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In Cina, la nuova classe media delle città traina i consumi di caffè

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MILANO – Si stima che i consumi cinesi siano stati, l’anno scorso, di 3,7-3,8 milioni di sacchi. Un dato che colloca sin d’ora la nazione asiatica nel novero dei primi 10 mercati mondiali, con tassi di crescita costantemente in doppia cifra. E il tutto a fronte di consumi pro capite ancora minimi: appena 5 tazze all’anno per persona. I margini di espansione sono dunque enormi.

E i consumi beneficiano dell’espandersi costante del ceto medio urbano, che ama la bevanda caffè, allo stesso modo dell’esperienza di consumo che la accompagna. Ma quali sono i trend che caratterizzano il mercato cinese, anche alla luce dell’attuale congiuntura economica? La risposta in questa analisi tratta dal notiziario di HostMilano.

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È proprio vero che il mercato più dinamico e grande del mondo rallenta? A questa domanda risponde l’Osservatorio Ulisse per HostMilano che, forte della presenza internazionale delle aziende iscritte – nell’ultima edizione, la 40a nel 2017, dei 2.165 espositori registrati 843 erano esteri provenienti da 51 Paesi – assicura uno sguardo privilegiato sui mercati strategici.

Anche grazie all’intenso programma organizzato da Fiera Milano di partecipazioni a workshop, eventi e fiere di settore in tutto il mondo per presentarsi e presidiare i mercati che si stanno rivelando tra i più consolidati e promettenti.

Tutto in vista della 41a edizione, dal 18 al 22 ottobre 2019, che vedrà materializzarsi in un sol luogo, Fieramilano Rho, un ampio ma spaccato selezionato delle realtà più innovative del mondo dell’Ho.Re.Ca., foodservice, retail, GDO e hotellerie.

Il pil cinese crescerà nel 2019 del 5,9%

Tra questi la Cina, che, pur dando qualche segnale di rallentamento da tutti i principali indicatori della domanda interna, soprattutto sul fronte degli investimenti pubblici, è forte di un Pil che si prevede ancora in crescita nel 2019 di un non trascurabile +5,9%.

Nel secondo trimestre la Cina del resto cresce oltre le previsioni, segnando un +6,9% rispetto allo stesso periodo del 2017. Mentre è in lieve rallentamento congiunturale: 1,6% rispetto all’1,8% del primo trimestre 2018.

Le importazioni del resto ancora nel 2017 hanno realizzato un impressionante +17,7%. In questo dato però va anche considerata l’ipotesi di una quota dovuta a un’anticipazione degli acquisti prima dell’introduzione di nuovi dazi sui prodotti provenienti dagli USA.

Grosse opportunità attendono soprattutto il settore del lusso

Nel periodo 2005-2015 il Pil cinese è cresciuto in media di circa il 10%. Portando alla nascita di un nuovo ceto medio che può – per la prima volta, disporre di redditi elevati: una novità per il Paese.

Parallelamente, la popolazione residente nelle aree urbane è salita di 153 milioni, e si prevede arriverà al miliardo nel 2030. Oltre ai due maggiori centri, Pechino e Shangai, entro il 2025 nove grandi aree urbane cinesi rappresenteranno il 30% del consumo di beni e servizi, in particolare di lusso: Chongqing, Dongguan, Foshan, Guangzhou, Hangzhou, Nanjing, Shenzhen, Tianjin e Wenzhou

Un mercato ricchissimo dunque che si sta aprendo ai consumi più raffinati, con grandi opportunità per le aziende occidentali, made in Italy e non.

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