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Lavazza e Politecnico, ecco i funghi da fondi di caffè

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Riutilizzare i fondi di caffè per far nascere dei funghi commestibili, per esempio il Pleurotus Ostreatus, volgarmente detto ‘orecchione’, uno dei più diffusi e facili da coltivare. Questo l’argomento di una conferenza a Torino sul tema Systemic Design in Practice.

Il tema è al centro degli interessi di un docente di Design del Politecnico di Torino, il professore Luigi Bistagnino, che da anni svolge ricerche nel campo con il supporto della Lavazza.

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Presso il Lavazza Training Center questi funghi sono già stati prodotti, messi in padella e mangiati. I fondi di caffè sono particolarmente adatti a fungere da compost, ovvero da concimante naturale del terreno, in quanto anche dopo l’uso risultano ancora molto ricchi di sostanze nutrienti. Ciò che occorre sarà la creazione di una filiera industriale che sappia sfruttare questa capacità.

Ma la ricerca non si ferma qui. Le nuove frontiere spaziano fino alla produzione di farmaci, cosmetici e biocarburanti, tutti ricavabili dall’olio che si estrae dai fondi di caffè. Con l’aggiunta dei fondi di caffè inoltre sono già stati trattati, con buon esito, inchiostri e carte riciclate.

Il progetto per trasformare i fondi del caffè da rifiuto in risorsa è The Flavours of Coffee Grounds, frutto di una collaborazione tra il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico e la Lavazza, che dal 2007 finanzia la ricerca per il recupero dei fondi di caffè.

“Lavazza – ha spiegato la responsabile delle relazioni esterne, Alessandra Bianco – ha l’etica nel proprio dna dai tempi in cui il fondatore Luigi Lavazza andò per la prima volta in Brasile e rimase scioccato dallo spreco del caffè prodotto in surplus, che veniva bruciato. Oggi per noi mettere al centro l’etica significa impegnarci per fare un caffè eccellente ma sostenibile, come abbiamo fatto con la cialda compostabile che abbiamo presentato nel marzo scorso”.

I lavori sono stati aperti da un saluto di Daniela Ruffino, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, che si sta facendo promotrice di questo e di altri progetti di sviluppo sostenibile in Val Sangone. “Abbiamo già individuato i luoghi nel quale i fondi di caffè potrebbero essere messi per far crescere i funghi – ha detto – anche un progetto come questo può essere un modo per reperire fondi europei e creare posti di lavoro”.

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