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“L’agroalimentare e il caffè trainano l’economia italiana”

A finire sotto la lente 520 aziende afferenti a 10 comparti (acqua, caffè, distillati, dolci, food equipment, latte e derivati, olio e condimenti, pasta, salumeria, vino) che insieme realizzano un fatturato di 43,5 miliardi. Dall'analisi, di cui si è discusso a Milano, in una tavola rotonda con imprenditori come Andrea Illy, Angelo Colussi degli omonimi gruppi e Gianmaria Tondato Da Ruos di Autogrill, è emerso che a reggere meglio l'urto della crisi sono stati il caffè, i distillati e food equipment

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MILANO – L’agroalimentare e il caffè vincono la crisi e trainano l’economia italiana: nel periodo che va dal 2009 al 2013 hanno registrato una crescita del 4% mentre il Pil italiano perdeva oltre due punti percentuali.

A rilasciare il certificato di buona salute del settore la prima edizione del Food industry monitor, l’osservatorio permanente sull’agroalimentare tricolore, realizzato dall’Università di scienze gastronomiche insieme alla banca Bsi.

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A finire sotto la lente 520 aziende afferenti a 10 comparti (acqua, caffè, distillati, dolci, food equipment, latte e derivati, olio e condimenti, pasta, salumeria, vino) che insieme realizzano un fatturato di 43,5 miliardi. Dall’analisi, di cui si è discusso a Milano, in una tavola rotonda con imprenditori come Andrea Illy, Angelo Colussi degli omonimi gruppi e Gianmaria Tondato Da Ruos di Autogrill, è emerso che a reggere meglio l’urto della crisi sono stati il caffè, i distillati e un settore come quello del food equipment che attraversa in maniera trasversale la meccanica e l’agroalimentare.

Per capire come si è mosso nel quadriennio il settore sono stati presi in considerazione tre fattori: crescita, sostenibilità finanziaria e redditività. In ciascuno di questi ambiti sono stati rilevati i cosiddetti best performers.

Il caffè è emerso avere la struttura finanziaria più solida (con un tasso di indebitamento dell’1,6% con una media del 2,7% del settore), i distillati la più alta redditività commerciale (+12,7% contro il 6%), il food equipment, che comprende le macchina per la preparazione dell’espresso, la maggiore crescita sui mercati (+7,1% contro il 4,1%). In quest’ultimo caso gioca a favore non solo il primato italiano nel comparto ma anche la vocazione strutturale all’export e l’alto tasso di innovazione connaturato a queste aziende.

In questo quadro di crescita, tuttavia, se la passano meno bene i segmenti dell’acqua e della salumeria che secondo il rapporto presentano forti criticità per tutti e tre gli indicatori. Va osservato infatti che entrambi i segmenti dell’agroalimentare sono fortemente legati ai consumi interni, notoriamente sfiancati dalla crisi, e presentano oltretutto una debole struttura finanziaria con una esposizione a breve. Nello specifico poi dei prodotti da salumeria al calo dei consumi si somma la crescita dei cosiddetti private label e la forte pressione della grande distribuzione, un mix che mette in sofferenza la redditività.

“Il settore del food è cresciuto a ritmi superiori rispetto all’economia nazionale – ha osservato Carmine Garzia, coordinatore scientifico del Food industry monitor – tuttavia non in tutti i comparti abbiamo potuto osservare comportamenti virtuosi”. Di qui due conclusioni: “La crescita virtuosa non può prescindere dall’innovazione e deve poggiare su solide basi patrimoniali”.

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