mercoledì 10 Aprile 2024
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Elvira Niki di Landa, l’italo-greca neo regina tricolore di cezve-ibrik, si racconta

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MILANO – Elvira Niki di Landa, la nuova campionessa italiana di Ibrik è nata a Bologna, ma cresciuta in Grecia, vicino a Salonicco, per via delle origini della sua famiglia. Dopo anni ad Atene, dove studia e lavora come barista per mantenersi, rientra in Italia – a Milano – dove frequenta un Master in Comunicazione.

È qui che scopre l’affinità con il mondo del caffè: la scintilla scocca dopo aver assaggiato per la prima volta un V60. Inizia a frequentare corsi base di caffetteria nel tempo libero, ma non le basta.

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Intanto, il lavoro di ufficio le va sempre più stretto. È solo l’inizio del percorso di Niki di Landa che porterà la giovane italo-greca a vincere in una categoria così affine alle sue radici.

Niki di Landa: quali sono stati i suoi primi passi nel mondo del caffè?

«Ho deciso di approfondire le mie conoscenze nel mondo del caffè, e nel farlo ho incontrato per caso la mia seconda casa, la Coffee Training Academy di Davide Cobelli. Ho iniziato quindi un pendolarismo sporadico poi sempre più intenso sulla tratta Milano-Verona.»

«Oltre a Davide, mentore dal primo incontro, ho legato subito con il trainer, Simone Cattani. Sono stati loro a trasmettermi passione, dedizione e il coraggio necessari in questo settore.»

«Ho lasciato quindi il posto sicuro in ufficio per dedicarmi alla mia unica e vera passione. Ho iniziato a viaggiare e a frequentare le caffetterie specialty di tutti i Paesi in cui andavo, i coffee festival e i barista camp di SCA: lì ho stretto forti legami con baristi, trainers e coffee lover di tutte le nazioni.»

Qual è la chiave per riuscire in questo settore?

«Credo fortemente che la formazione sia il solo modo per raggiungere l’eccellenza. Formarsi vuol dire anche condividere e più si condivide più si allarga la comunità di chi ama il caffè e di chi ricerca la qualità.»

«La formazione da sola non basta però, servono dedizione e passione uniti a una forte curiosità personale che ci porti ad approfondire tematiche sempre più vaste. E serve anche un pizzico di audacia: tornata in Italia lo scorso autunno, quasi per scherzo ho detto a Davide e Simone – oramai abituati alle mie follie – di voler partecipare per la primissima volta alle gare nazionali di ibrik. Ma loro la prendono sul serio ed inizia così la preparazione al Sigep 2020.»

«Perché proprio l’ibrik? Perché è uno dei metodi più antichi e affascinanti, ma ancora sconosciuto ai più. È il primo metodo di estrazione che ho conosciuto nella mia vita. Anche per questo ho deciso di gareggiare: per dimostrare la facilità di preparazione di un ibrik tra le mura domestiche, senza grandi attrezzature.»

Cosa serve per fare un ottimo ibrik?

«Caffè di ottima qualità macinato finissimo, acqua minerale, un bricco anche di acciaio e un fornello.»

«La ricetta portata in gara è basata infatti sulla semplicità e replicabilità: 9 grammi di caffè macinato, 90 ml di acqua inizialmente a temperatura ambiente (acqua con 22mg/lt di Tds) che poi raggiungerà gli 85°C in circa due minuti di estrazione.»

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