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giovedì 12 Dicembre 2024
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Ecco il lato nero del cioccolato. “Così stanno morendo le foreste dell’Africa”

La denuncia dell'organizzazione non governativa Mighty Earth: 80% delle foreste scomparse in Costa d'Avorio. E molto del cacao che mangiamo è "illegale"

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MILANO – Mentre noi ci gustiamo la nostra barretta di cioccolato migliaia di ettari di foreste africane (foto sopra: Zenman – Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0) sono già scomparsi uccidendo animali ed interi ecosistemi. Alberi appartenenti a parchi nazionali e zone che dovevano essere protette sono diventate vittime della deforestazione per lasciar spazio all’industria del cacao.

La denuncia, multipla, che punta il dito contro la complicità del governo ivoriano e le disattenzioni delle principali aziende produttrici di cacao internazionali, arriva da un dettagliato report dell’organizzazione non governativa Mighty Earth (.pdf).

Per l’ong l’80% delle foreste della Costa d’Avorio, principale esportatrice di fave di cacao dato che è da lì che arriva il 40% del cioccolato al mondo, sono scomparse negli ultimi 50 anni.

Non basta: il cioccolato che giunge sulle nostre tavole è spesso “illegale”. Dato che parte delle fave proviene da aree che dovevano essere protette. Ma, grazie a un sistema di corruzione e favoritismi, viene mischiato alle partite legali di fave.

Nel report vengono citate decine di aziende, dalla Mars alla Nestlè, la Lindt, Olam, Cargill, Barry Callebaut o l’italiana Ferrero. Che, come ha specificato il quotidiano britannico Guardian, testata che ha diffuso i dati in anteprima, non negano il problema spiegando di esserne a conoscenza. E si dicono impegnate a fare di tutto per mettere fine alla deforestazione delle riserve.

Foreste un tempo rigogliose di ogni tipo di alberi e biodiversità, come quelle di Goin Debé, Scio, Haut-Sassandra, Tai, i parchi di Mont Peko e Marahoué, oggi stanno pian piano scomparendo. E vengono bruciate per lasciare spazio alle fave. Muoiono così decine di animali. Con gli scimpanzé che sono costretti a vivere in piccoli fazzoletti di terra o gli elefanti diminuiscono drasticamente.

“Le autorità ivoriane sono talvolta complici o inefficaci” ha dichiarato l’Ong. Rick Scobey, presidente della World Cocoa Foundation, non ha negato il fatto dicendo che “questo è un problema conosciuto da anni.

All’inizio dell’anno, 35 aziende del settore hanno deciso di unire le loro forze per lanciare una nuova partnership con il governo ivoriano. E terminare la deforestazione in Ghana e Costa d’Avorio”.

Intanto negli ultimi mesi il prezzo del cacao sul mercato è sceso del 30% e il prezzo minimo garantito ai produttori è passato da 1.100 a 700 franchi Cfa (1,17 dollari) anche se la domanda di cioccolato resta alta.

Nella catena, i commercianti di cacao che vendono ai grandi marchi si rivolgono sempre più a coltivatori illegali che crescono le piante in aree protette, le stesse dove la foresta pluviale si è appunto ridotta dell’80% dal 1960 ad oggi.

Il prodotto illegale si mescola così, durante il processo di fornitura, con le fave di cacao lecite, rendendo difficile la tracciabilità.

Di questo passo però, ricorda il report, la Costa d’Avorio (ma anche il Ghana soffre) sta perdendo le sue foreste a un tasso velocissimo. Oggi meno del 4% del paese è coperto da foreste pluviali mentre un tempo lo era almeno il 25%. Per Mighty Earth se non si metterà fine a tutto ciò entro il 2030 non rimarrà più traccia delle foreste.

All’interno dei parchi i coltivatori illegali, nonostante le parole e l’impegno di esecutivo e aziende, continuano a bruciare alberi per favorire la crescita delle piante di cacao dato che hanno bisogno di molto sole per crescere.

Il governo dice di voler combattere questa pratica e essere impegnato nella conservazione dei parchi. Ma, secondo Ong e testate internazionali che monitorano il problema, in concreto non fa molto.

Negli anni, alcuni attivisti e associazioni che si sono avvicinate alla filiera del cacao nell’Africa Occidentale sono stati minacciati o allontanati. E nel 2004 il giornalista Guy-André Kieffer, che lavorava su una storia di cioccolato e corruzione, è scomparso. Probabilmente ucciso.

La linea dolce dell’impegno, quella amara dell’indifferenza

In questo contesto, dove tra l’altro molti dei lavoratori delle piantagioni non hanno nemmeno i soldi per permettersi una barretta di cioccolato, una data molto attesa da parte delle ong è quella di novembre.

Allora, al vertice sul clima di Bonn, l’argomento dovrebbe essere all’ordine del giorno. A inizio anno il Principe Carlo convocò amministratori delegati e dirigenti di 34 aziende del settore. E proprio per esortarle ad agire sulla deforestazione.

La promessa fu quella di un piano concreto da proporre durante l’incontro in Germania.

La speranza, usando i termini del cioccolato, è che stavolta prevalga davvero la linea dolce dell’impegno. E non quella amara dell’indifferenza.

Giacomo Talignani

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