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Francesco Segafredo, presidente di Essse Caffè e fondatore della torrefazione insieme alle sorelle Chiara e Cristina, parla dei risultati economici raggiunti dall’azienda nel 2024, soffermandosi sulla visione che da sempre contraddistingue il marchio e riflettendo sul futuro tra le sfide della sostenibilità e la delicata situazione in Borsa che attanaglia l’intera filiera.
L’azienda familiare guarda al domani rispettando le tradizione grazie all’entrata della quarta generazione: la figlia Agata Segafredo e i tre nipoti, Pietro Buscaroli, Riccardo e Ruggero Auteri.
Essse Caffè ha chiuso il 2024 a 44,238 milioni di fatturato con un incremento sul 2023 del 7% come avete conseguito questo risultato che rappresenta il record per l’azienda?
Francesco Segafredo: “Si abbiamo chiuso il 2024 a 44,238 milioni di euro con un incremento rispetto all’anno precedente del 7%.
D’altro canto la caratteristica di incrementare il fatturato in modo organico e continuo ci accompagna da 46 anni ( fatta eccezione ovviamente per il 2020).

Ad ogni modo il 2024 non è stato certo il nostro esercizio più brillante sotto il profilo della marginalità, alquanto erosa dalla ben nota situazione della nostra materia prima e di tutti gli altri costi aziendali.
Che cosa si può dire invece del 2025 che qualcuno vede nerissimo?
“Beh, sarà ancor più influenzato dall’andamento dei costi di acquisto per il caffè verde, per le altre materie prime e dai costi energetici, che determineranno un ulteriore pericolosa riduzione della marginalità di tutti gli operatori della filiera.
Per quanto ci riguarda però viviamo questa situazione come una ulteriore opportunità per un indispensabile efficientamento di tutti i reparti aziendali”.
Intanto siete cresciuti nonostante la situazione critica del settore
“Come già detto questa è una caratteristica che ci accompagna fin dalla nascita, generalmente per volumi di vendita, in questi ultimi anni anche per incremento inevitabile dei listini; anche se abbiamo ribaltato sui listini di vendita, solo in parte gli incrementi da noi subiti.

Non possiamo infatti non tenere in conto le grandi difficoltà che incontrano i nostri clienti horeca ad aumentare il prezzo della tazzina, ma su questo punto che, come noto, mi sta molto a cuore, magari ritorno più approfonditamente in seguito”.
Come ci siamo riusciti?
“Con una continua puntigliosa attenzione alla qualità dei nostri prodotti ed alla costanza della qualità stessa che fanno parte del nostro dna.
Questa attenzione senza sconti o compromessi ci fa apprezzare dai nostri clienti come azienda realmente affidabile, soprattutto in momenti di così grande difficoltà.
Con impegno ed abnegazione di tutti i reparti aziendali senza precedenti.
Con attenti e corretti investimenti sia in termini di risorse umane che di impianti.
Con importanti investimenti ed ulteriore efficientamento di una rete di vendita Italia ed estero già particolarmente professionale”.
Come state affrontando la volatilità del mercato, i prezzi alle stelle, la questione dazi, produzione in calo e prossima sfida EUDR?
“Sono tante domande in una, che esplicitano le difficoltà a cui è sottoposto il nostro comparto e direi che ne manca una, gli ingenti e continui problemi della supply chain del verde.
Innanzitutto, abbiamo rafforzato la nostra struttura interna dedicata a tutto ciò che sta a monte della produzione.
Mia figlia Agata Segafredo, dir. comunicazione continua ad occuparsi anche della supply chain crudo, ma le abbiamo affiancato una nuova risorsa Gustavo Capobianco, italo-brasiliano, da poco trasferitosi in Italia, dopo essere nato e cresciuto in mezzo al caffè in Brasile. Gustavo da 20 anni si occupa di coltivazione, acquisto e vendita di caffè verde.
Poi abbiamo portato la disponibilità di crudo fisico nei nostri magazzini da 15 giorni a 2 mesi.
Per quanto riguarda la normativa EUDR, eravamo già pronti l’anno scorso. Dazi? Attendiamo come tutti di poterci chiarire le idee.
Sostenibilità economico, sociale e ambientale: come vi state muovendo?
“Coerenti con i valori che da sempre ci contraddistinguono ed in anticipo rispetto a quanto richiede la normativa, dal 2023 abbiamo deciso di consolidare il nostro impegno verso i principi chiave della sostenibilità, redigendo il nostro primo bilancio.

Siamo partiti avviando un percorso di “analisi di materialità” al fine di monitorare gli ambiti in cui si manifestano in modo più tangibile gli impatti derivanti dal nostro business, congiuntamente all’analisi del contesto interno ed esterno dedicando particolare attenzione all’ascolto degli stakeholder. Le tematiche emerse di maggiore significatività vengono declinate concretamente con obiettivi annuali e rendicontati periodicamente al Comitato di direzione ed al Consiglio di amministrazione”.
Il sistema dei finanziamenti è ancora una opzione sostenibile per torrefattori e baristi? voi come vi ponete di fronte a questa pratica?
“Innanzitutto, senza demonizzarla. Noi siamo certificati dal 1996 oltre che per la produzione e vendita di caffè ed affini anche “per i servizi di assistenza connessi”
Questo fa capire due aspetti fondamentali:
- che crediamo fermamente nel rapporto di reciproca e fattiva collaborazione con il cliente e quindi in tutti quegli interventi che possiamo effettuare per sostenere il nostro cliente nella sua impegnativa attività
- che tutto quello che facciamo lo facciamo non solo nel rispetto delle normative, ma soprattutto nel rispetto dell’interesse del nostro cliente
È riduttivo se non ridicolo pensare che un torrefattore a fronte di un sostegno di qualsiasi tipologia a favore di un cliente, poi debba necessariamente fornire caffè di bassa qualità, troppo spesso ci si dimentica che in Italia siamo più di 800 torrefattori, la libera ed accanita concorrenza è assicurata”.
Molti sostengono che per dare una vera svolta al comparto, si deve investire sulla comunicazione della qualità al consumatore finale: Essse Caffè cosa sta facendo in merito?
“Condivido: per dare una vera svolta al comparto bisogna innanzitutto aumentare il prezzo della tazzina per renderla remunerativa, per aumentare il prezzo della tazzina è indispensabile investire sulla comunicazione al consumatore finale.
Per investire correttamente sulla comunicazione occorre innanzitutto essere consapevoli del valore intrinseco del caffè espresso italiano.
Per quanto mi riguarda non ho alcun dubbio o remore nel dichiarare che il caffè espresso italiano sia la più grande invenzione nel mondo caffè. Rappresenta il metodo di estrazione che più esalta il caffè utilizzato (che deve essere una miscela), in più è anche il più salubre ( e questo non lo sostengo io ma decine di studi scientifici).
Rappresenta una vera eccellenza del made in Italy. Peccato che ad essere allineati con queste due affermazioni siano…gli stranieri.
Già, noi italiani dichiariamo che il nostro caffè è di bassa qualità, anzi scusi che “fa schifo”, che sia un prodotto per anziani o nella migliore delle ipotesi che non si debba aumentare perché rappresenta una consuetudine sociale, quindi da svilire, mi permetto di aggiungere, invece che valorizzare!
Se così fosse come faremmo ad esportarne più di 2,5 miliardi di euro all’anno che rappresenta quasi il 40% del fatturato del settore e come farebbero le aziende italiane costruttrici di macchine e macinadosatori ad essere padrone incontrastate del mercato mondiale?!
Ecco, innanzitutto occorre che questa consapevolezza ci faccia nascere un giustificato orgoglio per il nostro espresso italiano, onde tutelarlo e valorizzarlo, arricchiti da questo passaggio forse saremo poi in grado di comunicarne il valore in modo corretto ed opportuno.
Ma come si fa a non tenere in conto cosa significa creare una miscela composta da pregiati arabica ed ottimi robusta, che permetta di estrarre un espresso rotondo, equilibrato ricco di flavour speziati, fruttati e fioriti, con note di cioccolato, vaniglia, pan tostato ed un corpo che riempia la bocca facendoti venire la voglia di berne un altro dopo mezz’ora? Mah…
Per quanto ci riguarda, come già detto abbiamo un reparto interno comunicazione di cui la responsabile è mia figlia Agata coadiuvata da un’ottima risorsa.
I corsi di formazione svolti nei nostri centri in Italia ed all’estero sono aperti anche al consumatore finale.
Le attività sono molteplici ma siamo ben consapevoli di rappresentare una goccia nell’oceano, per cui partecipiamo allo Iei dalla sua fondazione, molto attivo in questa direzione negli ultimi anni”.
Dove vedete maggiori possibilità di crescita in termini di volumi? Canale horeca, GDO, o consumo domestico? Estero o Italia?
Segafredo: “Come credo risulti già chiaro il nostro core business è rappresentato dall’horeca Italia ed Estero e noi continuiamo a credere fermamente in questo canale.
Certamente è in piena trasformazione ed evoluzione e quindi puntiamo ai locali prestigiosi e gestiti in modo professionale, per i quali abbiamo approntato nuove offerte e strumenti più evoluti che vanno ben al di là della semplice offerta dei prodotti.
Abbiamo ad esempio alquanto ampliato l’iter formativo della nostra “Classe di Essse” con particolare attenzione anche agli aspetti economico-finanziari dell’attività imprenditoriale della gestione del bar.
A fine 2024 abbiamo lanciato un nuovo sistema chiuso proprietario molto pratico, con ampia gamma di prodotti in capsula per horeca per locali rappresentativi ma meno alto-vendenti grani, tipo ristoranti, self-service, pizzerie, B&B, agriturismo ecc.
Da più di 10 anni crediamo nel canale vending ed OCS per il quale abbiamo a questo punto una gamma molto ampia di offerte sia in termini di macchine che di prodotti.
Infine, recentemente abbiamo lanciato una bella gamma di prodotti in grani per consumo domestico e per l’e-commerce con miscele speciali e pregiati monorigine”.
In vista di HOST cosa ci può anticipare?
Segafredo conclude: “Ah, che avremo una gran quantità di novità per tutti i canali oltre ad una nuova linea di prodotti, per cui vi invito a degustare un buon caffè al nostro stand e a rimanere a bocca aperta!”