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Caffè Borbone, ricavi verso i 100 milioni di euro grazie a capsule e cialde

Nel 2016 il fatturato è balzato a 75 milioni e nel primo trimestre del 2017 i ricavi sarebbero cresciuti del 30%. L’azienda di Caivano, per stare dietro alla domanda, sta acquistando nuovi spazi per la produzione e basi di stoccaggio. Dopo le capsule compatibili Nespresso e A Modo Mio è prossimo l’ingresso nel mercato della “Dolce gusto”; l’azienda sta inoltre conducendo studi sulla compostabilità dei prodotti.

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NAPOLI – La domanda di caffè si sgonfia, ma le capsule continuano a crescere del 20%, anche per l’ingresso di nuovi player. Come Caffè Borbone che nell’arco di pochi anni è lanciato verso i 100 milioni di fatturato.

L’azienda napoletana ha in corso un investimento di 6 milioni per ampliare le linee di produzione. «Siamo in piena fase negoziale con molte catene della grande distribuzione – osserva Francesco Garufi, neo direttore commerciale retail di Caffè Borbone -.

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Abbiamo concluso accordi commerciali con importanti retailer nel panorama distributivo italiano e molti altri sono in corso di formalizzazione».

Insomma, un lavoro a tutto campo per il manager che ha il compito di portare il porzionato di Caffè Borbone sugli scaffali della grande distribuzione. «Oggi – spiega – siamo presenti in 1.500 punti vendita di molte regioni italiane.

In alcuni casi siamo ancora nei depositi dei retailer, in attesa di venire distribuiti, ma è questione di tempo».

La società napoletana produce capsule e cialde compatibili per i vari sistemi dei principali player: in primis, Nespresso e A Modo mio di Lavazza.

È prossimo l’ingresso nel mercato della “Dolce gusto” e l’azienda sta conducendo studi sulla compostabilità dei prodotti.

Fino a poco tempo fa il suo core business esclusivo era il vending (distributori automatici di bevande) e le vendite online.

Dall’inizio della crisi economica però il vending ha iniziato a stagnare (con la chiusura di fabbriche e uffici) e l’imprenditore napoletano Massimo Renda, 50 anni, titolare della società l’Aromatika, ha preso la palla al balzo per diversificare e puntare anche sugli scaffali della grande distribuzione.

Un interlocutore molto particolare con caratteristiche commerciali profondamente diverse rispetto alle conoscenze aziendale.

L’Aromatika, la società di Caffè Borbone, è una macchina da guerra: nel 2015 ha fatturato 48 milioni, con un Mol di 9,2 milioni (il 20% dei ricavi) e un utile netto di 5,8 milioni.

La liquidità è di 7,6 milioni. Nel 2016 il fatturato è balzato a 75 milioni e nel primo trimestre del 2017 i ricavi sarebbero cresciuti del 30% sull’analogo periodo dell’anno precedente.

L’azienda di Caivano, per stare dietro alla domanda, sta acquistando nuovi spazi per la produzione e basi di stoccaggio. Con investimenti per 6 milioni di euro.

L’anno scorso le vendite nella grande distribuzione del caffè in capsule hanno raggiunto i 240 milioni.

A questi però va aggiunto il fatturato del network “privato” di Nespresso, depurato dal valore delle macchine.

Perchè il consumatore dovrebbe scegliere le vostre capsule? «Perchè – risponde Garufi – hanno il miglior rapporto prezzo qualità». Quale il budget del 2017 di Caffè Borbone?

«Nel vending – risponde Garufi – il business dovrebbe seguire il trend di mercato, quindi consolidare le posizioni.

Mentre per la grande distribuzione dobbiamo accelerare la presenza sugli scaffali. E in seguito affrontare il mercato estero, che, in alcuni casi, è più maturo del nostro».

Emanuele Scarci

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