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Ico report: ad agosto, prezzi ai minimi degli ultimi due anni, consumi europei a crescita zero

La media mensile dell’indicatore composto scende a 154,53 centesimi per libbra (-2,7%), il livello minimo da luglio 2021. Il trend negativo è attribuito dal report dalla mancanza di “acquisti aggressivi di caffè verde” sui mercati internazionali, nonostante un deficit di offerta cumulativo, per le ultime due annate caffearie, stimato dall’Ico in oltre 14 milioni di sacchi. Nei primi 10 mesi dell’annata corrente, le esportazioni mondiali hanno segnato un consistente calo (– 5,7%), a fronte di consumi che continuano, invece, a essere stimati in crescita. A spiegare questa apparente contraddizione di termini – secondo il report – l’esistenza di ampie scorte nei paesi consumatori accumulate durante il Covid, che i torrefattori starebbero ora consumando, prima che deperiscano

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MILANO – Mai così in basso da oltre due anni: stando alle cifre del nuovo report Ico – diffuso nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 7 settembre – la media mensile dell’indicatore composto, che riflette l’andamento dei prezzi delle diverse tipologie di caffè e delle due borse di Londra e New York ha segnato, ad agosto, il suo quarto calo consecutivo, che la porta a 154,53 centesimi per libbra, in ulteriore flessione del 2,7% rispetto a luglio.

Per trovare un valore più basso dobbiamo andare a ritroso nel tempo sino a luglio del 2021, quando l’indicatore composto si attestò a 152,24 centesimi. In calo tutte le voci dell’indicatore: altri dolci, brasiliani naturali e colombiani dolci perdono, rispettivamente, il 3,5%, il 3% e l’1,6%. I robusta, il 2,3%.

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Londra e New York arretrano, nell’ordine, del 2% e 1,9%. L’arbitraggio tra New York e Londra si restringe dell’1,6%, a 45,23 centesimi: il differenziale più basso da giugno 2020.

Il trend negativo è attribuito dal report dalla mancanza di “acquisti aggressivi di caffè verde” sui mercati internazionali, nonostante un deficit di offerta cumulativo, per le ultime due annate caffearie, stimato dall’Ico in oltre 14 milioni di sacchi.

Nei primi 10 mesi dell’annata corrente, le esportazioni mondiali hanno segnato un consistente calo (– 5,7%), a fronte di consumi che continuano, invece, a essere stimati in crescita.

A spiegare questa apparente contraddizione di termini – secondo il report – l’esistenza di ampie scorte nei paesi consumatori accumulate durante il Covid, che i torrefattori starebbero ora consumando, prima che deperiscano.

Le esportazioni di caffè in tutte le forme sono state a luglio (ultimo mese disponibile) di 10,206 milioni di sacchi, l’1,6% in meno rispetto allo stesso mese del 2022.

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