lunedì 07 Ottobre 2024

Mercati: arabica sempre più giù, robusta tornano a salire

La scadenza principale dell'ice Arabica si è rivalutata di 12 dollari terminando la giornata a 2.552 dollari, in ulteriore ripresa dai minimi della settimana scorsa. Il rafforzarsi del dollaro e le notizie positive provenienti dal Brasile hanno contribuito a spingere al ribasso l’Ice Arabica, che aveva chiuso in parziale rialzo venerdì scorso risentendo soprattutto dello svalutarsi del biglietto verde sul real

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MILANO – Arabica in caduta libera nella prima seduta della settimana. Il contratto per scadenza settembre della borsa di New York ha perso ieri, lunedì 17 luglio, 500 punti precipitando a 155,80 centesimi per libbra, minimo – per la scadenza principale – dal 20 gennaio scorso. Altra storia a Londra, dove le scadenze più vicine hanno chiuso in territorio positivo consolidando la situazione di mercato inverso.

La scadenza principale (settembre) si è rivalutata di 12 dollari terminando la giornata a 2.552 dollari, in ulteriore ripresa dai minimi della settimana scorsa.

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Il rafforzarsi del dollaro e le notizie positive provenienti dal Brasile hanno contribuito a spingere al ribasso l’Ice Arabica, che aveva chiuso in parziale rialzo venerdì scorso risentendo soprattutto dello svalutarsi del biglietto verde sul real.

A dare supporto all’Ice Robusta, la forte domanda dei mercati per la varietà meno pregiata, ma anche il ridursi delle scorte certificate, ai minimi degli ultimi 7 anni.

Il Cot report per l’Ice Arabica evidenzia intanto un consistente incremento delle posizioni net short del settore speculativo, che crescono a 13.342 lotti, l’equivalente di 3.782.398 sacchi.

A Londra, i fondi hanno tagliato la loro posizione net long del 4,5% a 38.810 lotti, l’equivalente di 6.468.333 sacchi.

La situazione nei principali paesi produttori asiatici di robusta non è incoraggiante.

In Vietnam, il mercato rimane scialbo. Nel primo semestre dell’anno solare, le esportazioni hanno subito una flessione del 3,1% e si sono attestate al dato, comunque ragguardevole, di 1 milione di tonnellate circa (16,67 milioni di sacchi), risentendo del calo della produzione, scesa ai minimi degli ultimi 4 anni.

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