domenica 06 Ottobre 2024

Gelato, quando la passione è nel sangue: parla Paolo Soffientini

Il personaggio, da architetto esperto d'iiluminazione a gelataio e costruttore di macchine per il gelato nella Bassa

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SAN FIORANO (Lodi) – “Il gelato ha radici chimiche, crea benessere ed è un aggregante per la comunità. Quello che voglio ottenere con i miei prodotti è proprio questo”.

Sintetizza così i suoi obiettivi Paolo Soffientini, 41enne di San Fiorano che si divide tra la gelateria inaugurata proprio alcuni giorni fa nella piccola cittadina della bassa insieme agli altri due soci, la moglie Paola e l’amico Massimo Vitali, e l’impiego come costruttore di macchinari che producono gelato.

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Un percorso lungo e faticoso quello intrapreso da Soffientini in questi anni. “Nel 2000 sono stato uno dei primi in Italia a laurearmi in design, dopo aver studiato per diversi anni al collegio San Francesco. Nell’anno che ha preceduto la fine degli studi al Politecnico di Milano e nei dodici mesi successivi ho lavorato in uno studio d’architetti nel capoluogo lombardo: mi occupavo dell’illuminazione delle maggiori piazze italiane, tra cui piazza San Babila a Milano nel 2001”.

La svolta però arriva nel 2002 quando, a 28 anni, ritorna a lavorare nella bassa ed entra a far parte del mondo del gelato. Un amore nato poco alla volta.

“Nel 2006 ho collaborato con il Politecnico di Milano per un progetto chiamato “Food Experience Design”, una sorta di master post-laurea, in cui abbiamo approfondito delle tematiche sociali del gelato – racconta Soffientini –. Mi sono accorto che in Italia, a differenza che all’estero, il gelato aggrega. La gelateria è un luogo d’incontro, un punto di riferimento. Quindi io non solo produco macchinari per formare il prodotto, ma anche il veicolo che genera benessere”.

Soffientini ha studiato le differenze tra fare un gelato bene e farlo di fretta. Un abisso che affonda le proprie radici nella cultura, nelle innovazioni e nelle scelte che a molti possono sembrare insensate ma che, per ottenere un prodotto di classe, sono fondamentali.

“Se voglio produrre un gelato al limone devo decidere se utilizzare un frutto fresco o un sottoprodotto, comunque eccellente, ma che non dà la stessa sensazione al momento dell’assaggio. Il limone, o la fragola, la ciliegia o qualsiasi altro frutto, ha poi provenienze diverse e fasi di maturazione che alterano la composizione del gelato e la sua dolcezza. Di tutto ciò io mi sono innamorato e cerco sempre di riprodurre i profumi tipici in ogni mio gusto che produco”.

Una scelta da non sottovalutare perché porta ad un impegno gravoso, tanto che solo chi può garantire una presenza fissa e costante in laboratorio può farvi parte.

“Io ho una famiglia e divido il mio tempo anche con l’altro impiego lavorativo che ho. Per questo non mi occupo solo io della produzione dei gelati ma condivido quest’impegno con mia moglie ed il mio amico Massimo. Solo noi tre possiamo però occuparci del lavoro in laboratorio. Non per egoismo ma perché le ore di lavoro sono molte, spesso, di più delle classiche otto. Si potrebbe fare in un modo diverso, ma questa è la mia idea e la porto avanti con la stessa pazienza e umiltà che serve durante le fasi di preparazione. Il nostro lavoro si svolge soprattutto dietro le quinte, e per questo ci vogliono anche qualità umane, nonostante i grandi risultati che porta”.

L’obiettivo primario di Soffientini è soprattutto però quello di portare avanti l’eccellenza italiana nella produzione del gelato. “Per garantire un gelato sempre fresco ora è stata messa a punto una macchina che manteca il prodotto al momento, garantendo un alimento di alta qualità” conclude.

Nicola Agosti

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