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“Quando un napoletano è felice, invece di pagare un solo caffè ne paga due: uno per sé e uno per il cliente che verrà dopo”. È il cuore del celebre “caffè sospeso”, rito di solidarietà partenopea raccontato da Luciano De Crescenzo. Un gesto minimo, dal valore simbolico enorme, radicato nella cultura napoletana. Una tradizione che continua a parlare al presente, ricordando il potere dei piccoli atti di generosità. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato su Savona News.
10 dicembre: Giornata del caffè sospeso, usanza napoletana diffusa in tutto il mondo
NAPOLI – Il 10 dicembre si festeggia proprio la Giornata del caffè sospeso, ricorrenza nata nel 2011 da un’idea della “Rete del caffè sospeso” e di altre associazioni culturali. L’obiettivo è far conoscere e promuovere l’usanza del caffè sospeso al maggior numero di bar e caffetterie d’Italia, d’Europa e del mondo.
Non è un caso che la Giornata del Caffè sospeso si festeggi nella stessa data della Giornata mondiale dei diritti umani. Per capire il motivo bisogna tornare alla fine della Seconda Guerra mondiale, quando centinaia di persone riuscirono a sopravvivere, nutrendosi di caffè e zucchero, donati dai più generosi. Per questo il caffè viene considerato un vero e proprio simbolo dei diritti umani.
Oggi l’usanza del caffè sospeso ha varcato i confini della Campania ed è in voga in tutto il mondo: dal suspended coffee negli Stati Uniti o nel Regno Unito, al cafè pendiente che si può donare a Madrid come a Buenos Aires, il cafè suspendu molto popolare in Belgio e infine l’uppskjuten svedese.
Ma dove nasce l’usanza del caffè sospeso? Il caffè è quasi sacro nella cultura napoletana e questa bevanda fece la sua comparsa intorno XIX secolo, grazie ai caffettieri ambulanti. Secondo alcune testimonianze, l’usanza del caffè sospeso è legata proprio a tali figure, in particolar modo dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando molte persone non potevano permettersi di pagare il caffè. Allora qualcuno pagava per due.
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