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martedì 10 Dicembre 2024
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Deborah Righeschi, NKG Bero Italia, presenta Coffee Culture: “Ecco il progetto dedicato alla divulgazione e alla valorizzazione del chicco”

L'esperta di caffè non soltanto verde: “Ci sono diversi aspetti che ci hanno portato a realizzare questo progetto. Innanzitutto, ci siamo resi conto della crescente curiosità attorno alla tazzina, specialmente in questo periodo in cui c’è una forte attenzione su diverse tematiche che riguardano la filiera delle materie prime. Vorremmo toccare la percezione del consumatore medio, condividendo le informazioni che di solito restano circoscritte agli addetti ai lavori, senza però dimenticarci di questi ultimi e della costante necessità di professionalizzazione"

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GENOVA – Deborah Righeschi, head of quality e specialty trader di NKG Bero Italia, uno dei principali operatori italiani nell’importazione di caffè verde, che ha la sede a Genova, è la mente e la voce che porta alla scoperta di un’importante novità che sin qui era rimasta parzialmente nascosta. Un nome già apparso su queste pagine, Coffee Culture, che ora però arriva alla sua presentazione ufficiale.

Le altre scadenze che possiamo già annunciare in anteprima sono: a metà dicembre il lancio del calendario corsi, il 30-31 gennaio 2025 l’inaugurazione e con febbraio il via delle prime iniziative.

Innanzitutto, Coffee Culture, che cos’è?

“Coffee Culture nasce da una mia fortissima volontà e da quella dei nuovi co-general manager Uberto Marchesi e Donato Pensa, ovvero quella di divulgare informazioni e fare cultura sulla filiera del caffè, in particolare per quanto riguarda la parte del verde.

Questa volta però attraverso un’entità esclusivamente dedicata e sotto molti aspetti indipendente rispetto all’attività principale dell’azienda.”

nkg bero
Un’anteprima della sala corsi di Coffee Culture a Genova (immagine concessa)

Righeschi, come vi è venuta l’idea e per quale motivo?

“Ci sono diversi aspetti che ci hanno portato a realizzare questo progetto. Innanzitutto, ci siamo resi conto della crescente curiosità attorno alla tazzina, specialmente in questo periodo in cui c’è una forte attenzione su diverse tematiche che riguardano la filiera delle materie prime.

Vorremmo toccare la percezione del consumatore medio, condividendo le informazioni che di solito restano circoscritte agli addetti ai lavori, senza però dimenticarci di questi ultimi e della costante necessità di professionalizzazione”.

Quando si parla di cultura e ancor più di caffè, ci si trova davanti al vuoto pneumatico, soprattutto per quanto riguarda il consumatore. Come affronterete questa sfida?

“Attraverso le più svariate iniziative a carattere divulgativo, la cui principale al momento rimane comunque quella dei corsi in uno spazio dedicato.

Oltre a corsi di formazione per professionisti, principalmente legati a moduli SCA o CQI, e workshop dedicati a specifiche tematiche, questo progetto in realtà ha l’ambizione di portare un po’ di conoscenza anche a chi beve il caffè tutti i giorni al bar o a casa, andando oltre la semplice differenza tra Arabica e Robusta.

Abbiamo scelto di creare un’offerta rivolta ad un coffee lover, che si sviluppi su due livelli e che, speriamo, potrà poi ulteriormente evolversi su un terzo”.

Righeschi, per l’avvio e per la sua messa a regime, dovrete correre parecchio

“Sì, in realtà sono già diversi mesi che ci lavoriamo. I tempi attualmente sono molto stretti visto che l’inaugurazione è prevista per il 30-31 gennaio. Il calendario dei corsi, professionali e no, e dei workshop sarà già disponibile a dicembre. Non ci sarà da rimaner delusi”.

Ma il settore di addetti ai lavori ha bisogno di corsi di questo genere?

“Il nostro settore vive oggi un momento particolare, con i prezzi di approvvigionamento che salgono, le complicazioni aumentano, così come la necessità di trasferire al consumatore finale il valore aggiunto del prodotto, non solo per questioni di prezzo.

Il marchio registrato di Coffee Culture

Una maggior consapevolezza sulla materia prima, sugli aspetti qualitativi ad essa legati e una maggior capacità di story-telling, sicuramente possono venire molto utili anche gli addetti ai lavori. Inoltre, formazione e aggiornamento continui sono ciò che delineano e valorizzano un professionista nel suo campo. Io stessa sono appena rientrata con la mia collega Shirlene Shinaider da una settimana di formazione sul campo in Messico.”

Righeschi, quali corsi proporrete ai professionisti del settore?

“L’ offerta sarà vasta e variegata perché abbiamo intenzione di proporre sia tutti i moduli del green e del sensory della SCA (Specialty Coffee Association), sia corsi professionali del CQI (Coffee Quality Institute-  l’organizzazione che rilascia la certificazione professionale di assaggio del caffè come la licenza Q-grader).

A fianco di questi corsi abbiamo intenzione di proporre specifici workshop dedicati ad argomenti di crescente interesse ma ancora poco trattati in fase di formazione, ad esempio un workshop dedicato all’analisi sensoriale del caffe in cupping, cosi come un approfondimento qualitativo sulle caratteristiche in tazza di tutti i principali caffe utilizzati in miscela. Ma non finiranno qua. Abbiamo intenzione di cogliere tutti gli argomenti di attualità, rispondendo in maniera professionale e mirata.

Coffee culture valorizzerà quindi il caffè?

“Lo spero, anche perché il consumatore finale è sempre più curioso e pronto ad un acquisto consapevole. Spesso raccolgo domande da parte di amici, conoscenti e dalla famiglia, perché ignorano il mondo dietro la tazzina. Sempre più bevitori oggi si appassionano.

Anche l’uso delle superautomatiche che macino i grani al momento ed estraggono un espresso, rappresenta una maggiore manualità da parte del consumatore a casa propria, rispetto all’uso di una moka o di una capsula. Vedere i chicchi, fa venire voglia di porsi domande diverse.”

Veniamo così alla figura del coffee lover, uno dei protagonisti di Coffee Culture: chi è l’appassionato in Italia e come andrete a stanarlo?

“In Italia il coffee lover è l’avventore medio del bar che si pone però una domanda in più su quello che beve e cerca informazioni, si documenta. Come pensiamo di raggiungerlo? Attraverso i canali diretti, quindi nei locali in cui si reca a bere il suo espresso, e attraverso i social. Poi altri approcci verranno battuti più avanti, magari intercettando anche chi non si è ancora fatto delle domande, ma è aperto, curioso ed è disposto ad approfondire.”

La sede del Coffee Culture dove sarà?

“Coffee Culture nasce come progetto per molti aspetti autonomo e indipendente da NKG Bero Italia, e avrà la sede in una della piazze principali di Genova, Piazza Matteotti.”

E questa sarà la sola sede o si sta pensando ad altre trasferte, in fiere, manifestazioni?

“Certamente prenderemo in considerazione tutti gli eventi legati al caffè, non solo come avventori, ma al momento si sta ancora valutando e siamo in fase di definizione.”

A Host avete già pensato?

“Potrebbe essere una bella vetrina. Host è però una Fiera molto settoriale e si rischia di coinvolgere solo una parte della possibile platea a cui ci vorremmo rivolgere. Tutto comunque può essere”.

Abbiamo inquadrato Coffee Culture. Vogliamo dire altro per definire meglio questa avventura culturale all’insegna del caffè?

“Oltre agli indizi già seminati su queste pagine, a dicembre il calendario dei corsi sarà pubblicato sulla pagina Instagram e sul sito di NKG Bero Italia, in attesa di essere autonomi anche sul web.

Un’ultima cosa a cui teniamo molto è che Coffee Culture ha il desiderio di collaborare con le Università e le scuole per fare cultura con i ragazzi. È ambizioso, ma alla nostra portata.”

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