mercoledì 10 Aprile 2024
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Emigrati italiani: in Brasile furono 1,5 milioni. Lavorarano anche nel caffè

Una mostra alle Gallerie Cantoni di Legnano ripercorre la complessa storia dell'emigrazione italiana nel mondo nell’arco di un secolo (1876-1976). Ventisette milioni di italiani espatriarono in un periodo di cento anni andando a popolare le regioni più inospitali del pianeta, contribuendo in maniera decisiva allo sviluppo di continenti e singoli paesi lontani. E di questi quattro milioni erano clandestini.

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LEGNANO – È stata inaugurata alle Gallerie Cantoni una mostra dedicata all’emigrazione italiana curata dell’Eco Istituto di Cuggiono. Presente l’assessore Antonio Ferrè in rappresentanza dell’Amministrazione comunale e Oreste Magni dell’Eco Istituto.

La mostra è stata voluta nella nostra città dall’Anpi in collaborazione con l’Amministrazione comunale. Sarà visibile ancora per qualche giorno.

“Erranti nel mondo a cercar fortuna” racconta la complessa storia dell’emigrazione italiana nel mondo durata non meno di un secolo (1876-1976).

Ventisette milioni di italiani espatriarono in un periodo di cento anni andando a popolare le regioni più inospitali del pianeta, contribuendo in maniera decisiva allo sviluppo di continenti e singoli paesi lontani. E di questi quattro milioni erano clandestini.

Gli Usa ricevettero 5 milioni e mezzo di emigranti italiani, la Francia 4 e mezzo, la Svizzera 4 milioni, l’Argentina 3 milioni, la Germania 2 milioni e mezzo, il Brasile 1 milione e mezzo, il Canada 600mila, il Venezuela 300mila. Oggi le persone con cognome italiano fuori dall’Italia sono 110 milioni.

Oggi nel mondo ci sono 6 città con il nome Crotone, 5 Pavia, 4 Siena, 5 Como, 20 Palermo, 33 Firenze, 27 Verona, 44 Roma.

I nostri emigranti lavorarono nelle peggiori condizioni immaginabili, nelle foreste del Nord America, nelle piantagioni di caffè in Brasile, nelle miniere del Belgio e della Svizzera, a posare binari ferroviari negli Stati Uniti… dovunque ci fosse un lavoro mal pagato che le popolazioni locali rifiutavano. Non chiedevano molto i nostri emigranti.

Eppure su tante sofferenze e tanto lavoro nel nostro Paese è caduta la dimenticanza, forse per evitare di riflettere che quanto stanno vivendo i cosiddetti “stranieri” o “clandestini” oggi in Italia l’hanno vissuto i nostri emigranti.

Siamo però convinti che è necessario recuperare dal sottosuolo della storia queste vicende che ci appartengono.

Giancarlo Restelli e Renata Pasquetto

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