martedì 26 Marzo 2024
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Ferdinando IV di Borbone e il suo innovativo servizio da caffè portatile

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NAPOLI – Può una manifattura reale essere clandestina? Ebbene sì, la Real Fabbrica Ferdinandea per i suoi primi due anni fu completamente illegale, re Ferdinando IV (FOTO) infatti ordinò ai suoi alchimisti di iniziare esperimenti sulla porcellana per ritrovare tutti i componenti della formula segreta contro il consenso del suo tutore, il ministro Tanucci e di suo padre, Carlo I di Spagna, il quale voleva tenere per sé il segreto.

La fabbrica venne aperta pubblicamente solo due anni dopo l’inizio di questi esperimenti, quando Tanucci, scoperta la mancanza di fondi dalla Manifattura Reale d’Armi, spesi per finanziare le ricerche sulla porcellana, le rese pubbliche dando modo al re di poter finalmente iniziare la sua produzione in locali a ridosso del Palazzo Reale di Napoli, con profondo rammarico del tutore per aver fallito nel suo compito di non permettere mai l’apertura di una nuova Manifattura.

Due delle più importanti produzionI della Real Fabbrica Ferdinandea sono il “Servizio dell’oca” e il “Servizio da caffè portatile”. Il primo, chiamato anche “Servizio reale” essendo utilizzato durante le cerimonie della corte partenopea, è conservato al Museo di Capodimonte ed è formato da più di quattrocento pezzi ognuno decorato con vedute diverse del Regno di Napoli.

Il Museo Duca di Martina però vanta il privilegio di conservare uno dei rinfrescabiccheri di questa produzione, ovvero quello decorato con le splendide vedute della villa reale, della riviera di Chiaia e della punta di Mergellina.

Questo rinfrescatoio ci sembra molto lontano nel tempo, ma è sorprendete scoprire come invece sia molto vicino a noi, infatti ha proprio la stessa funzione del nostro portaghiaccio, tanto che, i bicchieri poggiati tra i pomelli e le colombe, anch’esse curate nei minimi dettagli come le vedute, erano rinfrescati dal ghiaccio contenuto nella parte concava e a loro volta raffreddavano la bevanda contenuta.

Il “Servizio da caffè portatile” invece ci fa subito pensare ad un consuetudine che abbiamo ancora, come noi oggi siamo soliti portarci dietro il cestino con tutto l’occorrente quando andiamo a fare un pic-nic, alla fine del ‘700 l’aristocrazia era solita portarsi dietro proprio questi servizi quando si riuniva nei giardini o nei parchi per una colazione sull’erba.

È molto interessante anche notare come la cultura possa influenzare la produzione delle manifatture, difatti possiamo notare l’influenza della cultura egizia, derivata da un tempio di Iside ritrovato durante gli scavi di Pompei, nel beccuccio a forma di testa di bue della caffettiera, nel volto di uomo egizio nella parte rivolta verso l’ansa, o il coperchio a forma di cobra ci fanno notare come fu apprezzata la riscoperta di questo antico mondo.

Ma siamo anche in grado di capire la cultura di quel tempo attraverso questa produzione, infatti  la “Cerimonia del caffè” insieme a quella della cioccolata e del tè ci suggeriscono che ci troviamo nel periodo in cui i borghesi rifiutano la divisione tra le classi sociali ed imitano lo stile di vita dei nobili per innalzarsi al loro livello, e l’esempio più evidente è proprio la riproposizione delle riunioni, che i nobili avevano con il Re a Palazzo, nei salotti delle case borghesi con l’ausilio di queste tre bevande.

Anthony Sinagra

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