martedì 25 Novembre 2025

Guido Sicuro Musetti parla dopo HostMilano 2025: “Nel caffè serve più cultura, più trasparenza e una filiera pronta alle sfide globali”

Il presidente del Gruppo Musetti evidenzia la necessità di maggiore trasparenza e divulgazione nella filiera del caffè, tra consumatori poco informati e un mercato sotto pressione per costi, consumi e normative europee. Dal consolidamento industriale alle strategie di sostenibilità, il gruppo punta su qualità, formazione e innovazione digitale. Per quanto riguarda i dati economici il fatturato nel 2025 il fatturato stimato sfiorerà i 50 milioni con un Ebitda attestato intorno al 11-12%

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PONTENURE (Piacenza) – La conversazione con Guido Sicuro Musetti, Presidente del Gruppo Musetti S.p.A, dopo HostMilano 2025, parte dalla cultura e dall’attualità del chicco mentre il lavoro della torrefazione procede senza soste. Con l’inevitabile confronto tra caffè e vino che condividono più di quanto si pensi perchè richiedono attenzione alla qualità, conoscenza delle origini e competenze di assemblaggio.

Eppure, mentre la cultura del vino è ampiamente diffusa tra i consumatori, quella del caffè rimane limitata e poco accessibile. Molti ignorano le differenze tra Arabica e Robusta, o non conoscono il percorso del chicco dalla drupa alla tazzina.

Ma, naturalmente, si è parlato anche d’altro, sempre attorno al caffè e all’espresso.

Musetti

Guido Sicuro Musetti: «È un tema vero, che fa riflettere. Il caffè ha similitudini fortissime con l’uva, benché si tratti di prodotti botanicamente diversi. Nel caffè e nel vino si lavora sugli assemblaggi. Io stesso ho una piccola azienda agricola che produce vino e realizza un Brut Champenoise in purezza: così vedo bene le analogie.» Aggiunge Musetti: «Sono prodotti agricoli. Il meteo incide molto. Le annate, le gelate, il clima determinano qualità e quantità di uva e caffè. Ma questa variabilità è percepita molto meno nel caffè rispetto al vino.»

Musetti
La pubblicità Musetti Group sul Corriere della Sera

E sul fronte della cultura del prodotto?

Musetti non accampa giustificazioni: «Qui siamo davvero indietro. Sarebbe bello che i torrefattori aprissero di più ai consumatori, come i vignaioli. Il problema è che molti non hanno nel dna l’idea di aprire le aziende. C’è una riservatezza storica, una protezione delle ricette, delle miscele, delle tecniche. Ma questo frena la diffusione della cultura del caffè.»

Lo stabilimento Musetti a Pontenure (Piacenza)
Lo stabilimento Musetti a Pontenure (Piacenza)

Quando mostrate il caffè crudo ai visitatori in torrefazione, che reazioni incontrate?

Musetti: «Stupore. La maggior parte delle persone non ha mai visto un chicco verde-giallognolo e non immagina che non abbia profumo. Da lì si parte per raccontare che il caffè è una drupa, con una ciliegia e due chicchi, o uno, nel caso del caracolito.»

a facciata della sede Musetti spa che è stata illuminata con i colori della bandiera italiana per infondere coraggio ed esprimere vicinanza a tutto il Paese.
La facciata della sede Musetti spa a Ponetnure (Piacenza) che nel 2020 era stata illuminata con i colori della bandiera italiana per infondere coraggio ed esprimere vicinanza a tutto il Paese durante il Covid

Il Gruppo Musetti però si definisce più aperto rispetto alla media del settore.

Musetti: «Sì, noi siamo sempre stati open. Accogliamo studenti in stage, appassionati, teniamo corsi interni ed esterni. Abbiamo un’Academy storica che si occupa di formazione. Ma come settore dovremmo ampliare di più questo approccio: farebbe crescere la cultura del caffè e avvicinerebbe le persone al prodotto.»

Una ricerca relativa al 2025, e riportata da un’agenzia di stampa europea, ha rivelato che il 64% degli italiani crede che il caffè sia coltivato in Italia. E tra i giovani 18-24 anni, il 42% ha la stessa convinzione. Che impressione le fa?

Una veduta dall'alto della torrefazione Musetti a Pontenure alle porte di Piacenza
Una veduta dall’alto della torrefazione Musetti a Pontenure alle porte di Piacenza

Musetti: «Mi preoccupa. È un dato sorprendente e fa riflettere su quanto sia limitata la conoscenza del prodotto. Manca cultura dell’informazione, manca divulgazione e, purtroppo, manca anche da parte nostra — noi torrefattori — una sufficiente volontà o capacità di far conoscere il caffè.»

E gli adulti?

Musetti: «Solo un po’ meglio. La convinzione che il caffè sia coltivato in Italia è quasi generale. Mi viene in mente una battuta del film “Lui è peggio di me” dove uno dei due personaggi dice: “Ho sempre visto le pere nelle cassette, non pensavo crescessero sugli alberi”. Siamo più o meno a quel livello.»

Ma in Sicilia stanno nascendo micro-sperimentazioni.

Musetti: «Sì, per effetto della tropicalizzazione del clima ci sono piccoli tentativi anche in Italia. Ma sono episodi sporadici: non possiamo parlare di un’industria nazionale.»

Uno stand in una Fiera di settore del Gruppo Musetti

Qual è il bilancio del Gruppo Musetti per HostMilano 2025?

Musetti: «Molto positivo. HostMilano è la manifestazione che più valorizza i nostri investimenti nella comunicazione. Tutti i clienti attivi sono venuti a trovarci e abbiamo sviluppato contatti nuovi, italiani ed esteri. È una fiera impegnativa per i costi, ma strategica. Parteciperemo anche alle prossime edizioni.»

Ha citato il “Gruppo Musetti”. Cosa include oggi il perimetro?

musetti
L’Academy Musetti a Pontenure (Piacenza)

Musetti: «Ci definiamo Gruppo da circa un anno. Nel 2020 abbiamo concluso l’acquisizione al 100% della Bonomi Caffè Milano 1886. Inoltre abbiamo integrato due piccole reti commerciali in Lazio e Toscana. Oggi siamo ufficialmente Gruppo Musetti S.p.A.»

Il Gruppo crescerà ancora per acquisizioni

Musetti: «Non nell’immediato. Siamo in piena fase di consolidamento. La gestione del prezzo del caffè e la qualità richiedono tutte le nostre energie. Se emergeranno opportunità le valuteremo. Ma oggi non ci sono operazioni straordinarie all’orizzonte.»

Il settore sta vivendo una crisi lunga e complessa.

Musetti: «È iniziata nel 2020 con il Covid. I consumi nel pubblico esercizio sono tornati alla normalità solo a fine 2023. E subito dopo sono arrivati il caro energia e l’esplosione dei prezzi della materia prima. Cinque anni davvero complessi.»

Quanto hanno inciso i prezzi attuali di Arabica e Robusta?

Musettti coffee academy
Una vista degli interni della Musetti Coffee Academy di Pontenure (Piacenza)

Musetti: «Molto. L’Arabica ha toccato i 430 dollari di Borsa, la Robusta è arrivata oltre i 5.000 dollari alla tonnellata nei picchi. Ora siamo un po’ sotto, ma i livelli restano altissimi.»

E i consumi nei bar?

Musetti: «Giù di 2-3 punti. I consumi domestici sono aumentati, complici macchinette, monoporzionato e acquisti online. Durante la pandemia tutti compravano caffè da casa e l’abitudine è rimasta.»

Avete ritoccato i listini

Banner Musetti Sigep 2020
Musetti Sigep 2020

Musetti: «Tra fine 2024 e per tutto il 2025 i ritocchi dei listini per i bar sono stati almeno  tre. Il caffè si paga in anticipo, quindi l’impatto finanziario è notevole causa saldi poco solleciti. Ma in Italia esiste una barriera psicologica sul prezzo dell’espresso: toccarlo equivale quasi a mettere le mani nel portafoglio degli italiani.»

E il prezzo della tazzina resta tra i più bassi al mondo

Musetti: «Esatto. Nel resto del mondo paghi l’equivalente di due o tre euro, anche cinque. In Italia ancora 1,30-1,50. È un prezzo rimasto fermo troppo a lungo. Si deve accettare che il mondo cambi. E la tazzina deve adeguarsi.»

La locandina della tappa dei campionati italiani presso la Musetti Academy di Pontenure (Piacenza)
La locandina della tappa dei Campionati italiani 2018 presso la Musetti Academy di Pontenure (Piacenza)

Il settore è in fermento, alcune torrefazioni hanno spento il sito e staccato il telefono

Musetti Coffee Academy
L’Academy durante un corso

Musetti: «C’è molto fermento. Anche perché altre torrefazioni vengono acquisite. Il settore era estremamente frammentato. Le crisi degli ultimi anni lo stanno ridisegnando. La figura del torrefattore piccolo, artigianale, tenderà a ridursi, lasciando spazio a gruppi più strutturati.»

Gli stabilimenti di Pontenure vicino a Piacenza e Binasco a Milano resteranno entrambi attivi?

Musetti: «Sì. Li abbiamo lasciati volutamente separati. Binasco — acquisito con Bonomi — ha una capacità produttiva elevata ed è utile anche come backup. Pontenure resta il cuore storico della produzione Musetti.»

State investendo sugli impianti?

Musetti
Caffè speciale per la Moka

Musetti: «Abbiamo aggiornato tutte le linee per le cialde e inserito nuovi impianti IMA per il confezionamento. Le cialde E.S.E. da 7 grammi, compostabili e in carta filtro, sono un prodotto strategico. Inoltre stiamo valutando nuove selezionatrici ottiche: la qualità della materia prima è peggiorata e servono controlli sempre più accurati.»

E le cialde continuano a crescere

«Danno ottimi risultati. Le consideriamo superiori alle compatibili Nespresso: sono compostabili, ecologiche, standardizzate e con un profilo qualitativo costante.»

Musetti parliamo di EUDR, la nuova normativa europea anti-deforestazione

Musetti: «È una normativa impegnativa, ma dobbiamo adeguarci.»

Quali impatti avrà sui costi e sui prodotti Musetti e Bonomi?

caffè musetti academy luigi lupi
Il marchio della Casa

Chiarisce Musetti: «Aumenteranno i costi interni: dovremo rafforzare uffici qualità e controllo. E potremmo avere meno disponibilità di alcune monorigini, perché alcune zone potrebbero risultare non idonee. E trovare origini alternative con le stesse caratteristiche non sarà semplice.»

Prodotti Musetti e Bonomi. Cosa rappresentano oggi i due marchi?

Musetti
La locandina di Musetti per gli eventi del 1° ottobre

Musetti precisa: «Bonomi Milano 1886 è un valore aggiunto, essendo la quarta torrefazione più antica d’Italia con Milano nel marchio. Le miscele storiche Bonomi sono intatte. Sul fronte Musetti abbiamo lanciato il caffè Rainforest, presentato a Host 2025: una miscela certificata, di altissima qualità, sulla base di criteri ambientali e sociali rigorosi. È il nostro lancio più importante dell’anno.»

Musetti, avete quattro flagship store. Qual è la strategia?

Lo store della Torrefazione Musetti
Uno store della Torrefazione piacentinai

«I negozi sono tre a Piacenza e uno ad Alassio, in Liguria. Avvicinano il brand al consumatore. Vendiamo miscele Musetti e Bonomi macinate al momento, prodotti dolciari selezionati e articoli correlati. Sono spazi molto curati, che invitiamo a scoprire anche online.»

Lo store della Torrefazione Musetti a Pontenure alle porte di Piacenza
Uno degli store della Torrefazione nel centro storico di Piacenza

E l’e-commerce oggi quanto pesa?

Il negozio online della Torrefazione caffè Musetti
Il negozio online della Torrefazione di Pontenure

Musetti è analitico: «Pesa il 15-20% del fatturato. Abbiamo investito sul nostro shop diretto, riducendo la dipendenza da marketplace come Amazon che offrono visibilità ma comportano costi elevati. Gestiamo internamente l’e-commerce, con comunicazione attiva sui social. La vendita al dettaglio si giocherà sempre più online: continueremo a investire.»

La scheda sintetica del Gruppo Musetti S.pA: fatturato a 50 milioni

Il fatturato stimato del 2025 sfiorerà i 50 milioni con un Ebitda attestato intorno al 11-12%. Il portafoglio clienti è  legato a oltre 4.000 esercizi tra bar, ristoranti e alberghi. Per sostenere il proprio processo di crescita, il Gruppo Musetti ha stanziato per i prossimi 5 anni ingenti risorse, convinto che potranno generare un valore esponenziale nel costruire una realtà nazionale di primo livello.

Musetti Bonomi
Il dettaglio della storia di Caffè Musetti e Caffè Bonomi 1886

Caffè Bonomi Spa è stata fondata nel 1886 in Conca del Naviglio a Milano da Federico Bonomi, titolare di una drogheria in via dei Fabbri. L’azienda negli anni Ottanta
ha trasferito la sua sede a Binasco (Milano). Caffé Bonomi ha chiuso il 2019 con 10,3 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 1,4 milioni e un debito finanziario netto di 2,66 milioni.

HOST 2015
Il Gruppo Musetti aderisce al CSC

 

 

 

 

 

 

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