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Effetto Brexit sui prezzi del caffè. In UK, aumenti vicini al 15% per solubile classico

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MILANO – Effetto Brexit sui prezzi del caffè al dettaglio in Regno Unito. Il tradizionale barattolino di Nescafé Original da 100 g – in UK il solubile rimane il metodo di preparazione più diffuso – è uno dei prodotti alimentari maggiormente rincarati dallo scorso giugno a oggi.

Da Sainsbury, il prezzo è passato da 2,75 a 3,15 sterline: un rincaro di 40 pence. Quasi 47 euro cents in più (+14,5%).

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A determinare questo consistente adeguamento, l’effetto combinato dell’aumento dei costi di materia prima e del declino della valuta britannica sul dollaro.

“Monitoriamo costantemente l’andamento complessivo dei costi e cerchiamo di aumentare i listini soltanto quando strettamente necessario” ha dichiarato al Mirror un portavoce della Nestlé.

Aggiungendo che “il prezzo di vendita in scaffale è comunque di discrezione esclusiva del dettagliante”.

Più caro anche il tè

Meglio, a questo punto, tornare alla tradizionale cup of tea? Non proprio. Anche i prezzi di alcuni tra i più popolari brand di tè stanno infatti rincarando. Per la prima volta da due anni a questa parte.

Yorkshire Tea, di Taylors of Harrogate, ha deciso un aumento del 7% del prezzo di vendita consigliato, sulle confezioni da 40 bustine.

Anche Tetley preannuncia “lievi ritocchi” nei listini. Come spiega Bill Gorman, president della UK Tea and Infusions Association, i prezzi non registrano incrementi apprezzabili da una decina di anni a questa parte.

Ciò è stato possibile grazie alla fortissima compressione degli utili da parte dei principali competitor”.

Mercati stabili

I futures del caffè rimangono su livelli sostenuti, anche se in parziale calo rispetto ai massimi recenti.

New York ha chiuso venerdì in lieve ripresa: +95 punti per il contratto per scadenza marzo, che conclude la settimana a 152,40 centesimi.

Non lontanissimo dai massimi di inizio settimana, quando la scadenza ravvicinata è volata a 155,40 centesimi, picco degli ultimi 2 mesi.

Recupera in finale di settimana anche Londra. La scadenza principale (anche in questo caso marzo) risale a 2.238 dollari.

Appena 23 dollari al di sotto del massimo pluriennale di 2.261 dollari, registrato in conclusione dell’ottava precedente.

Su entrambi i fronti, gli operatori continuano a scrutare la sfera di cristallo in cerca di risposte sui possibili sviluppi del mercato in una fase interlocutoria.

Comexim prevede deficit

Gli occhi sono puntati innanzitutto sul Brasile. Da segnalare, a questo proposito, un nuovo report diffuso la settimana scorsa da Comexim.

L’importante esportatore brasiliano stima il prossimo raccolto in 49,4 milioni di sacchi, contro i 54,55 milioni del 2016/17. Il raccolto di arabica sarà di 38,8 milioni di sacchi.

Le scorte finali del Brasile al 31 dicembre 2016 sono stimate in poco meno di 25,9 milioni di sacchi.

Comexim ipotizza, per i primi 6 mesi del 2017, consumi interni per circa 10,5 milioni di sacchi e un export di caffè in tutte le forme attorno ai 15,7 milioni (14 milioni di caffè verde + 1,7 milioni di solubile).

In tal caso si avrebbe, a fine giugno,  un deficit di poco più di 300mila sacchi.

Pioggia a fine mese

Il quadro meteo continua a essere a tinte chiaro scure. Per fine gennaio, Somar prevede livelli delle precipitazioni al di sopra della media in buona parte delle aree di San Paolo, Minas Gerais e Paraná.

Sempre deficitaria, invece, la situazione in Espírito Santo, massimo stato produttore di robusta.

L’andamento si invertirà da inizio febbraio, quando pioverà soprattutto in Espírito Santo.

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