, acquisisce la ditta Standard- Möbel, co-fondata da Marcel Breuer, e traduce in pratica le idee avveniristiche di quest’ultimo. Stavolta a piegarsi sotto le sapienti mani della tecnica è l’acciaio. Nascono così le ormai mitiche sedie S 32 e S 64, nelle quali la tradizionale curvatura del legno si associa alla curvatura del tubolare d’acciaio. La paglia di Vienna, simbolo di un’artigianalità nobile e antica, non scompare, ma viene attualizzata attraverso la struttura cantilever, invenzione futurista di Mart Stam. Con la poltrona in tubolare d’acciaio S 35, presentata nel 1930 a Parigi, le creazioni di Breuer conquistano la platea internazionale.

Dal Bauhaus a Le Corbusier

La Germania e il mondo si innamorano dei nuovi mobili Thonet, e il Bauhaus prontamente se ne appropria, vedendo in esse quella sintesi perfetta tra estetica e funzione che va promulgando. In ogni casa d’artista, che Breuer è spesso chiamato ad arredare, c’è quella firma sinuosa d’acciaio. Accanto a lui sfilano altri nomi blasonati dell’epoca, come Ludwig Mies van der Rohe, Le Corbusier o Charlotte Pérriand, tutti invitati alla corte di Thonet. A rendere possibili le loro visioni avanguardiste, oggi acclamate come capolavori del design, sono le tecniche strabilianti messe a punto nello stabilimento di Frankenberg/Eder, che diviene sede della società dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Nuove collaborazioni prestigiose

Proprio da qui Thonet riparte negli anni sessanta, risollevandosi da un periodo buio, di bombardamenti ed espropri. Dissipato lo spettro della Guerra, tornano a fioccare le collaborazioni prestigiose, con pesi massimi come Egon Eiermann, Verner Panton e Pierre Paulin, o ancora Eddi Harlis e Hanno von Gustedt, che proprio grazie a Thonet spiccano il volo. E così arriviamo ai giorni nostri.

I modelli iconici in tubolare d’acciaio e legno rivivono in sempre nuove e affascinanti reinterpretazioni, che giocano con materiali, superfici e colori. Il rispetto rigoroso della tradizione si accompagna a uno sguardo contemporaneo, che tratta questi pezzi non come opere da museo, statiche e polverose, ma piuttosto come corpi vivi e dinamici, profondamente integrati nel tessuto sociale e culturale in cui viviamo.

Un’eredità inestimabile

A cimentarsi con l’eredità inestimabile di Thonet negli ultimi anni sono state firme del calibro di Stefan Diez, Lord Norman Foster, Alfredo Häberli, James Irvine, Naoto Fukasawa, Piero Lissoni, Glen Oliver Löw, Christophe Marchand e Hadi Teherani.

L’ultima nata in casa Thonet, la collezione 118 di Sebastian Herkner, ben sintetizza questo connubio tra passato e presente, rileggendo il celeberrimo modello 214 sotto una luce nuova, con il telaio formato da un unico pezzo curvato e la seduta rivestita in canna d’India intrecciata.

Così al FuoriSalone

Questa sedia e le sue “sorelle” saranno al FuoriSalone di Milano 2019, nel pop up showroom di Via dell’Orso, allestito per riscoprire il fascino intatto e intramontabile di una storia secolare che ha ancora molto da dire.

9-14 aprile 2019
Orsorama
Via dell’Orso, 14

Elisa Zagaria

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