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CULTURA – Il museo del caffè: tante chicche sulla cultura dei chicchi

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MILANO – Pezzi rari che raccontano tre secoli di consumo e stili di vita legati alla popolare bevanda che fu definita “la musa nera”. Tra i tanti oggetti esposti ci sono anche arnesi dalle forme strampalate: tostacaffè con un manico lungo, altri che hanno una curiosa forma sferica. Tra i macinini c’è poi quello classico delle nostre nonne, e macchine con doppie ruote dentate che sembrano marchingegni leonardeschi. Infine le macchine per espresso, prodigi di ingegneria meccanica tutta italiana.

E ci sono le prime caffettiere a colonna degli inizi del ‘900 e i macinacaffè della prima guerra mondiale, realizzati dai fanti con i porta-munizioni. E poi ancora i tostacaffè del ‘700 e dell’800 dalle curiose forme a padella, cilindrici o tondi, che servivano per dorare il caffè.

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Sono oltre 600 i pezzi esposti nel Piccolo museo del caffè Morettino che sorge a Palermo. L’allestimento propone oggetti provenienti da tutto il mondo.

Tra i tanti arnesi esposti ce ne sono tanti dalle forme curiose e insolite. Nelle vetrine del museo palermitano figurano tostacaffè con un manico lungo, altri che hanno una strana forma sferica: c’è quello turco ottonato del ‘600. E poi i piccoli arnesi domestici dalla strana forma a pera o a mela, creati appositamente per incuriosire il consumatore.

Il progetto del museo si è concretizzato in questi ultimi anni, ma il fondatore Angelo Morettino ha faticato tutta una vita per recuperare questi pezzi da collezione ed è stato anche a Parigi alla ricerca dei cimeli di “Procopio Coltelli”, il palermitano che nel ‘600 fondò il celebre “Caffè Le Procope” e contribuì a diffondere la cultura del caffè Oltralpe.

Il museo contiene anche l’angolo del barista, con decine di macchine per espresso recuperate nei vecchi bar della Penisola, che segnano la sua storia dall’inizio del ‘900 agli anni ’60. Infine la preziosa caffèttiera-locomotiva del Toselli e interessanti alambicchi di vetro, espressione dell’applicazione dei principi di fisica, che davano al consumatore la sensazione di ottenere un distillato prezioso.

“Il museo – spiega Arturo, che è figlio del fondatore – è un viaggio nel tempo attraverso un piacere polisensoriale in cui gli aromi invitano al percorso, la vista incontra l’innovazione e tutta la filiera produttiva in armonia con il passato. Il percorso comincia con la degustazione delle varie miscele, perfetta armonia di aroma e gusto, prosegue con la visione aerea dei processi produttivi tecnologicamente all’avanguardia. La visita prosegue con il primo coffee-stop, costituito dalla visione del documentario “il caffè e la sua origine, storia e produzione”.

“Quindi – prosegue – avviene l’incontro con la memoria storica: il museo vero e proprio. L’allestimento, in eleganti vetrine, ripercorre l’itinerario produttivo del caffè, dai tostini ai macinacaffè, per finire alle caffettiere e alle macchine per espresso. Questa collezione traccia la metamorfosi del chicco, dalla nascita alla bevanda, uno stimolo per appassionati e curiosi del caffè”.

Fonte: resapubblica.it

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