martedì 16 Aprile 2024
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Lo Starbucks di Cordusio, tra urban manufacturing e consumi esperienziali

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MILANO – Il listino dello Starbucks di Cordusio non è andato proprio giù ai Codacons, che hanno annunciato infatti un esposto all’antitrust. Critica anche l’Unione Nazionale Consumatori, che ha denunciato la settimana scorsa una forbice di prezzo rispetto alla media degli altri locali del capoluogo lombardo. Così come l’eccessivo ricarico sul caffè e le altre bevande servite nella Roastery.

A qualche giorno di distanza, il presidente Massimiliano Dona ha deciso di tornare sull’argoment. Esprimendo una riflessione più completa e articolata, in un commento pubblicato su Repubblica.

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Nel commento, Dona parla anche del risvolto industriale ed esperienziale dell’operazione, dal momento che la Roastery – come dice il nome stesso – ha al proprio interno una vera e propria torrefazione funzionante.

Ma ecco il commento

Pochi giorni fa ha inaugurato a Milano il primo store in Italia della nota catena di caffè Starbucks (oltre 28 mila negozi in 77 paesi del mondo). D’impulso, il mio pensiero è volato indietro nel tempo fino al quel lontano 20 marzo 1986. Quando fu aperto a Roma il primo grande ristorante italiano di McDonald’s. (preceduto in realtà il 15 ottobre 1985 da una apertura a Bolzano).

All’epoca, ero un teenager che aveva vissuto l’evento con grande trepidazione. Non tanto per le solite polemiche ambientaliste (si denunciava lo “scempio del nostro centro storico”); quanto perché, cresciuto tra le mura domestiche a “pane e consumatori”, sentivo molto vicine le preoccupazioni d’ordine salutistico collegate al prendere piede, anche da noi in Italia, dell’alimentazione da fast-food.

Colazione e Bar il fulcro dei consumi “fuori casa”

Oggi, i tempi sono cambiati. Inoltre, tutte le ricerche confermano come il vero business dei consumi “fuori casa” sia collegato a colazione (e pausa pranzo) al bar. Si spiegano così le attenzioni delle grandi catene sui caffe. Dopo McDonald’s (che apre il primo McCafè in Italia già nel 2009), ecco arrivare Starbucks in piazza Cordusio a Milano. A due passi da piazza Duomo con il suo store più grande d’Europa.

Oggi a oltre trent’anni di distanza dal primo McDonald’s non abbiamo notato le stesse polemiche. (del resto la nostra società è decisamente più globalizzata). Ma il nuovo arrivato non è certo passato inosservato e credo che si possa abbozzare qualche riflessione legata anche con i temi che propone il Festival della Crescita che stiamo portando in giro per l’Italia. Grazie all’iniziativa di Francesco Morace.

Amanti della concorrenza

Per cominciare, devo ammettere che, con l’Unione Nazionale Consumatori, siamo degli inguaribili amanti della concorrenza. Per questo festeggiamo l’arrivo di un nuovo operatore: Anche se nel settore sono già oltre 150 mila i bar attualmente in attività (con un volume di affari di 18 miliardi di euro).

Mercato che giudichiamo comunque sempre bisognoso di stimoli perché innovazione e attenzioni per il cliente non vengano mai a mancare.

Così, anche se l’associazione di categoria (Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi) non ha mancato di accogliere Starbucks: Sottolineando il saldo negativo per le imprese del settore. (nel 2017 si sarebbero iscritte 6.335 nuove imprese e ne sarebbero cessate 11.979, con un saldo negativo di 5.644 attività). Vista la crescente passione degli italiani per il caffè, abbiamo modo di ritenere che si tratti di fenomeni fisiologici e di mercato.

Le tipologie di esercizi

Il mercato, appunto: secondo i dati, attualmente in Italia i più diffusi sono i breakfast e morning bar (30%), seguiti da bar generalisti (24%), lunch bar (17%), bar serali (16%) e bar multifunzione (14%).

A questi, si aggiunge il locale di Starbucks che, raccontano le cronache, si presenta con l’aspetto di una torrefazione industriale: lo store milanese sarebbe infatti una Reserve Roastery, così si chiamano i negozi di fascia alta del colosso statunitense (ce ne sono solo altri due al mondo, a Seattle e a Shanghai).

Vedere la tostatura

Mi dicono di oltre 100 modi diversi di servire il caffè, ma soprattutto la possibilità di “vedere” il processo di tostatura e produzione (quante volte, durante il Festival della Crescita, abbiamo raccontato dei nuovi consumi “esperienziali”?).

Ma a proposito di “crescita”, forse è esagerato parlare di una nuova “fabbrica” (urban manufacturing) nel centro di Milano, che ne dite? Quel che è certo è che sale anche il prezzo per la tazzina di caffè, ma di questo, parliamo nella seconda parte!

Massimiliano Dona

avvocato e presidente Unione Nazionale Consumatori

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